Archivio mensile:ottobre 2014
Divagando – Copiosamente t’amo
(Sembra un paradosso, ma è minimale l’amore copioso)
T’amo gallina mia. E t’amo perché mi fai le uova fresche tutti i giorni. Tutta frescura. Canti perché far le uova è doloroso ed impegnativo, e le tue evoluzioni, i tuoi gorgheggi sono pura sopraffazione alle mie orecchie. Questi miei padiglioni sono prensili ai tuoi inviti, ai tuoi umili precetti, alle tue inenarrabili calure, perché io copiosamente t’amo di sangue. Nel vaniloquio di quel che non ti voglio dire ma vorrei, o nell’essenza di ciò che qui mormoro, in questo rimbrotto, in questa afasia, cerco e trovo lo sdilinquimento dell’amoreggiar.
Te lo servo freddo, come quegli antipasti primaverili che sembrano dare refrigerio accompagnati da un frizzantino secco, che mesce acquolina e gola. E ti piovo dentro, pasto. E tu sei fuori di me, quasi per me. Sei materia fuori, sei maneggevole, intesa intera, ma ti farei a pezzetti per farti parte mia a spizzichi e bocconi. Cos’è l’amore? Pasto, trangugio, opulenza, pancia, è essere obesi al dunque che siamo. Arrivarci è un attimo. Arrivare oltre le calze al dunque e distinguerci uno alla volta assieme. E’ fame!
Abbiamo bisogno del sopravvento in una cospirazione alterna. Volere di più è pretendere il minimo. Un cuore oligarchico. Sembra un paradosso, ma è minimale l’amore copioso. E’ anche da soli. Anzi, è soprattutto soli. Difatti siamo in solitudine l’altrui. Quando lo hai lo desideri, quando se ne va lo ami. Ami la mancanza.
Con comunicazione, quasi essa sia il tramite tra il dire ed il fare, in cui quest’ultimo è impossibilitato. Ecco! Quando sei là ti farei, quando ci sei sei fatta! Ma non chiedo troppo, sono permissivo e mi prendo la briga di… Gallina mia, le tue piume. Gallina, quelle piume nelle mie imbottiture, pizzichevoli nel naso come prolungamento, prolungamento. Sotto sta lo stupore di una bocca inebetita che si conta i denti perché sono ossa visibili all’amore, allo spolpamento della materia linguistica. Sono l’accidenti dei pretendenti, dove il morso sta. E’ incisivo, di buona lena lavora. Accenno, in dolce pressa. Vuoi di più? Vuoi oltremodo?
Vuoi il brodo di un vizio proselito? Allora cerca più vicino, qui la distanza non ha più forma se non le altre. E le altre sono i vizi. Mi ritocca guardarti, capire le ragioni del troppo facile, del “è così”, del “non potrebbe essere diversamente” e si ricade nella cronaca divorati dal banale, nell’utopistica forma della ragion propria, dove l’esclusiva è forviante. La sensazione… ma ne ho già parlato. Sai cos’è l’amore? E’ ciò che non ti viene in mente perché c’è solo dell’altro, quindi è “non osare spostarmi Gallina!”
Simone Belloni Pasquinelli
Le ricette del “Cuoco Nudo”: Penne in salsa saporita
Ingredienti (per quattro persone)
400g di penne; 250g di mela; 25g di zenzero fresco; 4 cucchiai di yogurt bianco di soia; mezzo litro d’acqua; sale; pepe nero.
Preparazione
Tritare finemente lo zenzero sbucciato e lavato. Lavare e sbucciare la mela, poi tagliarla a piccoli pezzi.
In un tegame ampio versare la mela e bagnarla con un goccio d’acqua, mettere al fuoco e, mescolando, lasciar colorire la mela poi aggiungere la restante acqua. Portare a bollore e, sempre mescolando, lasciar cuocere finché l’acqua è evaporata per tre quarti, a questo punto aggiungere lo zenzero e continuare la cottura a fuoco lento per far addensare il tutto.
Nel frattempo preparare la pasta. Quando è cotta scolarla e aggiungerla al composto di mela e zenzero. Mescolare per bene, spegnere il fuoco, aggiungere lo yogurt, mescolare ancora, spolverare di pepe e servire ben caldo decorando con spicchi di mela.
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