Archivio mensile:marzo 2013
iNudisti risponde alle accuse di “Fenait”
Messo nuovamente sotto pubblica accusa, sia a livello personale, che in qualità del suo ruolo nel sito de iNudisti, uno dei redattori della e-zine de iNudisti analizza a fondo la questione e risponde punto per punto.
Proposta di Legge in Regione Sicilia
È cronaca recentissima l’avanzamento in Regione Sicilia di una proposta di legge regionale in merito allo sviluppo del nudismo, che nella stessa viene definito naturismo. Personalmente ero al corrente della cosa già da diverso tempo: ero stato contattato per offrire suggerimenti in merito, suggerimenti prontamente dati ma che ho poi visto totalmente ignorati.
Sebbene debba confessare che l’avermi ignorato un poco mi abbia dato fastidio, non è di certo mia abitudine farmi condizionare da tali quisquilie e non ho bocciato la proposta in ragione di questo, ma perché, oltre che limitarsi a ribadire cose che di fatto già sono fattibili, conteneva aspetti potenzialmente pericolosi per la pratica nudista.
D’altra parte prima di esprimere il nostro parere, noi de iNudisti ci siamo confrontati, trovandoci in comune accordo su tutte le osservazioni poi fatte attraverso il forum. Abbiamo scelto la strada del forum innanzitutto perché su di esso qualcuno a noi estraneo aveva aperto la relativa discussione, poi perché sappiamo bene che i proponenti ci seguono sul nostro forum, infine perché non ci sembrava ne opportuno ne conveniente farlo sul sito della Regione Sicilia: fosse stato il sito di un’associazione naturista o di una comunità nudista, ma proprio quello della Regione no, poco elegante e materialmente pericoloso aprire spontaneamente delle teste di ponte a favore di chi vuole darci addosso. Aggiungo che avevo già pronta anche una comunicazione da inviare direttamente ai responsabili dell’UNS (l’associazione naturista locale che sta portando avanti la proposta), ma prima che potessi inoltrargliela sono stati loro stessi a contattarci per chiedere la nostra collaborazione alla revisione della proposta, quindi ho lasciato perdere.
Trattandosi di una iniziativa lodevole e importante, per la prima volta qualcuno va oltre il livello comunale e vuole farlo in modo disinteressato e veramente utile alla causa nudista, ho pensato di svilupparci sopra un articolo al fine di darle la massima visibilità: sia la e-zine de iNudisti che il mio blog “Mondo Nudo”, sul quale l’articolo verrà ripetuto, sono letti da tutto il mondo, in più gli articoli del mio blog vengono automaticamente rilanciati sul sito della Federazione Naturista Portoghese e spesso condivisi da diversi altri siti nudisti e naturisti personali e associativi, italiani e stranieri.
Noi, lo staff editoriale de iNudisti e di “Mondo Nudo”, siamo abituati ad essere soprattutto propositivi e costruttivi, così nel contesto di questo articolo, non ci limitiamo a presentare l’iniziativa, non ci limitiamo a ripetere le nostre osservazioni, ma presentiamo, senza la pretesa d’essere perfetti ed esaustivi (tutto è perfettibile), una nostra revisione della proposta, nata dalla comune condivisone delle osservazioni e delle rettifiche.
Partiamo dalla proposta originale, senza la quale non si potrebbero comprendere le nostre osservazioni.
RELAZIONE DEL DEPUTATO PROPONENTE
Onorevoli colleghi,
l’Italia è l’unico stato dell’Europa a non possedere una legge che riconosca e tuteli il naturismo. Nel 1974, durante il 14° Congresso Naturista Mondiale, il naturismo viene definito come un modo di vivere in armonia con la natura, caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto di se stessi, degli altri e dell’ambiente. Il naturismo è un modo sano, naturale, educativo e familiare di vivere la propria libertà con rispetto verso altri modus vivendi e non ha nulla a che vedere con comportamenti legati alla sessualità o al voyeurismo ma anzi se ne distanzia. Esso è un movimento che si propone di promuovere un contatto diretto con la natura privo di artificiosità e convenzioni sociali, partendo dal rispetto verso le persone, per arrivare al rispetto degli animali e dell’ambiente attraverso uno stile di vita che vede la nudità come logica conseguenza del proprio modo di essere interiore. Un naturista ha una vita sana, si alimenta con prodotti naturali, pratica attività sportiva all’aria aperta e il suo stare nudo ha una componente sociale, che infatti realizza sia in spazi privati sia in spazi pubblici.
Tale legge nasce dall’esigenza di tutelare e regolamentare tale pratica in virtù del fatto che non vi è alcuna norma in merito. In Europa le strutture estive per i naturisti, villaggi e campeggi, sono concentrate in Francia, Spagna e Croazia. In questi tre stati il naturismo contribuisce in maniera significativa all’incremento del PIL. L’Italia presenta soltanto otto strutture naturiste di media-piccola recettività e solo una si affaccia sul mare, nonostante l’Italia presenti un clima favorevole per la diffusione del naturismo e in particolare la Sicilia dove le temperature elevate permettono di vivere le spiagge per lunghi periodi durante l’anno. Le statistiche italiane affermano che i naturisti in Italia sono cinquecento mila, i quali si trovano costretti a scegliere strutture naturiste estere per le loro vacanze. In termini economici ciò significa che milioni di euro ogni anno vengono spesi fuori dall’Italia. Alla luce di quanto detto la Sicilia, visto il clima più favorevole rispetto agli stati di cui sopra, potrebbe diventare polo attrattivo turistico naturista di tutta l’Europa. La creazione di strutture idonee al naturismo, oltre a rappresentare un superamento dei pregiudizi che ha sempre accompagnato questo tema, può rappresentare un potenziale sviluppo economico per la Sicilia, regione da sempre a vocazione turistica.
—O—
DISEGNO DI LEGGE DI INIZIATIVA PARLAMENTARE
Art. 1.
Finalità e principi generali
1. La Regione siciliana, entro i limiti posti dallo Statuto e nel rispetto dei principi generali della Costituzione della Repubblica, riconosce e promuove nel proprio territorio le condizioni necessarie per garantire la possibilità di praticare il turismo naturista, riconoscendolo come stile di vita sano, naturale, educativo e familiare con grandi potenzialità di sviluppo economico.
Art. 2.
Competenze della Regione
1. La Regione, per perseguire le finalità di cui all’articolo 1, favorisce l’individuazione delle aree da destinare alla pratica del naturismo e la realizzazione d’infrastrutture pubbliche e private destinate al medesimo scopo, anche con la concessione di contributi attraverso le vigenti leggi d’incentivazione del settore turistico e in ottemperanza alla legge regionale n. 10 del 15 settembre 2005.
Art. 3.
Aree pubbliche destinate al naturismo
1. I comuni possono destinare spiagge marine, lacustri o fluviali, boschi ed altri ambienti naturali di proprietà del demanio o di enti pubblici alla pratica del naturismo.
2. Nelle aree pubbliche destinate al naturismo dovranno essere costruite semplici infrastrutture a servizi che siano scarsamente visibili, non inquinanti, senza impatto ambientale, rispettose dell’ambiente e degli eventuali vincoli esistenti.
3. La gestione di tali aree può essere concessa a privati, ad associazioni o ad organizzazioni che ne garantiscano il buon funzionamento e la fruizione applicando le tariffe previste dalle rispettive normative.
4. Nel caso di cui al comma 3, la concessione individua il canone dovuto dai soggetti gestori e l’obbligo di attrezzare l’area in modo da garantirne il buon funzionamento e la fruizione.
5. Il comune controlla l’attività svolta, il regolare allestimento delle infrastrutture e, in caso di riscontro negativo, revocano la concessione o la licenza.
6. Nell’attuazione della presente legge, i comuni disciplinano e regolamentano la pratica del naturismo, tenendo conto anche dei profili connessi alla tutela ambientale e alla sicurezza dell’individuo.
Art. 4.
Aree private destinate al naturismo
1. I privati che intendano aprire strutture destinate al naturismo, quali campeggi, alberghi, piscine, saune o altro, ad esclusione delle zone di demanio marittimo, si attengono, per l’utilizzo delle aree e per la realizzazione di manufatti, a quanto previsto dalle altre leggi vigenti che disciplinano il settore turistico.
Art. 5.
Vigilanza delle strutture
1. E’ compito dei gestori delle strutture, siano esse aree pubbliche o private, vigilare sulla loro corretta fruizione, utilizzando tutti i mezzi che la legge mette loro a disposizione per evitare che comportamenti osceni possano turbare il quieto vivere dei naturisti.
2. L’inosservanza della disposizione di cui all’art. 1, è sanzionata secondo le norme previste dalla legge.
Art. 6.
Delimitazione e segnalazione delle aree
1. Le aree destinate alla pratica naturista sono opportunamente delimitate e segnalate mediante cartelli o analoghi strumenti che assicurino un’adeguata identificazione che le distingua, al fine di evitare ogni promiscuità, da spazi frequentati dai cittadini che non praticano il naturismo.
2. Le strutture di cui all’articolo 4, comma 1, inoltre, garantiscono i terzi estranei alle strutture medesime rispetto alla visibilità dall’esterno dei luoghi di pratica naturista.
Art. 7.
Norma finale
1. La presente legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana.
2. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione.
Un primo aspetto, al quale tengo molto e che riguarda aspetti di comunicazione e pubblicità, è l’utilizzo improprio del termine “naturismo” invece del più appropriato, chiaro ed efficiente termine di “nudismo”. Di fatto il naturismo, ovvero il mangiare sano (che poi ancora esistono opinioni discordanti sul significato di mangiare sano), il rispettare la natura, eccetera, è già lecito ovunque; ad essere legislativamente lecito ma giuridicamente in stato di incertezza è solo una piccola parte di un certo modo d’intendere il naturismo, ossia lo stare nudi, indi il nudismo. Poi va tenuto in debito conto che non tutti coloro che praticano il nudismo sono anche naturisti, molti di più sono coloro che il nudismo lo praticano come fine a se stesso, coloro che desiderano solo poter prendere il sole sull’intero corpo, coloro che solo amano godere dell’assenza delle vesti e della relativa sensazione di libertà e respiro che se ne ricava. Risulta, a questo punto, quantomeno evidente che le proposte di legge dovrebbero far esplicito riferimento al termine nudismo e non a quello assai più limitante di naturismo. In caso contrario il rischio, estremo ma non per questo impossibile, è quello poi di trovarsi comunque nell’impossibilità di praticare la nudità, con la scusa che è stato approvato lo stare in natura, non lo starci nudi.
Ma se su questa prima questione potremmo anche sorvolare, non si può sorvolare invece sulle altre questioni generate da questa proposta.
La prima è il fatto che nella proposta si usano, nei riguardi delle istituzioni comunali a cui spetterebbe il compito di assegnare le concessioni, termini che escludono qualsiasi forma d’obbligo, limitandosi a porre in essere delle facoltà possibilistiche, cosa che già è valida, come dimostrano le concessioni e le autorizzazioni già date da alcuni comuni per la fruizione di spiagge nudiste pur in assenza di qualsiasi legge regionale. Conseguenza potenziale: nessun comune assegna le concessioni, indi nudismo non più praticabile in quanto essendoci ora una legge regionale questa fa vincolo e prevede il nudismo solo nelle aree ad esso deputate.
In contrapposizione si usano termini impositivi riguardo a quanto dovranno fare coloro che ottengono le concessioni, arrivando perfino a prevedere l’annullamento della concessione in caso di mancato rispetto di tali obblighi. Rilevante la mancata reciprocità del trattamento tra chi dà e chi riceve la concessione, ma poi che ancor più preoccupa è la forma degli obblighi:
– Recinzione delle aree con oscuramento delle stesse, cosa che da sempre provoca la diffusione dell’opinione che tali aree siano alla fine nient’altro che dei circoli sessuali all’aperto, dove le persone siano dedite all’esibizionismo e alla trasgressione sessuale; pensieri che non nascerebbero in assenza di oscuramento;
– Pagamento di un canone d’affitto; come ben si sa le associazioni naturiste sopravvivono grazie al volontariato e i ricavi dovuti al tesseramento servono appena a ripagare le spese di gestione, come potrebbero accollarsi l’onere di canoni d’affitto che certamente non sarebbero simbolici?
– Allestimento di servizi, sanitari e via dicendo; non solo altri costi, ma la possibilità di trovarsi a fronte di dinieghi alla costruzione di detti servizi, vuoi per vincoli ambientali, vuoi per vincoli paesaggistici, vuoi perché area parco e via dicendo.
Poi abbiamo l’assenza di ogni riferimento a spazi liberi, si parla solo di concessioni per aree strutturate e non si parla dell’individuazione e fruizione di zone senza nessuna connotazione commerciale. Materialmente non solo il nudismo verrebbe ulteriormente vincolato alla presenza di strutture commerciali, ma chi volesse praticare nudismo dovrebbe mettere in conto una non indifferente spesa annuale: il nudismo non è cosa che si pratica solo in occasione delle ferie, bensì cosa che si pratica quotidianamente.
Che dire poi del parlare solo di turismo, come se i nudisti venissero solo da fuori: i nudisti vivono anche nelle zone che verrebbero interessate dalla legge, vanno anch’essi tutelati!
Ci sarebbero altre cose da osservare, ma non voglio dilungarmi troppo e mi fermo qui, d’altra parte di carne al fuoco ne è già stata messa tanta e, tutto sommato, il resto lo si potrà comprendere da quanto segue.
Ecco quindi la nostra revisione
Onorevoli colleghi,
l’Italia, a differenza di molti altri stati europei, non ha una legge che riconosca e tuteli il nudismo. Il nudismo, contrariamente a quanto alcuni media e alcune persone tendano a diffondere, non ha nulla a che vedere con la trasgressione sessuale o il voyeurismo, quantomeno non più di quanto ne abbia il vivere vestiti. Il nudismo è solo un modo sano, naturale ed educativo di vivere, attraverso il nudismo i giovani possono crescere con un maggior rispetto del proprio corpo e di quello degli altri, possono sviluppare una migliore educazione sessuale, possono addivenire a un comportamento sessuale e sociale corretto e non violento. Il nudismo è un movimento che si propone di promuovere un contatto diretto con la natura privo di artificiosità e convenzioni sociali.
In Europa le strutture estive per i nudisti, villaggi e campeggi, sono concentrate in Francia, Spagna e Croazia. In questi tre stati il nudismo contribuisce in maniera significativa all’incremento del PIL. L’Italia presenta soltanto otto strutture nudiste di media-piccola recettività e solo una si affaccia sul mare, questo nonostante l’Italia presenti un clima favorevole per la diffusione del nudismo. In particolare la Sicilia, a seguito delle temperature elevate, permette di vivere le spiagge per lunghi periodi durante l’anno.
Le statistiche italiane affermano che i nudisti in Italia sono ufficialmente cinquecentomila, ma ufficiosamente, prendendo in considerazione anche coloro che non sono iscritti alle associazioni ufficiali, coloro che praticano solo all’estero, coloro che praticano solo occasionalmente, le stime arrivano a superare il milione di praticanti. Un milione di persone che si trovano costrette a scegliere strutture nudiste estere per le loro vacanze. In termini economici ciò significa che milioni di euro ogni anno vengono spesi fuori dall’Italia. Alla luce di quanto detto la Sicilia, visto il clima più favorevole rispetto agli stati di cui sopra, potrebbe diventare polo attrattivo turistico per il nudismo di tutta l’Europa. La definizione di spazi liberi ove poter praticare nudismo e la creazione di strutture idonee al nudismo, oltre a rappresentare un superamento dei pregiudizi che ha sempre accompagnato questo tema, può rappresentare un potenziale sviluppo economico per la Sicilia, regione da sempre a vocazione turistica.
—O—
DISEGNO DI LEGGE DI INIZIATIVA PARLAMENTARE
Art. 1.
Finalità e principi generali
1. La Regione siciliana, entro i limiti posti dallo Statuto e nel rispetto dei principi generali della Costituzione della Repubblica, riconosce e promuove nel proprio territorio le condizioni necessarie per garantire la possibilità di praticare il nudismo, riconoscendolo come stile di vita sano, naturale ed educativo, nonché avente grandi potenzialità di sviluppo economico.
Art. 2.
Competenze della Regione
1. La Regione, per perseguire le finalità di cui all’articolo 1, promuove l’individuazione di aree libere da destinare alla pratica del nudismo e la realizzazione d’infrastrutture pubbliche e private destinate al medesimo scopo, anche con la concessione di contributi attraverso le vigenti leggi d’incentivazione del settore turistico e in ottemperanza alla legge regionale n. 10 del 15 settembre 2005.
Art. 3.
Aree pubbliche destinate al nudismo
1. I comuni devono destinare spiagge marine, lacustri o fluviali, boschi ed altri ambienti naturali di proprietà del demanio o di enti pubblici alla libera pratica del nudismo, sia esso effettuato in forma individuale che di gruppo. Tale adempimento, nella misura di almeno un’area ogni 100 chilometri radiali, deve avvenire entro 180 giorni dalla promulgazione della presente legge. Le aree individuate dovranno avere almeno una superficie di 10000 metri quadrati (500×200 metri). Ogni comune ha la facoltà di ampliare nel tempo le zone già indicate e di trovare nuovi siti da destinare alla pratica nudista. Per facilitare tale adempimento, in prima battuta i comuni possono ufficializzare le aree che già sono note ai nudisti e dagli stessi vengono, anche solo occasionalmente, frequentate.
2. Nelle aree pubbliche destinate al nudismo potranno essere costruite semplici infrastrutture a servizi che siano scarsamente visibili, non inquinanti, senza impatto ambientale, rispettose dell’ambiente e degli eventuali vincoli esistenti.
3. Tali aree, oltre che essere lasciate alla libera e gratuita fruizione, possono essere, nella misura non superiore al 25% delle stesse, concessa a privati, associazioni ed organizzazioni che ne garantiscano il buon funzionamento e la fruizione, eventualmente applicando le tariffe previste dalle rispettive normative.
4. Con riferimento al comma 3, nel caso di concessioni ad associazioni di settore il canone dovrà essere simbolico o nullo; nel caso di concessione ad organizzazioni commerciali, la concessione individua il canone dovuto dai soggetti gestori. In ogni caso si garantisce la possibilità di attrezzare l’area in modo da garantirne il miglior funzionamento e la fruizione.
5. Il comune controlla l’attività svolta, il regolare allestimento delle infrastrutture e, in caso di riscontro negativo, revocano la concessione o la licenza.
Art. 4.
Aree private destinate al nudismo
1. I privati che intendano aprire strutture destinate al nudismo, quali campeggi, alberghi, piscine, saune o altro, si attengono, per l’utilizzo delle aree e per la realizzazione di manufatti, a quanto previsto dalle altre leggi vigenti che disciplinano il settore turistico e gli eventuali vincoli ambientali in essere nella zona coinvolta dalla costruzione della struttura.
Art. 5.
Vigilanza delle strutture
1. E’ compito dei gestori delle strutture, siano esse aree pubbliche o private, vigilare sulla loro corretta fruizione, utilizzando tutti i mezzi che la legge mette loro a disposizione per evitare i comportamenti che possano turbare il quieto vivere dei frequentatori.
2. L’inosservanza della disposizione di cui all’art. 1, è sanzionata secondo le norme previste dalla legge.
Art. 6.
Delimitazione e segnalazione delle aree
1. I limiti delle aree e delle strutture destinate alla pratica nudista vanno resi evidenti solo ed esclusivamente mediante semplici cartelli, indicanti l’inizio della zona nudista. Tali limiti vanno intesi con flessibilità, ovvero nei pressi degli stessi, a titolo di reciprocità con chi non nudista può liberamente attraversare l’area nudista, è ammesso lo sconfinamento di chi è nudo, sia per stazionare quando l’area nudista risulti densamente occupata, ma soprattutto per fruire della salutare possibilità di effettuare adeguate passeggiate.
Art. 7.
Norma finale
1. La presente legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana.
2. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione.
Già che ci siamo…
Questa, però, la più semplice, vantaggiosa ed efficiente proposta di legge che, secondo noi, andrebbe portata avanti e sostenuta.
Ai fini politici e giuridici non ci sono impedimenti a quanto la stessa enuncia, forse ci possono essere dei timori sulla sua accettabilità, ma in politica o si gioca o si muore, e il gioco è quello di chi punta alto: si ottiene sempre la metà di quello che si chiede, chiedere poco equivale a chiedere nulla!
Dati i contenuti della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, in particolare gli articoli
Art. 3 «Liberta della propria persona»
Art. 13 «Interferenze arbitrarie»
Art. 13 «Libertà di movimento»
Art. 18 «Libertà di pensiero»
Art. 19 «Libertà di opinione»
Art. 20 «Libertà di riunione»
Art. 25 «Diritto alla salute e al benessere»
Art. 27 «Diritto alla cultura»
Art. 29 «Doveri verso la comunità»
Visto nello specifico l’articolo 29 di detta Dichiarazione, nel quale si determina che solo nell’ambito della comunità è possibile il libero e pieno sviluppo della personalità individuale e viene formulato il mutuo riconoscimento e il mutuo rispetto dei diritti e delle libertà.
Visto l’articolo 3 della Costituzione Italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Considerato che l’opinione sociale in merito alla nudità è oggi radicalmente cambiata e pochi sono coloro che ancora provano imbarazzo alla visione di persone nude e alla condivisone con queste degli spazi pubblici.
Considerato che i sondaggi dimostrano quanti siano gli italiani interessati alla pratica del nudismo e che ad essa si conformerebbero se il nudismo venisse ufficializzato da un’apposita legge.
Visto che dal 2000 a oggi tutti gli interventi giudiziali attuati nei confronti dei nudisti hanno avuto esito assolutorio con formula piena.
Considerato che, pur avendo espresso opinioni di diniego alla pratica pubblica del nudismo, la Cassazione non ha potere legislativo e, quindi, non viene ad apporre vincoli all’emanazione di leggi regionali / nazionali favorevoli al nudismo.
Visto che la situazione economica regionale / nazionale abbisogna di nuovi stimoli di crescita e ampliamento.
Valutata l’interessante portata del turismo nudista sia esso interno che esterno.
Si decreta che
Su tutto il territorio regionale / nazionale la nudità, sia essa messa in atto in ambiente privato che pubblico, sia essa praticata in modo esclusivo (aree frequentate da soli nudisti) che misto (aree frequentate anche da non nudisti), non è di per se stessa violazione degli articoli 726 e 527 del Codice Penale, ovvero non comporta atto contrario alla pubblica decenza né tantomeno atto osceno in luogo pubblico.
Resta ferma la possibilità per i gestori di aree e strutture di vietare in parte o in toto la nudità, a patto che ne sussistano valide motivazioni pratiche (ad esempio ambienti lavorativi soggetti al freddo o al fuoco) o culturali (esempio luoghi di culto), segnalando le aree in cui tale limitazione viene applicata mediante opportuna segnaletica. L’assenza di detta segnaletica, la sua scarsa visibilità o la non corretta copertura di tutti gli accessi all’area in questione determinano la non operatività del divieto alla nudità.
Qui potete trovare la proposta ufficiale e segurine gli sviluppi.
Qui potete darne la vostra personale valutazione.
Qui potete dare un vostro contributo sotto forma di commento.
Come portare lo zaino?
Ecco un altro mio vecchio articolo.
Premessa

Può sembrare paradossale, eppure non è assolutamente difficile osservare comportamenti errati in relazione al portamento dello zaino, e non solo nei cosidetti alpinisti della domenica, ma anche tra coloro che praticano gli sport alpinistici con maggiore assiduità. In effetti chi mai si è chiesto come si porta uno zaino? Quali libri si preoccupano di trattare l’argomento? Quali corsi analizzano la questione? Quali studi sono stati fatti in merito?
Ad ogni domanda dobbiamo rispondere nessuno o pochi. Eppure il portamento dello zaino è un aspetto molto importante, che coinvolge sia gli aspetti atletici che quelli sanitari. Portare male uno zaino vuole sicuramente dire aumentare la fatica, nel breve termine può procurare dolori alle spalle e alla schiena, alla lunga può generare deformazioni permanenti nella struttura scheletrica del busto, con la cronicizzazione di dolori articolari e muscolari.
Con questo articolo voglio darvi qualche indicazione, basandomi su quanto negli anni sono riuscito a catturare dalle mie personali esperienze e da qualche lettura. Avrei voluto supportare il tutto con della documentazione medico-scientifica, ma ho trovato solo qualcosa in relazione ad alcuni recenti studi sui ragazzi in età scolare, documentazione medica interessante ma non applicabile al contesto tecnico del mio articolo.
Analisi
Le regole per un buon portamento dello zaino sono poche ed elementari.
1 – Azione del carico
Il carico dev’essere posizionato in modo tale da agire in asse con la spina dorsale, ovvero da non comportare flessioni all’indietro della schiena alle quali, istintivamente, porremmo rimedio inclinando il busto in avanti e, così facendo, attiviamo una catena di muscoli altrimenti a riposo o quasi. Prima conseguenza è l’aumento dell’energia consumata, seconda l’affaticamento e l’indolenzimento di tali muscoli, terza la sensibile riduzione della nostra resistenza fisica generale, quarta la limitazione della dilatazione del muscolo diaframmatico che comporta, quinta e grave conseguenza, una scorretta ventilazione polmonare: i polmoni hanno una forma all’incirca a campana, il loro maggior volume è nella parte bassa, quella mossa dal muscolo diaframmatico, se questo è limitato o impedito nel suo movimento siamo costretti a respirare con il torace, una ventilazione che muove meno di un terzo del volume polmonare e interessa una limitata parte degli alveoli, ne consegue una limitata e inefficace ossigenazione del sangue con inevitabile riduzione della capacità di lavoro aerobico, l’unico che non comporta la produzione di tossine e l’insorgenza di crampi.
Per ottenere la corretta azione del carico è necessario che lo stesso risulti, compatibilmente con le necessità di stabilità più oltre illustrate, il più alto possibile e il più vicino possibile alla schiena. L’ideale sarebbe sulla testa, ma la stabilità non ottimale ne sconsiglia l’attuazione, un ottimo risultato si ottiene stringendo al massimo gli spallacci per alzare il baricentro dello zaino rispetto al nostro e posizionando il materiale più pesante nella parte superiore dello zaino: ricordate le gerle dei contadini di montagna e il carico che riuscivano in tal modo a portare?
Altro fattore importante: il materiale dev’essere sempre distribuito in verticale, non in orizzontale, pertanto scegliete uno zaino con la capienza minima necessaria o adattatene la capienza mediante i variatori di carico (cinturini laterali o, talvolta, frontali).
2 – Stabilità del carico
Al fine di evitarne continui e talvolta pericolosi spostamenti a cui doversi opporre con sforzi muscolari aggiuntivi, lo zaino dev’essere il più stabile possibile, pertanto:
- spallacci ben stretti;
- cintura addominale allacciata e correttamente regolata (non troppo stretta, ma nemmeno lasca);
- il materiale più pesante (scarponi, borraccia, viveri, corda, alimenti, eccetera) dev’essere posto all’interno dello zaino; eventualmente è possibile tenere all’esterno la corda, ben fissata allo zaino mediante la patella e le cinghie porta sci o i variatori di carico, o la borraccia, se è possibile fissarla saldamente allo zaino (alcuni dispongono di un apposito porta borraccia sul fianco o in cintura).
Un appunto, che non riguarda il portamento ma è comunque rilevante ai fini del corretto utilizzo dello zaino, in merito all’abitudine di appendere all’esterno magliette, giacche e altro materiale di peso trascurabile: se proprio volete farlo (si asciugano molto più facilmente) e non avete a disposizione apposite tasche a rete, fate in modo che non svolazzino, non tanto per una questione estetica, quanto per non rischiare che s’incastri pericolosamente in rocce, alberi o cespugli e… per non darlo in faccia agli altri.
3 – Ergonomia dello zaino
Apparentemente la forma e la struttura di uno zaino potrebbero sembrare ininfluenti ai fini del nostro discorso, eppure uno zaino mal costruito potrebbe impedirne il corretto portamento, oltre a determinare una minore sopportazione del carico. Quali sono, pertanto, le caratteristiche che deve avere uno zaino per essere considerato un buon compagno di viaggio? Ovviamente il discorso è molto ampio, diversi distinguo andrebbero fatti, possiamo comunque individuare caratteristiche comuni a tutti gli zaini e indipendenti dall’utilizzo:
- gli spallacci devono essere larghi per distribuire la sollecitazione su una superficie maggiore, diminuendo il carico per centimetro quadrato;
- gli spallacci devono essere imbottiti per rendere più confortevole il lungo portamento con carico pesante;
- gli spallacci devono essere ricoperti con un tessuto morbido per evitare abrasioni sulla pelle qualora si portasse lo zaino a dorso nudo o con la sola canottiera;
- gli spallacci devono essere regolabili in lunghezza, se poi è possibile anche regolarne la posizione verticale rispetto al dorso dello zaino tanto meglio;
- devono esserci i variatori di carico, salvo per zaini di limitata capacità (30 litri o meno);
- deve esserci una cintura addominale, regolabile, larga, morbida e imbottita nelle zone di contatto con i fianchi;
- utilissimo, migliora la stabilità in discesa, il cinturino pettorale;
- i vari dispositivi di regolazione devono mantenere ben salda la regolazione impostata.
Anche qui una nota a margine: lo zaino dev’essere leggero e di capienza proporzionata alle esigenze, inutile sorbirsi il peso e la scomodità di un enorme zaino da 50 o più litri, magari anche corredato di telaio metallico, per un’uscita di uno o due giorni: imparate a selezionare il materiale portandovi appresso solo il minimo indispensabile, a quel punto un leggero e compatto zaino da 30 litri vi sarà più che sufficiente per la stragrande maggioranza delle escursioni, anche di due o più giorni.
Conclusione

Riassumendo, un corretto portamento dello zaino si ha quando:
- il fondo dello zaino è più in alto dei glutei;
- i due triangoli imbottiti da cui parte la cintura addominale risultano appena al di sopra della testa delle anche;
- la cintura addominale avvolge, per l’appunto, l’addome (e non il pube);
- lo schienale dello zaino appoggia, totalmente o in parte a seconda della sua forma e del tipo di zaino, sulla parte alta della schiena, da sopra la zona lombare alle spalle;
- gli spallacci sono ben aderenti al corpo, soprattutto nella zona delle spalle e dei pettorali;
- la patella di chiusura è più in alto delle spalle;
- tenendo il busto perfettamente verticale non ci si sente tirare all’indietro (per dirla in altro modo: per tenere il busto verticale non dovete sforzare i muscoli addominali).
Buon divertimento!
“Il Mediterraneo” di Fernand Braudel. 1987.
Sul blog “Italia io ci sono – Diamo il giusto peso alla nostra Cultura!” una bella recensione per un libro che si mostra molto interessante …
Paura del vuoto
Il pudore, s’è detto, è un costume che si porta in società, una tessera di dazio pagato.
In regola, a posto ci muoviamo liberamente… ops! non mi sembra sia una libertà la costrizione a portare un costume! Il costume fa della vita una recita, della persona una identità, ci dà una cittadinanza. Finisce che ci sentiamo secondo i vestiti che indossiamo e nemmeno riusciamo a vederci diversi. Meglio piegarsi che rompersi, dice un proverbio, e così camminiamo ingobbiti e ci sembra normale. Il costume ci si è incarnato addosso, è il nostro involucro, qualunque cosa contenga: anima o polpa di granchio! C’è il rischio che del cannolicchio che eravamo sia rimasto solo il guscio: per questo temiamo che senza costume non sia rimasto nulla di noi. Abbiamo paura di doverci confrontare col vuoto, di fare i conti con noi stessi: a scanso di sorprese, lasciamo le cose come stanno, che tanto tiriamo avanti lo stesso.
Nel metterci nudi scopriamo e affermiamo che siamo di nuovo qualcuno, che stiamo in piedi anche senza quel guscio, senza la gruccia del bel vestito da benpensante, che siamo persone… Che i diritti della carta dell’Onu valgono per noi così come siamo, in carne e carcassa, e non per il costume che indossiamo, per il ruolo che abbiamo, per il lavoro che svolgiamo, per la “testa” che abbiamo… per la recita che ci è stata assegnata (se la vita è un palcoscenico).
E che faremmo senza arte né parte? Selezione dura. Un nostro ruolo lo dobbiamo avere…
Ma almeno fuori dal teatro non devo esser costretto ad ossequiare il costume, lo lascio nel camerino. Il tempo libero sia libero: a casa mia, in vacanza, ovunque non abbia obblighi nei confronti di terzi… Il rispetto lo tagliamo a metà. Non c’è mai una sospensione dello spettacolo? Tutti in vetrina, sempre, a guardarci l’un l’altro per farci la spia? O siamo ancora all’asilo? Maestra, lui mi ha fatto il bibi!
Il metterci nudi parla di noi, ci mette a nudo: ma non tutti sono dei body-scanner pronti a contarci le grinze, i nei, a far meraviglia per la pancetta, la cellulite, i chili di troppo. Come fossimo davanti a san Pietro il giorno del giudizio.
Può esser davvero l’occasione per un giudizio severo su noi, e scoprirci d’un tratto splendidi nudibranchi perché così ci ha fatto Natura, pieni e contenti di noi, pronti a meravigliarci dei vari colori di tutti, sottolineando in positivo le differenze, la lieta bizzarria delle forme che abbiamo, estrose, ricche e fantastiche.
Il Ruspante
Sono in un periodo che, per varie ragioni, mi vede con scarsa propensione e ispirazione allo scrivere. Molte sono le idee che mi frullano per il cervello, ma mi riesce solo di aggiungere appunti su appunti al mio file degli spunti, senza arrivare a concludere nulla che abbia la parvenza di un articolo.
Per mantenere comunque movimentato questo mio blog ho deciso di pubblicarvi anche miei vecchi articoli sull’alpinismo e, dopo “W la montagna”, ecco ora questo racconto relazione di una delle mie più belle ascensioni, effettuata nel lontano agosto 1989.
Una grande parete, a torto poco considerata fuori dalla stretta cerchia dell’alpinismo bresciano e bergamasco: la Nord dell’Adamello. Una splendida e difficile via che ancor oggi ricordo nitidamente in ogni suo singolo passaggio: lo Spigolo dei Bergamaschi.
<<Forse non è mai stato tanto diffuso l’alpinismo come in questi ultimi anni, ma purtroppo, ci troviamo sempre più spesso di fronte all’assurda situazione di tanti alpinisti che alla domenica “fanno la coda” davanti alle più famose vie delle Grigne, delle Dolomiti o, come è capitato a noi, del Cervino (circa 80 persone sulla stessa via). Non c’è più gioia nel salire in roccia una montagna con l’assillo della fretta e la paura di far cadere sassi sulla testa di chi ci segue e contemporaneamente di riceverne sulla nostra da chi ci precede. Meglio quindi riscoprire le vecchie e bellissime vie delle nostre Prealpi, disposti anche ad ore ed ore di marcia d’avvicinamento, senza prospettiva di confortevoli rifugi nelle vicinanze>> (Brano tratto da “Pizzo Badile Camuno – Via dei Camini” di E. Guerrini, E. Zugni e G. Bassotto – Rivista “Adamello”, semestrale del CAI di Brescia, n. 32).
Ne è passata di acqua sotto i ponti e chissà quanti altri, in quante altre circostanze, hanno fatto analoghe considerazioni, eppure si continua imperturbabilmente e ineluttabilmente a “fare la coda”. Testardaggine, ignoranza o che altro? Non è mia intenzione soffermarmi su tale quesito, voglio invece illustrarvi una di quelle vie su cui si è assolutamente certi di non fare la coda e raccontarvi d’una splendida giornata.
Sarà capitato anche a voi di cercare un qualcosa e di guardare ovunque tranne che dove lo si può trovare, così, quella settimana, cercavo un compagno d’arrampicata fra coloro che erano in ferie o altrimenti impegnati. Talvolta, però, la fortuna c’è amica: venerdì ore 12, squilla il telefono <<Emanuele? Sono Mario, si va alla Nord, telefona a Fausto>>. L’invito inatteso ma alquanto opportuno viene immediatamente recepito, accettato e sviluppato: domani si parte.
Un viaggio tranquillo, due ore di cammino ed eccoci al rifugio. La parete è in ottime condizioni, già pregustiamo l’ascensione. <<Un momento! Per quale via saliremo?>> La decisione, finora rinviata, dev’essere presa. Fra le tante, due vie sono nelle nostre mire, l’una è già stata salita sia da Fausto che da Mario, l’altra è a noi sconosciuta e quindi più appetita ma assai più impegnativa. Breve consiglio, consultazione della guida e… <<Si, si può fare!>> La decisione è presa, si va per la seconda.
Domenica ore 4, sveglia e in cammino. Il cielo è terso e punteggiato di stelle, la luna risplende del suo fulgido bagliore, le pile non servono e si procede con passo spedito: dobbiamo attendere prima di poter attaccare.
Ore 6,30, ci portiamo alla base della parete nel punto indicatoci dal rifugista, superiamo il largo marginale, ci leghiamo e, calzate le scarpette d’arrampicata, iniziamo la salita.
Velocemente superiamo l’estesa placconata basale, raggiungendo il filo dello spigolo, direttiva dell’intero tracciato. Qualche dubbio, presto risolto, ed eccoci all’inizio delle difficoltà. Sopra di noi, meravigliose ma compattissime e verticali placche si alternano a superbi diedri e pronunciati strapiombi.
Dove salire? Una sosta attrezzata indica la giusta via: una non facile lama orizzontale che sembra portare a nulla e un diedro inclinato costellato di chiodi, il primo vero assaggio di quello che ci aspetta.
Il tiro successivo è duro, anche per il vetrato che ingombra alcuni tratti, ma assai vario ed entusiasmante: fessura ad incastro, muretto verticale, breve diedrino, uscita in aderenza su esposta placca, traversata orizzontale e, per finire, un lungo diedro parcamente chiodato la cui risalita richiede una progressione parte in opposizione e parte in Dûlfer. Stando alla relazione, invero piuttosto sommaria, dovremmo ora procedere più facilmente e, quindi, velocemente.
Ingenue speranze, certo le difficoltà decrescono, ma alcune (s)piacevoli sorprese ci attendono. Inoltre la quota, siamo sopra i 3000 metri, si sente; lo zaino, in cui trovano posto scarponi, ramponi e piccozza, comincia a pesare; infine la sete, il sole picchia implacabile e non una nuvola si vede in cielo, inizia il suo tormento.
In mezzo a lisce placconate trovo il traverso che, con mirabile progressione, ne permette l’uscita. Più avanti è Mario che indovina il passaggio fra tre magnifici diedri dall’apparenza terrificante.
<<La croce! Siamo in vetta>>. Come non detto, quest’ultimo tratto ci impegna ancora per un’ora. Stupenda l’ultima placca, 100 metri sotto la vetta, che richiede delicati movimenti di equilibrio e incastri di dita.
Ore 15, la vetta è raggiunta. Sdraiato sui caldi macigni ripenso alla salita, ai suoi passaggi, all’ottima roccia, alle difficoltà incontrate, all’ambiente, al silenzio, al tempo passato in parete e mi trovo ad esclamare, anzi gridare <<Bellissima! Stupenda! Meravigliosa! Eclatante! La più bella ascensione che abbia fino ad oggi effettuato>>.
W la Montagna: whisky, pardon, escursioni a go-go
L’alpinismo può essere suddiviso in tre distinti settori: l’escursionismo, lo sci e l’arrampicata. Ognuno di essi identifica non solo un modo di frequentare la montagna, ma anche e soprattutto un’interpretazione concettuale dell’alpinismo, ovvero una filosofia.
Più l’alpinista incrementa le proprie capacità e, quindi, si spinge su difficoltà maggiori, più il concetto deve necessariamente evolversi e completarsi. Ecco che per l’arrampicatore sarà senz’altro più facile pervenire ad un rapporto paritario con l’ambiente, averne, cioè, minor soggezione, mentre l’escursionista rimarrà sempre condizionato da un più o meno intenso sentimento di timorosa riverenza.
D’altro canto, però, l’arrampicatore ha molto meno tempo per curarsi dell’ambiente che lo circonda e gli sarà più difficile vivere la montagna. L’escursionista, invece, può dedicare moltissimo tempo alla contemplazione della natura: può soffermarsi ad osservare i fiori, può godersi l’incanto delle forme e dei colori, può appostarsi in attesa di veder passare qualche esemplare della fauna. In sintesi, per l’escursionista è molto, ma molto più facile arrivare a capire e rispettare la montagna, ad entrare, cioè, in quel particolare atteggiamento che caratterizza il vero, l’unico Alpinismo: l’amore per i monti.
Ecco perché è alquanto importante non fossilizzare la propria attività in funzione di alcuni e solo alcuni aspetti della montagna, ma mantenere sempre vivo i sé il piacere della montagna per la montagna. L’Alpinista sa apprezzare qualsiasi momento, sa sfruttare al meglio ogni occasione, sa divertirsi col bello come col cattivo tempo, in compagnia come da solo, d’estate come d’inverno, in primavera come d’autunno.
“Viva la montagna”, fate vostro questo semplice motto e, liberandovi da ogni condizionamento pratico-mentale (esigenza di una meta, paura della montagna, timore di bagnarsi, competitività, eccetera), concedetevi la massima libertà d’azione: uscite dai binari della consuetudine per tuffarvi nell’immenso mare della fantasia.
Alcuni consigli
È nell’inventiva personale che potete trovare il massimo delle soddisfazioni, comunque, per coloro che… credono di avere poca fantasia, eccovi alcuni rapidi consigli.
- Qualsiasi bosco che non sia troppo spesso si presta al libero girovagare senza meta né direzione.
- I torrenti danno modo d’inventare un’infinità di piacevoli giochi e, in alternativa ai sentieri, possono rappresentare un valido e interessante percorso, sia in salita che in discesa.
- Il fondo delle vallate di origine glaciale, sempre molto ampio, permette di abbandonare i sentieri.
- Nei giorni di pioggia, boschi e pascoli consentono ugualmente l’effettuazione di piacevoli escursioni.
- Dopo o durante una nevicata il bosco assume un aspetto decisamente fantastico: avrete l’impressione di vivere nel magico mondo delle favole, e… occhio ai folletti, si divertono a fare scherzi di ogni genere.
Alcune raccomandazioni
- Non fate mai, e ripeto mai, più di quanto le vostre capacità tecniche vi possono obiettivamente consentire.
- In pratica, pur nel massimo trasporto, mantenete sempre un alto livello di autocoscienza e autovigilanza.
- Tale condizione è ottenibile operando ben al di sotto dei propri limiti tecnici e psicologici.
- Nei parchi, ma talvolta anche fuori da essi, è di solito vietato uscire dai percorsi segnalati.
- Evitate di uscire dal sentiero nelle zone geologicamente instabili, potreste arrecare danni irrimediabili.
- Uscendo dai sentieri, muovetevi sempre in piccoli gruppi, meglio ancora in coppia o, se ve la sentite, da soli.
- Mantenete il silenzio e se dovete parlare tra di voi fatelo senza gridare.
- Non infastidite la fauna, limitatevi ad osservarla.
- Non raccogliete esemplari della flora.
- Non danneggiate il bosco, se è troppo spesso evitatelo, se ci sono rami che ostacolano il passaggio non tagliateli ma se possibile cambiate percorso altrimenti spostateli con estrema delicatezza.
- Riportate a casa i rifiuti, siano essi inorganici che organici, non biodegradabili che biodegradabili.
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