Archivio mensile:dicembre 2014
Analisi del 2014
I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.
Ecco un estratto:
Il Museo del Louvre riceve 8,5 milioni di visitatori ogni anno. Questo blog è stato visto più di 74.000 volte nel 2014. Se fosse un’esposizione al Louvre, ci vorrebbero circa 3 anni perché lo vedessero altrettante persone.
Le ricette del “Cuoco Nudo”: Brodo di polpo
Raramente, almeno qui al nord, ho sentito qualcuno parlare del brodo di polpo come piatto a se stante e perfino sui ricettari di cucina è raro vedercelo inserito, eppure è una squisitezza classica dei pescatori di mare e merita sicuramente una sua evidenza tra i piatti di pesce.
Ingredienti (per 4 persone)
1 polpo di scoglio da 1 kg (preferire quello fresco a quello decongelato), 1 bella cipolla rossa, 2 spicchi d’aglio, 1 carota, 1 costa di sedano, 1 limone, 1 mazzetto di prezzemolo, pepe nero in grani, sale grosso
Preparazione
Pulire e lavare accuratamente il polpo e le varie verdure, tenendosi da parte una metà del prezzemolo. Lavare e tagliare in due il limone. Adagiare polpo, verdure e limone in una pentola dai bordi molto alti e ricoprire con acqua fredda. Aggiungere il sale grosso e qualche grano di pepe nero, poi mettere al fuoco con fiamma alta che abbasseremo quando l’acqua inizia a bollire. Per facilitare la presa del bollore coprire la pentola con un coperchio, facendo attenzione all’inizio del bollore per evitare che l’acqua possa fuoriuscire dalla pentola. Schiumando all’occorrenza, portare a cottura il polpo, ci vorranno all’incirca dai 30 ai 40 minuti, poi lasciar raffreddare il tutto. Solo a questo punto estrarre il polpo dalla sua acqua di cottura e metterlo da parte per usarlo a piacere in insalata o altre sistemi (alcuni suggerimenti).
Filtrare l’acqua di cottura del polpo e metterla al fuoco per riportarla a bollore. Non appenda prende il bollo spegnere la fiamma, eventualmente spolverizzare a piacere del pepe o del peperoncino meglio se macinati di fresco, impiattare e servire immediatamente decorando accompagnando con del vino bianco o rosato (ma anche un rosso non eccessivamente corposo) secco.
Le ricette del “Cuoco Nudo”: Polpo alla Bugs Bunny
Ancora una facile ricetta a base di polpo per la cena di fine anno, stavolta meno rivoluzionaria 🙂
Ingredienti (per 4 persone)
1 polpo di scoglio da 2 kg (preferire quello fresco a quello decongelato), 1 bella cipolla rossa, 2 spicchi d’aglio, 500g di carote, 2 coste di sedano, 2 limoni, olio extravergine di oliva, pepe nero in grani, sale grosso, vino bianco secco.
Preparazione
Pulire e lavare accuratamente il polpo e le varie verdure, tenendosi da parte un poco di prezzemolo. Lavare e tagliare in due un limone. Adagiare polpo, due carote, il resto delle verdure e il limone tagliato in una pentola dai bordi molto alti e ricoprire con acqua fredda. Aggiungere un bicchiere di vino, il sale grosso e qualche grano di pepe nero, poi mettere al fuoco con fiamma alta che abbasseremo quando l’acqua inizia a bollire. Per facilitare la presa del bollore coprire la pentola con un coperchio, facendo attenzione all’inizio del bollore per evitare che l’acqua possa fuoriuscire dalla pentola. Schiumando all’occorrenza, portare a cottura il polpo, ci vorranno all’incirca dai 30 ai 40 minuti, poi lasciar raffreddare il tutto. Solo a questo punto estrarre il polpo dalla sua acqua di cottura e tagliarlo a grossi pezzi.
In altro più piccolo pentolino far lessare le carote in poca acqua, tenendole piuttosto croccanti (10 minuti). Tagliarle a fettine non troppo sottili e unirle al polpo che avrete versato in una capiente ciotola. Spolverizzarvi sopra del pepe nero macinato di fresco, spruzzare il succo di mezzo limone, condire con l’olio.
Servire, decorando con del prezzemolo tritato finissimo e accompagnando con lo stesso vino usato per la cottura.
Metti una sera a cena e…
Una voce suadente risuona nella piccola stanza.
Parole scandite con maestria, enfatizzando magistralmente le fasi del discorso, coinvolgendo chi ascolta.
Sul fondo, a metà tra la luce e l’ombra, parzialmente nascosta dietro un opportuno leggio, la figura della voce, una figura… nuda.
Si nuda, perché da nuda permette all’auditorio non solo di percepire il ritmo del racconto, ma di seguirlo materialmente vedendolo scolpito in essa: il diaframma che sale e che scende, motore dell’energia vitale; il torace che si espande e si comprime, mantice della voce; le spalle a volte rilassate a volte leggermente contratte nell’accentazione di un passaggio più rude; i fianchi che oscillano leggermente seguendo in magica danza l’emissione del fiato e le sue pause.
Più sotto, ad incorniciare il supporto del leggio, i tonici muscoli delle gambe, anch’essi coinvolti dal ritmo, si contraggono e si rilassano, nel rumoroso silenzio del sangue che scorre e che pulsa.
Nel mezzo un naturale metronomo, mosso dall’oscillare del corpo, tacitamente e lievemente scandisce il tempo.
Dinanzi a questa figura altre dieci tacite figure, sedute, lasciano fluttuare attorno i loro corpi i suoni e le parole. Alcuni, vestiti, fanno trasparire solo dal viso il loro coinvolgimento. Altri, nudi, come i tesi teli di un tamburo riflettono minuziosamente le ritmiche movenze del lettore, replicandole in un crescendo di emozioni e sensazioni che si espande nell’aere rendendo il racconto oltre che udibile anche visibile, di più… palpabile!
Una stanza discreta, su un lato antiche pietre a vista, gli altri tirati a lustro con una rossa e liscia copertura. Due alte ma strette finestre esaltano il corroborante sentore di antico emanato dall’intero stabile, una vecchia cascina in via di ristrutturazione.
Luce soffusa, leggermente più forte sul tavolo disposto su un lato della stanza, poi il buio della sera nasconde una porta in legno, dietro a questa un piccolo balconcino si affaccia ad una corte di terra battura. Una luce in un angolo svela la presenza d’una stanza particolare, una grande e bella cucina nella quale una giovane bellissima ragazza si muove leggera e precisa tra fornelli, pentole e ogni altro genere di utensile da cucina.
La voce si ferma, leggeri ma commossi applausi, la lettura è finita, continua invece la vibrazione mistica. “Il sole è nudo” e con esso lo sono i commensali, alcuni solo idealmente, altri anche materialmente, nella semplice, naturale condivisione di spazio, idee, emozioni e… libertà.
Dalla fredda oscurità esterna dei passi risuonano vividi, la porta si apre, una dietro l’altra due giovani figure fanno il loro ingresso portando i primi piatti della cena. Dolce femmineo viso, due splendidi occhi, avvolta in un nero elegante vestito, gioia e cordialità, lei; tenuta seria, camicia bianca, cravatta, abito grigio, simpatia e piacere, lui.
Con brevissime pause tra una portata e l’altra, piatti vegetariani si spostano dalla cucina alla saletta, cibi sublimi, sapori netti, nessuno lamenta la tanto amata carne, maestria nella maestria la chef ci inebria con prelibata forte delicatezza.
Così come c’è un inizio, purtroppo ogni cosa ha anche una fine. La cena è terminata, la festa è finita, applausi alla chef, tanti sorrisi, visi rilassati, sguardi felici, stomaci deliziosamente soddisfatti eppur non appesantiti. Saluti, ringraziamenti, ancora saluti, baci e abbracci, strette di mano. Calore, affetto, amicizia, ancora calore, ancora affetto, promesse di rivedersi, saluti.
Ciao, la festa è finita, alla prossima.
28 dicembre 2014, Festa di fine anno di Mondo Nudo, Lonato del Garda
Emanuele e Vittorio ringraziano
Maria, Flora, Mara, Franca, Francesco, Massimo, Angelo, Marco, Pierangelo e…
Carlo, Carlo, la chef, i due camerieri
Le ricette del “Cuoco Nudo”: Risotto Polponzola
Una facile, saporita e innovativa ricetta per la cena di fine anno!
Qualcuno l’ha definita eretica, in effetti pesce e formaggio sono una combinazione da sempre definita impossibile, proibita, però…
Però di ricette con pesce e formaggio ce ne sono, magari non tante, anzi poche, ma ci sono, una per tutte la “Tinca all’Iseana” di fama internazionale, una ricetta su cui un intero paese ha fondato il proprio successo turistico e gastronomico. Come dice il proverbio: “chi non risica, non rosica” e buon appetito!
Ingredienti (per 4 persone)
1 polpo di scoglio da 1 kg (preferire quello fresco a quello decongelato), 1 bella cipolla rossa, 2 spicchi d’aglio, 1 carota, 1 costa di sedano, 1 limone, 500g di riso da risotto, olio extravergine di oliva, 200g di gorgonzola dolce e molto cremoso, 1 mazzetto abbondante di prezzemolo, pepe nero in grani, sale grosso.
Preparazione
Pulire e lavare accuratamente il polpo e le varie verdure, tenendosi da parte una metà del prezzemolo. Lavare e tagliare in due il limone. Adagiare polpo, verdure e limone in una pentola dai bordi molto alti e ricoprire con acqua fredda. Aggiungere il sale grosso e qualche grano di pepe nero, poi mettere al fuoco con fiamma alta che abbasseremo quando l’acqua inizia a bollire. Per facilitare la presa del bollore coprire la pentola con un coperchio, facendo attenzione all’inizio del bollore per evitare che l’acqua possa fuoriuscire dalla pentola. Schiumando all’occorrenza, portare a cottura il polpo, ci vorranno all’incirca dai 30 ai 40 minuti, poi lasciar raffreddare il tutto. Solo a questo punto estrarre il polpo dalla sua acqua di cottura e tagliarne a pezzettini (mezzo centimetro di spessore) un terzo mettendolo da parte (con il restante potete farci un’insalatona da servire come secondo).
Filtrare l’acqua di cottura del polpo e metterla al fuoco per riportarla a bollore. Nel frattempo in un tegame versare due cucchiai d’olio extravergine di oliva e farlo scaldare. Quando l’olio inizia a fumare versarvi il riso, far friggere per un minuto poi aggiungere due bicchieri di vino bianco secco. Mescolando continuamente far evaporare il vino e, a questo punto, iniziare con l’aggiunta del brodo di polpo: un mestolo alla volta lasciando di volta in volta asciugare quasi completamente.
A cinque minuti dalla fine cottura del riso versarvi i pezzettini di polpo e il gorgonzola precedentemente tagliato a piccoli dadini, mescolare per bene facendo in modo che il formaggio si sciolga completamente amalgamandosi molto bene con il riso. Dato che ci sono diverse varietà di gorgonzola, alcune più saporite altre meno, e che sapore e forza di questo formaggio variano sensibilmente anche tra l’inizio e la fine della fetta, consigliamo di aggiungerlo poco alla volta e assaggiare man mano il risultato: il sapore del formaggio non deve mascherare quello del polpo, ma dare una sottile e appena percettibile venatura di gusto.
Impiattare e servire molto caldo decorando il tutto con del prezzemolo tritato finissimo e accompagnando con lo stesso vino usato per la cottura.
Divagando – Vividi soliloqui in un piacere ermeneutico
Posologia: (da prendere per bocca! … Sfogliando: che ti tocca!!)
Buon giorno tristezza! Sei te stessa ma senza certezza? Che ti va di dire se per dire devi condire un alquanto ridire?
* Ci sono giorni in cui non dormo e penso a te… L’egoismo non fa per me, fa per tre!
* Ho visto mani afferrare visi impercettibili di piacere… ma che mi dici? Fammi vedere? Ah, sì, hai una rima sul sedere!!
* Lei m’amò, tu l’amasti, io no, i servi non decidono!
* Tu sei l’unica cosa al mondo! Quanto è piccolo!
* Vorrei stare con te tutta la vita! Vorrei riempirti di bacini! La mia lingua all’unisono con la tua… insomma anatomia in primis, tu conti poco!
* Amor che a nullo ho amato, Cristo se son stato fortunato!
* Non vorrei farne una questione di lingua, vorrei piuttosto che lei mi finga!
* Caro, Cara… facciamo saldi di gioia noi due.
* Essere o non essere: questo è il teorema!
* Lunedice andò da Martedire a sentire se Mercoledillo avesse saputo da Giovedico se era vero che Venerdetto avesse detto a Sabatace che Domenica era chiosa!
* Sprizzava allegorie da tutti i pori.
* Per tutti gli errori c’è un prezzo da pagare, per l’esattezza quanto dovrei dare?
* Dare botte da urbi et orbi e preci in faccia!
* Queste righe propedeutiche attive, spaziano confini immaginari entro i quali limiti vive la parola stessa, che più è di sé e meno è agibile. Insomma un soliloquio è attendibile?
* La differenza tra cultura e coltura è solo questione fonica!
* Ma il conte Hugo di che si cibò? Oibò!
* Caro Conte ti scrivo: ora che scientificamente hanno riesumato le tue memorie, divorati le ingiurie e non farlo con delicatezza, ti scrivo con destrezza!
* La matematica non è un’opinione, l’opinione ce l’hanno in pochi, meglio pochi ma buoni: opinioni come tuoni!
* Scrivo in rima in men che non si dica, ma soprattutto scrivo con le dita!
* Un piacere in men che non si dica non è scritto con le dita!
* Chi di dita riferisce, di dita sfiorisce!
* Amore mio se non ci fossi tu… ci sarebbe un altro tu per tu!
* Fare l’amore, fare l’amore… non mi vengono tranquille parole, rischio la prole!
* Non c’è bisogno di avere fretta nelle cose, viviamo solo di prose! o pose?
* Scrivere è un po’ come il cane che si morde la coda, gira chi ti rigira ti vedi sempre il culo, magari poi lo mostri alla gente… deretano non mente!
* Scrivo per diletto, odio la lettura, recito per calura o positura?
* Ti sposo, lo giuro! Sono il mio abiuro?
* Io sono il cinema, tutto il resto è “Vietato Fumare”… non dalla galleria ma dal plateale.
* Ai posteri l’ardua sentenza ed ai rimanenti l’ultima scemenza.
* Che tempo fa oggi? dici guardando attorno, sapendo che fa un tempo ogni giorno! Togli il medico di torno!
* L’incertezza è qualcosa che ti piglia, la certezza è qualcosa che ti sveglia, la pochezza nel parapiglia!
* In men che non si dica… Ma è già finita?
* Quando il bello deve ancora venire è il tempo restante a lenire!
* Se ne vanno sempre i migliori e per chi resta son dolori (senti che odori)!
* L’ultima riga è dedicata a chi legge: dimentica tutto o fai parte del gregge!
Simone Belloni Pasquinelli
Auguri :)
Sta per chiudersi un anno che per noi di Mondo Nudo è stato impegnativo e fruttuoso. Molti i nuovi sottoscrittori del blog, importante la crescita numerica delle pagine visitate sia in termini assoluti che nella varie medie. Per ringraziare tutti gli affezionati lettori e anche i visitatori occasionali, come pure quelli che snobbandoci di danno lo stimolo per trovare nuovi argomenti e nuove strade, eccovi la nostra cartolina d’auguri con lo sfondo di una magnifica fotografia di una delle nostre nuove importanti amicizie: Mara Fracella.
MONDO NUDO augura a tutti i suoi lettori Buone feste e… BUON 2015 🙂
L’arte di vivere nudi

Masolino, La tentazione
Da: http://www.galleriaroma.it
Gioco un po’ con le parole in questo titolo.
Il concetto-base è che la percezione del nudo nel nostro vivere quotidiano (di noi nudisti, preciso) assomiglia moltissimo a quel che ci suscita il nudo nell’arte: tutto, fuorché erotismo, propensione all’attività sessuale, risveglio dei sensi, turbamento. Caso mai per questi fini si usano altri mezzi, pieni di ammiccamenti, di nascondimenti, ma non il nudo esplicito, ma anzi la sua allusione, così da sbrigliare l’immaginazione a saltare l’ultimo ostacolo, lungo percorsi che il nostro inconscio, la nostra mente, la nostra libido conosce più che bene.
La trasgressione
L’arte usa il nudo come mezzo per trasmettere un messaggio, quel tanto di sale trasgressivo che attira i curiosi. Ma qui non è come nella pubblicità: nell’arte il messaggio è importante, è verità. E come l’artista non teme ritorsioni mostrando il nudo, così non teme di dire la propria verità. Quel che si cela sotto i vestiti, sono segreti che tutti già sanno, ma la nuda verità potrebbe ancora turbare certe sensibilità. Il nudo è impietoso: un corpo flaccido, lardoso, senescente – pur essendo quanto mai vero – non è un bel vedere. Dipende dai canoni: le Veneri preistoriche dimostrano che i gusti posson cambiare. Un modello/modella si può anche svestire: ciò che per il gusto della nostra società non è bello da vedere si deve coprire.
La spregiudicatezza
In barba al giudizio comune, l’artista segue la propria libertà, si sente in dovere di essere al meglio espressivo, di usare tutti i mezzi per attirare l’attenzione sul proprio messaggio: costasse la sfida di dover scardinare pregiudizi, tradizioni e costumi: ha una verità urgente e dirompente e la fa passare sul filo precario del rischio d’esser bandito. Nell’accettare il linguaggio artistico come eccezione, come licenza, la società pur consapevole delle proprie ipocrisie e opportunismi, tollera magnanima i mezzi espressivi usati dall’artista, ben sapendo che la loro efficacia fa perno proprio nella solidità della norma comune, che paradossalmente ne trae una conferma.

Goya La Maja desnuda.
Da: Wikipedia
L’arte d’ogni giorno
Nel vivere quotidiano l’arte del vivere nudi lancia il suo messaggio, un messaggio personale, coraggioso, azzardato, ma pieno di senso. Paradossalmente, se il nudo fosse normale, il suo significato trasgressivo e spregiudicato sarebbe talmente inflazionato da scomparire del tutto. Il nudista, mettendosi nudo, comunica la propria verità, banale, soggettiva, dove l’efficacia non sta nella rappresentazione artistica di un’idea, non usa il nudo come mezzo espressivo. Quel che vuol dire lo dice coi fatti, senza simbolismi, senza rimandi. A suo modo è un artista, perché dell’artista sente la medesima urgenza e dirompenza di essere autenticamente quello che è. Sa di aver diritto alla medesima libertà; non vuol esser eccezione, non vuole elemosinare licenze. Star nudo è il suo modus vivendi. Se proprio si vuole: egli si denuda dei vestiti come si sbarazza dei pregiudizi comuni, dei preconcetti usati come condizione e pedaggio del viver civile, e non attende che la società sia più tollerante, perché certi condizionamenti egli stesso non li tollera più. E rischia di suo, nel quotidiano, perché sente che così deve fare, che questa è l’opera cui sta lavorando giorno per giorno, questo è il proprio messaggio, che trascende le bagatelle dell’oggi, ed ogni giorno egli stesso si riconferma per se stesso nel vero. E per questa verità, la nuda verità di sapere chi è, ruba ogni giorno un briciolo di libertà.
Se è vero che la verità rende liberi (Vangelo di Giovanni 8, 32), allora, in nome della verità che ricerco di me, sono anche libero di pensare che la libertà renda veri.
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