Divagando – Un abito foresto


(… se ci fu nascita, comunque non ci fu ragione di vita …)

Datemi (anzi mi prendo) un panno altrui, un abito che non mi calzi a pennello se non per fato, un abito che non m’appartenga, insomma un abito foresto. Oggi vorrei essere l’altrui me stesso e vivere di remore estive, esautorando sia l’una che l’altra persona da ogni impiccio post-moralista. Voglio vivere una giornata estiva come oggi in maniera reciproca con la mia scrittura, essendo quello là ma appartenendo a sto qua. Mi calzo deciso e sfrontato, sfrenando un’inibizione molto consona e, pur non trovando l’agio rosso, quasi purpureo, provo a dare una smossa decisa a questi due personaggi in uno.

Viva chi lascia vivere e così fu… in tutto si ebbe la sensazione dell’indecisione costante, ma poco a poco il sogno prese il sopravvento e lo stanziale si lasciò andare repentino. Ci parve di vivere rilassati al punto che le mani cominciarono a menare una faccia attonita per creare uno stato di appartenenza assai più reale, quasi non esistesse che lì. Il tribolìo scomparve, anzi sicuramente mai nacque, se ci fu nascita, comunque non ci fu ragione di vita e così via. I piaceri dell’acqua genuina cominciarono a sentirsi su tutto il corpo che non biasimava il piacere che viveva, anzi la simbiosi decisa fu la goccia che fece traboccare il vaso. E quest’ultimo non solo traboccò ma addirittura si ruppe in mille cocci dandosi la forma più sparpagliata di una fragile passione decisa.

Corpi in collisione erotica-eroica, con bramosie tipiche di chi decide il possesso come l’ultima cosa, come l’attimo fuggente, ossia tutto e subito sennò può non ricapitare. Un mangiarsi muscolare, uno scivolìo nei gorghi dell’abisso voluttuoso, in modo che il sogno abbia un’idea d’appartenenza terrena, consolidativa, una cosa da prendere il giorno dopo e da raccontare attraverso visioni contemporanee di immagini fatue ma propositive. I due, tre corpi (più due che tre, forse) largheggiavano occhiate riassuntive di parole spicce, quasi volgari se per volgari si intendono cose assai piacevoli (tutti sappiamo che il volgare ed il piacere è una questione di metodo, di tempo) e se per cose assai piacevoli si intendono le nostre lì, al punto giusto (il famoso punto G…ossia Giusto) nel dolce angolo sognatore non dei miei panni ma dei tuoi-miei o viceversa, il non capire questo mescolìo, questa mescita, l’amalgamo e…

Viva chi lascia vivere dicevo, e così fu nell’attimo stesso in cui tornai alla realtà che mi propinò le solite, quotidiane ed affini poesie da strapazzo, come un incubo reale, forse.

Simone Belloni Pasquinelli

Informazioni su Emanuele Cinelli

Insegno per passione e per scelta, ho iniziato nello sport e poi l'ho fatto anche nel lavoro. Mi piace scrivere, sia in prosa che in versi, per questo ho creato i miei tre blog e collaboro da tempo con riviste elettroniche. Pratico molto lo sport, in particolare quelli che mi permettono di stare a contatto con la natura, seguendo i suoi insegnamenti ho imparato a lasciar respirare il mio corpo e il mio spirito.

Pubblicato il 30 giugno 2014, in Prosa con tag , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.

  1. un bel modo per iniziare la settimana Grazie

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