Archivio mensile:settembre 2015

Undicesimo comandamento: Non rompere i coglioni


Pur trovandomi lontano dalla prima parte del discorso visto che mai sono arrivato alla tentazione di passare alla violenza, mi rivedo perfettamente nel resto del discorso che condivido totalmente senza ma e senza se.

Il piede in due scarpe


Dalla legge discende che…

Le leggi regionali recentemente approvate riconoscono come legittima la pratica del “turismo naturista” bypassando l’articolo 726 del codice penale, in quanto tale attività non presenterebbe gli estremi di reato previsti da quell’articolo (“atti osceni in luogo pubblico”). Ma allora, se l’essere semplicemente nudi senza altri intenti reato non è, perché imporre l’obbligo di avvisare, delimitare le aree, prescrivere siepi e recinzioni per impedire la vista? Perché affiggere cartelli di bandita, come fosse riserva? Che cosa c’è nel nudo di così offensivo che nei più può far danno vedere? Che cosa – pur dopo il “riconoscimento” – ancora perdura, che cosa sconvolge le coscienze, turba le menti, scatena nei più piccoli il più estremo imbarazzo, disviandoli dalla retta via, azzerando tutto quanto di buono si è cercato di insegnare loro?

Promuovere e riconoscere

Il sigillo della legge stessa garantisce che la pratica del “naturismo” non è contro la legge, che anzi la promuove e la riconosce. Allora perché negarne la visibilità pubblica; imporre steccati; che c’è di male nel nudo-naturismo – dopo averlo promosso o riconosciuto – di irrispettoso, di irritante per altri da doverli con la forza della legge proteggere? Qual è quel vago imbarazzo che ancor fra la gente permane ed aleggia? Che cosa rimane ancora di “offensivo”? Capirei di più una precauzione censoria a salvaguardia dei minorenni, come quella che si applica ai film con contenuti violenti o con “contenuto esplicito”.

Allora perché queste cautele? Quel che le leggi promuovono o riconoscono è dunque a titolo d’eccezione, di paterna concessione? Capisco che la visione spettacolare e compiaciuta della violenza può essere diseducativa e approvo dunque il bollino rosso. Capisco che la visione dei “contenuti espliciti” può causare turbativa in soggetti immaturi; esattamente come capisco ed approvo il divieto per i minorenni di acquisto di sigarette ed alcolici. Ma la visione del nudo puro e semplice no! E difatti l’attenzione ai minorenni non è causa che faccia alzare le barriere: le leggi non fanno il minimo accenno a bambini o minorenni – sebbene di solito questo argomento venga ritenuto efficace e definitivo. Altrimenti – e conseguentemente – si dovrebbe vietare l’accesso ai minorenni nelle strutture, nelle spiagge, nei club dove il nudo è “promosso”, “riconosciuto”, liberamente praticato, legalmente consentito. La pratica naturista non ha nulla né di violento né di “esplicito”.

Esiste poi una differenza fondamentale: che nei film ed in altre opere di intrattenimento il contenuto violento o “esplicito” è intenzionalmente comunicativo, è finalizzato ad ottenere proprio quell’effetto, mentre nella pratica nudo-naturista il corpo nudo non ha nulla di intenzionalmente comunicativo e non ha come intrinseca finalità quella di colpire la sensibilità altrui con un messaggio forte, tale da creare disturbo, disagio, fastidio, imbarazzo, molestia.

Poteri promossi e riconosciuti

Questa “messa in guardia” mi sembra alquanto sospetta. Forse questo mio pensiero dipende dall’impazienza di vedere abbattute le siepi e sospese le censure, e riconsiderare da capo quel che davvero fa danno e che cosa no. Per tutti: adulti e minorenni.

L’imposizione di opportuna segnaletica mi pare il retaggio (se non la conferma) del perdurare di una concezione che non si è completamente e conseguentemente emancipata da una tradizione, da un costume, modo di pensare – in definitiva, da un potere o da vari poteri fra loro coalizzati – che negli anni ce lo ha imposto. Probabilmente si tratta solo della plausibile incertezza e contraddizione di un momento di passaggio e non di ipocrisia, di filisteismo, come i più maligni (come sono io, ad esempio) sarebbero tentati di pensare; e non di uno scotto che ancora si deve pagare a un potere che inizia dove finisce quello politico.

Contraddizioni

Da un testo legislativo mi aspetterei però un ripensamento completo: se si “riconosce” il naturismo, questo diventa pratica, consuetudine, costume accettato – e non c’è bisogno di segnalarlo nel timore che potrebbe urtare qualcuno: semplicemente questi sa da sé che se ne deve distogliere, come farebbe di solito con un film violento o dai “contenuti espliciti”. Esattamente come prima di vedere un film non sappiamo quanto sia violento, con quanti contenuti espliciti o se contiene delle scene che altrimenti ci potrebbero disturbare (come ad esempio il maltrattamento di animali) o semplicemente non è di nostro completo gradimento.

A dirla fino in fondo, appunto perché il “riconoscimento” (come quello imminente della Regione Lombardia) prospetta che la pratica del naturismo divenga normale, non vedrei così necessaria nemmeno la targa “CAMPIG NATURISTA”, perché già quella specificazione e specializzazione, selezionando a priori la clientela, annullerebbe di fatto il “riconoscimento” proclamato e decantato nella legge, anzi riconoscerebbe, rimarcherebbe e confermerebbe la differenza; sarebbe incoerente, perché farebbe rientrare dalla finestra quel che si voleva superare, in ossequio a quei poteri non tanto occulti che ancora vogliono vietare la vista del nudo, insinuando che sia una buccia di banana verso quegli “atti osceni” che così sollecitamente ci si è premuniti di vietare estendendone la copertura semantica e moraleggiante (ma non la definizione univoca e certa) anche all’innocua, innocente, naturale, banale nudità del corpo umano. Essendo la nudità dichiarata irrilevante per legge, non vedo motivo della cartellonistica, degli avvisi al pubblico, e non sarebbe male se ogni campeggio per definizione fosse “misto”.

Nel proprio giardino e lungo i sentieri

Ed estendendo le conseguenze del ragionamento, non vedo motivo perché non si possa tranquillamente accettare la nudità anche fuori dai centri: nel proprio giardino o lungo i sentieri.

Pochi centimetri di stoffa!


Luca cammina sulla spiaggia, con falsa noncuranza adotta posizioni e movimenti che possano mettere in bella evidenza i suoi muscoli coltivati con dovizia, la pelle accuratamente abbronzata lo mette in risalto rispetto alla folla che lo circonda. Gli piace mettersi in mostra, adora sentire gli occhi puntati su di lui, la competizione lo stimola, in ogni occasione veste abiti che nulla nascondano. Cammina sulla spiaggia e intorno a lui occhi invidiosi si alternano a sguardi golosi, alcune ragazze gli si accostano ridendo, gli fanno alcune domande approfittando della vicinanza per osservare meglio il bozzo che, all’interno di un piccolo attillato costume, domina il basso ventre. Alcune mani intrepide sfiorano le sue spalle, una osa ancor di più e scende lungo il torace con una veloce carezza mascherata da tocco casuale. Voci e parole si levano tra gli ombrelloni: che fisico, che stupenda persona, vorrei essere come lui.

Mario è steso sulla spiaggia di una caletta nascosta tra alte pareti di roccia, arrivato di buon mattino è solo e decide di mettersi nudo per farsi accarezzare dal sole e godere profondamente del massaggio del mare. Il suo corpo è un corpo come tanti, muscoli normali, abbronzatura appena accennata, lo disturba sentirsi osservato, evita di mettersi in mostra. Passano alcune ore tranquille finché sente delle voci, si guarda in giro e non vede nessuno, allora si rimette sdraiato. Le voci si rifanno sentire, stanno scendendo l’erto sentiero che dalla scogliera da accesso alla caletta, si fanno man mano più vicine e distinte, ancora non vede le persone ma riesce ora a sentire esattamente quello che dicono e… “maledetto esibizionista, pervertito del cazzo, vattene fuori dai coglioni”.

IMG_0182Per pochi centimetri di stoffa un esibizionista diventa modello da adorare e possibilmente emulare mentre, non avendoli, una persona timida e riservata diventa un pericolo pubblico. Potenza di un piccolo costume, di… pochi centimetri di stoffa!

Giochi di potere


Avete presente la piramide di Maslow? Si, bene potete saltare al paragrafo successivo; no, leggete anche il presente. Detta piramide identifica la gerarchia dei bisogni (o necessità) suddividendoli in cinque fasce (o livelli), alla base i bisogni più elementari (fisiologici: respiro, alimentazione, sesso, sonno) e che vanno necessariamente esauditi per primi, al vertice le necessità più complesse (autorealizzazione: moralità, creatività, spontaneità, problem solving, accettazione, assenza di pregiudizi) a cui ci si arriva e che si possono soddisfare solo dopo aver esaudito tutte quelle presenti ai livelli inferiori che, partendo dal basso ed escludendo il già descritto primo livello, sono: sicurezza (fisica, di occupazione, morale, familiare, di salute, di proprietà); appartenenza (amicizia, affetto familiare, intimità sessuale); stima (autostima, autocontrollo, realizzazione, rispetto reciproco).

Piramide di Maslow

Sebbene si siano nel tempo mosse diverse critiche, sebbene Maslow stesso rivide la sua piramide aggiungendovi ulteriori livelli, sebbene siano in seguito sopravvenute teorie più elaborate (E.R.C., Fattori Duali, Cerchio di McClelland, eccetera), detta piramide resta pur sempre valida per spiegare in modo semplice eppur scientifico certi fatti della vita personale e sociale, in particolare si adatta benissimo a parlare dei giochi di potere. Che si tratti dei grandi poteri economici e politici mondiali, oppure dei più infimi poterucoli aziendali, associativi, addirittura familiari, la logica cambia ben di poco, sebbene in alcuni casi il gioco sia condotto con precisa cognizione di causa e in altri per istintività o inconscio apprendimento.

Qual è il gioco?

Immaginiamoci di voler soggiogare al nostro volere una comunità più o meno grande, al limite anche un singolo individuo, cosa faremmo?

Beh, evidente, dobbiamo mantenere, o riportare, il nostro target all’interno delle prime due fasce della piramide di Maslow: troppo occupato ad accudire ai suoi bisogni basilari sarà disattento a quelli più complessi e risulterà per noi più facile rimuovere o quantomeno controllare a nostro vantaggio le condizioni sociali e, di riflesso, il nostro target.

Come lo facciamo?

Semplice, come prima cosa andremo a instillare nel nostro target delle paure che riguardino essenzialmente la sopravvivenza e la sicurezza, lo faremo sfruttando situazioni realmente esistenti rendendole più evidenti e gravi di quanto non siano, oppure inventandoci di sana pianta figure mitologiche o situazioni di difficoltà sociale. Alcuni esempi: il diavolo, i peccati, il sesso, il nudo, le streghe, le malattie, l’inquinamento, il buco nell’ozono, il gas serra, il riscaldamento globale, le scie chimiche, il complottismo, l’estinzione delle specie animali, la crisi del lavoro, la crisi economica, i reati vari, le violazioni amministrative, gli evasori, i pervertiti, gli esibizionisti, i guardoni, i nudisti.

Una volta che le paure sono state instillate e il nostro target ha abbassato le proprie preoccupazioni all’interno dei bisogni fondamentali, ecco che andremo a fornire delle soluzioni, ovviamente soluzioni che siano strutturate a nostro esclusivo o predominante vantaggio: la religione, l’inquisizione, l’estremismo ecologico, l’animalismo esasperato, l’alimentazione vegetariana o vegana, la dittatura, le guardie, il videocontrollo, il mutuo spionaggio dei cittadini, le strutture nudiste, le ordinanze, i divieti. Tutte queste soluzioni conterranno apparenti vantaggi per il target, apparenti perché in realtà rispondono alle paure precedentemente instillate (senza le quali tali vantaggi non sarebbero esistiti) e soprattutto perché opportunatamente disseminati qua e là al fine di mascherare le ben più rilevanti e importanti limitazioni e le perdite di diritto.

A questo punto ho ottenuto e poi incrementato il mio potere sul target, un target ora convinto che io l’abbia salvato, che io gli abbia dato quello che altrimenti non avrebbe avuto, mentre semplicemente è ormai incapace di rendersi conto che gli ho solo ridato una minima parte di quello che già aveva e che io, proditoriamente, gli avevo tolto instillandogli delle paure. La cosa più bella è che se sono stato bravo sarò riuscito a fare in modo che, più o meno consciamente, sia ora parte del mio target a difendermi o addirittura a proporre soluzioni sempre più vantaggiose per me e sempre meno per loro, vedasi la tifoseria politica (di ogni segno e colore), la caccia all’evasore, l’alterazione del concetto di rispetto (necessariamente multicolore e multidirezionale, invece dai più inteso in bianco e nero oltre che unilateralmente), l’autocensura dei nudisti, il formulare e/o sostenere proposte di legge restrittive anziché garantiste.

A che pro questo articolo? Tanto, molti penseranno, trattasi di un costrutto sociale immodificabile, una struttura sociale, politica ed economica che si perde nei tempi, che esce dalla memoria umana, possiamo solo uniformarci, combatterlo è un’utopia.

Eh, no, non ci sto, l’utopia è un altro di quei concetti inventati a bella posta per i giochi di potere, un concetto ideato per far credere alle persone che esistano situazioni inalterabili contro le quali sia perfettamente inutile ribellarsi. Certo può essere difficile e faticoso tentare la via del cambiamento, certo ciò che è stato costruito in millenni richiederà altrettanto o comunque molto tempo per essere modificato, questo, però, dimostra solo che tutto è modificabile, basta volerlo. Se poi pensiamo ai piccoli poteri, ai poteri aziendali, associativi, familiari, delle piccole comunità, dei piccoli movimenti sociali, ecco che qui possiamo sicuramente intervenire, per farlo è però necessario rendersi conto di come avvengano i giochi di potere, di come veniamo condizionati e controllati, di come veniamo resi schiavi di concetti assurdi che “miracolosamente” diventano indissolubili e che noi stessi andiamo a difendere, sostenere, proporre, divulgare, ampliare, rinforzare. Ecco, questo il senso di questo articolo!

L’art. 726 e le Leggi regionali


In un recente post sul forum de iNudisti scrivevo:

in un attimo, con una leggina, potremmo estendere la fruibilità nudista del nostro territorio, richiamando con questo quintalate di turisti, nostrali e stranieri, se dessimo per fruibile ai nudisti il nostro territorio “demaniale” (per definirlo alla grossa, più o meno il limite dei 300 metri dai centri abitati imposto ai cacciatori [che poi sono 100]). Penso questo perché se è sufficiente il potere discrezionale di un sindaco per sospendere l’applicabilità di un articolo del codice penale (!!! stiamo dicendo che un sindaco può garantire che i nudisti non faranno sconcezze!), la difficoltà da superare non deve essere molta.

E a logica mi confermo che né una legge regionale, né tantomeno un’ordinanza di un sindaco possono annullare o sospendere l’applicabilità di un articolo del codice penale. Ma allora perché è legale approvare una legge sulla pratica del nudismo o del turismo naturista; come può un sindaco autorizzare chiunque lo voglia a stare nudo per un tratto di spiaggia (segnalato, ma senza recinzioni) e un altro predisporre un’autorizzazione a una escursione in nudità nel proprio territorio?

Mi faceva specie il fatto che il sindaco di Torino di Sangro (Silvana Priori) fosse avvocato e che quello di Marina di Camerota (Antonio Romano), da commercialista doveva pur avere una certa familiarità con le leggi; e che in ogni caso i segretari comunali hanno una buona preparazione giuridica, e che le minoranze di quei consigli comunali avrebbero trovato tutti i cavilli possibili se le ordinanze fossero state viziate della minima illegalità.

Penso che il motivo sia che i concetti stessi di nudismo “turismo naturista” nell’opinione comune abbiano una configurazione concettuale tale che li allontana immediatamente e li diversifica totalmente dalla fattispecie di reato prevista dall’art. 726 c.p. Cioè, che i Consigli Regionali, le Giunte Comunali danno per scontato che la pratica nudo-naturista non rientra nell’ambito di applicabilità dell’articolo 726. Difatti, nei preamboli dei provvedimenti quell’articolo non viene mai citato, ma anzi si sottolinea che “le finalità perseguite” dalle associazioni nudo-naturiste sono perfettamente accoglibili e condivisibili («per la natura dell’Associazione [l’Unione Naturisti Campania] e le finalità perseguite…» così ad es. la determina nr. 137 del 21.05.2015 del Comune di Marina di Camerota).

Se dunque organismi democratici così autorevoli (e i più immediati nel contatto con i cittadini e sensibili nel cogliere il sentire comune), nella loro attività istituzionale (legislativa o amministrativa) ritengono che la pratica nudo-naturista non sia da considerarsi un atto «contrario alla pubblica decenza», non vedo perché si continui a pensare che una tintarella o un’escursione da nudi siano reati, o che anche solo rientrino in un limbo di incertezza tale da scoraggiare la maggior parte di coloro che comunque amerebbero questa pratica, e che per sentirsi al sicuro dai presunti strali della legge preferiscono frequentare i centri naturisti.

Il giorno di #Carla


Accompagnare gli altri alla scoperta di luoghi e sentieri è un’emozione che da sempre mi ha dato enorme soddisfazione e, senza risalire alla mia prima gioventù, sono state pochissime le occasioni in cui siano stati altri a portare me da qualche parte. Ieri è successo questo, mi son fatto portare alla scoperta di un fantastico luogo a me sconosciuto, sebbene vicinissimo a località e sentieri che ho più volte frequentato, ed ho assaporato l’emozione di vedere mia sorella gioire per essere riuscita in una tale missione.

Grazie Carla per una giornata speciale e profondamente diversa da tantissime altre, grazie per avermi fatto conoscere questo luogo incredibile e affascinante. Grazie!

P.S. Grotta della Tampa, Rezzato (BS)

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Foto di Carla Cinelli

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Foto di Carla Cinelli

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Foto di Carla Cinelli

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Foto di Carla Cinelli

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Foto di Carla Cinelli

E’ inutile!


E’ inutile ci sono cose che solo gli spiriti veramente liberi possono vedere, tutti gli altri, variamente e più o meno consciamente imprigionati nei condizionamenti o nelle manipolazioni, sono impossibilitati perfino ad immaginarle, figuriamoci a percepirle.

Stato naturale delle cose questo e come tale perfettamente lecito e comprensibile, illecito e incomprensibile è che i secondi tentino di screditare i primi, cerchino di obbligarli a redimersi nei ranghi del condizionamento e della manipolazione, vogliano obbligarli ad accettare ingiuste, inique, innaturali, assurde, inaccettabili limitazioni.

Volete la ragione? Beh, che devo dirvi, tenetevela, sappiate però che potete tarparci le ali ma non potete tapparci la voce: parafrasando un grande statista del passato, oltre al diritto di esprimere le nostre ragionate e documentate opinioni, abbiamo pure il dovere di combattere l’ingiustizia e l’iniquità alias abbiamo il dovere di difendere le nostre opinioni e l’esistenza dello spirito libero!

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Il nudismo e il “turismo naturista”


Ho seguito quasi involontariamente l’approvazione della nuova legge sul turismo in Lombardia (PDL 236 – Politiche regionali in materia di turismo e attrattività del territorio lombardo), discussa il 15 e il 16 settembre scorsi e approvata. Alla vigilia della discussione (14 settembre) il consigliere regionale Marco Tizzoni, vice presidente del gruppo Maroni Presidente e Claudio Pedrazzini, presidente del gruppo Forza Italia hanno presentato tre emendamenti alla proposta di legge:

Emendamento 69Emendamento 70

Emendamento 71

Seguire in diretta l’approvazione di una legge è stato istruttivo (ora qui): il filtro con cui si giudica, si accoglie o si respinge una proposta è molto semplice:

1) deve confermare il potere, l’istituzione, e le seggiole;
2) deve portare denaro (pardon: deve favorire il progresso economico).

Le ragioni della presentazione degli emendamenti non fanno eccezione:

  • Essere i primi a dare delle norme, anzi a legittimare e “promuovere” il turismo naturista”, portandosi a casa un primato di innovazione e attenzione all’elettorato.
  • Considerarlo soprattutto dal punto di vista del vantaggio economico, come fonte di ulteriore ricchezza, demandando al singolo le motivazioni che lo inducono a spendere.

Avendo alle spalle l’esperienza con Mondo nudo e soprattutto il concetto basilare e ispiratore delle nostre uscite in montagna, delle discussioni e riflessioni che hanno portato alla definizione del progetto “Zona di contatto”, dei post qui pubblicati è apparsa chiarissima la differenza sostanziale fra “turismo naturista” e nudismo.

TURISMO NATURISTA

NUDISMO

Periodo limitato alle ferie o fine-settimana, in strutture a pagamento Tutto l’anno; nella natura o in casa; gratuito
Una recinzione impedisce la visibilità reciproca fra naturisti e non-naturisti, “difende” e “rispetta” chi non è naturista Favorisce il contatto fra nudisti e non-nudisti; la nudità è positiva per tutti
L’art. 726 c.p. (atti osceni) non è applicabile nei centri, poiché autorizzati Il nudismo non rientra nell’ambito di applicazione dell’articolo

La deroga all’articolo 726 presuppone che lo stare nudi generalmente sia un atto osceno, con l’eccezione dei centri autorizzati. Mi chiedo allora se – in linea teorica – l’istituzione di centri naturisti non sia apologia di reato. Mi chiedo anche come mai un atto sia osceno in generale e non-osceno in luoghi all’uopo adibiti: ci vedo un culto morboso dell’osceno, con tanto di autorizzazione legalizzata e fattura pagata. L’eccezione lascia supporre che di regola l’esser nudi rientri in qualche fattispecie di reato.

In sede di discussione, tre emendamenti sono stati ritirati dallo stesso proponente, senza fornire spiegazioni. Il primo di essi è stato però autorevolmente fatto proprio dall’Assessore Mauro Parolini (Nuovo Centro Destra): posto in votazione è stato approvato dal Consiglio e figurerà tra le finalità della legge (art. 2):

La Regione Lombardia «riconosce il turismo naturista, nel rispetto delle persone, della natura e dell’ambiente circostante, purché praticato in aree, spazi e infrastrutture, appositamente destinati, delimitati e segnalati con appositi cartelli e con altri efficaci mezzi di segnalazione.»

Ora sappiamo che la Regione Lombardia “riconosce” il “turismo naturista”. Col sottotesto: extra ecclesia nulla salus = con esclusione di tutte le forme di naturismo non espressamente autorizzate, di nudismo libero (o selvaggio), fuori dalle strutture. Ironicamente si può ipotizzare una spiegazione: «Perché non ci sono i bagni?»

Per la cronaca i tre emendamenti sono stati ripresi e riproposti dal consigliere Buffagni (Movimento 5 stelle). Durante la votazione dei singoli articoli sono stati posti in votazione e sistematicamente bocciati dall’assemblea.

Vedremo il testo definitivo della legge per avere conferma di quel che a caldo possiamo giudicare: l’emendamento Parolini è una formulazione di intenti, non impegna nessuno, ma comincia a gettare le fondamenta delle condizioni in cui il “naturismo” dovrebbe essere considerato. E non ha nulla a che fare col nudismo. Applica le ragioni del “vestitismo” a una struttura: invece di una foglia di fico abbiamo una siepe; invece di singole persone, “clienti” che pagano per poter stare nudi (per quanto questa frase possa suonare assurda e strampalata).

E questa siepe funziona anche sul piano linguistico – concettuale – ideologico: se i nudisti non temono di chiamare le cose col loro nome, i “naturisti” prendono dalla selva del vocabolario quella foglia che più si adatta: invece di nascondere davvero, palesa in tutta evidenza l’ipocrisia di chi vuole salvarsi la faccia, come se da nudisti, semplici e schietti, fosse compromessa in qualche misura la nostra rispettabilità.

Così facendo i naturisti stessi danno conferma della plausibilità delle argomentazioni dei tessili: che ci portiamo addosso delle oscenità, retaggio ancestrale, che dobbiamo nascondere. Non è che voglia cambiare la testa ai tessili, ma solo non voglio che le loro ragioni valgano anche per me. Che forti della legge, le possano estendere a tutta la società e totalitariamente ne facciano un dogma universale e irreversibile, sancito come sacro e quasi – e qui sta la beffa – spacciato per “naturale”, perché “così fan tutti”.

I nostri riflettori


Perseguendo tenacemente la logica di “Zona di Contatto”, dopo esserci attivati su tutti i principali social network, già da qualche anno abbiamo creato anche collegamenti con alcuni siti di segnalazione di eventi, recentemente abbiamo creato nostri spazi all’interno di altri siti con una logica ancor più particolare: riflettono in automatico i nostri post su Twitter o anche quelli dei nostri contatti nello stesso social network. Oggi è stato infine aperto anche lo spazio in KissItaly, sito che si propone, fra altre cose e gli altri servizi, di far conoscere l’Italia e le sue bellezze naturali anche per mezzo dei suoi stessi utenti.

Sebbene i numeri e il consenso popolare siano ad oggi più che mai importanti per ottenere riconoscimento e spazio, scopo principale di tale azione non è il proselitismo ma piuttosto la comunicazione, da pari a pari, con la società nel suo insieme più largo. Superata l’esagerata e sostanzialmente inutile (per quanto accattivante) idea di un mondo di sole persone nude, rigettata l’inopportuna e deleteria idea di relegare la nudità all’interno di recinti (che anche se invisibili definiscono pur sempre un iniquo e irrispettoso ghetto sociale), abbracciata l’idea più logica, rispettosa e naturale di un abbigliamento sempre e comunque facoltativo, il nostro obiettivo è quello di fornire quell’ampia e giusta informazione che sola può creare conoscenza e indurre coscienza, le uniche due vie che possano determinare quell’evoluzione sociale atta a ridonare al corpo la sua dignità e la sua libertà, riportando il vestiario all’interno del ruolo per il quale è nato, che certo non è quello di nascondere il corpo alla vista altrui.

Ecco, in rigoroso elenco alfabetico, l’elenco dei riflettori che ad oggi abbiamo attivato, seguiranno altre segnalazioni man mano che ne attiveremo altri.

BresciaToday

Dipende-Today

Eventi-Brescia

Gialdini World

KissItaly

The Mondo Nudo Daily

The Tweeted Times

Festa d’autunno 2015


Potevamo interrompere ciò che ormai è diventato tradizione? No, no di certo per cui, nonostante i vari impegni e le difficoltà che molti operatori della ristorazione ancora sollevano quando si parla loro di un evento nudista, grazie anche al lavoro di intermediazione attuato dal nostra fedelissimo amico Angelo Bernardi, eccoci qui a proporvi anche quest’anno la nostra Festa d’Autunno.

Stavolta l’evento si terrà nel pomeriggio anziché alla mattina e pertanto si chiuderà con una cena al posto del solito pranzo; è stata una decisione sofferta ma, alla fine, ci sono motivazioni importanti che ci hanno indotto a supportare tale variazione impostaci dalla gestione del locale in cui andremo a chiudere la festa. Tra queste anche la particolarità del locale che dispone di ampio spazio per le attività sociali che precederanno la cena: la presentazione del programma 2016 di cui anticipiamo l’essere assai interessante non solo escursionisticamente ma anche per il coinvolgimento storico visto che ogni uscita sarà effettuata lungo le strade, mulattiere e sentieri militari della prima guerra mondiale; il momento di lettura con lettori esperti; la proiezione di diapositive sulla nostra attività 2015.

Altrettanto sofferta è stata la decisione di supportare la richiesta di non divulgare il nome del locale e la sua precisa collocazione, un’imposizione che limita alquanto la possibilità di pubblicizzare l’evento (tutti i siti di diffusione degli eventi richiedono obbligatoriamente l’indicazione della località), d’altra parte portando l’evento in tale struttura abbiamo forti opportunità di dialogo con la realtà sociale e un’amministrazione comunale. Possiamo comunque dire che si trova nelle immediate vicinanze di Brescia.

Infine un’altra imposizione che ci ha fatto attendere a lungo prima di decidere, forse quella che più di tutte ci ha tenuto in sospeso, è quella di un quorum minimo di presenze: dovremo essere almeno trenta adulti altrimenti salta tutto (ovviamente prima di annullare l’evento proveremo a cercare un locale al volo, certo in pochi giorni le possibilità di riuscirci saranno poche, ma non nulle).

Rimandandovi per tutti i dettagli specifici alla scheda dell’evento dove trovate anche il modulo di registrazione, invito a pubblicizzare (all’uopo potete scaricare la locandina cliccando sull’immagine sottostante e salvandola sul vostro computer) la festa tra famigliari e amici: come sempre, come per tutte le attività di Mondo Nudo, la nudità è una possibilità non un’imposizione, così come lo è, pur nei limiti di una società ancora disabituata al nudo pubblico, lo stare vestiti.

Grazie, vi aspetto numerosi.

Da vero nudista…


Da vero nudista non ho nulla da nascondere, nemmeno il fatto di esserlo.

E sempre mi meraviglio di come la mente sappia collegare e condensare in un aforisma mille pensieri vaganti, piluccati da varie esperienze, conoscenze, escursioni ed incontri.

L’aforisma mette a nudo che mi nascondevo dietro ad un dito e non avevo ancor del tutto capito, né ero pronto a mettere in pratica nei fatti quel poco di certo che avevo capito. Svela a me stesso le mie ipocrisie, mi toglie l’ultima foglia di fico, le fette di salame dagli occhi.

Spesso sono reticente a dire pacificamente che sono nudista: minimizzo, ometto, ripulisco attentamente quel che dico da ogni possibile rischiosa allusione. Come se la soglia del pudore si fosse spostata più in là: dal livello fisico e visibile a quello verbale, comunicativo, ideale, concettuale, relazionale. In effetti, da una parte il pudore nasconde dietro le quinte della rappresentazione di noi stessi in pubblico una parte di noi (la regia, le prove, le apprensioni, il trac), dall’altra siamo specialisti nel dribblare l’argomento, come avessimo timore di comprometterci, di rimetterci la faccia. E quasi abbiam più pudore a dire che a fare, più a dichiararci che a mostrarci.

L’aforisma mi ha rivoltato come un calzino (magia delle cose segrete che si mestano nell’inconscio e si danno poi a vedere urgenti e perentorie, ma altrettanto univoce e ferme). Mi ha messo di fronte a uno specchio: sono coerente? di che cosa ho paura? che altri si facciano un’idea negativa di me? Ah! Ecco scoperto dove si arresta la mia convinzione! Ancora la benedetta bilancia: sempre a pesarmi ogni mezz’etto, e il tocco di fard, come prima che vada in onda il talk show. Ancora non mi son liberato dalla “schiavitù sociale” simboleggiata dal portare una toga e per il quieto vivere mi chino ossequioso al costume; mi mordo le labbra in supina osservanza ed accetto l’immagine che la società mi ha confezionato ritagliandomela addosso (king size). Il corpo di carne s’è trasformato in corpo sociale (scippato quello reale e personale), mappato con le sue “zone di rispetto”, “privacy”, osceno e tabù.

Che ci perdo?

Che ci perdo se sanno che sono nudista? Soltanto il falso fantasma, la maschera sconcia adatta alla scena; lo scudo a modo di stemma che mi son disegnato dice all’universo chi sono, il fantoccio che agito durante la recita e che ogni giorno io stesso da me mi confermo. E confermando lo approvo. Confermo pure come legittima la separazione fra “vizi privati e pubbliche virtù”. Accetto come “vizio”, come eccentrica stravaganza al limite della legalità (quasi da carnevale), godermi attimi miei, di vita reale ma solo nell’intimo del privato di casa, del club privé, del campeggio recintato da siepi, per non urtarmi troppo con la società (per ben che vada: indulgente, tollerante, permissiva, laica…). Lo ammetto, sono pigro: non salgo sui tetti a proclamare convinzioni e virtù, non scendo in piazza a predicare un nuovo vangelo, non vado in tivù.

 

Il nudo: l’estetica subdola dell’osceno

Il nudo attira gli sguardi, perché così si vuole funzioni. Il nudo fa ancora notizia, fa vendere: non si rinuncerà tanto facilmente a questa gallina dalle uova d’oro. Magari con pretesti di tipo morale, con frasi fatte che nulla spiegano, avvolte nella nebbia dell’ovvietà autoreferenziale, del truismo da corto circuito semantico, del reticente eufemismo – e della pigrizia (di nuovo) che a volte può prenderci quando vogliamo approfondire le cose. Come avessimo veduto il volto della Gorgone, il pensiero si pietrifica, non scalfisce il muro di quel che si spaccia per “buon senso comune”. Una “civiltà” millenaria ci ha completamente ridisegnati nel corpo e nella mente, bisturi alla mano. Risultato: caricature di noi stessi, oscenamente brutti, al limite dell’inguardabile, talmente siamo rifatti.

Ovvietà

Ho imparato la lezione: no, non dirò pubblicamente che sono nudista, ma nel caso farò capire:

  • che è un’ovvietà naturale che più non si può,
  • che non è qualcosa che si deve capire, un costume che si deve imitare come un’effimera moda, o un percorso iniziatico per degni eletti,
  • che come tutti, ho il mio “buon senso”, e non devo spiegarmi, difendermi, giustificarmi, render ragione di fronte a un tribunale fittizio, che da me mi sono inventato come fosse reale,
  • che non ce l’ho con nessuno,
  • ma che semplicemente faccio a modo mio, come natura da sempre m’insegna, semplice e lindo, nudo nato così come sono e mi voglio.

Non critico, ma nemmeno accetto di essere come gli altri mi vogliono o vorrebbero impormi di essere.

Così come sono

Sono naturalmente orgoglioso di come mamma m’ha fatto. Di più non dimando.

Cattato in una foto su internet


L’antefatto

Questa mattina, lasciata la macchina al parcheggio, mi avviavo verso il lavoro. Dalla strada sento mi chiamano e salutano: è un ragazzo in scooter. Lo vedo mentre sta riportando la mano alla manopola dello sterzo. Nascosto dal casco non lo riconosco, lo riconosco invece dalla voce e dal colore del motorino. Due anni fa mi aveva “cattato” su internet (googolando a caso aveva trovato una foto in cui comparivo nudo in una foto di gruppo), ed era stato il pretesto per venire a dirmi della scoperta: continuava a schernirsi con risolini maliziosi e strizzatine d’occhio, ma non una parola di più.

 

Dialogo senza parole

Questa mattina, il suo saluto “esagerato” mi ha suggerito altri pensieri: di tipo pedagogico. Mi sono chiesto: “che modello di adulto sono (sono stato) per quel ragazzo e per i ragazzi in generale?” Sapendo quanto sono esclusivi e severi nell’accettare amicizie, mi son sentito un tantino incoraggiato – come persona e come nudista. Non tanto come adulto (non credo di essere il solo nella cerchia delle sue conoscenza), ma come nudista, che è ciò che per ora mi distingue dagli altri adulti. Eh, sì, un po’ di orgoglio ci vuole, viene da sé, e mi ha fatto contento.

È difficile trovare un canale di comunicazione con i ragazzi di questa età: non conosciamo i limiti che si sono autoimposti, le regole di comportamento nel relazionarsi con gli adulti, l’immagine di sé che vogliono trasmettere e salvaguardare (trasgressiva, sfuggente e nello stesso tempo lealista nei confronti dei valori formali del contratto che hanno accettato come moneta da spendere per vivere in società, come compromesso da dover accettare per esser promossi, per trovare un lavoro, ecc.)

 

Crescere consapevoli

E voglio dire: benvenuti anche noi nudisti per quell’alternativa che senza diretta intenzione rappresentiamo, perché concretizziamo nel nostro fare quotidiano un imperativo cui nessun uomo può sottrarsi: esplorare la vita vivendola, conoscer se stessi dai propri sentimenti, dalle proprie reazioni, cambiando ogni giorno di poco come cambia una pianta che cresce, provando a mandar fuori ogni tanto un nuovo germoglio, sorprendendoci di un bottone di rosa che ci fa più bella la vita, imparando a viverla come essa stessa comanda.

Pensavo all’idea che di me quel ragazzo può essersi fatto: il suo caloroso saluto mi confermava di tutto. E la risposta che mi davo andava oltre l’immediato proselitismo per il movimento nudista, la militanza attiva. Ho troppo rispetto e fiducia nell’intelligenza degli altri, specie delle nuove generazioni, che rinuncio a posare da maestro, segnavia od esempio. Mi fa più lieto il pensare che così come sono, per le scelte che ho fatto, posso meritare il saluto di un ragazzo: come tutti gli altri ragazzi mi passerebbe inosservato, non sapendo come interagire, cosa dirgli, quali “valori” insegnargli. Ma può bastare un saluto: il suo gesto è un raffio con cui mi accalappia. Quel che mi distingue dagli altri adulti è che mi può veder nudo, senza tanti tabù, senza oscene indecenze, senza tanti timori… come davvero fossero questi tabù, indecenze e timori i grigi vestiti che ogni giorno per contratto sociale, per convenzione dobbiamo portare.

 

Trasparente a se stesso

Sta passando un’età dalle molte incertezze; alcune passeranno, altre no. In privato si sente un leone, in pubblico un peone. E penso che non sia lontano il giorno in cui chiederà di unirsi a noi nelle nostre escursioni. E per un giorno respirarsi la vita e tutto se stesso a pieni polmoni. Vedere altri nudi come fosse una cosa normale, vedere anche donne nude senza macerarsi con stravaganti pensieri più grandi di lui, già bell’e fatti – fatti da altri; e vedersi davanti, giù per il petto, il ventre ed il sesso insolitamente nudi alla luce del sole, all’aperta vista di altri e non provare vergogna, imbarazzo o pizzicorini, senso di inadeguatezza o di colpe presunte. E sentirsi intero e trasparente a se stesso a cominciare dal corpo splendente e perfetto, semplice e libero senza più quei gravami, quei duri mancipi d’una legge morale che presume di governar le coscienze e non le conosce, imponendo un’esterna gestione all’aspetto del corpo e alle sue nuove funzioni (d’ora in poi consentite sotto stretta sorveglianza).

 

Una foto come una mela

Crescerà meglio, in tutto migliore, quel benedetto ragazzo che, senza volerlo, per una foto vagante su internet, ho inanimato a mordersi la vita come una mela rossa, gustosa e matura: invece d’accorgersi d’essere “nudo”, si gusta la vita, al naturale, gioviale e capaccio, pacato e gagliardo, spensierato e sicuro di sé.