Archivio mensile:luglio 2011

Le ricette del “Cuoco Nudo”: tinca fritta


Ingredienti (per quattro persone)

2 tinche da 1kg l’una; 1 limone; olio extravergine d’oliva; sale e pepe.

La ricetta è utilizzabile anche per il persico reale.

Preparazione

Squamare e pulire i pesci, lavare e asciugare molto bene. Tagliare via la testa e la coda, poi separare i due filetti (lasciando la pelle) o, più semplicemente, tagliare le tinche in senso longitudinale in modo che si aprano completamente e si possano separare in due parti.

Salare e pepare lievemente il pesce sul lato della carne. Versare tre cucchiai d’olio in un tegame di dimensioni adeguate, mettere sul fuoco a fiamma moderata.

Quando l’olio s’è scaldato ma ancora non fuma, adagiarvi il pesce dalla parte della pelle e lasciar cuocere, agitanto ogni tanto il tegame affinchè il pesce non attacchi, finchè la carne sopra si è quasi completamente sbiancata (segno di cottura). Abbassare la fiamma e attendere che l’olio smetta di sfrigolare, poi con una paletta e una forchetta girare delicatamente il pesce. Lasciar cuocere per altri 10/15 minuti, sempre agitando ogni tanto il tegame, finchè anche il lato della carne diviene dorato.

Impiattare un filetto o un mezzo pesce a persona, spruzzare con pochissimo succo di limone e servire ben caldo.

Accompagnare con del vino bianco leggermente mosso.

Le ricette del “Cuoco Nudo”: persico al profumo di limone


Ingredienti (per quattro persone)

4 persici reali da 350/400 grammi l’uno; 1 limone molto succoso, possibilmente raccolto maturo; olio extravergine d’oliva, meglio se del Garda; sale e pepe.

Preparazione

Squamare e pulire i persici, lavare e asciugare molto bene.

Salare e pepare il pesce sui due lati e all’interno. Foderare con carta da forno una teglia di dimensioni adeguate, strofinare con forza un pezzo di limone sulla carta da forno e, più delicatamente, sui pesci da ambo i lati; disporre i pesci sulla carta da forno e spolverare con buccia di limone grattugiata.

Mettere la teglia in forno a 220°C, possibilmente con funzione forno + grill + ventola; lasciar cuocere per una decina di minuti e poi girare il pesce (l’operazione non dovrebbe risultare problematica essendo il pesce ancora molto sodo e ben staccato dalla carta su cui è adagiato); lasciar cuocere altri dieci minuti e girare ancora, stavolta con maggiore attenzione che il pesce inizia ad essere meno sodo e potrebbe in parte essersi attaccato alla carta da forno; lasciar completare la cottura (altri 10 minuti).

Impiattare un pesce a persona, decorando con una bella fetta di limone e un lievissimo filo d’olio extravergine d’oliva.

Accompagnare con del vino bianco fermo.

Curiosità della comunicazione


La comunicazione si basa su regole ormai ben definite, si sa benissimo che quello che si dice non arriva quasi mai al destinatario senza alterazioni e se ne conoscono benissimo le motivazioni; una delle regole definisce proprio che nel caso di cattiva ricezione del messaggio è inutile e spesso deleterio esordire con “non mi hai capito” o, peggio, “hai capito male; hai frainteso”, ma è meglio rispondere partendo dal presupposto del “non mi sono espresso bene; non mi sono fatto capire correttamente” e ritrasmettere il messaggio con strumenti (canali, tecniche, linguaggi, forme) differenti.

Però … però c’è un però, ci sono gli zucconi che proprio non vogliono capire ma, più spesso, ci sono coloro che, per vari motivi tra cui non ultimo quella della convenienza (se leggo magari mi convinco, quindi non leggo), manco leggono quello che gli si scrive o se lo leggono lo fanno con gli occhi e non con il cervello, oppure usando troppo l’interpretazione e la fantasia.

Un esempio per tutti, ovviamente trattasi di una metafora per identificare tante diverse situazioni:

Messaggio = Ti piace la frutta fresca?
Risposta = Preferisco il caldo.

Ecco, in tali casi forse l’unica soluzione, potendolo fare, è quella di lasciar perdere e interrompere drasticamente la comunicazione in atto: continuare sarebbe solo tempo sprecato.

Chi è più umile?


Colui che sapendo di vivere nell’errore continua imperterrito nelle sue convinzioni e pretende che tutti gli altri debbano seguirlo e rispettarlo?

Colui che pur avendo modo di rendersi conto di vivere nell’errore non se ne preoccupa e rifiuta ogni evidenza del fatto per presa di posizione?

Colui che pur avendo modo di rendersi conto di vivere nell’errore non se ne preoccupa e rifiuta ogni evidenza del fatto per paura di poter cambiare idea?

Colui che avendo modo di rendersi conto di vivere nell’errore se ne preoccupa e si documenta pur senza giungere ad un vero e proprio cambiamento concettuale?

Colui che avendo modo di rendersi conto di vivere nell’errore se ne preoccupa e si documenta giungendo ad un vero e proprio cambiamento concettuale?

Colui che resosi conto di vivere nell’errore cambia atteggiamento e si batte perché il suo modo di vivere possa essere rispettato e, magari, diffuso?

Ad ognuno la sua risposta, ma siate sinceri con voi stessi. La mia risposta? Indovinatela!

P.S.
Va beh, vi aiuto è…. è…. è… la…. sesta!

Le ricette del “Cuoco Nudo”: cavedano al puro


Ingredienti (per quattro persone)

1 cavedano di 1kg; sale e pepe.
La ricetta è fruibile per qualsiasi pesce che sia di suo già abbastanza saporito e che abbia una carne soda, in pratica quasi tutti i pesci, siano essi di lago che di mare.

Preparazione

Squamare e pulire il cavedano, tagliare la testa e la coda, lavare e asciugare molto bene.

Salare e pepare il pesce sui due lati e all’interno. Mettere al fuoco una padella foderata con carta da forno e lasciarla scaldare per qualche minuto. Prendere il pesce e adagiarlo nella padella. Lasciar cuocere per una mezz’ora verificando ogni tanto che il pesce non si stia attaccando alla carta da forno, nel caso scuotere delicatamente la stessa per staccarlo. Dopo la prima mezz’ora di cottura, spostare la padella dal fuoco ad un piano di lavoro comodo, preparare un altro foglio di carta da forno dalle dimensioni opportune a coprire la padella, adagiarlo sul piano di lavoro vicino alla padella, prendere il foglio di carta da forno con il pesce e, con molta delicatezza, rovesciare quest’ultimo nel foglio di carta da forno nuovo; questo sistema vi permette di girare il pesce senza romperlo. Rimettere la padella al fuoco e terminare la cottura, all’incirca ci vogliono altri 15/20 minuti.

Nel frattempo preparare i singoli piatti foderandoli con della lattuga o altra insalata a foglia larga e tenera, sopra la lattuga disporre la porzione di pesce e servire senza altro condimento. Eventualmente si possono mettere in tavole delle ciotoline con qualche condimento che i commensali possono utilizzare a loro piacere.

Come contorno si consigliano dei finocchi lievemente lessati e poi passati sulla piastra oppure delle patate arrosto (sbucciare le patate, tagliarle a tocchetti non troppo piccoli, scottarle in acqua bollente, mettere dell’olio e una piccola noce di burro in una padella, scaldare bene, adagiarvi le patate e cuocere tenendo mosso per evitare che attacchino).

Accompagnare con del vino bianco mosso o spumante brut.

I Mulini a vento


Belli i mulini a vento, ricordano la campagna, i tulipani, gli zoccoli di legno, ma non voglio certo parlarvi di quei mulini a vento, bensì di quello che essi sono venuti nel tempo a rappresentare in senso metaforico, del loro significato simbolico nel Don Chisciotte: la battaglia con il nulla, gli obiettivi sbagliati, i falsi problemi. Certo i mulini a vento si possono fermare, ma non si ferma il vento, che è il vero obiettivo, il vero avversario.

Quando si preferisce mettersi le fette di salame sugli occhi invece che attuare un processo strategico reale e vincente, il riconoscimento dei veri problemi e di tutte le loro cause, si finisce con l’applicare soluzioni anche giuste ma sugli obiettivi sbagliati (le false cause del problema), oppure si applicano soluzioni sbagliate agli obiettivi giusti (le vere cause del problema), così si perde tempo e il problema reale non viene risolto: se mi fratturo una gamba e la curo con l’antidolorifico è certo che la guarigione potrà anche esserci ma sarà molto più lunga, senza contare la possibilità che insorgano complicanze di vario genere. Individuare il vero problema e TUTTE le sue cause è il punto fondamentale per chiunque voglia risolvere un problema: se non conosco la natura esatta del mio problema e tutte le sorgenti che lo generano, non potrò mai risolverlo.

Scendendo nel merito del nudismo (e del naturismo che di fatto usa il nudismo come mezzo per perseguire i propri obiettivi ed è quindi assoggettato alle medesimi problematiche; non starò a ripetere sempre i due termini “nudismo” e “naturismo”, userò sempre e solo il primo, intendendo con esso ambedue le comunità) è da tempo in atto una disputa contro i più o meno presunti libertini, ritenuti come IL problema del nudismo. Invero un’attenta analisi della situazione ci può far capire che quello del libertinaggio sessuale non è IL problema, ne è una parte, una piccola aggravante, una delle cause, ma non IL problema, che è invece la difficoltà a diffondere e far accettare l’ideale nudista. Identificato il vero problema, mediante un brainstorming si possono facilmente individuare ed elencare tutte le sue cause, indi conoscendole è possibile assegnare ad ognuna una valutazione in impatto sul problema, composta da più parametri tra i quali la diffusione e la criticità. Non sto a tediarvi riportando tutte le fasi del processo, taglio corto e riporto, in ordine decrescente d’impatto, tutte le cause del problema che riguarda il nudismo, con alcune considerazioni su ognuna di esse. Anticipo che alcune non saranno per qualcuno o per tutti piacevoli, ma un Problem Solving efficace deve tenere conto di tutto, non solo di ciò che non da fastidio a se o agli altri.

1) La rinuncia dei nudisti al marketing, alla pubblicità, al proselitismo.
Qualsiasi cosa venga proposta c’è sempre un certo numero di scettici che sollevano problemi formali o morali, alla fine le possibili iniziative non vengono attuate; qualsiasi attività venga organizzata vede l’adesione di poche persone perdendo efficacia e impatto; come mezzo di diffusione della pratica viene quasi esclusivamente utilizzato il passaparola, mezzo di comunicazione anche efficace, ma non sempre conveniente e mai prioritario dato che sfrutta uno sviluppo piramidale, quindi necessità di un nutrito numero di bisbigliatori, e poi è anche molto lento.

2) Il vittimismo nudista.
Si colpevolizza la società tessile o comunque gli altri piuttosto che guardare al proprio interno. Si lamenta la mancata considerazione piuttosto che far valere la propria presenza. Si parla male degli altri piuttosto che parlare delle proprie valenze positive. Il messaggio che passa è quello di un ambiente di frignoni, capaci solo di lamentarsi.

3) Il moralismo dei nudisti.
A differenza di quanto avviene nella società tessile, in quella nudista sono molti coloro che amano indagare sulle abitudini sessuali delle persone prima di accettarle nei loro ranghi e richiedono l’esilio coatto delle persone solo perché “si macchiano” della “grave colpa” d’essere iscritti ad un sito per scambisti o esibizionisti, poco conta che in società questo non appaia proprio per niente . Conseguenza: un messaggio che invita alla preoccupazione, alla diffidenza, a starsene lontani dall’ambiente nudista.

4) L’ottusità sessuale dei nudisti.
Nella società odierna, specie tra i giovani, certe effusioni anche un poco spinte sono abitudini consolidate e ritenute del tutto normali, quindi attuabili anche in pubblico; se si vanno a porre delle restrizioni in riferimento a tali atteggiamenti evidentemente un tessile si trova invogliato a restare tessile.

5) Più in generale, le limitazioni comportamentali presenti negli ambienti nudisti.
Sulle spiagge tessili nessuno si sognerebbe mai di prendersela con chi gira facendo fotografie o riprese video, perché deve succedere su quelle nudiste? Per qualche millimetro di pelle nuda in più? Non possiamo chiedere “ma che problema c’è a togliere quei pochi millimetri di stoffa” se poi in realtà siamo noi stessi a ben evidenziare un problema; non possiamo dire che non fa differenza avere i genitali coperti o meno se poi creiamo delle regole che si basano proprio su tale differenza; non possiamo supportare l’idea che il nudo sia naturale e puro se poi noi stessi per primi ci preoccupiamo di cosa gli altri possano farci con il nostro nudo. Tutte questo provoca dei messaggi negativi che inducono il mondo tessile non solo a non avvicinarsi alla pratica del nudismo, ma anche a contrastarla.

6) Il fondamentalismo nudista.
Non sei naturista se non mangi vegetariano; non sei naturista se vai a caccia o a pesca; non sei nudista se lo fai solo in casa; non sei nudista se hai il segno bianco sulle chiappe; e via dicendo. Le persone vogliono, giustamente, essere libere di autodefinirsi o di non definirsi, di comportarsi secondo loro opinione, di praticare le cose nel modo a loro più confacente e comodo.

7) L’attaccamento dei nudisti alle teorie Freudiane come scusa dei propri problemi.
La società è stata abituata da secoli di precetto, durante i quali il nudo era volgare o proibito in quanto peccato. Oggi nella società tessile non si fanno, almeno a livello conscio, particolari equazioni o perequazioni, tipo nudo uguale sesso: il nudo è nudo e stop, il nudo non è bene e stop. Fossilizzarsi sulla campagna, pur giusta, “il nudismo non ha niente a che vedere con l’attività sessuale” comporta la totale assenza di altri messaggi più consoni alla realtà sociale, ad esempio “il nudismo non è peccato” o “il nudo è bello e sano”, arrivando così a comunicare solo con una piccola fetta della società tessile.

8.) La vergogna dei nudisti.
Quanti sono i nudisti e i naturisti che parlano liberamente ad amici, conoscenti, parenti? Quanti sono quelli che se capita lo dicono a colleghi e collaboratori? Quanti sono quelli che frequentano le spiagge vicinissime al luogo di residenza? Quanti sono quelli che si espongono pubblicamente? Come può una persona abbracciare uno stile di vita che gli viene, da chi già lo pratica, presentato come problematico e vergognoso?

9) La limitata presenza di donne negli ambienti nudisti.
Vedere sempre e quasi solo uomini ingenera errate e deleterie opinioni, quale quella che i nudisti sono tutti omossessuali (sappiamo bene che per la società italiana questo è ancora un problema, vedi punto seguente), che l’ambiente nudista non è adatto ai bambini e, quindi, alle famiglie, e via dicendo.

10) La diffusa presenza di omosessuali nelle spiagge nudiste.
Una presenza certamente legittima, che ha delle sue ben precise ragioni e contro la quale di certo non c’è da opporre resistenza, ma va comunque preso in considerazione che, per quanto la liberazione sessuale e i gay prade abbiano cambiato in parte la situazione, ancora la maggioranza delle persone non li accetta nel vero senso della parola, li tollera ma non li accetta già da vestiti, figuriamoci se sono nudi.

11) L’esibizione pubblica di affettuosità da parte di persone nude, soprattutto se omosessuali.
Ovviamente anche questa è attività più che legittima, la differenzio da quanto già visto nel punto 4 perché in quello si parla di limitazioni imposte dai nudisti a se stessi, qui invece parlo di opinioni che vengono espresse dai tessili che entrano in contatto con l’ambiente nudista. Parlo, chiaramente, di abbracci, baci, carezze magari un poco audaci ma comunque nel limite di quello che fanno, ovunque, le coppie tessili e che, quindi, non dovrebbero dare adito a reazioni particolari, ma… stesso discorso visto poco sopra (punto 10).

12) Il libertinaggio sessuale (per comodità raggruppo qui anche l’autoerotismo e altro, anche se nulla hanno a che fare con il libertinaggio).
Si questa è l’ultima delle cause del nostro problema. Seppur sia vero che qualcuno tenda ad abbinare al nudismo le attività di libertinaggio sessuale, seppur sia vero che un certo numero di praticanti dello scambismo e dell’esibizionismo frequentino (generalmente in modo del tutto regolare) le comunità nudiste, seppur sia vero che nell’ambito degli ambienti nudisti ci possano essere intrusioni di persone dedite all’autoerotismo, seppure sia vero che attorno alle spiagge nudiste si possano assiepare i guardoni, la stragrande maggioranza dei tessili conosce la differenza tra nudismo e libertinaggio, comprende che un libertino può comunque essere una persona rispettosa e corretta, capisce che certi personaggi non nascono dal nudismo ma sono figli di una società bigotta e sessualmente restrittiva. Così parlando di nudismo è rarissimo che si venga apostrofati con termini poco edificanti, quelle poche volte che succede (per quanto mi riguarda solo una e poi era per scherzo) è, per il tessile, l’ultimissima spiaggia di resistenza al doversi dichiarare in errore.

Ecco, individuate tutte le cause e ordinate le stesse in ragione del loro impatto decrescente, ora possiamo pensare alle soluzioni, le quali, ovviamente, devono seguire lo stesso ordine logico delle cause, cioè bisogna innanzitutto avviare al soluzione della prima causa, poi della seconda e così via; avviare, perché di fatto è in genere possibile se non addirittura consigliabile portare avanti contemporaneamente più soluzioni se non proprio tutte.

Ma quello delle soluzioni è altro discorso che qui non interessa sviluppare, qui si vuole solo evidenziare come una certa battaglia in atto sia in realtà strategicamente perdente se non si vanno ad abbinargli altre azioni, che devono precedere nel tempo tale battaglia e che sono rivolte verso se stessi (l’ambiente del nudismo) piuttosto che verso gli altri (l’ambiente esterno al nudismo).

Le soluzioni!

Manovre finanziarie e logica distorta


Certi ragionamenti a me fanno venire l’orticaria: come si fa a dire “mettiamo di nuovo il superticket per disincentivare la richiesta e la formulazione di esami non necessari”? Così facendo si penalizzano le persone corrette (a cui sarà necessario continuare a ricorrere alle analisi) che pagheranno per quelle scorrette (che potranno certamente fare a meno degli esami).

Bah, sono sempre più sconcertato. Ditelo che vi serve per fare cassa, almeno siete onesti e l’onestà premia o, quantomeno, non offende!

Per altro questo è solo uno degli esempi della logica distorta che viene applicata da tempo nell’ambito del governo dell’Italia, indipendentemente da chi ci governa, sia chiaro.

Speriamo quantomeno che non credano veramente alle loro affermazioni, perchè altrimenti siamo messi anche peggio delle già critiche condizoni che appaiono.

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