Archivio mensile:settembre 2012
Una sentenza incostituzionale
Confesso che il tono e il linguaggio della recente sentenza della Corte di Cassazione 28990 mi hanno colto in contropiede. Il pensiero vi è ritornato spesso in questi mesi.
Continuava a stupirmi infatti il tono paternalistico della sentenza, soprattutto nell’apostrofe finale (già notato anche da altri): «… i udisti erano in numero estremamente ridotto e sparso, sicché tali caratteristiche, unitamente al carattere pubblico dello spazio e alla sua non delimitazione, dovevano rendere evidente all’imputato la consapevolezza del proprio anomalo comportamento».
La Corte sta imponendo un proprio ragionamento, giudica secondo il proprio “buon senso”. Il cosiddetto “buon senso” è un’astrazione di comodo e viene invocato come argomento decisivo (quasi fosse un “consenso universale” che non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni): come dire che qualcosa è giusto e ben fatto solo perché in tanti lo fanno (esistono coloriti proverbi in proposito). Essendo basato su esperienze e convinzioni personali, ognuno ha il proprio buon senso. Se il comportamento “anomalo” viola una legge precisa è un conto, se è “anomalo” perché non è conforme alle aspettative personali del giudice (che invoca il supporto del «comune sentimento» e della consuetudine) è una questione totalmente diversa.
L’art. 3 della Costituzione
- «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
- È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
progetta una società di cittadini liberi ed eguali, di cittadini-persone. Una società che fa perno sulle caratteristiche peculiari e uniche di ciascuna persona, in cui le diversità individuali e l’originalità di ciascuno sono assunte come valori socialmente positivi. È dunque contraria all’uniformità e assegna alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che «impediscono il pieno sviluppo della persona umana».
Perché senza questa fondamentale libertà personale, riconosciuta a tutti i cittadini indistintamente, la società civile viene deprivata dal positivo e diverso apporto di ciascuno alla creazione di rapporti umani e sociali. La Costituzione riconosce a ciascuno la propria dose di “anomalia”, anzi la favorisce e ne auspica lo sviluppo. Considera la “varia umanità” una ricchezza e un elemento propulsore della qualità della vita; il rispetto della diversità delle tot sententiae è parallelo al rispetto dei tot capita.
Le vie che ciascuna persona sceglie per godersi la vita, per intessere buoni rapporti con altri, per sentirsi libero, degno ed uguale sono insindacabili, proprio perché intimamente connaturate con l’unicità della propria persona. Paradossalmente, queste vie devono essere “anomale”. Non devono mendicare tolleranza, perché garantite come diritto fondamentale.
Fatto salvo il principio di non far male a nessuno… cari giudici!
Al monte Pizzoccolo per la Malga Valle (Toscolano – BS)

Cresta sommitale del Pizzoccolo
Breve (4 ore tra salita e discesa) e non molto frequentata escursione sui monti che sovrastano il Lago di Garda. Svolgendosi quasi completamente nel bosco risulta percorribile anche nelle giornate di sole, la bassa quota (si parte da 950 metri di quota e si arriva a 1581 metri) la rende però sconsigliata nei mesi centrali dell’estate, se non nelle giornate più ventilate e, magari, piovigginose.
L’itinerario è semplice e privo di problemi d’individuazione, fatto salvo qualche punto dove la segnaletica risulta, alla data attuale, sbiadita, purtroppo sempre nei punti dove si presentano delle biforcazioni. Seppur vi siano alcuni tratti particolarmente ripidi, questi sono pur sempre brevi, rendendo l’itinerario adatto anche a chi non è molto allenato e alle famiglie.
L’itinerario

Inizio del cammino
Dal parcheggio, seguendo l’indicazione della freccia segnaletica “Malga Valle”, si prende una strada sterrata che, in moderata salita, traversa lungamente il versante sud est del Dosso del Barbio, crinale che scende dalla lunga cresta ovest del Monte Pizzoccolo.
Si oltrepassa una cascina lasciandola sulla destra, poi un primo roccolo alto sulla sinistra, subito dopo sempre a sinistra si incontra un tavolo con panche per eventuale sosta, qui la strada si fa più ripida e sulla destra si ignora un sentierino (27a) di raccordo alla cresta sud. Dopo un’oretta scarsa di cammino, al primo tornante della stradina sterrata, in vista del secondo roccolo (lo si nota in alto a sinistra), si prende a destra una mulattiera con vaghi segni bianchi e rossi (qui ci si può spogliare anche dagli ultimi residui dell’inutile e fastidioso vestiario).
La mulattiera procede a mezza costa con alcuni tratti molto ripidi e parzialmente cementati, fatto un tornante a sinistra un altro mezzacosta porta ad un piccolo spiazzo erboso dove due frecce segnaletiche si evidenziano al centro del suo limite superiore. Anche se non indicato dalle frecce, sulla destra si nota facilmente un sentiero che s’infila nel bosco, che sarà il percorso di discesa. Ora, invece, continuare sulla sinistra per la mulattiera, che, con percorso più dolce e ampie vedute sul lago ci porta in una ventina di minuti a Malga Valle.

Malga Valle
Dalla malga si sale il pendio alle sue spalle con diverse tracce di passaggio e rovistamenti del terreno prodotti dai cinghiali. Puntando a un grosso faggio sulla verticale del lato est della malga si ritrova il sentiero che, rientrato nel bosco, con breve ripida salita porta ad una conca erbosa (qui è necessario rivestirsi) e poco dopo ad una larga mulattiera. Si segue verso destra questa mulattiera e in dieci minuti si arriva al bivacco posto poco sotto il filo di cresta. Ci si può fermare qui, ma vale la pena di fare l’ultimo sforzo e raggiungere la cresta sommitale dalla quale la vista spazia a trecentosessanta gradi; attenzione che il sentierino sulla cresta da a sbalzo sulla rocciosa e vertiginosa parete nord del Pizzoccolo.

Panorama dalla vetta sul lago

Nei pressi di Malga Valle
Per la discesa si ritorna a malga Valle con lo stesso percorso di salita, qui giunti, però, invece di scendere il prato verso destra alle spalle della malga, lo si scende direttamente passando a sinistra della malga, dove si trova un sentiero che stando nel bosco fitto ci riporta alla radura con le frecce segnaletiche evidenziata nella descrizione del percorso di salita. Per lo stesso percorso di salita si ritorna al parcheggio.
Come si arriva all’inizio del cammino
Dal casello autostradale di Brescia Est, seguendo le indicazioni per Brescia, superare una grossa rotonda e uscire a destra in direzione Brescia, Verona, Lago di Garda, immettendosi così sulla tangenziale est di Brescia. Per questa proseguire seguendo le indicazioni per Salò (SS45bis) e, passati gli svincoli di Mazzano, Virle, Nuvolera, Prevalle (subito dopo una prima breve galleria) e Gavardo, si giunge, dopo altre tre gallerie, all’abitato di Villanuova sul Clisi. Qui, seguendo le indicazioni per Salò, dopo un’ultima lunga galleria si perviene alla Gardesana Occidentale, strada che costeggia per intero la sponda ovest del lago di Garda.
Dopo un tratto in discesa che oltrepassa, lasciandolo in basso sulla destra, l’abitato di Salò, la strada procede pianeggiante superando Barbarano di Salò, Gardone Riviera e Maderno. Arrivati al cartello segnaletico di Toscolano, appena prima di un ponte si nota a sinistra la strada che sale a Maclino e Sanico (evidenti i cartelli segnaletici). Si prende per questa e la si segue fino all’abitato di Sanico dove la stessa ha termine. In centro al paese, seguendo una freccia segnaletica bianco/rossa (indicante Sant’Urbano), si prende a sinistra una stretta strada cementata, che si segue lungamente anche quando si fa sterrata, oltrepassando una croce posta su un poggio panoramico a sinistra (salendo) della strada. Passato l’ennesimo tornante si nota a destra la freccia segnaletica del sentiero per la Cresta Sud del Pizzoccolo, si continua per la strada principale e dopo poco si lascia sinistra la stradina che scende alla Cascina Ortello; ancora qualche centinaio di metri e si arriva alla freccia che indica il sentiero per Malga Valle. Pochi metri oltre detta freccia, sulla sinistra si può parcheggiare con un certo agio, anche se ci stanno poche vetture (4/5 al massimo).
E’ possibile lasciare le auto anche a Sanico, allungando però il cammino di un’ora per la salita e altrettanto per la discesa.
Raduno Nazionale iNudisti 2012: la Forza, la Festa e la Cultura!
Salvo diversa indicazione le foto sono di Luca – ellemme |

Momento della 2^ corsa campestre de iNudisti, magico esempio di forza e tenacia

La commozione di Max durante il discorso di commiato
La Forza è nelle cose, nell’impegno di persone motivate, nella disponibilità di amici sinceri, nella gioia dello stare insieme, nella condivisione delle risorse, nell’accettarsi e nell’accettare, nei mille sorrisi che invadono l’aere, nei suoni e nei canti.
La Forza è un qualcosa che, seppur impalpabile, fa sentire la sua presenza, una vibrazione che pervade l’animo, un fremito che muove alla commozione.
La Forza è la trasformazione di un evento in una grande festa, la capacità di trasmettere segnali che, trascendendo il semplice stare insieme, diventano matrice di cultura.
Tutto ciò è accaduto e s’è potuto materialmente osservare in quel di Zello nei giorni 8 e 9 settembre dell’anno di grazia 2012, i giorni del sesto Raduno Nazionale de iNudisti, un raduno nato tra mille difficoltà e mille perplessità, nella voglia di fare qualcosa di diverso, nell’esigenza di rispondere alle richieste di un nuovo posto, nella scarsità di posti adeguati ad accogliere un raduno nazionale, nelle problematiche apportate da un periodo di contingenza economica, in un anno in cui le istituzione pare vogliano a tutti i costi impedire ai nudisti il loro naturale diritto di mettersi nudi in luoghi pubblici.

Il prato dell’Oasi di Zello (Foto di Emanuele Cinelli)
Mille difficoltà e conseguenti mille perplessità che, piano, piano, gli organizzatori hanno affrontato e superato con sempre più determinazione e convinzione, arrivando alla fine a mettere perfino in campo l’idea, mirabilmente perseguita e realizzata, di gestire in autonomia anche i due pranzi in comune. Una scelta, quest’ultima, resasi necessaria dal luogo alla fine individuato, l’Oasi di Zello, una stupenda collocazione, immersa nelle fragranze del bosco, abbagliata dai colori della natura, ma anche isolata, lontana da ogni forma d’acqua corrente, dotata dei soli confort basilari, non autonoma per i necessari appoggi logistici, quali ristorazione e alloggio. Una collocazione difficile, quindi, ma troppo bella per rinunciarci, troppo accattivante per non muovere gli organizzatori al loro massimo impegno.
Così è che sabato 8 settembre alle ore 10 questo Raduno Nazionale alza i battenti e l’Oasi di Zello si trasforma momentaneamente da luogo di pace assoluta in un felicemente chiassoso luogo di festa dell’amicizia.

Il furgone messo a disposizione dall’Associazione “La Tenda Aperta” (Foto di Blatore)
Già al venerdì pomeriggio Max, la mirabile fenice perugina, e Domenico, l’infaticabile falco vicentino, con la preziosa collaborazione di alcuni amici che appositamente hanno anticipato il loro arrivo in zona, hanno piazzato il furgone d’appoggio alla cucina-mensa, estraendone come per magia, così come faceva eta beta dai suoi pantaloncini, una miriade di cose tra materiale logistico (tavoli, panche, barbecue, fornello eccetera) e viveri.

Si monta il gazebo per “Nudarte”
Sabato mattina di buon ora i due artisti che ne sono stati resi responsabili allestiscono “NudArte”, la prima mostra d’arte de iNudisti: prima viene montato il gazebo, poi si sistemano i telai e i cavalletti, infine fanno la loro apparizione le opere messe a disposizione dai alcuni dei molti artisti che frequentano la comunità. L’esposizione vedrà nei due giorni di raduno molti visitatori, e diversi saranno coloro che vi giungeranno per posare e farsi ritrarre dalle abili mani di Sergio “l’Immaginudo”.

“NudArte” 1^ mostra d’arte iNudisti
Nel frattempo l’Oasi si popola: da un lato i suoi frequentatori abituali, inizialmente un poco spaesati e, magari, disturbati dagli sconosciuti invasori, ma presto coinvolti nelle attività del Raduno; dall’altro la fila di radunanti che passano a segnalare la loro presenza e acquistare i biglietti per i pranzi; in mezzo un pacifico miscuglio di habitué e radunanti che condividono il bel prato, dove decine di lettini permettono un confortevole riposo, la vasca idromassaggio, dove si possono ritonificare muscoli e pelle, la piscina, dove trovare refrigerio ai morsi del sole, e la sauna, dove per tutto il giorno si alterneranno le eleganti danze dei bravissimi aufgussmeister di Zello e quelle degli altrettanto bravi aufgussmeister arrivati come partecipanti al raduno, tra queste particolare una sauna per le sole donne con distribuzione di un balsamo scrub composto da burro di karitè, lavanda e bicarbonato.
Grigliatori all’opera
A mezzogiorno si contano una settantina di radunanti, dei quali una sessantina si pongono in ordinata fila davanti al tavolo mensa per ritirare il lauto pranzo preparato da mirabili e, visto il caldo, impavidi grigliatori: una bisteccona, una salamina, uno spiedino, due fette di polenta abbrustolita e due cucchiaiate di piselli in umido. Alle cibarie si devono necessariamente abbinare i dovuti liquidi ed ecco che decine e decine di bottiglie d’acqua e bibite varie fanno bella mostra di se nelle vicinanze, ma non potevano mancare anche beveraggi un poco più calorosi e diverse sono le bottiglie di vino che arrivano a sostenere gli animi e, senza eccessi, aggiungere tinta al già ben colorato raduno. Apprezzatissimo un favoloso ma fin anche troppo alcolico, diciotto gradi per la precisione, Primitivo pugliese, a cui hanno fatto da contorno Cannonau, Prosecco, e altri prestigiosi nomi.

Distribuzione del pranzo
A questo punto bisogna smaltire il peso dell’abbondante mangiata e sfumare la sonnolenza post pasto, viene così allestita una zona danza e canto, dove, sotto la direzione orchestrale del “maestro” Musicman, cantanti e ballerini più o meno improvvisati, ma anche qualche professionista, si alternano nel karaoke o si esibiscono in veri e propri spettacoli; specialissima e da brivido l’esibizione di Silvia. Canti e balli accompagnano i presenti verso la sera, quando, seppur di malavoglia, si deve abbandonare l’Oasi per ridiscendere a valle, dove ci si ritroverà poche ore dopo per una frugale cena, giusto preludio a un fine giornata da farsi in piscina, peccato che la temperatura ormai un po’ troppo tendente al freddo e l’acqua appena tiepida sconsigliano ai più di tuffarsi e invitano anche i più impavidi a ritirarsi anzitempo nei propri alloggi, appuntamento a domattina sempre in quel dell’Oasi di Zello.

Musicman11 alla pianola e Federico alla chitarra orchestrano il Karaoke

Serata quasi glaciale al Pianoro del Cielo nel Villaggio della Salute+

La dura salita della corsa campestre
La mattina della domenica le attività riprendono similari a quelle del sabato: gli aufgussmeister si alternano in sauna per cuocere a puntino i presenti con le loro magiche sventolate di fumo, calore ed essenze, oggi con l’apprezzata distribuzione post-sauna di anguria e zenzero; Sergio, il pittore, riceve nel suo patio erboso coloro che vogliono posare per un quadro; Luca, il fotografo ufficiale, gira con la sua nera camera immortalando qua e là le scene di giubilo e allegria; Asterix e Marco distribuiscono i ticket per il pranzo ai nuovi arrivati; Max e Beppe, sotto la vigile sorveglianza di Paola, affettano una possente porchetta che sarà la principale portata del pasto; altri puliscono il braciere usato il giorno prima; altri ancora sistemano i tavoli per la distribuzione delle vivande e dei beveraggi. Domenico sembra invece scomparso, ma non è scappato, è andato a perlustrare e misurare il percorso della seconda corsa campestre (beh, più che campestre qui sarebbe meglio parlare di alpestre) de iNudisti, corsa che, quest’anno, potrà svolgersi nell’abbigliamento tipico dei nudisti, ovvero… nudi!

Altro momento della corsa campestre
Scelto e misurato il percorso, allestito il servizio di ristoro, individuato e istruito il giudice di gara, raccolti i partecipanti, la corsa prende il via. Si parte in un bel prato verde non particolarmente ripido, dopo un centinaio di metri s’imbocca un largo sentiero e la salita inizia a farsi più ripida; il gruppo, partito compatto, inizia ad allungarsi per poi definitivamente sfaldarsi quando, usciti dal bosco, s’inizia a salire per un ripidissimo prato, sono trecento metri veramente duri e molti qui passano dalla corsa al cammino, d’altra parte trattasi pur sempre d’una corsa amatoriale dove l’importante è partecipare. Dopo un lungo traverso al sommo del prato, s’inizia a scendere ripidamente per rientrare nel bosco di castagni, infine con tratto a saliscendi si ritorna al prato di partenza e si riprende il giro. Molti dei 27 partecipanti decideranno di fermarsi dopo due giri, i più intrepidi e allenati proseguono invece per altri due giri, portando a termine la loro fatica dopo un totale di quattro chilometri e ottocento metri. Vincitore della corsa è Asterix, secondo Valerio e terzo Jambo.

Reidratazione post gara | Podio della campestre: Jambo (3°), Asterix (1°) e Valerio (2°)

Parte della mirabile grigliatona del sabato
Il resto della giornata procede senza altre novità, si mangia, si beve, si ride, si scherza, si canta, si balla e… si lavora, già perché qualcuno deve pur ricaricare sul furgone tutta l’attrezzatura di cucina, tutti i tavoli e le panche, la moltitudine di bottiglie che, grazie alla generosità dei partecipanti andati oltre le richieste, sono rimaste inutilizzate, il cibo che, nonostante la meticolosa conta di Max, forse per la sua eccessiva generosità nelle porzioni è avanzato. A proposito di tali avanzi, che si misurano in 5 scatoloni di viveri e un centinaio di bottiglie di acqua,

Particolare dell’Oasi di Zello
succhi e bibite, come ormai abitudine della comunità de iNudisti sono stati messi a disposizione dell’Associazione di volontariato “La Tenda Aperta” che ne ha distribuito una parte alle famiglie segnalate dalla Caritas e dagli assistenti sociali di Nove (VI), mentre quelli non distribuibili sono stati utilizzati nell’ambito della sua mensa calda presso il centro diurno del Comune di Nove, gestito dall’associazione in cooperazione con la Caritas. Oltre a ciò, con il denaro rimasto dalla copertura viva dei costi di acquisto del cibo l’associazione “La Tenda Aperta” ha potuto acquistare un fasciatoio per bambini da donare ad una famiglia segnalata dagli assistenti sociali.

L’altro artefice di questo raduno: Domenico (cordom)
Che dire a conclusione di questa relazione, un raduno magico, il migliore tra quelli fatti fino ad ora, un raduno che è diventato non solo una grande festa ma anche una forza travolgente che ha fatto, oltre che divertimento e allegria, anche vera cultura, cultura del nudismo, cultura sulla comunità de iNudisti che non è quello che alcuni maliziosi personaggi, ivi compresi alcuni giornalisti, vorrebbero far credere, cultura del contributo sociale. Peccato solo che l’isolamento dell’Oasi di Zello abbia impedito di fare cultura anche verso coloro che nudisti non sono, ma rimedieremo, in futuro troveremo modo di fare anche questo: la Forza è con noi, la Forza è nel Raduno Nazionale de iNudisti, e una tale Forza non può non oltrepassare le barriere dell’ambito nudista ed espandersi nella società intera.

La nutrita collaborazione che è stata data agli organizzatori
L’Amministrazione de iNudisti ringrazia caldamente tutti i numerosi e corretti partecipanti, ma un speciale ringraziamento va ai tanti che si sono prodigati per aiutare e far si che tutto andasse nel migliore dei modi, a tutti coloro che, pur non essendo parte del raduno, ci hanno accolti con benevolenza e pazientemente sopportati, a Domy per averci dedicato uno dei suoi magistrali aufguss cuocendoci a puntino, a quanti hanno vigilato sulla sicurezza diurna e notturna di tutti, nonché al mitico staff dell’Oasi: “l’irresponsabile” Sergio, Massimo, Carolina e Massimiliano.
Grazieeeeeee!
P.S. A parte gli ovvi entusiastici commenti dei partecipanti, sono particolarmente interessanti e meritano d’essere messi in evidenza alcuni commenti dei frequentatori abituali del posto sede del raduno, pubblicati sul gruppo Facebook “Oasi di Zello”. Daniele – Bene !!! Dopo i due giorni del raduno devo cospargermi il capo di cenere, pensavo potesse essere, diciamo…..”invasivo”, invece è stato assolutamente piacevole, una bella festa con gente cordiale che spero si sia divertita e abbia apprezzato la “nostra” oasi, e spero che molti riescano a venire più spesso (magari non tutti insieme, altrimenti la definizione di oasi non sarebbe più consona). Francesco – Dopo i due giorni del raduno, credo che si possano esprimere solo pareri positivi. Abbiamo incontrato e conosciuto nuove persone. Nuovi aufguss maister ai quali speriamo sia piaciuta la nostra oasi. Gli organizzatori del raduno sono stati molto professionali nell’organizzare tutto senza essere di peso alle strutture di Zello. Secondo me è stata una bella esperienza e credo che dalla maggior parte dei soliti frequentatori dell’oasi sia stata vissuta serenamente. Avevamo timore dello straniero, ma non dobbiamo chiuderci nella nostra nicchia dorata, dobbiamo essere felici quando questa viene frequentata da persone positive come quelle del raduno. Infine un ringraziamento allo staff zelliano e all’irresponsabile che ci hanno permesso di goderci un bellissimo week end. Alla prossima. M – Un commento “a caldo” sul raduno dei naturisti all’Oasi di Zello. E’ andato molto bene: si sono presentati benissimo, arrivando attrezzati di furgone, cibo, frigo e tavoli, sono stati socievoli, partecipi, bella la mostra dei quadri e delle fotografie, certo erano molto numerosi, ieri Zello somigliava un po’ a Mirabilandia, anche per un karaoke prolungato non da tutti gradito, ma durante una festa qualche concessione ci sta. |
Nudità di natura
Nudi ci percepiamo altrimenti,
vergini e puri come Natura ci ha fatti.
E siam sempre così, sotto le vesti, nell’intimo nostro.
Luminoso diamante, eroica libertà;
compatti, perfetti, del superfluo nudati.
L’essenziale di mira, il resto è orpello di peso.
Persin di parole siam parchi, sinceri che siamo.
Trafiggiamo immuni i giorni che abbiamo,
nuotiam come lontre nel tempo corrente.
Siam nella vita, e pur tutto ci scivola via.
Ci basta tenerci amici per mano e nuotare.
Ogni tanto ci tocca tornar sulla terra,
stretti in camicie, cinture, bottoni, zip e corpetti.
Ma appena siam liberi, tutt’all’aria gettiamo.
Ci piace vederci tranquilli senza nulla qual siamo.
Nudi e di marmo: già fummo modelli per Fidia e Lisippo.
E lo siamo nell’oggi che stringiamo nei pugni,
determinati e gloriosi, allegri e giocosi.
Non l’abbiam con nessuno: ci diamo buon tempo.
Ci prendiamo per mano e nuotiamo nel presente che abbiamo.
Non ci cal di costumi e d’usanze, splendiamo di noi.
Che si veda la forza che abbiamo: nulla temiamo.
Non si fomentan batteri negl’inguini e pube
e men ancora celiamo malizie nell’anima e cerebro.
Pretti qual vino sincero, siam nudi, siam veri.
Schietti ci ha fatto Natura e lo sappiamo orgogliosi,
ci spogliamo volenti e non vinti a strip-poker.
Esaurita l’apnea, emergiamo a riempirci i polmoni,
siam quel che siamo, cooptati da un libero anelo.
Un’òra di vetta ci espande sul mondo,
ci sale dai corpi un orezzo silvestre,
odoriamo di pino, di musco e lentisco.
Siam vegeti linfe, siam foglie e radici;
non vedo sozzure per come siam fatti.
Anatema a chi ci induce a pensarle,
a chi n’indulge e – negando – ci guazza.
Mi piace – il mio sogno alle mani – calarmi i calzoni,
varcare l’ingresso d’un limpido mondo
dove non stiamo a guardarci siam belli, siam brutti.
Ci piace poter star come siamo alla luce del sole,
come santi e innocenti Natura ci ha fatti.
Pecca il peccato che pensa la carne vergogna e carcame.
Paraocchi che non voglion vedere il semplice e il vero.
Io… mi tuffo nel laghetto che fa una cascata che so.
Peperoncino negli occhi
Lungo la strada che percorro per casa
vedo un giardino con rete, ringhiera e siepe d’alloro.
Nella casa una famiglia modesta, col mutuo ancor da pagare.
Ogni estate montano una piscinetta, fresca ed azzurra,
spicca il colore dai fitti cespugli, in alto spunta il retino.
Non una goccia di pioggia in agosto: molte foglie sono cadute;
una pianta è seccata persino, creando un varco alla vista,
dopo i temporali la piscinetta è ritornata in cantina.
Ma oggi, per tutta lunghezza ho visto teso un telo di plastica.
Non lo nego: quel varco invitava a guardare!
«In casa nostra potremmo girare anche nudi,
senza che dalla strada qualcuno ci veda!»
Eh, già: il segreto dei segreti, giusta e santa privacy.
Ma non ci giocano i bambini in giardino?
Non stende il bucato sui fili la mamma?
O è già forse un po’ scandalo mettere al sole le mutande lavate!
E il papà, non sta con la pipa la sera a godersi la pace beata?
«Noi siamo noi, non vogliamo sguardi indiscreti!»
«Perché sospetti invadente il mio sguardo? Che temi, se vedo?»
«Ci può essere il caso! Siamo una famiglia per bene!»
«Non ho mai pensato il contrario.» – «Non vogliamo fastidi!»
«Mica vi faccio querela se vi vedo liberi e nudi nel vostro giardino.»
«Pensi davvero che stiamo nudi in giardino? Ma fatti curare!»
«Non ci vedrei nulla di male, non fate del male a nessuno.»
«Beh, a noi non piace tanto farci vedere così… Neanche fra noi.»
«Allora, perché questo telo? Fa male vederlo, mostra quel che pensate:
sembra peperoncino da spruzzare negli occhi a chi passa.»
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