Campeggio 2017 (racconto) – 2


2.

Sentì Donata che si stava alzando. La udì che scendeva i gradini.

– Hai già bevuto il caffè?

– Sì, lo sto finendo.

– E a me non hai pensato?

– Faccio subito, scusa. Pensavo volessi dormire ancora un po’. – E rientrò.

– Ma tu sei tutto nudo. Fuori dalla veranda? Ma sei matto?

– Dai, non è passato nessuno.

– Non si sa mai. Vai a metterti almeno il costume.

– No. Fin quando non si alzano i ragazzi. Vai a farti la doccia che intanto ti preparo il caffè.

– Però mettiti qualcosa che non è igienico. Mi fa senso pensare che il caffè l’hai fatto che eri nudo.

Antonio ridacchiò mentre andava a prendere la macchinetta e la lavava sotto la gomma del lavello.

– Guarda che sta passando qualcuno. Non farci fare brutte figure.

Antonio continuò a lavare la moka. Guardò fuori dai finestroni di cellophane, indifferente. Il signore che stava passando in accappatoio fece un accenno di saluto e proseguì.

– Non fare stupidaggini, intanto che vado a lavarmi.

– Sta’ tranquilla.

Prese dalla piccola dispensa il pane, il succo, la marmellata, il burro, i tovaglioli e imbandì la tavola come stesse aspettando la regina d’Inghilterra.

Quando Donata tornò, si meravigliò della ricca colazione.

– Dai, rivestiti che si svegliano ragazzi.

– Mbèh, dopotutto siamo una famiglia…

– Non vuol dire.

– Mi piacerebbe cominciare…

– Ma tu sei matto! Che cosa hai sognato, stanotte? A proposito, dov’eri andato?

– In spiaggia!

– Ah! A veder le ragazze che fanno il bagno di mezzanotte, eh?, sporcaccione! Ti ricordo che sei un uomo sposato e con prole. Certe cose lasciale fare a chi ne ha l’età.

– Invece no! Anch’io ho fatto il bagno nudo e mi è piaciuto moltissimo!

– Ah, è ritornata la moda. L’hai letto su internet?

Antonio si sentiva invulnerabile alle critiche e alle riserve di Donata. L’esperienza fatta a mezzanotte e il sonno ristoratore che ne era seguito gli davano la sicurezza di esser nel giusto. Oltre ogni argomentazione. Non voleva far polemica con Donata. E d’altro canto si sentiva di non esser completamente nel torto: si sorprendeva che questa sensazione di sicurezza gli provenisse non tanto da un ragionamento razionale, ma dal benessere che si sentiva nel corpo, dall’aria che gli scivolava sulla pelle e lo avvolgeva, dal fresco del mattino che lo corroborava. Eran “ragioni” talmente evidenti, talmente reali che non stava a pesarle col bilancino dei sillogismi.

Versò il caffè a Donata.

– E non venirmi troppo vicino… che non va bene a tavola.

– A me sembra di essere più pulito adesso che con un costume fradicio d’acqua e di sabbia.

– Ma almeno sei coperto!

Antonio si sedette su una sedia. Sorrise sotto i baffi perché con la tovaglia che lo nascondeva aveva accontentato Donata e non si era dovuto rivestire. Cominciò a spalmarsi la marmellata su una fetta di pane. Nessuno parlò per qualche minuto. Poi tutto ad un tratto, sincronizzati al millesimo, entrambi dissero qualcosa ma non riuscirono ad ascoltarsi e si misero a ridere. La risata, aveva almeno sciolto un po’ la tensione.

– Dai vestiti. Ho sentito Fabio che si sta alzando.

Ancor prima che finisse di dirlo, Fabio era comparso sulla porta della roulotte. Con la manica del pigiama si stava sfregando gli occhi e intanto sbadigliava:

– Che cosa c’è per colazione?

– Novità! – rispose Donata. – Guarda un po’ tuo papà!

Fabio non aveva ancora notato che il papà era nudo. Per un attimo non seppe se ridere o che altro fare, tanto era grande la sorpresa.

– Non ti ho mai visto nudo!

– C’è sempre una prima volta. Sono ancora quello di prima. Non c’è nulla di strano.

Fabio ridacchiò ripensando alle parole “non c’è nulla di strano”.

– Non c’è nessuno che va in giro nudo e mi vieni a dire che non c’è nulla di strano?

Si puntò l’indice contro una tempia e lo girò alcune volte.

Ma intanto moriva dalla curiosità di “dare una sbirciatina”, e allo stesso tempo non voleva mostrarsi troppo curioso. Sentiva anche un certo “rispetto” per papà che lo tratteneva, un misto di rispetto vero e prorpio e una certa vergogna per lui, una specie di pietà, di commiserazione: fosse stato un estraneo, avrebbe “guardato” fino a saziarsi, fino alla noia, per poi ricominiciare: la presenza faceva la differenza con quel che poteva trovare su internet, la presenza dal vivo moltiplicava le senzazioni, la confusione, l’ebbrezza che lo straniva; avvertiva un richiamo forte per queste scene. Capiva bene la differenza fra fantasie, immagini e la realtà… la vita! Le prime due, così fuori dal tempo, dallo spazio, dalla presenza gli parevan senz’anima. Suo papà invece era lì, presente, nudo, eccezionale, adesso, ci poteva parlare, era vero; sarebbe cambiato anche il suo modo di vederlo, di considerarlo papà: una rivoluzione, ma si sentiva pronto a tutto perché di questa concretezza, di questa vita e verità, di questo percorso, di questa esperienza sentiva di avere grandissimo bisogno, la cosa più importante: sapeva che l’avrebbe cambiato, ma bambino non poteva più restare: oggi doveva succedere, da oggi non lo sarebbe più stato. Pensieri che gli riempivano il petto fino a scoppiare: ma ora con papà sarebbe stato diverso, d’ora in poi sarebbe stato tutto diverso, sembrava più che in invito: era già lì, già fatto il gran passo, già deciso. Adesso stava accadendo, adesso il momento culminante, d’ora in poi, guai a chi lo avesse chiamato ancora bambino. Papà aveva avuto il coraggio di essere nudo di fronte a lui, si rese conto che l’aveva fatto anche per lui. Non l’aveva fatto fregandosene di lui, ma insieme a lui, e questo l’aveva fatto sbocciare, aveva fatto sbocciare ambedue, e lui, ora, doveva trovare il coraggio di esser ragazzo. Papà lo avrebbe potuto aiutare, ma solo lui poteva decidere di lasciarsi l’infanzia alle spalle. Anche lui doveva provare cosa significa essere nudo, guardarsi dentro e mettersi di fronte agli altri per quello che era: nulla di più, nulla di meno. E vedeva che adesso era il momento, adesso stava cominciando il cambiamento. Papà lo aveva provocato, sfregato come fosse un fiammifero, si era trasformato in luce, calore e energia. Ne aveva voglia di inghiottire, i pensieri lo tartassavano, una caterva di sensazioni lo strattonavano di qua e di là: un’alluvione. E se non avesse bevuto, tutta quell’acqua l’avrebbe travolto.

La voce della mamma lo distrasse dai suoi fitti pensieri:

– Oggi va così, mio caro! – disse Donata, con un tono di voce più alto, come parlasse da lontano.

– Non penserai di andare in spiaggia così, vero? – chiese Fabio. – Mica è un campeggio di nudisti.

– Già fatto!

Fabio rimase paralizzato con la fetta di pane imburrato fra i denti.

– Quando? Questa mattina?

– No, questa notte a mezzanotte.

– Come una volta?

– Sì, come una volta. Ma è bello anche oggi.

– Questa notte provo anch’io. Ma tu non venire, – ma nel dirlo aveva già cambiato opinione: s’era accorto d’aver detto una frase a memoria, d’aver parlato per vecchia abitudine.

– Ok. Quando rientri tu, andrò io.

– Voi due siete proprio matti da legare! A me non chiedete niente?

– Vieni anche tu! – propose Fabio candidamente. – Più si è, meglio è. E anche Clara… ma di sicuro non le piacerà, è il solito Bastian contrario.

– Non sta bene farsi vedere nudi dai propri figli, – sentenziò Donata.

Nessuno replicò. Tabula rasa sull’argomento.

– Ma ci starai ancora per molto tempo, nudo, papà?

– Almeno qui nella nostra roulotte…

– Sì, ma quando si sveglia Clara, voglio vederti, – sghignazzò Fabio.

– Finisci la colazione e vai a lavarti. Voglio che fai qualche compito prima di andare in spiaggia.

Fabio rientrò nella roulotte e ne uscì poco dopo in costume, salvietta e la borsa da toilette.

Informazioni su Vittorio Volpi

Mi interesso di lingue e di libri. Mi piace scoprire le potenzialità espressive della voce nella lettura ad alta voce. Devo aver avuto un qualche antenato nelle Isole Ionie della Grecia, in Dordogna o in Mongolia, sicuramente anche in Germania. Autori preferiti: Omero, Nikos Kazantzakis, Erwin Strittmatter e “pochi” altri. La foto del mio profilo mi ritrae a colloquio con un altro escursionista sulle creste attorno a Crocedomini: "zona di contatto"

Pubblicato il 9 luglio 2017 su Racconti. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 5 commenti.

  1. Che bella sensazione di piacevole libertà! Io invece mio padre l’ho visto nudo solo da vecchio, quando viveva con noi è dovevo aiutarlo. Mio figlio mi ha sempre visto nudo fortunatamente e, anche se non è diventato un vero nudista, non ha problemi a spogliarsi; una volta addirittura è spontaneamente venuto in vacanza con me in un agriturismo nudista.

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  2. Clara, Clara, vogliamo Clara eheheh

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  3. Bellissima descrizione di un quadro familiare possibilissimo a riguardo dell’argomento ancora scottante della nudita
    Racconti come questo valgono mille volte in senso positivo le chiacchiere sterili e spesso demenziali che si fanno sui vari forum in tema di nudismo pubblico

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    • Vittorio Volpi

      Grazie Angelo, di aver colto questo punto. Senza esperienze concrete e quotidiane non si può che chiacchierare e dire scemenze. È proprio la pratica che ci dà una marcia in più e parole un po’ più concrete.
      Il far quel che si vuole, poco o tanto che sia, è sempre libertà. Detto così sembra astratto, libresco, ma noi sentiamo, eccome, che sono questi piccoli passi quotidiani che ci stanno cambiando, che ci fanno più sicuri e contenti di quello che siamo.

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