Archivio mensile:settembre 2015
Il piede in due scarpe
Dalla legge discende che…
Le leggi regionali recentemente approvate riconoscono come legittima la pratica del “turismo naturista” bypassando l’articolo 726 del codice penale, in quanto tale attività non presenterebbe gli estremi di reato previsti da quell’articolo (“atti osceni in luogo pubblico”). Ma allora, se l’essere semplicemente nudi senza altri intenti reato non è, perché imporre l’obbligo di avvisare, delimitare le aree, prescrivere siepi e recinzioni per impedire la vista? Perché affiggere cartelli di bandita, come fosse riserva? Che cosa c’è nel nudo di così offensivo che nei più può far danno vedere? Che cosa – pur dopo il “riconoscimento” – ancora perdura, che cosa sconvolge le coscienze, turba le menti, scatena nei più piccoli il più estremo imbarazzo, disviandoli dalla retta via, azzerando tutto quanto di buono si è cercato di insegnare loro?
Promuovere e riconoscere
Il sigillo della legge stessa garantisce che la pratica del “naturismo” non è contro la legge, che anzi la promuove e la riconosce. Allora perché negarne la visibilità pubblica; imporre steccati; che c’è di male nel nudo-naturismo – dopo averlo promosso o riconosciuto – di irrispettoso, di irritante per altri da doverli con la forza della legge proteggere? Qual è quel vago imbarazzo che ancor fra la gente permane ed aleggia? Che cosa rimane ancora di “offensivo”? Capirei di più una precauzione censoria a salvaguardia dei minorenni, come quella che si applica ai film con contenuti violenti o con “contenuto esplicito”.
Allora perché queste cautele? Quel che le leggi promuovono o riconoscono è dunque a titolo d’eccezione, di paterna concessione? Capisco che la visione spettacolare e compiaciuta della violenza può essere diseducativa e approvo dunque il bollino rosso. Capisco che la visione dei “contenuti espliciti” può causare turbativa in soggetti immaturi; esattamente come capisco ed approvo il divieto per i minorenni di acquisto di sigarette ed alcolici. Ma la visione del nudo puro e semplice no! E difatti l’attenzione ai minorenni non è causa che faccia alzare le barriere: le leggi non fanno il minimo accenno a bambini o minorenni – sebbene di solito questo argomento venga ritenuto efficace e definitivo. Altrimenti – e conseguentemente – si dovrebbe vietare l’accesso ai minorenni nelle strutture, nelle spiagge, nei club dove il nudo è “promosso”, “riconosciuto”, liberamente praticato, legalmente consentito. La pratica naturista non ha nulla né di violento né di “esplicito”.
Esiste poi una differenza fondamentale: che nei film ed in altre opere di intrattenimento il contenuto violento o “esplicito” è intenzionalmente comunicativo, è finalizzato ad ottenere proprio quell’effetto, mentre nella pratica nudo-naturista il corpo nudo non ha nulla di intenzionalmente comunicativo e non ha come intrinseca finalità quella di colpire la sensibilità altrui con un messaggio forte, tale da creare disturbo, disagio, fastidio, imbarazzo, molestia.
Poteri promossi e riconosciuti
Questa “messa in guardia” mi sembra alquanto sospetta. Forse questo mio pensiero dipende dall’impazienza di vedere abbattute le siepi e sospese le censure, e riconsiderare da capo quel che davvero fa danno e che cosa no. Per tutti: adulti e minorenni.
L’imposizione di opportuna segnaletica mi pare il retaggio (se non la conferma) del perdurare di una concezione che non si è completamente e conseguentemente emancipata da una tradizione, da un costume, modo di pensare – in definitiva, da un potere o da vari poteri fra loro coalizzati – che negli anni ce lo ha imposto. Probabilmente si tratta solo della plausibile incertezza e contraddizione di un momento di passaggio e non di ipocrisia, di filisteismo, come i più maligni (come sono io, ad esempio) sarebbero tentati di pensare; e non di uno scotto che ancora si deve pagare a un potere che inizia dove finisce quello politico.
Contraddizioni
Da un testo legislativo mi aspetterei però un ripensamento completo: se si “riconosce” il naturismo, questo diventa pratica, consuetudine, costume accettato – e non c’è bisogno di segnalarlo nel timore che potrebbe urtare qualcuno: semplicemente questi sa da sé che se ne deve distogliere, come farebbe di solito con un film violento o dai “contenuti espliciti”. Esattamente come prima di vedere un film non sappiamo quanto sia violento, con quanti contenuti espliciti o se contiene delle scene che altrimenti ci potrebbero disturbare (come ad esempio il maltrattamento di animali) o semplicemente non è di nostro completo gradimento.
A dirla fino in fondo, appunto perché il “riconoscimento” (come quello imminente della Regione Lombardia) prospetta che la pratica del naturismo divenga normale, non vedrei così necessaria nemmeno la targa “CAMPIG NATURISTA”, perché già quella specificazione e specializzazione, selezionando a priori la clientela, annullerebbe di fatto il “riconoscimento” proclamato e decantato nella legge, anzi riconoscerebbe, rimarcherebbe e confermerebbe la differenza; sarebbe incoerente, perché farebbe rientrare dalla finestra quel che si voleva superare, in ossequio a quei poteri non tanto occulti che ancora vogliono vietare la vista del nudo, insinuando che sia una buccia di banana verso quegli “atti osceni” che così sollecitamente ci si è premuniti di vietare estendendone la copertura semantica e moraleggiante (ma non la definizione univoca e certa) anche all’innocua, innocente, naturale, banale nudità del corpo umano. Essendo la nudità dichiarata irrilevante per legge, non vedo motivo della cartellonistica, degli avvisi al pubblico, e non sarebbe male se ogni campeggio per definizione fosse “misto”.
Nel proprio giardino e lungo i sentieri
Ed estendendo le conseguenze del ragionamento, non vedo motivo perché non si possa tranquillamente accettare la nudità anche fuori dai centri: nel proprio giardino o lungo i sentieri.
Il giorno di #Carla
Accompagnare gli altri alla scoperta di luoghi e sentieri è un’emozione che da sempre mi ha dato enorme soddisfazione e, senza risalire alla mia prima gioventù, sono state pochissime le occasioni in cui siano stati altri a portare me da qualche parte. Ieri è successo questo, mi son fatto portare alla scoperta di un fantastico luogo a me sconosciuto, sebbene vicinissimo a località e sentieri che ho più volte frequentato, ed ho assaporato l’emozione di vedere mia sorella gioire per essere riuscita in una tale missione.
Grazie Carla per una giornata speciale e profondamente diversa da tantissime altre, grazie per avermi fatto conoscere questo luogo incredibile e affascinante. Grazie!
P.S. Grotta della Tampa, Rezzato (BS)
Il nudismo e il “turismo naturista”
Ho seguito quasi involontariamente l’approvazione della nuova legge sul turismo in Lombardia (PDL 236 – Politiche regionali in materia di turismo e attrattività del territorio lombardo), discussa il 15 e il 16 settembre scorsi e approvata. Alla vigilia della discussione (14 settembre) il consigliere regionale Marco Tizzoni, vice presidente del gruppo Maroni Presidente e Claudio Pedrazzini, presidente del gruppo Forza Italia hanno presentato tre emendamenti alla proposta di legge:
Seguire in diretta l’approvazione di una legge è stato istruttivo (ora qui): il filtro con cui si giudica, si accoglie o si respinge una proposta è molto semplice:
1) deve confermare il potere, l’istituzione, e le seggiole;
2) deve portare denaro (pardon: deve favorire il progresso economico).
Le ragioni della presentazione degli emendamenti non fanno eccezione:
- Essere i primi a dare delle norme, anzi a legittimare e “promuovere” il turismo naturista”, portandosi a casa un primato di innovazione e attenzione all’elettorato.
- Considerarlo soprattutto dal punto di vista del vantaggio economico, come fonte di ulteriore ricchezza, demandando al singolo le motivazioni che lo inducono a spendere.
Avendo alle spalle l’esperienza con Mondo nudo e soprattutto il concetto basilare e ispiratore delle nostre uscite in montagna, delle discussioni e riflessioni che hanno portato alla definizione del progetto “Zona di contatto”, dei post qui pubblicati è apparsa chiarissima la differenza sostanziale fra “turismo naturista” e nudismo.
TURISMO NATURISTA |
NUDISMO |
Periodo limitato alle ferie o fine-settimana, in strutture a pagamento | Tutto l’anno; nella natura o in casa; gratuito |
Una recinzione impedisce la visibilità reciproca fra naturisti e non-naturisti, “difende” e “rispetta” chi non è naturista | Favorisce il contatto fra nudisti e non-nudisti; la nudità è positiva per tutti |
L’art. 726 c.p. (atti osceni) non è applicabile nei centri, poiché autorizzati | Il nudismo non rientra nell’ambito di applicazione dell’articolo |
La deroga all’articolo 726 presuppone che lo stare nudi generalmente sia un atto osceno, con l’eccezione dei centri autorizzati. Mi chiedo allora se – in linea teorica – l’istituzione di centri naturisti non sia apologia di reato. Mi chiedo anche come mai un atto sia osceno in generale e non-osceno in luoghi all’uopo adibiti: ci vedo un culto morboso dell’osceno, con tanto di autorizzazione legalizzata e fattura pagata. L’eccezione lascia supporre che di regola l’esser nudi rientri in qualche fattispecie di reato.
In sede di discussione, tre emendamenti sono stati ritirati dallo stesso proponente, senza fornire spiegazioni. Il primo di essi è stato però autorevolmente fatto proprio dall’Assessore Mauro Parolini (Nuovo Centro Destra): posto in votazione è stato approvato dal Consiglio e figurerà tra le finalità della legge (art. 2):
La Regione Lombardia «riconosce il turismo naturista, nel rispetto delle persone, della natura e dell’ambiente circostante, purché praticato in aree, spazi e infrastrutture, appositamente destinati, delimitati e segnalati con appositi cartelli e con altri efficaci mezzi di segnalazione.»
Ora sappiamo che la Regione Lombardia “riconosce” il “turismo naturista”. Col sottotesto: extra ecclesia nulla salus = con esclusione di tutte le forme di naturismo non espressamente autorizzate, di nudismo libero (o selvaggio), fuori dalle strutture. Ironicamente si può ipotizzare una spiegazione: «Perché non ci sono i bagni?»
Per la cronaca i tre emendamenti sono stati ripresi e riproposti dal consigliere Buffagni (Movimento 5 stelle). Durante la votazione dei singoli articoli sono stati posti in votazione e sistematicamente bocciati dall’assemblea.
Vedremo il testo definitivo della legge per avere conferma di quel che a caldo possiamo giudicare: l’emendamento Parolini è una formulazione di intenti, non impegna nessuno, ma comincia a gettare le fondamenta delle condizioni in cui il “naturismo” dovrebbe essere considerato. E non ha nulla a che fare col nudismo. Applica le ragioni del “vestitismo” a una struttura: invece di una foglia di fico abbiamo una siepe; invece di singole persone, “clienti” che pagano per poter stare nudi (per quanto questa frase possa suonare assurda e strampalata).
E questa siepe funziona anche sul piano linguistico – concettuale – ideologico: se i nudisti non temono di chiamare le cose col loro nome, i “naturisti” prendono dalla selva del vocabolario quella foglia che più si adatta: invece di nascondere davvero, palesa in tutta evidenza l’ipocrisia di chi vuole salvarsi la faccia, come se da nudisti, semplici e schietti, fosse compromessa in qualche misura la nostra rispettabilità.
Così facendo i naturisti stessi danno conferma della plausibilità delle argomentazioni dei tessili: che ci portiamo addosso delle oscenità, retaggio ancestrale, che dobbiamo nascondere. Non è che voglia cambiare la testa ai tessili, ma solo non voglio che le loro ragioni valgano anche per me. Che forti della legge, le possano estendere a tutta la società e totalitariamente ne facciano un dogma universale e irreversibile, sancito come sacro e quasi – e qui sta la beffa – spacciato per “naturale”, perché “così fan tutti”.
I nostri riflettori
Perseguendo tenacemente la logica di “Zona di Contatto”, dopo esserci attivati su tutti i principali social network, già da qualche anno abbiamo creato anche collegamenti con alcuni siti di segnalazione di eventi, recentemente abbiamo creato nostri spazi all’interno di altri siti con una logica ancor più particolare: riflettono in automatico i nostri post su Twitter o anche quelli dei nostri contatti nello stesso social network. Oggi è stato infine aperto anche lo spazio in KissItaly, sito che si propone, fra altre cose e gli altri servizi, di far conoscere l’Italia e le sue bellezze naturali anche per mezzo dei suoi stessi utenti.
Sebbene i numeri e il consenso popolare siano ad oggi più che mai importanti per ottenere riconoscimento e spazio, scopo principale di tale azione non è il proselitismo ma piuttosto la comunicazione, da pari a pari, con la società nel suo insieme più largo. Superata l’esagerata e sostanzialmente inutile (per quanto accattivante) idea di un mondo di sole persone nude, rigettata l’inopportuna e deleteria idea di relegare la nudità all’interno di recinti (che anche se invisibili definiscono pur sempre un iniquo e irrispettoso ghetto sociale), abbracciata l’idea più logica, rispettosa e naturale di un abbigliamento sempre e comunque facoltativo, il nostro obiettivo è quello di fornire quell’ampia e giusta informazione che sola può creare conoscenza e indurre coscienza, le uniche due vie che possano determinare quell’evoluzione sociale atta a ridonare al corpo la sua dignità e la sua libertà, riportando il vestiario all’interno del ruolo per il quale è nato, che certo non è quello di nascondere il corpo alla vista altrui.
Ecco, in rigoroso elenco alfabetico, l’elenco dei riflettori che ad oggi abbiamo attivato, seguiranno altre segnalazioni man mano che ne attiveremo altri.
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