#TappaUnica3V, duro allenamento sul morbido


Una tre giorni massacrante in questo, grazie alla festa dei patroni di Brescia (San Faustino e Giovita), lungo fine settimana. Due uscite, sabato e lunedì, in cui ho raggiunto quasi lo stremo delle forze, sia sul piano fisico che su quello mentale.

Sabato 13 febbraio

IMG_8457Le previsioni mi danno una mattina di bel tempo e ne approfitto subito per riportarmi un poco in quota e visionare uno dei pochi tratti che non conosco: dalle Passate Brutte alla Cocca di Lodrino, ovvero la seconda parte della seconda tappa. M’invento un anello che nessuna carta riporta come percorso ufficiale, ma carte fisiche e on-line mi certificano che, anche dove mancano sentieri segnalati, il passaggio esiste: partenza dalla Cocca di Lodrino, per strada asfaltata altalenante spostamento verso il poligono di tiro a volo di Valle Duppo; sempre per strada asfaltata discesa per la prima parte di questa valle; prendendo la parte alta dell’itinerario 2 (arancione) del Parco delle Fucine, per strada sterrata altro altalenante spostamento a Santa Caterina a cui segue la mulattiera che scende ad Alone e al guado del Pos de l’Acquà; abbandonato l’itinerario 2 e preso un ipotetico sentiero 483 (in realtà non ho visto nessuna segnalazione), per ripidissima strada che alterna tratti sterrati a tratti cementati salita alla cascina di Maccano; da qui per un panoramico sentiero di cresta, lunga e a tratti ripida salita alle Passate Brutte passando per Anghera e Cascina Sea (dove ci si innesta sul sentiero 3V); ancora strada sterrata che, con diversi saliscendi, taglia alta sopra Lumezzane e porta verso la IMG_8473Corna di Sonclino alla quale si arriva con un sentierino di cresta; ora si procede a lungo su uno stretto e a tratti complicato sentiero che, alternando ripide discese a tratti pianeggianti e altri di salita, porta alla Passata di Vallazzo passando per la Tesa Guizzi (o Sguizzi come riportato da alcune carte) e la Casa Crostelle; qui si prospettano due possibilità, scendere lungo la strada sterrata del Vallazzo che porta al poligono di tiro di Valle Duppo (variante bassa del 3V), oppure salire alla Cima Ortosei, percorrere la bella ed esposta cresta fino a Cima Reai e da qui scendere alla Cocca per la Costa Nibbia e Campo Castello (variante alta), il mio progetto è di seguire questa seconda strada. In totale, calcolato sulla mappa on-line (indi con un notevole errore, specie considerando i vari e lunghi tratti di notevole pendenza), sono 20 km con un dislivello secco di 703 metri (che al lato pratico risulteranno sensibilmente incrementati dai tanti sali e scendi), molto empiricamente calcolo di poter fare il giro in un tempo compreso tra le 5 e le 7 ore.

Purtroppo, ma anche piacevolmente, la neve ci mette lo zampino: la devo pestare fin da subito e mi seguirà fino al rientro. Neve farinosa, prima un paio di centimetri ma presto diventano una decina e man mano che salgo lo spessore cresce ancora, il massimo sulla cresta che porta al Sonclino dove un forte vento ha creato spessi accumuli. Neve leggera che comunque si fa sentire, neve che nei tratti più ripidi e duri scivola via dal fondo di cammino rendendo il passo assai faticoso. Non ho modo di verificare i tempi di marcia se non quando arrivo alla Cascina Sea, da qui in avanti ho dei precisi confronti e posso rilevare che, nonostante tutto, viaggio sempre molto sotto i tempi di tabella (dal 15 al 50 per cento in meno). Sulla vetta del Sonclino mi concedo una pausa per ammirare e fotografare il panorama a trecentosessanta gradi, poi via di corsa verso l’ancora lontana Cocca di Lodrino. Poco prima dello Stabile del Sonclino supero un giovane uomo che, seppur dotato di bastoncini, scende con molta circospezione: gli allenamenti fatti m’hanno ridonato l’agilità e la prontezza di quand’ero più giovane e sfrutto la neve per lasciarmi portare in più o meno lunghe scivolate che mi fanno risparmiare fatica e tempo.

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Dopo un lungo traverso in falsopiano una ripida discesa mi porta alla carinissima cascina della Tesa Guizzi, dove un grande ciao campeggia sotto il portico. Da qui il sentiero si fa più delicato, stretto e inclinato compie lunghi traversi su ripidi prati o passa tra spuntoni rocciosi talvolta celati dalla neve. Al roccolo di Casa Crostelle la segnaletica sembra svanire e ci metto qualche minuto a ritrovarla, poi via con nuovo slancio, poco dopo, però, una ripida risalita m’inchioda le gambe, iniziano a far male e si rifiutano di spingere, stringendo i denti e rallentando sensibilmente il passo la supero e supero anche le successive risalite, ogni tanto un piede scivola sul fondo innevato e a malapena riesco a tenermi in piedi, ogni volta è un martoriante colpo alle gambe (e al fiato) che richiede almeno 5 minuti di passo più lento per essere completamente assorbito. Inizio a pensare di scendere per la variante bassa: sulla variante alta ci sono tratti di discesa assai ripida e pericolosa, con le gambe in questo stato rischierei di trovarmi sul fondo di uno dei due valloni che contornano la cresta, 200 o più metri di sotto. E così faccio, con molto disappunto e con un paio di ripensamenti, alla fine mi dirigo per questa via. Camminando mi mangio una barretta e bevo un goccio d’acqua, poi mi metto di corsa e, nonostante i dolori che si diffondono orami ovunque nelle gambe, in venti minuti supero quattrocento cinquanta metri di dislivello e arrivo al poligono di tiro di Valle Duppo.

Il fondo duro e regolare della strada asfaltata allevia un poco fatica e dolori, le diverse risalite le affronto di slancio e in altri venti minuti sono alla macchina: dalla Passata del Vallazzo sono sceso in quaranta minuti contro l’ora e venti della tabella. In totale il giro l’ho fatto in cinque ore esatte, quattro e trentuno sommando i tempi cronometrati nelle varie tratte, ovvero una velocità media di sei chilometri e seicento quaranta due metri l’ora (al lato pratico oso affermare che i chilometri sono almeno trenta)… Ottimo!

Lunedì 15 febbraio

È passato un solo giorno dall’estenuante uscita precedente, le gambe ancora sono doloranti e la ferita sui talloni è ancora viva (sabato la neve aggrumandosi e gelandosi al vertice delle stringhe me le slacciava, la prima volta me ne sono accordo in forte ritardo facendo sì che nell’incavo tra tallone e gamba si formassero e rompessero due piccole vesciche, una per piede), voglio però provarmi proprio in tale condizione ed allora, con la complicità di una mattinata di sole, mi sono sparato sul sentiero 502 di Gavardo. Oggi conoscendolo quasi per intero, solo la parte finale devo trovarla perché l’altra volta l’avevo completamente sbagliata, nonostante il tanto fango trovato riesco a farlo esattamente nella metà del tempo di tabella: 1 ora e 36 minuti invece di 3 ore e 15 minuti.

Le gambe hanno dato qualche segno di stanchezza dopo sette minuti e dopo quindici ho dovuto rallentare un attimo, recuperando velocemente ed arrivando al punto di massima quota nel tempo di quarantanove minuti e trenta secondi. Il calcolo del dislivello orario è però da farsi prendendo come riferimento un punto più in basso: i primi quattrocento trentanove metri di secco dislivello li ho fatti in trentasette minuti, viaggiando quindi a settecento undici metri ora, da lì alla quota massima è una lunga strada con pochissimo dislivello e la media si abbassa a 593 metri ora.

Arrivato alla quota massima mi sono immediatamente messo di corsa, una corsa veloce e spinta anche sui tratti di piano o di lieve salita. Alla fine, data la lunghezza del percorso (che in questo caso è precisa avendola trovata sul cartellone posto nei pressi del punto di partenza) di undici chilometri e cinquecento sessantacinque metri, ho viaggiato ad una velocità media di sette chilometri e duecento ventotto metri all’ora.

Che dire, sono contento per come ho reagito alla faticaccia di sabato.

Un allenamento reso ben duro dal morbido del candido manto nevoso di sabato e dello scuro spesso strato di fango di oggi.

Informazioni su Emanuele Cinelli

Insegno per passione e per scelta, ho iniziato nello sport e poi l'ho fatto anche nel lavoro. Mi piace scrivere, sia in prosa che in versi, per questo ho creato i miei tre blog e collaboro da tempo con riviste elettroniche. Pratico molto lo sport, in particolare quelli che mi permettono di stare a contatto con la natura, seguendo i suoi insegnamenti ho imparato a lasciar respirare il mio corpo e il mio spirito.

Pubblicato il 15 febbraio 2016, in Eventi sportivi, Racconti di sport con tag , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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