Archivio mensile:luglio 2013

Abruzzo, è legge: “Valorizzazione del turismo naturista”


3go1E’ stata approvata, in tempo veramente strettissimi, la legge regionale abruzzese sul turismo naturista (leggila).

E’ presto per fare delle considerazioni precise e definitive, bisognerà vedere lo sviluppo della sua applicazione reale, per ora si possono solo fare supposizioni e valutazioni sulla carta che, noi di Mondo Nudo, tutto sommato riteniamo comunque poco utili se non del tutto inutili. Ci limitiamo ad osservare che questa legge riguarda solo ed espressamente il turismo, mentre poco mette in campo per il vero nudismo e il vero naturismo.

C’è, infatti, da osservare una cosa che pare essere finita nel dimenticatoio o quantomeno prevaricata da altri interessi o altre mire: nudismo e naturismo non sono lo stare nudi per alcuni giorni all’anno, non sono il nuotare o l’andare in sauna nudi, non sono l’essere nudi all’interno di più o meno numerose aree specificatamente destinate; nudismo e naturismo sono scelte di vita e come tali comportano l’esigenza di stare nudi sempre e ovunque, quantomeno il più possibile!

Se possiamo intendere questa legge come un passaggio intermedio allora, fatte salve le premesse fatte in apertura di questo articolo (applicazione pratica della stessa), la possiamo valutare come un buon risultato. Se dobbiamo vederla come un punto di arrivo, beh allora le cose sono assai diverse, ma siamo convinti che pochi siano coloro che la vogliano vedere come un punto di arrivo.

Sintetizzando: voto….

  • dal punto di vista del turismo diamo un otto (8),
  • dal punto di vista dello stile di vita nudista vogliamo essere ottimisti, dare fiducia alle istituzioni e stare larghi di maniche, diamo un sei (6), ma tutto dipenderà da quello che succederà nei prossimi tre o quattro mesi!

Complimenti e …. Auguri ANAB!

Vestiti o nudi?


Il nudismo è totalizzanteSaro breve, anzi brevissimo…

Quante volte viene imposto un abbigliamento particolare?
Quante volte qualcuno viene allontanato da un luogo o da un evento per via del suo abbigliamento?

Quale è la differenza?
I vestiti realizzano diverse forme di abbigliamento.
La nudità è, a sua volta, una forma di abbigliamento.

I vestiti camuffano, ma non cambiano le persone: una persona, vestita o nuda che sia, è sempre e comunque una persona, la stessa persona; se la si è accettata vestita, la si deve accettare nuda!

Valle di Braone (Orgogliosamente Nudi 2013): il fotoracconto


Per un evento speciale dai risultati altrettanto speciali oltre alla dettagliata relazione scritta non poteva mancare un bellissimo fotoracconto: guardalo! (aprile 2019 – purtroppo a seguito del cambiamento nello spazio gratuito di Flickr l’album non è più raggiungibile, vedremo in seguito se si trova modo di ripristinarlo)

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Raduno Nazionale 2013 de iNudisti: album fotografico e video


C’è voluto un po’ di tempo, ma il lavoro è stato veramente notevole, ora sono qui (invero altri due filmati sono in elaborazione, li aggiungeremo in coda appena pronti).

Album fotografico completo

Video del Raduno

Poesie di gioventù: Bufera


Soffia il vento,
sibilando tra le cime.

Cade la neve,
imbiancando la valle.

Cala la nebbia,
impedendo la vista.

Sembra la fine del mondo,
non si può più avanzare,
bloccati siamo a metà parete.

Non è la prima volta,
ma ogni volta è come se fosse la prima.

Un senso ci attanaglia il cuore,
un senso di paura ci corre nella mente.

Si pensa alla morte,
la morte in parete,
la più brutta di tutte:
attaccati a un chiodo,
sballottati dal vento,
acciecati dalla neve,
induriti dal freddo.

Si pensa alla morosa,
si pensa alla famiglia,
si spera di resistere ancora.

Emanuele Cinelli – 26 marzo 1974

Orgogliosamente Nudi 2013: relazione del secondo evento, l’escursione in Valle di Braone


Valle di Braone

Valle di Braone (Foto Emanuele Cinelli)

Braone è un piccolo paesino in sinistra orografica della Valle Camonica. Su di esso sfocia, solcata dal torrente Palobbia, una lunga e stretta valle, la Val Paghera. A metà di questa, sulla sua sinistra orografica, si stacca la larga e verde Valle di Braone. Una prima ripida balza, con alcune splendide cascate, ne difende l’accesso, al di sopra la verde piana della Malga Foppe di Sotto la cui evidente forma a U ne evidenzia l’origine glaciale. Una successiva e ben più breve balza parzialmente rocciosa dà accesso alla parte alta della valle, le Foppe di Braone, all’inizio della quale troviamo la Malga Foppe di Sopra e l’annesso Rifugio Prandini, presso il quale, nelle giornate del 6 e 7 luglio 2013, s’è tenuto il secondo evento del programma 2013 di “Orgogliosamente Nudi” (leggi la presentazione e vedi gli altri eventi).

La Valle di Braone è stata scelta perché valle che, per le sue specifiche caratteristiche morfologiche e di frequentazione, ben si presta all’escursionista che certa solitudine e natura: solcata da un sentiero ben tracciato e sempre facilmente individuabile, risulta di comoda percorrenza anche per l’escursionista medio e rende meno problematico lo spogliarsi per chi, alla prime esperienze, possa temere per la presenza di zecche, vipere o altri animali più o meno ostili; la presenza di pochissime strutture abitative (una sola malga) o ricettive (due rifugi, per altro molto vicini tra loro) permette una nudità pressoché costante; trattandosi di un settore defilato e secondario dell’Adamello, con un avvicinamento lungo, risulta poco frequentata riducendo di molto la possibilità d’incrociare altri escursionisti e trovarsi così nella necessità di più o meno frequenti, e fastidiosi, rivestimenti (da evidenziare, comunque, che nel pieno periodo estivo è spesso frequentata da gruppi di scout e di oratorio che salgono ad essa dai loro campi collocati in valle e talvolta soggiornano per una notte o due proprio presso il Rifugio Prandini).

Rifugio Prandini

Rifugio Prandini (Foto Emanuele Cinelli)

Il Rifugio Prandini è stato scelto perché ne ho un lontano interessato seppur frugale ricordo, inoltre, arrivando da valle, è il primo che si incontra e, dopo 5 ore di cammino e 1500 metri di dislivello, anche poche altre decine di minuti e di metri possono risultare molto critici. Da tener presente che il rifugio è, a differenza del Gheza, sempre dato in autogestione, anche nei fine settimana di luglio e agosto.

Dopo un piccolo fremito iniziale, dovuto al reperimento della locandina da parte di un assessore di Braone, fatte le debite presentazioni e fornite a chi di dovere le nostre necessarie garanzie di rispetto delle altrui presenze, l’evento si avvia sulla strada della piena riuscita.

Così sarà.

Come da programma il gruppo, purtroppo piccolo (solo cinque persone) ma ben affiatato, si trova allo stadio comunale di Iseo nella mezza mattina del sabato, per poi raggiungere, in un’ora di autovettura, l’abitato di Braone dove parcheggiare, ritirare le chiavi del rifugio e consegnare una copia nella Guida Naturista Italiana recentemente pubblicata da Sylvia Edizioni (vedi recensione).

Strada Braone-Piazze

Strada Braone-Piazze (Foto Vittorio Volpi)

Effettuato un fugace pranzo, ci si immette sulla strada che da Braone porta alle Piazze: una stretta carrozzabile con diversi tratti a pendenza rilevante. Il traffico, seppur limitato e alternato da una recente ordinanza comunale, è continuo, rendendo il vestiario, anche se ridotto ai minimi termini, purtroppo necessario.

Tra chiacchiere, fotografie e osservazioni paesaggistiche, in un’ora e mezza si perviene alle Piazze. Qui la carrozzabile prosegue scendendo ad unirsi con quella della Val Paghera (interrotta per il crollo di un ponte) e un cartello mal posizionato ci porta a sbagliare percorso, allungando il nostro cammino di una mezz’ora e di un duecento metri di dislivello.

Finalmente liberi (Foto di Marco)

Finalmente liberi (Foto di Marco)

Recuperato l’errore e rientrati alle Piazze, si prende la mulattiera che, passate la Case di Scalassone, si addentra in Valle di Braone e inizia a salire ripidamente per superarne il primo salto (più di 600 metri di dislivello). Le forze sono ancora abbondanti e senza grosse difficoltà il gruppo risale di buon passo questo pendio, fruendo della frescura di una giornata non propriamente assolata, della copertura boschiva pressoché continua e del passaggio alla base di una bella cascata.

Insieme ai passi si assommano i metri e i minuti, così dopo altre due ore di cammino si perviene alla piana che adduce alla Malga Foppe di Sotto. I verdi prati, il fresco torrente che li solca e il successivo cammino in piano pressoché perfetto invitano ad una breve sosta per dissetarsi e reintegrare le sostanze necessarie ad affrontare il restante percorso.

Passata la Malga Foppe di Sotto, dove la presenza dei pastori ci induce a rimetterci i pantaloncini, sebbene proprio per pochi minuti, si riprende la salita. Ora si procede allo scoperto e sotto una debole pioggia. Il sentiero compie ampie svolte cercando i passaggi migliori tra placche rocciose, attorno, per la felicità di Francesca, l’unica donna del gruppo, è un mare di rododendri in fiore.

Finalmente al rifugio (Foto Emanuele Cinelli)

Finalmente al rifugio (Foto Emanuele Cinelli)

Le forze iniziano a cedere e il cammino si fa più pesante, per fortuna all’improvviso ecco apparire la sagoma del rifugio, ci separa solo un ultimo non troppo ripido pendio erboso, ma sono cento metri veramente duri: pare di non arrivare mai. Ma infin si giunge come disse il poeta, la porta è davanti a noi, la apriamo e… meraviglia delle meraviglie, il rifugio si presenta molto in ordine, pulito ed accogliente come ne ho visti pochi.

La temperatura è ancora confortevole, ma, anticipandone la discesa, come prima cosa viene accesa la stufa a legna, una di quelle vecchie stufe/cucina che quelli della mia generazione hanno avuto modo di vedere nelle cucine delle proprie nonne. Dopo di che si preparano i letti e la cena: una bella pastasciutta al pomodoro con la quale recuperare appieno tutte le energia dissipate nella lunga marcia di avvicinamento.

La serata passa in allegra compagnia, chiacchierando di varie cose: nudismo, alpinismo, religione, politica, lavoro, soldi e altro. Alle 23 quasi tutti a nanna, solo Francesca e Alberto restano ancora in piedi a chiacchierare.

La mattina della domenica ognuno si alza secondo il proprio ritmo biologico: Emanuele è fuori a godersi la mattina già alle 6, poco dopo lo raggiunge Marco, poi si alzano anche Francesca e Vittorio, ultimo è Alberto che dev’essere quasi sbrandato altrimenti se la continua beatamente fino a chissà quando.

A monte del rifugio (Foto Emanuele Cinelli)

A monte del rifugio (Foto Emanuele Cinelli)

Foppe di Braone

Foppe di Braone (Foto Emanuele Cinelli)

Fatta colazione, riordinato per bene il rifugio e svuotati gli zaini da quanto inutile per la breve gita della mattina, ci si incammina verso l’alta valle. Una prima ripida salita ci porta in breve al Rifugio Gheza che, contrariamente a quanto credevamo, risulta aperto e abitato. Per evitare di rivestirci, sfruttando la conoscenza di Emanuele della zona, invece di seguire il sentiero che passa proprio sulla porta del rifugio, si taglia di traverso per le balze di erbe frammiste a rocce. Ripreso il sentiero, entriamo nella piana delle Foppe di Braone e ci spingiamo fino al catino che precede la salita al Passo del Frerone (Zöck dè la Bala), dove, per ragioni d’orario, dobbiamo interrompere la salita.

Scattiamo la foto di gruppo e, per lo stesso identico percorso di salita, si rientra prima al rifugio, dove recuperiamo quanto lasciato, e poi a valle, al paese di Braone, dove giungiamo un poco provati dalla lunga marcia e, in particolare, dal scivolosissimo selciato della carrozzabile: nei tratti ripidi ha messo a dura prova il nostro equilibrio e, per alcuni, anche il fondoschiena. Stanchi si, ma felici: è stata una bellissima escursione, abbiamo goduto di paesaggi veramente rilassanti e ci siamo ancor più affiatati, approfondendo la reciproca conoscenza.

Rododendri (Foto Emanuele Cinelli)

Rododendri (Foto Emanuele Cinelli)

Il nostro stato d’animo si riflette positivamente sul gestore del rifugio che, a fronte della nostra correttezza e dopo averci adeguatamente conosciuti, ci conferma la disponibilità del rifugio per un nostro eventuale ritorno. A lui farà eco, qualche giorno dopo per e-mail, il Sindaco di Braone che ai miei ringraziamenti per la fiducia accordataci, sebbene comprensibilmente condizionata a determinate limitazioni in merito alla nudità, risponde con un “sono felice vi sia piaciuta l’escursione”. L’anno prossimo torneremo, abbiamo già messo in cantiere più o meno per lo stesso periodo di questa escursione, potete anche segnarvelo fin da ora, una magnifica settimana di escursionismo con base al Rifugio Prandini e meta i vari passi e le varie cime che lo circondano: Forcellino di Mare, Cima Galliner, Porta di Stabio, Passo del Frerone, Monte Frerone, Cima di Terre Fredde, Conca del Listino.

Somale di Braone e Pizzo Badile (Foto Emanuele Cinelli)

Somale di Braone e Pizzo Badile (Foto Emanuele Cinelli)

Che dire in conclusione? A parte l’ottimo svolgimento dell’uscita, voglio e devo mettere in evidenza che quando si superano timori e paure i risultati non tardano ad arrivare: molto meglio rischiare di ricevere un diniego che perdersi la possibilità di ottenere dei consensi. Il nudismo, e con esso l’escursionismo nudista che è certo la formula più piena di naturismo e più efficiente per diffondere lo stile di vita nudista, devono uscire allo scoperto, devono mostrarsi al mondo, devono cercare il contatto con la società senza isolarsi nei propri più o meno piccoli centri riservati, non c’è altro modo per farsi accettare e per crescere. Ovviamente è poi importante ritornare segnali positivi mantenendo un atteggiamento corretto ed evitando di forzare oltre il dovuto l’accettazione della nudità: se prevedibile l’incontro con non nudisti (avvicinandosi a malghe o rifugi, vedendone o sentendone l’arrivo da lontano) coprirsi per tempo debito, se l’incontro capita all’improvviso la situazione va valutata di volta in volta, in linea di massima rivestirsi può risultare inutile o addirittura deleterio, ma nel caso di gruppi di giovani ragazzi (scout e oratorio) avere a portata di mano un pareo è sicuramente consigliabile (leggasi a tal riguardo “Escursionismo nudista: istruzioni per l’uso“; altro utile articolo “Escursionismo: quale abbigliamento?”).

Libertà al nudismo, non ghettizzazione dello stesso! È possibile, la società è disponibile, dobbiamo esserlo anche noi.

Grazie a tutti i partecipanti, grazie, grazie, grazie!

Gruppo (Foto Emanuele Cinelli)

Gruppo (Foto Emanuele Cinelli)

Raduno Naturista di Fine Estate


Dopo una prima timida esperienza effettuata a giugno, il Camping Sangro si ripresenta con un fine settimana nudista aperto a tutti i nudisti italiani, siano essi associati che no…

Clicca sulla locandina per tutti i dettagli

iNudisti – e-Zine.

Monte Guglielmo dal sentiero 232 (Zone – BS)


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Il Monte Guglielmo (Foto di Emanuele Cinelli)

Escursione per chi, senza doversi allontanare molto dalla porta di casa, ama l’avventura e vuole camminare in ambienti poco o nulla frequentati. Già la parte di salita segue un tracciato oggi insolito, quella di discesa, poi, avviene lungo sentieri in parte scomparsi, con segnalazioni carenti o nascoste dalla vegetazione che ha invaso parte del percorso. Sia in salita che in discesa, si devono inoltre affrontare alcuni passaggi esposti (10 metri di traverso prativo nella salita) o di brevissima (2 meri) e facile (primo grado) arrampicata (1 saltino in salita, 3 in discesa).

Date tali sue caratteristiche, è itinerario che richiede spirito di osservazione e buona esperienza di montagna, ma che proprio per questo è in grado di offrire una bella esperienza e si adatta alla percorrenza in nudità, specie con le varianti riportate sotto la relazione del percorso di base.

Si percorre in circa sette ore, di cui tre e quarantacinque per la salita. Il dislivello coperto è di 1328 metri. Sia il tempo che il dislivello dipendono, però, dal punto esatto in cui si parcheggia l’autovettura, dal punto in cui si inizia la discesa e dalle eventuali varianti seguite.

In discesa molti tratti sono nell’erba alta, anche se siamo prossimi alla quota limite della loro sopravvivenza, ogni tanto controllatevi per l’eventuale presenza di zecche: se siete vestiti il controllo è difficile, potreste non notarle e ritrovarvele poi a casa; se siete nudi le vedete subito.

L’itinerario

Si parte da Englar di Zone (620m ca.) incamminandosi lungo la strada asfaltata che entra in Val di Gasso (segnavia 226). Immediatamente un mezzo tornante a destra, poco dopo un tornante a sinistra a cui segue un lunghissimo rettilineo che, passando sopra alcune cascine, entra in un bel bosco di latifoglie e, lentamente, si alza in sponda sinistra orografica della Val di Gasso.

Superata sulla destra un’area di sosta (eventualmente si può arrivare qui in macchina, posto per due massimo tre vetture), si attraversa il torrente portandosi in destra orografica della valle e, poco dopo, si imbocca sulla destra una mulattiera che permette di tagliare un pezzo di strada, ora sterrata.

Ripresa la strada, la si segue, sempre verso destra, fino al primo tornate, sulla destra del quale si nota l’imboccatura di un altro pezzo della mulattiera. Seguendola, dopo aver costeggiato i prati di una cascina, ci si riporta in sinistra orografica della Val di Gasso. Qui la mulattiera, sempre all’ombra del bosco, inizia a salire un poco più ripida fino ad uscire su dei bellissimi prati. Dopo una svolta a sinistra, rientrati nel bosco, un ultimo tratto di mulattiera riporta sulla strada sterrata.

Girando a destra, si segue la strada sterrata fino al primo tornante, sulla destra del quale si riprende la mulattiera, qui molto evidente. In breve si perviene ad una cascina, appena prima di questa a sinistra per un sentierino sbarrato da una barriera in legno che impedisce il passaggio a moto e biciclette ma non ai pedoni.

Ripresa la strada sterrata, la si segue, sempre a destra, fino ad un altro tornante, poco dopo il quale, sulla destra, una stradina molto ripida sale verso delle cascine appese alla sommità di un ripidissimo prato. Si segue detta stradina e, tra le due cascine, si prende la mulattiera a sinistra che ci riporta sulla strada sterrata, facendoci tagliare altri tornanti della stessa.

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Valle dell’Opol e Almana (Foto di Vittorio Volpi)

Per la strada si continua in salita arrivando, dopo un’ulteriore tornante, alla Forcella di Gasso (1133m; 1 ora e mezza), dove la strada si spiana, tagliando a mezza costa l’alta valle dell’Opol, con panoramica vista sulla Forcella di Sale e la Punta Almana. Duecento metri dopo la forcella, sulla sinistra si nota una freccia segnaletica in metallo che ci indica dove imboccare il sentiero 232 “Tress – Passei – I Gnaf”.

Superati i primi dieci metri dove la vegetazione la fa da padrona, ci si trova su un evidente e largo sentiero che, in piano, costeggia un prato (qui ci si può spogliare). Lo si segue facendo attenzione a non oltrepassare una poco evidente deviazione (segno bianco-rosso sul tronco di un albero in alto a destra, che si nota solo girandosi su se stessi) che, sulla destra in senso esattamente opposto a quello da cui si arriva, si alza nel pulitissimo bosco di latifoglie. Poco dopo il sentierino gira a sinistra e, a tratti poco evidente (le segnalazioni sono palesemente state fatte in discesa e risultano pressoché invisibili camminando in salita), risale nel bosco sulla linea di massima pendenza.

Superati all’incirca centocinquanta metri di dislivello, il sentiero piega a sinistra e taglia a mezza costa attraversando un piccolo e stabile ghiaione. Risaliti ancora alcuni metri si supera un brevissimo salto roccioso, segue un traverso erboso esposto sulla Val di Gasso, dopo il quale si rientra nel bosco.

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In Testata (Foto di Emanuele Cinelli)

Salendo sulla destra di una valletta, con un tratto terroso particolarmente ripido (se bagnato si scivola alquanto) e qualche roccia, si perviene ad un balconcino erboso con meravigliosa vista sulla Valle dell’Opol. Il tracciato riprende con minore pendenza e su semplice terreno erboso per sbucare, dopo poco, sui magnifici prati de La Testata (1470m; 45 minuti). A sinistra si alza una verdissima valletta, a destra un prato pianeggiante porta verso il crinale a picco sulla Croce di Marone. Il sentiero, non molto evidente, si sposta per l’appunto verso detto crinale, che segue tenendosi appena a sinistra del bosco che lo separa dalla valletta di cui sopra.

Con passaggi aerei e splendidi scorci panoramici si perviene ai pascoli del Fop dei Gnaf, che si traversano senza percorso obbligato tendendo inizialmente a destra e poi al centro degli stessi in direzione di una stradina che taglia orizzontalmente il dosso sovrastante. Seguendola, dopo essersi rivestiti, si perviene in breve alla Malga Guglielmo di Sotto (1571m; 30 minuti), dove ci si immette sulla strada di servizio delle malghe.

A sinistra, si segue detta strada, eventualmente tagliando alcuni tornanti per evidenti sentierini, passando per Malga Guglielmo di Sopra (1744m) e arrivando al Rifugio Almici (1861m; 45 minuti), dal quale in quindici minuti si può, facilmente e senza tanta fatica, arrivare alla vetta di Castel Bertino (1948m), facilmente riconoscibile per l’evidente monumento al Redentore ivi eretto.

Vista da poco sotto il Rifugio Almici (Foto di Emanuele Cinelli)

Per lo stesso percorso si ritorna verso la Malga Guglielmo di Sotto, ma al tornante che la precede (palina metallica 232 “Tress – Passei – I Gnaf”), si abbandona la strada per scendere a destra verso la vicina Pozza dell’Agnello e il successivo Pià delle Naedole (30 minuti), dove ci si può nuovamente liberare di tutte le vesti.

Giunti al Pià delle Naedole il sentiero s’inerba alquanto e la segnaletica diventa invisibile: scendere al centro dei prati in direzione del crinale che si vede sull’altro lato della valletta, puntando al punto dove gli alberi lasciano il posto al pascolo. Qui giunti si trova un canalino dal fondo roccioso dove la segnaletica si rifà evidente.

Scendere per il canalino fin dove si perde in altro pendio erboso che si deve traversare verso destra prima a mezzacosta (erbe altissime e qualche mugo da scavalcare) e poi in lieve salita. Superato un secco torrentello, si continua traversando in lieve salita un altro dosso prativo per il quale si perviene a Le Pezze e alla Costa Bella.

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Malga Casentiga (Foto di Emanuele Cinelli)

Per sentiero ora più evidente si oltrepassano, ignorando un sentierino che scende a sinistra, i Passei e tutto il bosco sotto il da qui invisibile Corno del Bene, fino a sbucare, nei pressi di un tavolino in legno che mai ci si aspetterebbe di trovare in tal posto, su una mulattiera che in breve porta a Malga Casentiga (1406m; fontana; 1 ora), poco prima della quale sarà opportuno rivestirsi.

Alla destra orografica della malga passa una strada sterrata che prendiamo e seguiamo in discesa per alcune centinaia di metri, dopo i quali prendiamo una deviazione a sinistra che scende ad altra cascina, dove apparentemente non c’è modo di proseguire. Portandosi, invece, proprio davanti alla cascina, si trova sulla destra un piccolo sentierino, inizialmente scalinato, che scende nel prato sottostante la casa e, velocemente, porta ai prati della Culma e al Zuf (1280m; 15 minuti), ampia sella prativa sul crinale che separa la Val Ombrino dalla Val Vandul. Qui, poco prima di immetterci su di una strada asfaltata, a sinistra prendiamo una larga mulattiera (palina segnaletica in legno “Sentiero dell’Uccellatore”, 230; nei  giorni infrasettimanali è possibile spogliarsi nuovamente, ma dipende dalla stagione) che, tagliando a mezzacosta la Val Ombrino, con percorso pressoché pianeggiante, attraversata tutta la Paghera di Tress, porta al Forcellino delle Piane (altro tavolino di legno; 30 minuti).

Proseguendo per detto sentiero, oltrepassato una piccola cascina, quasi un eremo, costruita sotto il volto roccioso che fa da base alla Corna Frere, si passa sotto le pareti della Corna della Capre (palestra di roccia), si oltrepassa la cascina Splazza di Sopra (rivestirsi) e si perviene alla strada della Val di Gasso, per la quale si rientra alle autovetture (45 minuti).

Varianti

1)      Volendo evitare di rivestirsi una volta giungi nei pressi di Malga Guglielmo di Sotto, ma rinunciando alla cima del Guglielmo e al Rifugio, giunti al Fop dei Gnaf, invece di salire a destra e portarsi alla Malga Guglielmo di Sotto, ci si può tenere a sinistra per attraversare, senza traccia e senza percorso obbligato, i pascoli e portarsi direttamente al Pià delle Naedole. Così facendo il tutto risulta anche abbreviato di un’ora e mezza e di 377 metri di dislivello.

2)      Da Passei invece di continuare a destra per tagliare il bosco sotto la Corna del Bene, si scende a sinistra (bivio evidente ma non segnalato) verso la vetta del Corno Frere (1412m) e da questa, per ripido bosco, al Forcellino delle Piane, dove ci si innesta sul sentiero dell’Uccellatore. Questa variante rende il percorso più diretto anche in discesa, accorciandolo di una mezz’ora; inoltre, evitando il passaggio dalle cascine di Casentiga, Culma e Zuf, ci risparmia il relativo su e giù del vestiario.

3)      Combinando insieme le due varianti di cui sopra ne viene un’escursione quasi completamente nudista: quattro ore e mezza su sette.

Guarda l’album fotografico completo

Come si arriva a Englar di Zone

Dal casello autostradale di Brescia Ovest seguendo le indicazioni per Milano, Tangenziale Ovest si perviene a quest’ultima che si segue in direzione Milano, Bergamo, Val Camonica. Dopo poco più di tre chilometri, passato il costruendo raccordo con la Bre-Be-Mi, tenere a destra direzione Boario, Lago d’Iseo.

Per chi arrivasse da ovest, è possibile uscire al casello di Rovato e da questo, seguendo le indicazioni prima per Sarnico, Ponte di Legno, Lago d’Iseo, poi per Iseo, Ponte di Legno, Valle Camonica, si perviene a Iseo. Passato il centro turistico Sassabanek e lo stadio, ad un’ennesima grossa rotonda si tiene a destra in direzione Brescia, Pisogne, Darfo B.T. Passata una lunga galleria, giugni ad una successiva rotonda, tenere al centro in direzione di Darfo B.T. e immettersi così sulla superstrada della Val Camonica come sotto.

Oltrepassando varie uscite, continuare senza ulteriori deviazioni fino allo svicolo di Zone (subito in uscita di una lunga galleria). Per questo passare una galleria e, al bivio, tenere a destra.

La strada sale in salita con diversi tornanti arrivando all’abitato di Zone in Frazione Cislano. Seguendo sempre la strada principale si oltrepassa, lasciandolo alla propria sinistra, il Punto Informativo della Riserva delle Piramidi di Zone, con annesso parco e parcheggio. Alla prima curva (a sinistra), prendere la strada che si stacca a destra (cartello marrone “monte Guglielmo” e cartello blu dell’area camper). Avanti per questa un centinaio di metri e, sulla sinistra, è possibile parcheggiare l’auto.

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Giglio Rosso (Foto di Emanuele Cinelli)

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