Archivio mensile:dicembre 2011

Bagheera: un villaggio nudista (quasi) full immersion


Dopo un piacevolissimo e nudissimo soggiorno di quindici giorni effettuato nella prima metà di luglio della scorsa estate, senza la pretesa d’essere esaustivo e nella considerazione che quanto riportato vada essenzialmente riferito allo stato di fatto del periodo di soggiorno, eccovi la mia recensione di questo grazioso villaggio.

Un gruppo di appartamenti.

Situato al centro della costa orientale della Corsica, il Bagheera è un villaggio nudista di modesta dimensione suddiviso in due distinte zone: quella delle case, in diverse tipologie e dimensioni, e quella del campeggio, che accoglie tende, roulotte e camper. La maggior parte delle casette sono in muratura e costruite a gruppi di quattro appartamentini, tra loro a sbalzo. Poi ci sono delle graziose casette in legno, situate nella zona ovest del villaggio. Tra un gruppo di case e l’altro è lasciato ampio spazio, cosa che non si può invece dire per l’area

La zona tende.

campeggio, dove le piazzole sono appressate le une alle altre. In merito alle piazzole si può anche rilevare la loro poca uniformità sia in merito alle dimensioni che alla forma, questa non sempre adeguata alla sistemazione delle tende familiari e, visto che alla prenotazione non vi vengono richieste le dimensioni della tenda, la piazzola assegnata potrebbe creare qualche problemino. All’interno delle piazzole, inoltre, sono spesso presenti sassi, radici e ceppi sporgenti che vanno a incrementare i suddetti problemi di collocazione della tenda. Da notare anche la presenza di alte erbe, ma, invero, questo non crea un grosso fastidio e rende l’ambiente più selvatico, quindi più vicino allo spirito naturista. Le colonnine per l’attacco elettrico non sono numerosissime, ma comunque sufficienti, anche se in alcuni casi è necessario disporre di un cavo ben più lungo dei soliti 10/15 metri dei tradizionali avvolgicavo. Scarse, invece, le colonnine dell’acqua. Non tutte le piazzole dispongono di spazio per l’auto, ma è comunque sempre possibile parcheggiarla nelle immediate vicinanze. Pochissime le aree a cui non si può accedere nudi: la reception vera e propria e il ristorante principale, qualche dubbio sul ristorante della spiaggia, non essendoci entrato non ho avuto modo di appurare. Certo che, per un villaggio nudista, sarebbe più consono non avere zone interdette al nudo.

La reception del villaggio.

Il servizio di ricezione è ottimo, il migliore che abbia mai trovato fino ad oggi: vieni accolto con estrema cordialità, in pochi minuti vengono svolte le pratiche burocratiche e ti vengono date molte informazioni utili al soggiorno, tra cui una comoda piantina del villaggio. Peccato che sulla piantina non siano riportate le aree interdette al nudo, che non siano indicati i limiti della spiaggia nudista e che le indicazioni relative all’individuazione delle piazzole non abbiano corrispondenza con quanto esiste sul terreno: gli appositi indicatori numerati sono pressoché spariti tutti e le stradine non sono numerate. E’ ben vero che rimediano apponendo visibili cartelli con il nome del campeggiatore in prossimità della piazzola, ma questo risolve solo in parte il problema, visto che per vederli bisogna prima arrivare alla piazzola. Altra piccola annotazione: il personale, tutto, è completamente e costantemente vestito, in un villaggio nudista ce lo si aspetterebbe nudo (come in effetti capita in diversi altri villaggi francesi). A proposito del vestirsi, pur non volendo in nessun modo sottintendere la necessità di obblighi di alcun genere, c’è da segnalare un uso eccessivo del vestiario anche da parte degli utenti, in particolare francesi (si vestono ad ogni pasto e alla sera), e ancor più degli adolescenti di nazionalità francese che fanno anche la doccia tenendosi addosso il costume. Si comprendono i problemi tipici dell’adolescenza, ma l’atteggiamento risulta comunque in contraddizione con la scelta di un campeggio  nudista e poi c’è da osservare che, al contrario, i loro coetanei di altra nazionalità sono sempre tranquillamente nudi. Tornando agli adulti, come già detto alla sera si vestono in molti, tutti quelli che si allontanano dalla tenda per andare al ristorante o anche semplicemente sulla spiaggia, e se tu te ne vai a fare una passeggiata sulla spiaggia restandotene nudo, sebbene nessuno ti faccia aperte osservazioni, non è infrequente sentirsi osservati e percepire un certo fastidioso dissenso.

La fitta foresta attorno al villaggio.

L’intera area del villaggio è immersa in un ombroso bosco di eucalipti, che rilasciano costantemente la loro balsamica fragranza rendendo il soggiorno oltre che rilassante anche salutare. Attorno alla strada d’accesso la foresta, come la chiamano qui, si arricchisce di un fitto sottobosco che la rende impenetrabile, solo radi sentierini si spingono al suo interno consentendo piacevoli, seppur brevi, passeggiate. A est del bosco, poco oltre il piazzale della reception, una stradina sterrata si dirige a sud attorniata da basse piante e cespugli; su di essa sono stati piazzati alcuni attrezzi ginnici, tra cui un insolito ma divertente slalom, a formare un comodo, seppur breve, percorso vita.

La spiaggia nord

Una lieve fascia boschiva separa il villaggio dalla spiaggia, alla quale si perviene in pochissimi passi attraverso alcuni sentierini, uno scivolo in cemento o due apposite scalinate. La spiaggia, non curatissima e spesso ricoperta da fastidiosi pezzettini di legno, è formata da sabbia non finissima e si estende per l’intera lunghezza del campeggio, interrotta per pochi metri solo in prossimità del ristorante principale, definendo così idealmente la spiaggia sud e la spiaggia nord. A nord, dal bosco al frangente ci sono mediamente una ventina di metri, a sud una cinquantina; su ambedue i lati la spiaggia prosegue ben oltre i limiti del villaggio: a sud possiamo camminare nudi per un chilometro, a nord per ben tre chilometri, ossia un totale di otto chilometri di passeggiata. Invero la spiaggia, su ambedue i lati, continua ben oltre i suddetti confini ma, non essendo più consentito il nudismo, è necessario indossare quantomeno il pareo, come avvisano due opportuni, anche se non molto evidenti, cartelloni.

Incontri subacquei: un'orata.

Il mare, mancando le scogliere, non presenta scorci di particolare fascino, ma è comunque bello e adatto ai bambini anche più piccoli. L’entrata in acqua, infatti, è tranquilla: sul frangente la sabbia scivola subito, a volte con un taglio netto, sul mezzo metro e anche qualcosa di più, ma allontanandosi verso il largo dopo una trentina di metri il fondo risale e per un centinaio di metri la profondità rimane attorno ai 30 centimetri. Poi velocemente il fondo scivola sui 3/4 metri e qui si assesta. Davanti al Ristorante principale è presente una zona rocciosa facilmente visitabile da chiunque vista la profondità limitatissima (massimo 50 centimetri sul lato interno, poco più di un metro su quello esterno). Dal limite sinistro di tale fascia rocciosa si allunga, obliquamente alla costa, una piccola barriera, sempre rocciosa, che, con profondità lievemente crescente e alcune interruzioni, porta a due scogli emergenti attorno ai quali altri scogli sommersi, appoggiati su un fondale sabbioso con profondità di 3 metri, formano l’ambiente ideale per l’assembramento di pesci di vario genere: mormore, cefali, saraghi, salpe e… qualche piccola orata. Ho anche osservato una bellissima murena, mentre assenti sono risultate le meduse, che negli ultimi anni sembrano aver invaso il Mediterraneo.

La spiaggia sud.

Il sole, dato l’orientamento a est della spiaggia e l’assenza di montagne nell’immediata vicinanza, appare subito alla mattina e ci permane fino al pomeriggio inoltrato. La copertura rispetto al vento di tramontana e al maestrale è totale, mentre è nulla rispetto ai venti provenienti dai quadranti est. Nella zona di spiaggia limitrofa al ristorante principale, su ambedue i lati, ci sono, liberamente fruibili, una cinquantina di ampi ombrelloni di paglia, saldamente montati sopra dei robusti pali in legno; sul resto della spiaggia è necessario essere autonomi, dotandosi di ombrellone, non sempre reperibile presso il market interno. Questo è piccolo ma abbastanza fornito, i gestori sono molto cordiali e simpatici, la qualità dei prodotti è alta, in particolare frutta e verdura sono veramente ottimi (ma del resto è così anche per quelli eventualmente acquistati fuori dal campeggio). La carne è presente solo nella forma confezionata in ambiente modificato, ma risulta comunque tenera e molto saporita, rilascia anche pochissima acqua durante la cottura. I prezzi sono solo di pochi centesimi superiori a quelli del supermercato di Aleria e se si considera che quest’ultimo dista dal campeggio quindici chilometri, alla fine conviene evitare di spezzare l’armonia della nudità e acquistare il necessario al market interno, nel quale si può entrare anche nudi.

Uno degli accessi alla spiaggia.

I servizi al campeggio (lavandini, docce, lavabi per i piatti, bagni, eccetera) sono in numero adeguato alla ricettività del villaggio e ben distribuiti: da ogni zona del campeggio si devono percorrere non più di cento metri per arrivarci. Solo la struttura centrale, però, è di recente costruzione, le altre sono piuttosto vecchiotte. La struttura centrale, in muratura, è abbastanza funzionale, sebbene si notino diversi segni di usura, in particolare le lavatrici, spesso guaste, e i bagni, sovente intasati per mancato funzionamento dello sciacquone. La pulizia è giornaliera ma non frequentissima (solo la mattina) e un poco affrettata. Fortunatamente l’educazione dei campeggiatori limita le conseguenze di tali mancanze. I bidoni dei rifiuti sono piuttosto distanti (sono comunque solo 5 minuti di cammino) e all’esterno del villaggio, sebbene di pochi metri, costringendo a indossare qualcosa (anche se, verso la fine del soggiorno, ho visto che c’era chi ci andava comunque nudo). L’area dei bidoni è gestita malissimo: la differenziazione dei rifiuti è limitata alla sola separazione del vetro, in terra ci si trova di tutto e, specie con il buio, è possibile ferirsi i piedi con vetri rotti o lamiere delle scatolette. Abbastanza curato, invece, l’aspetto zanzare che sono totalmente assenti durante il giorno e solo la sera arrivano a infastidire e pungere, a loro si aggiungono sporadici mosconi e numerosissime piccole mosche (anche se guardandole meglio sembrano più delle farfalline) bianche.

Il simpatico slalom del percorso vita.

Per concludere, il villaggio si presta senza dubbio a uno splendido soggiorno nudista, consentendo, nonostante la presenza di alcune fastidiose abitudini di memoria tessile, di dimenticarsi completamente dei vestiti. Ci sono, comunque, alcuni aspetti che andrebbero certamente ripresi e ritoccati: da una bonifica delle piazzole, alla sistemazione dei servizi logistici; dalla maggior cura della spiaggia, all’eliminazione degli ultimi residui di barriera che limitano un pochetto l’esperienza di un’immersione totale nel  nudismo.

Voto generale: 7,5
Voto sull’aspetto nudista: 9,5 durante il giorno; 4 la sera
Voto sui servizi: 6

Lo scoglio.

Periplo dei monti Tigaldine e Frondine (Pertica Bassa – BS)


A sinistra il Monte Frondine e a destra il Tigaldine.

Splendida escursione ad anello che ci permette di visitare alcuni angoli poco frequentati delle Prealpi Bresciane, alla ricerca di un ambiente isolato e selvaggio, dove poterci liberare dalla costrizione delle vesti e goderci nella massima libertà il più intimo contatto con alcuni degli elementi della natura: l’aria e la terra. Ovviamente non sulla strada asfaltata che, sebbene non trafficatissima, costeggia comunque diversi caseggiati abitati, ma sul resto del percorso, dove si richiede solo un poco di riguardo (tenere un corto pareo o dei pantaloncini a portata di mano) sulle stradine sterrate, lungo le quali, seppur raramente, qualche autovettura può sempre passare, e nel passaggio presso le malghe, in particolare Frondinine, Baret e Piombatico che nei fine settimana estivi possono essere abitate (le prime due, invero, si toccano solo seguendo una delle varianti suggerite); durante il periodo della caccia o dell’addestramento cani, inoltre, è possibile incontrare qualche cacciatore lungo la parte in salita dell’anello (dalla strada asfaltata a Malga Frondine).

Panorama sul Garda.

L’ambiente variegato passa dai prati coltivati, al bosco di latifoglie, ai mughi e ai pascoli di montagna; ampi sono gli scorci paesaggistici: a est sulla vicina Corna Blacca, a nord verso la cresta del Monte Ario, a ovest verso i crinali che sovrastano Lumezzane e Lodrino, a sud sulla valle di Forno d’Ono e sul Lago di Garda. Il tempo totale di percorrenza, pur non essendo notevolissimo, è comunque di tutto rispetto: ci vogliono infatti dalle 6 alle 8 ore, a seconda delle varianti scelte, per percorrere l’intero anello. Pur essendo sostanzialmente semplice, l’escursione si svolge su sentieri poco frequentati e in parte addirittura per tracce di passaggio o terreno vergine, è pertanto richiesto un discreto allenamento, una certa confidenza con il camminare fuori dai percorsi tracciati, un minimo di senso dell’orientamento, ma soprattutto un poco di spirito d’avventura.

L’itinerario

Lungo la strada, nei pressi delle Case Sar.

Raggiunto l’abitato di Avenone (m 775; vedi in fondo l’itinerario automobilistico), si lascia l’autovettura in un piccolo parcheggio situato all’ingresso del paese (se fosse pieno si può parcheggiare anche a lato della strada, dal parcheggio verso il paese). Ci si incammina verso il paese pervenendo ad una piccola piazzetta dalla quale a destra, nel senso di marcia, si stacca una strada stretta e in forte salita. Seguendo questa strada (con divieto di circolazione), si esce dal paese e, aggirando ad est il Monte Valsorda, si entra nella verde valle del torrente Glera.

La strada prosegue tenendosi alta sul versante destro orografico della valle, si superano alcune case sparse (Dase) per poi entrare in un fitto bosco. Qui la strada, sempre asfaltata, riprende a salire con decisione e, lasciato a sinistra un bivio, esce dal bosco nei pressi di un bellissimo prato: le Case Sar (m 900 ca.). Costeggiando sulla sinistra il prato, la strada si alza ancora con due tornanti per poi traversare a mezza costa. Si superano altre case sparse finché, poco prima di un tornante, si incontra una stradina sterrata che, costeggiando il prato di una piccola casa, si stacca a destra di quella principale; la si prende e, alternando tratti di discesa al altri di salita, si punta decisamente verso il Monte Tigaldine per portarsi alla sua base; poco dopo l’inizio della stradina è possibile liberarsi dai vestiti.

Guadato il torrente Glera, inizia il sentiero.

Dopo i diversi saliscendi, con un’ultima discesa si perviene al torrente Glera (m 1086), dove la strada sterrata ha termine. Guadato senza grossi problemi il torrente, si prende l’evidente sentiero che subito inizia a salire nel fitto bosco.

Con una serie di tornanti, in una decina di minuti, si arriva alla Cagna (m 1190), vecchia casa pastorizia di cui ormai restano solo i ruderi nascosti nella vegetazione. Poco oltre si perviene a un maestoso faggio che invita ad una breve pausa.

I ruderi della Cagna e il grosso faggio.

Si riprende a salire nel bosco che man mano si fa meno fitto, finché ci si trova sui prati con mughi alla base dell’esteso ghiaione sotto le pareti del Tigaldine, ghiaione che ora si deve risalire lungo un evidente sentiero che lo solca sulla destra nel senso di marcia. Passato il ghiaione si rientra nel bosco, ora formato da grossi faggi con rado sottobosco, che si risale abbastanza agevolmente per aggirare il monte Tigaldine sul suo versante sud. Valicato, attorno a quota 1425 metri,  il crinale che unisce il Monte Tigaldine con la Cima Osero, dopo un traverso in un prato con vista panoramica sul Garda, si rientra nel bosco passando sul lato est del Tigaldine.

Breve sosta al cospetto del Monte Ario. Sopra Cima Osero in vista della Corna Blacca.

La ripida valletta del torrente Gorgo.

Quando il sentiero, dopo un traverso nel bosco, inizia a scendere decisamente verso destra, si prende una traccia di sentiero che sale a sinistra e, uscendo dal bosco, ci porta in un ripido prato. Lo si sale, senza percorso obbligato, in direzione di un’evidente sella oltre la quale si perviene ad altro prato alla base dei verdi pascoli del versante est del Monte Frondine. Si procede a mezza costa per poi scendere decisamente in direzione della valletta tra Monte Pezzeda e Monte Frondine, dove scorre il torrente Gorgo. Attraversata una stretta fascia boschiva e raggiunto il torrente, ci si porta sulla sponda opposta della valletta (ortiche), alzandosi di poco sopra il fondovalle. Per traccia di sentiero, si segue la valletta risalendola in direzione del bosco, entrati nel quale ci si riporta in sponda destra orografica e si risale pervenendo al altri prati.

Il bel sentiero nei pressi di Malga Cugni.

Qui si continua tenendosi appena fuori dal bosco sulla sua destra (rispetto al senso di marcia) risalendo, senza nessuna traccia, la ora ripidissima valletta fino a Malga Cugni; nel tratto finale, per risparmiare un poco di fatica e di peso alle ormai martoriate gambe, ci si può alzare a destra per raggiungere un comodo sentiero che, pianeggiante, taglia a mezza costa il versante sud del Monte Pezzeda. Si prosegue per prati e senza percorso obbligato in direzione ovest alzandosi verso destra per raggiungere la panoramicissima sella sul crinale che unisce il Monte Pezzeda al Monte Frondine (m 1680). Qui conviene fermarsi per il pranzo.

Il ripido pendio che scende ai Casinetti.

Dalla sella una traccia di sentiero si abbassa nei ripidi prati del versante ovest del Monte Pezzeda. La traccia si esaurisce quasi subito ma, senza problemi, si continua a scendere seguendo il percorso preferito e puntando all’evidente strada sterrata in fondo ai prati (portandosi oltre il crinale sulla destra, la discesa risulta più agevole e meno ripida). Raggiunta la strada nei pressi dei Casinetti (m 1509), la si segue verso sud per pervenire alla Malga Piombatico (m 1427). Appena oltre la Malga si scende a destra, attraversando il prato sotto la costruzione e portandosi verso una evidente palina segnaletica (che indica la direzione della variante 3, vedi sotto), tenendo a destra si individua un sentierino che, con diversi stretti tornanti, passando sotto a piccoli spuntoni roccioni, scende ripidamente per il bosco riportandoci al torrente Glera (m 1185).

Attraversato il torrente il sentiero procede il lieve salita, dopo un centinaio di metri si perviene a una biforcazione, tenere a sinistra per un sentiero che si addentra pianeggiante nel bosco, per poi ridiscenderlo con comodo tracciato seguendo più o meno fedelmente il torrente Glera, Dopo una decina di minuti si perviene al guado fatto in salita e alla strada sterrata iniziale. Per quest’ultima raggiungiamo nuovamente la strada asfaltata e lungo questa l’abitato di Avenone.

Versante est del Monte Frondine.

Varianti

Scendendo verso Malga Frondinine.

1)      Variante meno attraente dal punto di vista Wilderness, ma meno faticosa del percorso originale; porta, però, a passare per due malghe che possono essere abitate.
Dal bosco sul versante est del Monte Tigaldine, invece di salire a sinistra per tracce di sentiero, scendere a destra lungo il sentiero principale per poi riprendere a mezza costa uscendo dal bosco e, per prati, ci si porta a dei ruderi dove il sentiero si perde nelle alte erbe. Tenendosi a sinistra dei ruderi e alzandosi verso una selletta, si arriva in vista di Malga Frondine  (m 1425 ca) a cui si scende attraversando le alte erbe tipiche delle malghe (occhio alle ortiche, specie nei pressi della malga). Oltrepassata la malga, si ritrova il sentiero che scende verso la valletta tra Monte Pezzeda e Monte Frondine, alla quale si perviene dopo una breve striscia di bosco. Giungi ad un piccolo stagno, si attraversa il torrente Gorgo (da qui andando a sinistra ci si ricollega con il percorso base) e, con una breve salita, si raggiunge una strada sterrata nei pressi di Malga Frondinine (m 1405). Si segue la strada per pochi metri e la si abbandona per risalire sulla sinistra un ripidissimo costone erboso che, con un finale quasi pianeggiante, conduce a Malga Baret (m 1570 ca). Qui si prende un evidente sentiero che taglia a mezza costa in direzione di Malga Cugni. Si segue il sentiero ignorando la diramazione che scende alla malga, per raggiungere con un ultimo strappo di salita la sella tra Monte Pezzeda e Monte Frondine.

Lungo la strada che sale al passo Pezzeda Mattina.

2)      Volendo evitare il ripidissimo e faticoso costone che da Malga Frondinine si porta a Malga Baret, si può seguire, con percorso decisamente più lungo e meno attraente ma più agevole, la strada sterrata che con pendenza limitata e diversi tornanti si porta verso il Passo di Pezzeda Mattina, poco sotto il quale, su di un tornante, a sinistra si stacca la stradina sterrata che porta a Malga Baret. La strada è di servizio alla Malga Frondinine e risulta raramente percorsa, ma è comunque una strada.

3)      Dalla palina segnaletica sotto Malga Piombatico invece di scendere nel bosco, andare a sinistra per i prati della malga, prima a mezza costa poi in lieve salita si perviene a un largo dosso erboso. Da qui puntare ad un evidente macchia boschiva, aggirandola sulla sua destra si individua un sentiero che scende nel bosco (segni bianco rossi su un albero) per poi attraversarlo in piano e portarsi sulle costole erbose sotto il Monte Tigaldine. Con percorso sempre evidente e comodo ci si abbassa dolcemente fino a riprendere il sentiero di salita dove questo esce dal bosco e, pianeggiante, passa alla base del ghiaione del Tigaldine.

4)      Volendo allungare la parte indipendente dell’anello, dopo la discesa nel bosco sotto Malga PIombatico, attraversato il torrente Glera, invece di scendere a sinistra, tenersi a destra pervenendo in breve al Baitello di Preseno. Da questo seguire tutta la strada sterrata, che, aggirando a sud Cima Forca, con lungo cammino, inizialmente in forte salita, porta alla strada principale nei pressi di un baitello (m 1179) sotto la Cima Lasso. Per questa strada si ridiscende a Avenone.

Nei pressi di malga Frondinine.

Come raggiungere Avenone

Dal casello autostradale di Brescia Est, seguendo le indicazioni per Brescia, superare una grossa rotonda e uscire a destra in direzione Brescia, Verona, Lago di Garda, immettendosi così sulla tangenziale est di Brescia. Per questa proseguire seguendo le indicazioni per Salò (SS45bis) e, passati gli svincoli di Mazzano, Virle, Nuvolera, Prevalle (subito dopo una prima breve galleria) e Gavardo, si giunge, dopo altre tre gallerie, all’abitato di Villanuova sul Clisi. Qui, seguendo le indicazioni per Val Sabbia, Lago d’Idro, Trento, Madonna di Campiglio, subito dopo una quarta galleria, uscire a destra e immettersi sulla superstrada della Val Sabbia (SS237) che si segue fino al suo termine (allo stato attuale, agosto 2011, dell’opera). Si passa l’abitato di Nozza, pervenendo così a Vestone. Qui, dopo un ampia curva a sinistra, si svolta a sinistra seguendo l’indicazione per Pertica Bassa (via Molino); al primo incrocio ancora a sinistra verso il centro del paese e poco dopo a destra per una stretta strada (via Fiamme Verdi) che entra nella valle del torrente Degnone portandoci, con varie curve (ignorare il bivio a destra per Levrange) a Forno D’Ono. Proprio all’inizio del paese, con uno stretto tornante, si prende a sinistra la strada che sale a Pertica Alta e Avenone, a cui si perviene con un’altra serie di tornanti e curve.

AUGURI!


Mondo Nudo formula i suoi migliori auguri di Buone Feste e di un Felice Anno Nuovo!

Poesie: Il Garda


Nell’orizzonte al mar lo sguardo vaga,
qui invece chiuso è dalle montagne;
ma quando ti poni ad esso in fronte
tu veleggi dall’acque al monte.

Ci son spiagge, scogli e dirupi,
sabbia, sassi, piante e fiori;
castelli e case sulle rupi
che ricordan i tempi cupi.

Poi le acque verdi e scure
che dai venti sono scosse,
e i pesci ci son pure
nelle alghe ferme o mosse.

Pesci grandi e piccolini
tutti sono ben carini,
chi li pesca, chi li guarda,
chi fotografa e ricorda.

Questo è il lago su cui vivo,
questo è il lago a cui v’invito.

Emanuele Cinelli – 12 agosto 2008

Nudisti e nudismo: opportunità per Garda e il Garda!


Sabato 10 dicembre, in quel di Garda (VR) si è svolto il quarto Raduno Natalizio delle Ciurme Nudiste e Naturiste, evento ormai storico, anche per i contorni polemici che dallo stesso sono scaturiti a partire dallo scorso anno. Sede specifica del Raduno è stato nuovamente il Gardacqua, un centro dove si possono trovare piscine, saune e un’area benessere, tutti ambienti che, per loro natura, ben si prestano alla pratica del nudismo e, pertanto, richiamano l’interesse dei sempre più tanti nudisti italiani e stranieri.

In abbinata con il Raduno, si è ripetuta l’iniziativa solidale avviata l’anno scorso: una raccolta di viveri e abiti per i nuovi poveri. Quest’anno, inoltre, vi si è aggiunta anche la raccolta di denaro da devolvere alle vittime delle inondazioni che, sul finire dell’estate, hanno sconvolto la Liguria.
Il successo delle tre iniziative è stato notevole, vuoi per l’enorme lavoro fatto dall’organizzazione, vuoi per la preziosa collaborazione della Direzione e dello staff del Gardacqua, vuoi per l’importante avvicinamento attuato da un media locale, L’Arena, ai veri contenuti del Raduno e alla realtà del nudismo.

Gli oppositori, anzi, visto che di fatto si è sempre sentita una e una sola voce contraria, colei che si opponeva a tale raduno vi ha fatto riferimento parlando di quattro gatti e invece, parafrasando una vecchia canzone della Zecchino d’Oro: “centoquaranta gatti, in fila per sei con il resto di due, s’unirono denudati, in fila per sei col resto di due, coi doni impacchettati, in fila per sei col resto di due, ai nuovi poveri inviati, in fila per sei col resto di due”.
E’ così che, quest’anno, a Garda hanno vinto la solidarietà, l’amicizia e la purezza di un ideale di vita che, attraverso la nudità del corpo, esprime con forza la nudità dell’anima, un’anima semplice, un’anima gentile, un’anima, però, capace di ribattere con fermezza alle assurde prese di posizione di una minoranza che, per motivi non sempre chiari e puri, rifiuta a priori questo stile di vita e pretende che sia bandito da ogni luogo.

Il Raduno sé quindi svolto in piena regolarità, nessuno, tra gli altri clienti del centro, ha avuto di che lamentarsi: in sauna tutti erano rigorosamente nudi senza nessuna vergogna, senza nessun imbarazzo, a testimonianza del come la società, anche in Italia, sia ormai totalmente indifferente al nudo pubblico, non più considerato impudico, ma, al contrario, come assolutamente naturale; in piscina, durante l’orario di apertura al pubblico, pur essendoci quasi esclusivamente persone del Raduno, tutti indossavano il costume e solo dopo la cena, a piscina ormai chiusa al pubblico, questo inutile pezzettino di stoffa scompariva dalla scena, lasciando spazio alla libertà e alla salubrità del nudo.

Nel contestare questo Raduno, si era anche fatto riferimento al fatto che Gardacqua sarebbe un centro costruito coi soldi della cittadinanza locale e che, essendo in perdita, a loro nulla sta apportando al fine di recuperare quanto prestato. Noi, ovviamente, non abbiamo modo di contestare o confermare tale affermazione, ma dandola per buona ci sorgono spontanee alcune considerazioni: “se il Centro è in perdita mentre i cittadini di Garda devono ottenerne un beneficio economico, perché allora, invece di attuare stupide ritorsioni, non si chiede al Comune e al centro di sfruttare l’interesse che la comunità nudista sta dimostrando di avere verso il Gardacqua? Non è forse questa una pronta e buona opportunità per il centro e, di riflesso, per Garda e i suoi cittadini? Perché non appoggiare l’idea del Gardacqua come centro dove l’uso del costume è abolito dalle saune? Perché non chiedere che il costume sia reso facoltativo anche in tutte le restanti aree del centro? Sarebbe un sicuro invito alla frequentazione pressoché continua e giornaliera del centro per i tanti nudisti che vivono in zona; sarebbe un invito alla vacanze in Garda per i tanti nudisti d’Italia!”.

Si può comprendere che tali iniziative possano in alcuni far sorgere la paura di allontanare quei turisti che non praticano nudismo, tant’è che tale motivazione è stata addotta da quei Sindaci che hanno emesso ordinanze contro il nudismo, ma…

Intanto il nudismo sul Garda si pratica da oltre trent’anni e nessuno è mai scappato, salvo alcune centinaia di nudisti dopo che sono state emesse le Ordinanze di cui sopra.
Poi non dimentichiamoci che, su questo lago, il turismo è per lo più fatto da tedeschi e olandesi, due popoli che vivono la nudità come aspetto totalmente naturale, due popoli che amano starsene nudi quando possibile, due popoli per i quali il nudismo è stile di vita innato e totalmente integrato nella loro società.

L’apertura al nudismo, pertanto, non provocherebbe un allontanamento del turismo esistente, ma, caso mai, apporterebbe nuova linfa, specie se al centro si aggiungessero anche delle spiagge ufficiali, o quantomeno ufficiose (ma con la garanzia da parte dei comuni interessati di accettazione dello stato di nudità sulle stesse) in riva al lago.

Gli italiani in massa già l’hanno stabilito, ora tocca alle imprese commerciali e alle istituzioni pubbliche: il nudo è sano e bello, il nudismo è un’opportunità per l’economia dei comuni, delle regioni, della nazione intera!

Raduno delle Ciurme nudiste… il giorno dopo


L’articolo non è stato pubblicato sul sito del giornale, pertanto ne cito i passi salienti e allego l’immagine (cliccandoci sopra si ingrandisce per una migliore lettura) dell’ottimo articolo realizzato dalla giornalista Barbara Bertasi de L’Arena e pubblicato in data 11 dicembre nella sezione Provincia.


GARDA. Dopo le recenti polemiche, la giornata si è svolta senza problemi e ha richiamato sul lago 140 persone da tutto il Nord e il Centro Italia.

Nudisti, un raduno senza proteste

Grande afflusso di appassionati del naturismo a Gardacqua: a vincere sono state le campagne di solidarietà a favore dei poveri e dei bambini.

Sotto la cupola… niente. Niente veli in piscina dopo le 21,30 – orario di chiusura al pubblico il sabato – e, come invece vale per tutti, costumi adamitici per tutto il giorno nelle saune. Dopo aver però contribuito alla raccolta speciale di generi alimentari per i nuovi poveri, di abbigliamento per l’infanzia e di denaro per gli alluvionati della Liguria.

Ha registrato il tutto esaurito il raduno natalizio dei nudisti: sono arrivati in 140 al Gardacqua, carichi di scatoloni. <<In un magazzino … adiacente al bistrot>>, dice Paola Buratto, direttirce del centro, <<abbiamo riservato uno spazio per la raccolta di generi alimentari. Anche il Team di Gardacqua, privatamente, ha contribuito alla colletta …>> …

… La gente intorno non fa una piega, anche perchè i naturisti … non sono diversi dagli altri…. il “re” del raduno, Marco Avallone … ribadisce un concetto: <<siamo lieti di poter essere tornati a Garda dopo le polemiche dell’anno scorso. E siamo lieti soprattutto di aver organizzato queste iniziative solidali>> … <<Qualcuno ha detto che saremmo stati quattro gatti. Invece c’è gente di tutte le età – da 1 a 75 … – che, della cultura del corpo libero, ha fatto uno stile di vita>>…

Potrebbero venire a Garda anche d’estate: <<Purtroppo no. I sindaci delle poche località dove si praticava naturismo non sono benevoli nei nostri confronti…>> Dopo il via vai ecco il relax. Niente telefonini e tutti in sauna. <<E stasera piscina>>, chiude Avallone.

Raduno delle Ciurme nudiste e naturiste: alla vigilia


Il Raduno s’è ormai concluso e in modo molto positivo, ma riportiamo l’articolo dell’Arena pubblicato alla vigilia dell’evento per i suoi contenuti che danno nuovamente risalto all’iniziativa e per ringraziare la giornalista e il giornale stesso per il supporto datoci e per la disponibilità ad avvicinarsi alla realtà del nudismo, che non è quella della perversione sesusale.

Seguirà a breve l’articolo di chiusura.

L’Arena.it – Raduno nudisti a Garda, boom di prenotazioni.

Casta Italia


I parlamentari decidono del proprio sostegno economico, inteso in stipendio, vitalizio, benefici vari. Gli ordini professionali definiscono le regole e le prove per l’accesso alle professioni, facendo in modo di filtrare fortemente le promozioni. I benzinai scioperano per la scadenza di un benefit fiscale assegnato da tempo a loro e solo a loro, come se gli altri lavoratori autonomi non abbiano le stesse problematiche. I produttori di latte protestano contro le quote imposte loro dalla Comunità Europea, dimenticandosi che le stesse sono state definite sulla base delle informazioni da loro stessi passate alla Comunità, tenute basse per paura di trovarsi nuove tasse. Chi ha redditi alti e possiede beni si oppone alla patrimoniale, adducendo come scusa quella di pagare già tanto in tasse, come se gli altri pagassero poco. La Chiesa sfrutta inadeguatamente (e illegalmente) i propri benefici fiscali e si oppone alla loro limitazione, ignorando che ci sono tante Associazioni di beneficenza che non usufruiscono degli stessi identici benefici. I medici condizionano l’operatività dell’assistenza sanitaria pubblica offrendole poco del loro tempo, per mantenere il tanto a disposizione della libera professione, verso la quale vengono indecentemente indirizzati molti malati a costi nettamente maggiori. I farmacisti si oppongono alla vendita dei medicinali nei supermercati, ma nel contempo allargano sempre più le categorie di prodotti da loro venduti, molti dei quali, oggi, nulla hanno a che vedere con la farmacologia. Le compagnie nautiche fanno cartello per alzare i prezzi adducendo l’aumento del costo del carburante, e con loro tante altre compagnie (telefono, luce, acqua, e via dicendo), senza tener conto che i cittadini sono a loro volta assoggettati all’aumento dei carburanti, indi si trovano a pagarlo più volte. Le aziende alzano i prezzi, ma non toccano gli stipendi, anzi se possibile li abbassano anche, incuranti della situazione di crisi in cui sempre più le persone vengono a trovarsi. Eccetera, eccetera, eccetera.

Quanti privilegi che esistono o si pretendono in questa Italia! Un’Italia formata da numerose caste tutte dedite a mantenere inalterata la propria posizione di vantaggio, tutte interessate a far si che i nuovi venuti non riescano a togliere spazio ai vecchi. Una visione a senso unico che sta spostando i capitali e le risorse sempre più verso l’alto, che sta creando sempre più divario tra chi può imporre e di deve subire.

È già questa Italia è proprio una casta Italia… l’Italia delle caste!

La Scuola che vorrei!


Ognuno di noi ha i suoi sogni, chi sul futuro lavorativo, chi sull’amore, chi sul denaro, chi sulla prima auto e via dicendo. Molti, poi, non si fermano a un solo sogno. Tra i miei sogni ne ricorre uno che riguarda la scuola e in questo io vedo una scuola totalmente diversa da quella attuale, ma anche da qualsiasi altra forma scolastica che si sia ad oggi vista, certo raccolgo una parte di quanto già seminato, ma vi aggiungo molte novità e assemblo il tutto in una forma decisamente innovativa, oserei dire rivoluzionaria.
Come per ogni sogno, anche in questo mio ci sono parti ben delineate, altre che si stanno delineando, alcune appena accennate e anche qualche parte ancora piuttosto fumosa, qualcosa, inoltre, si modifica nel momento stesso in cui scrivo; difficilissimo arrivare ad essere completi e precisi, ma non è di certo l’obiettivo di un blog. C’è anche da precisare che alcune, se non molte, delle mie idee danno per scontata una certa ridefinizione della struttura sociale, ma non ne parlerò espressamente per non appesantire il discorso.
Ho dato un titolo al mio sogno che identifica la linea strutturale della scuola che vorrei: la scuola senza muri! Un senza muri che vuole essere innanzitutto simbolico, a identificare la rimozione di una lunga serie di barriere, ma anche pratico, a identificare una scuola non fossilizzata all’interno delle pareti, ma portata anche e soprattutto sul territorio che la circonda.

Tre i cicli didattici: il primo, dai 3 ai 7 anni, è basato sul gioco e la finalità del processo didattico è quella di attivare nei bambini l’interesse allo studio; il secondo, dagli 8 ai 14 anni, è inizialmente finalizzato a fornire ai ragazzi un metodo di studio, che non è necessariamente uguale per tutti, per ogni ragazzo si deve trovare il suo metodo, poi a dare loro la necessaria e indispensabile preparazione trasversale; l’ultimo ciclo, dai 14 anni in su, si preoccupa di dare (e mantenere) la formazione professionale, riducendo al minimo indispensabile lo studio specifico delle materie non direttamente coinvolte dall’indirizzo professionale.
L’obbligo scolastico riabbassato ai 14 anni, ma con un successivo periodo d’obbligo formativo fino a 18 anni. Cosa è questa distinzione? Fino a 14 anni il ragazzo deve obbligatoriamente frequentare la scuola, dopo i 14 anni e fino a 18 può scegliere se formarsi al lavoro presso una scuola, presso un’azienda (adeguatamente strutturata: azienda didattica), o in forma mista (mattina a scuola, pomeriggio in azienda).
Durante l’intero percorso didattico l’attività scolastica è a tempo pieno: quattro ore la mattina con attività didattiche vere e proprie, quattro ore il pomeriggio con attività di complemento (biblioteca, ricerche, laboratori esperienziali e via dicendo). La famiglia deve rendersi partecipe nelle attività scolastiche dei figli, non solo mediante i colloqui con i docenti, ma con la partecipazione fisica (periodica, casuale e rotativa) alle attività didattiche ed extra didattiche. Nel secondo e nel terzo ciclo l’attività didattica non è indissolubilmente legata all’aula, ma, con decisione autonoma (anche non programmata) del docente, può spostarsi fuori dall’edificio scolastico, vuoi per ragioni didattiche (visita di un azienda; studio della natura; conoscenza della città; eccetera), vuoi per motivazioni logistiche (ragazzi agitati che non permettono il regolare svolgimento della lezione, ad esempio).

Nel primo ciclo si lavora su obiettivi sociali e non si formulano sistemi di valutazione didattica formale (verifiche, esami, eccetera). Il bambino procede senza fermate fino alla fine del ciclo.
Il passaggio al secondo ciclo avviene senza nessun esame, ma solo in funzione della raggiunta età di passaggio.

Nel secondo ciclo si lavora per micro obiettivi didattici: obiettivi identificati con minimi apprendimenti teorici o specifiche azioni pratiche, di modo che la valutazione si possa semplicemente definire con un si (obiettivo raggiunto) o un no (obiettivo non raggiunto). Idealmente, materia per materia, la didattica dovrebbe procedere oltre solo se un obiettivo è stato raggiunto, questo prevenderebbe però una elevata personalizzazione del percorso forse inattuabile; diciamo che, in assenza di necessità sequenziali specifiche, ogni tre o quattro mesi si attua, sempre materia per materia, una sommatoria dei si ottenendo le valutazioni nella forma numerica (percentuale). La “promozione” incondizionata si ottiene con il 90% di si, mentre con una valutazione tra il 70 e il 90% si procede ma con l’obbligo di frequentare recuperi pomeridiani per ogni obiettivo mancato e fino al suo raggiungimento. Una valutazione inferiore al 70% va valutata di volta in volta per definire se sia possibile comunque procedere oltre, sempre con i recuperi, o sia necessario fermarsi e riprendere dall’inizio gli obiettivi del periodo valutato.
Il passaggio al terzo ciclo avviene automaticamente al raggiungimento del 90% degli obiettivi in tutte le materie.

Nel terzo ciclo si lavora ancora per micro obiettivi didattici, con la stessa prassi in merito alle valutazioni, ma differenziando il sistema di avanzamento nello studio: ogni due mesi somma dei si; avanzamento incondizionato con il 90% di si, tra 70 e 90% avanzamento con recuperi pomeridiani, tra il 40 e il 70% passaggio obbligatorio (anche provvisorio) al percorso misto (scuola la mattina, azienda il pomeriggio); sotto il 40% passaggio obbligatorio (anche provvisorio) al percorso in azienda didattica. A partire dai 16 anni s’inseriscono, per chi abbia scelto il percorso presso le scuole, gli stage aziendali, per i quali le aziende devono obbligatoriamente rendersi disponibili (a fronte dell’obbligo per le scuole di mandare i ragazzi in stage, deve corrispondere un analogo obbligo dalla parte opposta).
L’attestazione di professionalità, ovviamente specifica secondo il percorso di studio, si ottiene con un esame professionale definito, condotto e realizzato con la collaborazione delle aziende. L’ammissione a tale esame avviene al raggiungimento del 90% degli obiettivi in tutte le materie.

Primo e secondo ciclo avvengono in strutture scolastiche tradizionali (come quelle attuali), il terzo ciclo, invece, avviene in cittadelle scolastiche (sullo stile delle attuali cittadelle universitarie o dei college americani), presso le quali l’allievo trova anche tutti i supporti logistici: alloggi, mense, biblioteche, palestre, eccetera. In ogni cittadella il ragazzo trova tutti i possibili percorsi professionali, o quantomeno tutti i principali, di modo che sia possibile fornire inizialmente un periodo di esperienza relativo a tutti i campi professionali e permettere al ragazzo una scelta che si basi anche e soprattutto sulle sue attitudini reali. La formazione professionale più evoluta (oltre i 18/20 anni) e quella di mantenimento (aggiornamento) devono strutturarsi quasi esclusivamente sull’e-Learning, anche per gli eventuali esami.

Nel terzo ciclo gli alunni non sono più dei bambini ma degli adolescenti che si avvicinano velocemente all’età adulta e devono a questo essere adeguatamente preparati, devono, cioè, essere responsabilizzati al massimo, sia in merito al loro apprendimento (già da alcuni anni la didattica parla di autoapprendimento più che di passaggio delle competenze) che alla disciplina: pochi vincoli (divieti), nessuna vigilanza o vigilanza attuata dagli stessi ragazzi invece che dai docenti, autodeterminazione della frequenza alle lezioni, eccetera.

Per finire un cenno ai rapporti scuola-docenti…
1) Il lavoro va sempre e comunque pagato. Questo dev’essere un concetto inalienabile; quello che sta succedendo negli ultimi anni, ovvero la richiesta, anzi l’obbligo, di ore non retribuite, non può accettarsi.
2) Va bene il ricorso al lavoro a contratto, alla prestazione di lavoro, ma se ne devono accettare tutte le implicazioni, ivi comprese quelle che il prestatore deve necessariamente prendere altri lavori e non può ritenersi a totale disposizione: riunioni e attività varie vanno definite e comunicate con ampio margine e, in ogni caso, eventuali assenze non devono dare luogo a manifestazioni sanzionatorie verso il docente.
3) È necessaria una profonda rivalutazione della figura del docente, occorre ridargli autorevolezza. Allo stato odierno delle cose, questi è l’ultima ruota del carro: viene valutato e giudicato sia dal basso (allievi) che dall’alto (Direzione, Coordinamento, Responsabile alla Qualità); non viene in nessun modo coinvolto nelle scelte scolastiche; deve rispondere di tutto a tutti, allievi e genitori compresi. Per una corretta impostazione scolastica il docente dev’essere invece la figura cardine, quella intono a cui ruota tutto il resto; non dimentichiamoci che una scuola si regge principalmente sul lavoro del docente e senza docenti non può esistere la scuola.