Nascondere


 

 

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Si nasconde il corpo per nascondere la vera essenza di sé stessi!

Informazioni su Emanuele Cinelli

Insegno per passione e per scelta, ho iniziato nello sport e poi l'ho fatto anche nel lavoro. Mi piace scrivere, sia in prosa che in versi, per questo ho creato i miei tre blog e collaboro da tempo con riviste elettroniche. Pratico molto lo sport, in particolare quelli che mi permettono di stare a contatto con la natura, seguendo i suoi insegnamenti ho imparato a lasciar respirare il mio corpo e il mio spirito.

Pubblicato il 6 luglio 2018, in Pensieri concisi con tag , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 12 commenti.

  1. Francamente mi sembra che se ne parli troppo. E’ un modo di passare il tempo come un altro. Sono d’accordo che il nudismo ti cambia il modo di vivere, però se ne parla troppo. Se una persona piace andare in bicicletta non per questo deve sentirsi un ciclista o deve per forza parlare sempre di quello. Girando anche su altri siti si trovano sempre questi dibattiti, discussioni infinite sul nudismo, le esperienze, le lamentele per avere più spazi ecc…Quando provi il nudismo ti scombussula la vita, specialmente la prima volta che si prova. E’ stato così anche per me quando lo provai un anno fa, senza sapere o sospettare di come avrebbe cambiato la mia vita. Però per me a distanza di quasi un anno non è più costante argomento di discussione. E’ uno stile di vita, esattamente come chi sceglie di essere vegetariano. Non c’è bisogno di ricamarci sopra. Troppe discussioni, troppi dibattiti intorno a questa cosa e questo finisce per renderlo innaturale. Forse sarò anomalo, ma io non reclamo spazi, non cerco di convincere altri, perchè non tutti lo capiscono e in ogni caso lo si capisce solo dopo averlo provato, quindi chi non lo prova non si renderà mai conto di come ti cambia la vita, per cui le discussioni sono inutili. lo pratico in casa (questa sarà la mia prima estate da nudista o per meglio dire con questo nuovo stile di vita) e nei luoghi naturali e remoti dove ci sono poche o zero possibilità che qualcuno mi veda. E non perchè sono nudista, ma perchè dopo averlo provato ho necessità di farlo e mi va di farlo. Certo se qualcuno si volesse accostare sarei ben lieto di accompagnarlo su questo percorso, ma senza troppe cerimonie o spiegazioni: “E’ uno stile di vita, basato sul piacere personale derivato dalla nudità e dal maggiore contatto con la natura, senza artifici, se lo vuoi capire ti devi spogliare completamente, non c’è altro modo”. Non avrei altro da aggiungere. Se lo fa bene, altrimenti pazienza. Ma senza cercare di convincere nessuno nè fare del nudismo il fulcro principale di dibattiti o discussioni. Vado tranquillamente avanti anche da solo.

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    • Vero si comprende solo facendolo, esattamente come accade per tantissime altre cose, ad esempio l’arrampicata, cose delle quali però se ne parla ampiamente, sulle quali ci sono decine e decine di blog e nessuno lamenta il “se ne parla troppo”, perchè non si dovrebbe farlo per lo stare nudi? Questa autocensura non è forse il risultato di un condizionamento (stare nudi è male, quindi non se ne deve parlare, non lo si deve insegnare, bisogna vergognarsene, tenerlo per se stessi)? Come ci sei arrivato al nudo? Se nessuno ne parlasse credi che potresti fare quello che fai? Casa, luoghi reconditi, va beh, ma poi viene la necessità di allargarsi, di poterci veramente vivere nudi, di non doversi rivestire solo perchè è estate e le finestre restano aperte, solo perchè esci sul terrazzo o nel giardino, solo perchè vuoi andare a fare una passeggiata in campagna e via dicendo. Tu non la provi questa esigenza? Bene, altri la provano e perchè devono conformarsi al tuo volere? Parlare è forse un limite, o lo è il tacere?. Parlare è forse un’imposizione, o lo è il tacere? Parlare è forse una forzatura, o lo è il tacere? Perchè mai parlare dovrebbe essere un tentativo di convincere? Non può essere solo un piacere umano? un’esigenza sociale? Non può essere un mezzo per creare condivisione? Per socializzare? Per conoscere? Per evolvere? Per capire? Poi che spesso se ne parli male te lo concedo, lo dico da anni: basta lamentele, basta accuse, prendiamoci le nostre colpe (tra le quali proprio quella dell’autocensura), le nostre responsabilità (tra le quali quella del nascondersi), rendiamoci conto che esistono secolari condizionamenti e questi non possono essere rimossi in un battito di ciglia, descriviamo quello che facciamo, parliamo del nudo in modo semplice e chiaro, togliamo di mezzo ogni alone di mistero, facciamoci vedere e sentire, si sentire perchè purtroppo in questa società solo chi alza la voce viene preso in considerazione e lo dimostrano i fatti, lo dimostrano le tante azioni contro il nudo, i crescenti divieti, i tanti fermi, le contravvenzioni, la diffusa visione di anormalità di una cosa invero normalissima. Qualcosa sta cambiando, sempre più persone si mostrano indifferenti alla nudità, sempre più spesso il nudo approda nelle attività sociali quali il teatro, ma questo di certo non avviene grazie a chi tace, piuttosto per merito di chi parla, dei blog. D’alta parte non tutti sono comunicatori incalliti e la comprensione dev’essere sempre assolutamente bilaterale.

      Grazie del tuo intervento, da una piccola frase ha creato il contesto di una profonda riflessione.

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  2. Ne parlerei con chi decide di accostarsi a questo stile di vita. Senza sbandierare ai quattro venti perchè non a tutti interessa una cosa simile. Esattamente come chi decide di diventare vegetariano cerca e parla con coloro che già sono vegetariani o vegani.
    Ma non tutti accettano o apprezzano questo stile di vita, non si può chiedere di stare nudi a scuola, in palestra, in piscina, al supermercato ecc…anche se non c’è niente di male. I vegani (io non sono vegano) non chiedono a gran voce la costruzione di ristoranti appositamente per loro, accettano il fatto che ci siano anche ristoranti dove il menù vegano non c’è. Ed un ciclista non chiede che in ogni città ci siano piste ciclabili lunghe almeno 10 Km. Lo stesso vale per questo stile di vita (basta chiamarlo diversamente, la parola nudismo si presta ad equivoci secondo me) bisogna accettare che ci siano luoghi o strutture dove la nudità è vietata. Da fastidio tenersi addosso i vestiti ?. Sì !!. Dopo aver provato il “nudismo” da fastidio anche a me. Però va accettato. Esattamente come un vegano accetta che all’interno di un ristorante non ci sia il menù vegano e si vede costretto, suo malgrado a cambiare ristorante. Questo però senza abbandonare le proprie idee. Ci sono tanti posti lontano dalle città, in campagna, in un bosco o perfino spiagge in cui si può stare come si vuole, spogliarsi e distendersi sotto gli alberi di un bosco anche solo per qualche ora (è rigenerante) senza correre il rischio che un passante scandalizzato chiami gli SWAT. Oltre al fatto che lo si può fare anche in casa. Poi chi si vuole avvicinare a questo stile di vita è il benvenuto ovviamente. Se poi in futuro gli spazi per la nudità si amplieranno tanto meglio non sono certo contrario. Ma questo dipende anche dalla domanda, se c’è la domanda l’offerta cresce. Evidentemente c’è poca domanda. Non so forse sbaglio, ma dopo quasi un anno in cui ho cambiato stile di vita ho imparato a vederla così. Voglio spogliarmi ? Sì. Quindi cerco i “miei ristoranti” in cui posso farlo (alcune spiagge, nei luoghi naturali è possibile quasi ovunque, basta che siano lontani dalle città, in casa, alcune piscine ecc…).
    Un saluto e grazie per questa possibilità di riflessione. 🙂

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    • Sei proprio sicuro che i vegani o i ciclisti non chiedano nuovi posti e si accontentino di quello che hanno, che accettino l’assenza di piste ciclabili o di ristoranti senza menù vegano? I vegani, che per inciso non sono molti di più dei nudisti (talvolta questa parola dobbiamo usarla) ma a differenza di questi ultimi si fanno sentire, invero stanno facendo una forte campagna a favore del loro stile alimentare, alcuni stanno addirittura richiedendo leggi che vietino il consumo di carne, sui social è facile vederli accanirsi a male parole contro chi non la pensa come loro e questo è male. I ciclisti stanno facendo forti pressioni verso le istituzioni affinché ogni centro abitato abbia le piste ciclabili su ogni strada e i comuni, sempre molto sensibili a chi si fa sentire, lo stanno facendo. Così vanno le cose: l’attenzione non ce l’hai solo per i numeri, ce l’hai se ti fai sentire e lo fai senza preoccuparti di quello che possono pensare gli altri, se ragioni in funzione del “non tutti possono gradire” se perdente in partenza, tu devi ragionare in funzione del tuo interesse, poi si attiverà l’eventuale mediazione. Chi si nasconde non esiste, semplice! Per altro la nudità è stato di norma della natura, solo l’uomo si è vestito, l’ha fatto per esigenze di adattamento ambientale ma poi è andato avanti è qualcuno, ai fini di controllo delle menti, ha creato, fra gli altri, il tabù del nudo, in seguito molti di questi sono stati distrutti, quello del nudo stranamente resiste, ma, grazie a chi non si nasconde e ne parla, sta cedendo.

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  3. Evidentemente gli spazi che abbiamo sono proporzionati alla richiesta di nudità dei cittadini. Può sembrare una affermazione ironica o stupida, ma se ci si pensa è così. E se qualcosa non è richiesto o lo è molto poco, non si può chiedere la nudità totale nelle strade, nei luoghi pubblici ecc…Certo che ho necessità di spogliarmi, e ne ho molta, ma lo faccio dove posso. Dove non posso mi trattengo. E ho smesso anche di chiamarlo “nudismo” (la gente non lo capisce), è uno stile di vita e basta. Apprezzabile o meno, criticabile o meno. Lo capisce chi lo prova. Se qualcuno me lo chiede gli rispondo che è uno stile di vita, (non gli rispondo “sono un nudista”) una scelta, (anzi dopo averlo provato è diventato più una necessità, ma questo lo scoprirà chi decide di provarlo) proprio come chi decide di diventare vegano, è una scelta. Uno stile che riporta l’uomo alla natura e al suo contatto primigenio. Scusate se sono stato prolisso. Un saluto. Godiamoci questo stile di vita, specie in questo periodo dell’anno. 🙂

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