#TappaUnica3V, incremento di forza


Ci sono cose che, nella vita, hanno necessariamente la priorità ed è così che in questo ultimo periodo i miei allenamenti hanno subito un sensibile rallentamento, in questi giorni, poi, sono necessariamente limitato al mattino con rientro a casa per il mezzogiorno. Ho quindi deciso di spostare l’attenzione dalla resistenza alla forza, quella delle gambe ovviamente: uscite brevi con zaino leggero o addirittura senza zaino ma fatte a ritmo sostenutissimo e su percorsi con tratti particolarmente ripidi.

Nel contempo, in un fine settimana in cui avevo solo un paio di ore libere, ho fatto una prova importantissima: il test di lentezza eheheh

Andiamo con ordine.

Sabato 31 gennaio

Proprio a fianco di casa ho una strada perfettamente rettilinea per alcuni chilometri, perfetta per rilevare attraverso le mappe on-line la distanza dei due chilometri, ovvero quella lunghezza di percorso che, fatta avanti e indietro, corrisponde a quei quattro chilometri che durante il mio viaggio finale dovrò fare per ogni ora di cammino. L’obiettivo è quello di trovare e memorizzare il corrispondente ritmo del passo, un ritmo sensibilmente più basso del mio solito.

Che dire, non ce l’ho fatta, la prova è fallita: non sono riuscito ad andare così piano e i quattro chilometri li ho coperti in quaranta minuti, con una velocità risultante di sei chilometri all’ora.

Sabato 6 febbraio

IMG_8418Sentiero 502 che dalla località San Carlo in Gavardo sale a Tesio per poi ridiscendere compiendo un ampio giro, in totale la tabella del CAI indica nove chilometri e quattrocento metri (il cartellone all’inizio del sentiero invece riporta undici chilometri e cinquecento sessantacinque metri), con tre ore e quindici di percorrenza.

Parto subito fortissimo e, con la sola pausa dei diversi dubbi di percorso (la segnaletica risulta carente quasi ad ogni bivio), mantengo il ritmo fino al punto di massima quota: quattrocento ottantacinque metri di dislivello in cinquanta minuti, se tolgo il tempo perso per trovare la giusta strada (almeno una quindicina di minuti) devo proprio essere contento.

La discesa parte ripida per poi spianare con un lungo diagonale interrotto da qualche breve strappo in salita. Ancora ripida discesa, ripidissima salita su strada cementata, ancora un lungo diagonale e recupero il percorso di salita per il quale in breve sono nuovamente alla macchina: in totale ci ho messo due ore, ma almeno trenta minuti se ne sono andati per le varie indecisioni di percorso.

E i quadricipiti? Beh, sono rimasti completamente silenti, dovrei esserne contento ma visto quello che era lo scopo dell’uscita, farli scoppiare, posso solo dire… “obiettivo fallito!”

Domenica 7 febbraio

IMG_1578Sotto la pioggia battente mi faccio il giro della Rocca di Bernacco a Vallio Terme.

Partenza al buio senza torcia, ma la strada asfaltata, nonostante la ripida salita, permette comunque un passo agevole e veloce. Finisce l’asfalto e inizia il cemento, ancor più ripido. Poi sterrato e alle Case di Bernacco piano sentiero che si addentra in una valletta. Evidenti in un tratto franoso i segni del frequente passaggio di ciclisti, in alcuni punti il sentiero viene quasi a mancare.

Salita su un verde e ripidissimo costone erboso, la traccia più volte rovinata dal passaggio delle biciclette rende il cammino ancor più disagevole e faticoso, comunque mantengo un ritmo elevato: cento ottanta battiti al minuto, più o meno visto che non avendo cardio frequenzimetro li rilevo manualmente sulla carotide.

Dopo un breve tratto di piano respiro eccomi alla base della cuspide sommitale, nella prima metà il sentiero l’addolcisce con alcuni tornanti, peccato che la traccia sia profondamente scavata dal passaggio dei ciclisti: cavolo, hanno certo anche loro diritto a divertissi, d’altra parte devono pur rendersi conto che non possono distruggere tutti i percorsi escursionistici, percorsi il cui tracciamento è costato sudore e soldi, che si trovi una mediazione!

Trentatré minuti e sono in vetta, trecento sessantatré metri sopra il punto di partenza, ottimo.

Senza sosta di corsa mi lancio sulla ripidissima discesa dal versante opposto a quello di salita e qui ne combino una grossa: la corsa, le gocce di pioggia sugli occhiali e alcune evidenti tracce nell’erba mi fanno sbagliare percorso, non m’avvedo della secca deviazione a destra e procedo dritto. Quando mi trovo ai piedi di un piccolo ma secco rilievo inizio a sospettare l’errore: questo giro l’ho già fatto diverse volte e non ricordo questa risalita. Un paletto segnaletico sulla sommità del dosso! Boh, andiamo avanti.

Giù di corsa per un pendio erboso che supera i quarantacinque gradi d’inclinazione, l’erba alta rende difficile mantenersi in piedi. Poco dopo mi trovo nel bosco, un bosco fitto che non dovrebbe esserci, sono certo passati alcuni anni dal mio ultimo passaggio, ma comunque troppo pochi per la crescita di una siffatta boscaglia. Ormai non posso far altro che scendere, un capanno, anche se diroccato, mi fa presupporre d’essere vicino a un sentiero e infatti, dopo una fascia di spine, eccomi su una larga stradina sterrata che seguo nella direzione della presunta posizione di Vallio.

Bivio, io arrivo da destra quindi devo andare a destra. Una presa d’acqua e nei suoi pressi un sentiero s’infila a destra in una stretta valletta, senza esitazione lo imbocco, diventa quasi un torrente, poi si alza sul pendio, segni di biciclette, legna raccolta, capanno e… strada asfaltata, la strada del Monte Ere, una strada che ben conosco. Dietro di me un cartello segnaletico indica la Rocca di Bernacco, è il sentiero da cui dovevo arrivare. Bon errore rimediato, mi è costato un chilometro in più e dislivello aggiuntivo ma poco importa: ho messo a dura prova il mio senso d’orientamento e ancora una volta ho saputo trovare la giusta strada, senza contare che la strada in più è stata un allenamento.

Poco sotto lascio la strada asfaltata per lo sterrato che deve riportarmi al punto di partenza, giunto ad un grande dosso pieno di roccoli mi trovo davanti tre direzioni e nessuna segnalazione (in effetti da qui non passa nessun sentiero ufficiale, questo puntava a valle molto prima ma portando a distanza dalla macchina). Prendo la strada centrale che scende cementata, però, credendo d’essere molto più in alto, i conti non mi tornano: non vedo le cascine che dovrei vedere sotto di me, davanti ho una larga valle che dovrebbe invece essere molto stretta. Decido di ritornare sui miei passi, risalgo un bel pezzo per poter avere una migliore visione della zona. Inutile, non riesco a vedere quello che dovrei vedere però… però vedo la strada che da Vallio sale al Monte Ere, è certo sono nella valletta più a est per cui io devo andare a ovest per la strada già percorsa e poi risalita. Detto fatto e in pochi minuti arrivo ad una casa inequivocabilmente riconoscibile e alla strada asfaltata che mi riporta alla macchina.

In totale almeno sette chilometri e mezzo di strada per cinquecento trenta metri di dislivello, il tutto costantemente sotto una pioggia non battente ma abbondante e continua (ottimo test per la nuovissima giacca da pioggia), il tutto fatto in un’ora e quarantatré minuti. Anche oggi nessun dolore alle gambe, le brevi soste fatte sono state tutte necessarie per prendere fiato, beh, se non ho allenato la forza dei quadricipiti ho di sicuro allenato la forza organica.

Martedì 9 febbraio

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Ancora un percorso che non conosco (il 503 di Gavardo) e ancora problemi con la segnaletica, oggi decisamente sfuggevole: salvo pochissime eccezioni scompariva nell’avvicinarsi ai bivi e la si ritrovava solo dopo diverse centinaia di metri, in un caso ho fatto all’incirca un chilometro andando totalmente a naso. Peccato perché questo è un bel giro: quasi quattrodici chilometri con circa settecento metri di dislivello suddivisi in due tratte (519 e 182 metri) tra loro separate da una lunga e ripida discesa che riporta quasi alla quota di partenza; si attraversano località interessanti, in particolare mi hanno colpito un capanno contornato da un bellissimo castagneto e una cascina con oche starnazzanti (una mi correva dietro a collo allungato e becco puntato, fortuna c’era una rete a dividerci) e diverse caprette.

Il sentiero parte subito ripidissimo e dal fondo molto irregolare, molti i saltini di roccia che formano alti gradini, la pioggia dei giorni scorsi ha reso particolarmente scivoloso il terreno. Intenzionato a far saltare i quadricipiti ci do dentro a tutte e, infatti, dopo una ventina di minuti compaiono i primi dolori: vaiiiii!

Cento ottanta battiti a minuto, ovvero venti in più di quelli che, secondo la formula “duecento venti meno età), sarebbero il mio limite massimo, mi accompagnano costantemente per tutta la prima salita e in circa quaranta cinque minuti (tolti i dieci che mi sono costati per un ripidissimo e faticoso errore di percorso) sono al vertice. Qui incontro una cordiale persona con cui mi soffermo a chiacchierare per una decina di minuti, resta impressionato dal mio progetto TappaUnica3V e ancor più dalla mia età.

Con una corsa senza sosta (salvo un punto dove la segnaletica era poco visibile e stavo sbagliando strada) in venti minuti supero i quattrocento venti metri di dislivello della prima a tratti molto difficile discesa (sassi mobili nascosti da uno spesso strato di foglie, forti pendenze, fango, radici, salti rocciosi, umidità, non mi sono fatto mancare nulla).

Breve tratto di asfalto lungo la strada della valle di Vallio, lungo sentierino pianeggiante fortemente infangato e quindi, dopo il secondo importante errore di percorso, risalita, stradina asfaltata con pendenze notevoli, piano diagonale tra bellissimi prati, ancora un poco di salita e poi di nuovo in piano per una stradina sterrata che riporta sul sentiero di salita per il quale rientro alla macchina. Ancora di corsa sull’ultima tremenda (per l’irregolarità del fondo e la pericolosità delle tante viscide pietre) discesa.

In totale, compresi i vari pezzi in più fatti per errore e i tempi persi alla ricerca della segnaletica, due ore e quarantacinque contro le quattro indicate dalla tabella. Ah, i quadricipiti? Niente, superati i primi dolori sono tornati a dormire, ho fatto di tutto per portarli allo stremo ma niente, anche oggi non ci sono riuscito.

Consuntivo

Riaggiorniamo la tabella dei totali:

  • uscite effettuate: 26
  • chilometri percorsi (calcolo approssimato per difetto): 366
  • metri di dislivello superati (calcolo approssimato per difetto): 21320
  • ore di cammino fatte: 100 e 26 minuti (93,55 effettive, 6,31 di soste)
  • massimo chilometraggio fatto in unica uscita: 45
  • massimo dislivello superato in unica uscita: 2212 metri
  • tempo massimo di cammino in unica uscita: 8 ore e 25 minuti

Informazioni su Emanuele Cinelli

Insegno per passione e per scelta, ho iniziato nello sport e poi l'ho fatto anche nel lavoro. Mi piace scrivere, sia in prosa che in versi, per questo ho creato i miei tre blog e collaboro da tempo con riviste elettroniche. Pratico molto lo sport, in particolare quelli che mi permettono di stare a contatto con la natura, seguendo i suoi insegnamenti ho imparato a lasciar respirare il mio corpo e il mio spirito.

Pubblicato il 9 febbraio 2016, in Eventi sportivi, Racconti di sport, Tecnica sportiva con tag , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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