Archivio mensile:aprile 2021

Ci vuole coraggio


Parlando ad altri del mio vivere per quanto possibile nella nudità una delle osservazioni, da parte di chi mai ha provato la nudità fine a se stessa, è: “ci vuole coraggio”.

Partendo dal presupposto che di certo non si voglia affermare d’essere dei codardi, posso solo suggerire di ripensare a quanti sono stati i momenti in cui ci si è dovuti armare di coraggio, perché è certo che ce ne sono stati per chiunque, per rendersi conto che tale affermazione è molto probabilmente solo un comodo modo per allontanare dalla propria mente il naturale impulso a seguire l’esempio.

Posso garantire che non serve coraggio.

Se non si vuole proprio credere alle mie parole, si possono trovare in rete tantissimi racconti di chi, partendo anche da una forte opposizione al nudo sociale o da una pessima confidenza con se stessi e/o il proprio corpo, si è alla fine convinto a provarci e, leggendoli, notare che tutti evidenziano quanto poco ci sia voluto, in tempo e in coraggio, non solo per per mettersi nudi, ma anche per poi sentirsi totalmente a proprio agio e, di riflesso, superare gli eventuali problemi di rapporto con il proprio corpo, di stereotipi dell’aspetto fisico, di criticità psicologiche.

Se ti vuoi bene, se vuoi stare bene, se vuoi concedere alla tua mente il meglio del meglio devi assolutamente iniziare a vivere quanto più possibile nella nudità.

Nessuno di coloro che ci hanno provato se ne è pentito e tutti hanno continuato. D’altra parte la nudità è la nostra normalità genetica, resa anomala solo da alcuni, decisamente pochi rispetto alla vita umana, secoli di refrattarietà al nudo.

Provare per crederci!

Etica e crescita professionale


PEARL Galaxy

Forse o probabilmente questo mio pensiero mi ha complicato (rovinato?) la vita professionale, però ritengo che l’empatia e il rispetto non siano solo belle parole con cui riempirsi la bocca.

Agenzie pubblicitarie, consulenti del lavoro, procacciatori d’affari e similia sono tutti attivi nel proporre servizi che ti aumentano la clientela, sono tutti intenti a insegnare il verbo del profitto individuale, a farne una missione sociale inderogabile. Tutti, però, volutamente, e quindi ineticamente, nascondono una incontestabile verità: dato che il lavoro globalmente disponibile è sostanzialmente, almeno nel breve e anche medio termine, una costante, se qualcuno aumenta il suo vuol dire che sta uccidendo quello di qualcun altro: per ogni nuovo “ricco” c’è inevitabilmente una crescita dei “poveri”!

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Muta speleo poesia


Per una volta invece di scrivere lascio alle fotografie il compito di raccontare le emozioni e le sensazioni di questo mio vecchio viaggio nel ventre di Madre Terra.

Località: grotta La Tampa a Caionvico (BS)
Fotografie: Carla Cinelli

Storia di un viaggio nella cultura


Premessa

L’insieme è certamente costruito, ma ogni singola scena, anche quella della giornalista (e per intero), è assolutamente reale, da me stesso vista su servizi di riviste culturali, in trasmissioni televisive sempre culturali, nei documentari di arte, nella realtà visitando palazzi, castelli, musei e chiese. Pertanto l’unica forzatura, comunque debole, è l’aver montato il tutto in un unico scenario ed evento.


Mattina di un giorno d’estate, la casa è in fermento, mamma Pina e papà Lucio stanno accalcando le valigie nel giardinetto, i figli Lunetta e Michele stanno rumorosamente terminando di fare colazione felici di partire per la breve vacanza del fine settimana. Partiti, il viaggio non lunghissimo si svolge regolarmente, unico inconveniente l’arrivo a destinazione sotto la pioggia: “speriamo che domani smetta, altrimenti addio spiaggia e bagni in mare”.

Giunta è la sera e, trepidante, la famiglia ascolta le previsioni per il giorno dopo, purtroppo è previsto un tempo decisamente brutto con mare mosso e temperature poco confortevoli: “che facciamo?” Veloce consulto, varie idee vengono esposte, alla fine la decisione è presa: visto che in zona ci sono alcuni musei si dedicheranno all’esplorazione culturale.

Mattina, la famiglia arriva nell’antico borgo, il passaggio pedonale tra le mura ancora esistenti avviene attraverso un grosso varco a volta le cui colonne di sostegno sono composte da due statue di robusti e nudi giovanotti. Una giovane coppia è ferma, accosta a una delle due statue, un altro turista li sta fotografando, loro due con un bel pene che ciondola dietro e in mezzo alle loro teste. La mamma, esperta d’arte, spiega al marito e ai figli cosa le due statue rappresentano e tutti le osservano totalmente indifferenti alla loro nudità.

Photo by Dominika Roseclay on Pexels.com

Passate le mura un vialetto contornato da una siepe guida il cammino verso le case poste poco lontano, ogni tanto una fontanina composta da un giovane putto dal cui pene l’acqua sgorga copiosa dando refrigerio alla sete dei due bimbi.

Prima delle case si apre una larga piazzetta, al centro troneggia una copia del David di Michelangelo, sotto di essa una giornalista sta registrando la diretta di un servizio per una trasmissione culturale. Un capannello di turisti osserva la scena, sul monitor di servizio si vede quanto l’operatore sta riprendendo: primo piano di viso e spalle della giornalista contornati dalle nude gambe del David e, subito sopra la testa, spuntano lo scroto e il pene. Senza nessuna preoccupazione la giornalista imperterrita continua nella sua presentazione, poi si gira e inizia a decantare la maestria dello scultore, l’inquadratura, partendo dai genitali, pian piano si alza, poi ridiscende fino ai piedi infine si rialza soffermandosi con un campo leggermente più lungo sul centro, ovvero addome e pube. La giornalista rientra nell’inquadratura ponendosi di profilo e… magistralmente la sua bocca risulta ad altezza pene e così resta per il resto della presentazione.

Photo by Mark Neal on Pexels.com

La troupe televisiva ha terminato il suo lavoro, la famiglia, insieme agli altri che si erano fermati ad ascoltare, si rimette in cammino e, varcando la porta contornata da nudi angioletti entra nel museo. La prima stanza assomiglia a un lungo corridoio, da un lato grossi finestroni, dall’altro una ventina di statue che rappresentano uomini e donne, ovviamente rigorosamente nudi e con i genitali ben modellati. Mamma, soffermandosi qualche minuto davanti ad ognuna, illustra al resto della famiglia il valore di queste statue accarezzandone le forme per meglio sottolineare il fine lavoro degli scultori, ovviamente non trascura i genitali.

Nella seconda stanza sono esposti diversi antichi quadri, in tutti il nudo compare, a volte come piccolo dettaglio di sfondo, altre volte come forma base della composizione: donne al bagno, banchetti più o meno sontuosi (in uno tutti, uomini e donne, sono nudi), scene di caccia, scene di devozione religiosa, eccetera. Tutti i presenti guardano con ammirazione le varie opere, nessuno pone l’accento sulla nudità che è accettata, ritenuta fondamentale, per nulla volgare ne tanto meno fuori luogo.

La visita prosegue con la stessa identica formulazione: nudi, nudi, tanti nudi, di uomini, di donne, di bambini, giovani, adulti e anziani, di corpi d’ogni forma e corpulenza, con peni, scroti, mammelle e vulve quasi mai nascosti.

Un giorno il direttore di un museo, nel quale avevo portato il gruppo di Mondo Nudo, alla richiesta di poterci mettere nudi rispose: “non è possibile, il museo è cultura e la cultura non ammette nudità”. Ah si, forse quel direttore si è perso qualcosa!

Reti sociali, nudismo e… pulizia dei follower


Mi scuso se quanto segue non è curatissimo nell’aspetto sintattico e discorsivo, ma non è agevole scrivere con una mano sola e i tempi si allungano parecchio mentre voglio uscire con questo articolo nel momento stesso in cui la questione risulta ancora calda.


Photo by Matilda Wormwood on Pexels.com

I detti lo recitano, “Il mondo è bello perché è vario” oppure, traducendo dal dialetto bresciano, “Tante menti, tante teste”. Infatti su ogni argomento le opinioni sono sempre varie, spesso anche divergenti, talvolta persino contraddittorie. Uno degli argomenti che, specie nel contesto del nudismo, torna periodicamente alla ribalta a scaldare gli animi è la pulizia, mediante blocco (non parlo in questa sede di segnalazioni), costante (eseguita in tempo reale alla richiesta) o periodica (eseguita periodicamente sulla lista esistente) dei propri follower sulle reti sociali: chi è contro la ritiene azione discriminatoria, chi è a favore la ritiene assolutamente necessaria, nel mezzo varie posizioni.


Io penso che, quantomeno nello specifico dei profili nudisti, sia operazione ingiusta ma anche lecita, addirittura doverosa e, purtroppo, allo stato attuale delle cose necessaria.


Ingiusta perché è sostanzialmente scorretto valutare le persone dal loro profilo sulle reti sociali e perché impedisce il dialogo con le persone, un dialogo attraverso il quale tutte le parti hanno, almeno a livello potenziale (e, purtroppo, oggi, pur con tutta la nostra disponibilità e pazienza, troppo spesso a tale livello resta), l’opportunità di crescere.

Lecita perché la bacheca di un profilo sulle reti sociali è da assimilarsi alla casa del titolare di quel profilo e questi ha pertanto il diritto di scegliere chi possa restarci dentro (visto che in molti casi l’ingresso è, purtroppo, libero) e chi no.

Doverosa perché il titolare di un profilo ha il dovere di proteggere coloro che lo seguono, i loro messaggi e, in particolare, le loro foto: chiunque sia tra i follower del profilo può ricondividere questo materiale e farlo uscire dal contesto in cui è stato inizialmente prodotto.

Purtroppo necessaria perché molti di coloro che fraintendono, in un modo (invito alla condivisione sessuale) o nell’altro (esibizionismo, offesa al pudore, provocazione), il nudismo sono particolarmente aggressivi e poco disposti al dialogo e al rispetto, in particolare:
1 – coloro che osteggiano il nudismo si attaccano ad ogni minima cosa per screditarci, quindi analizzano i nostri profili, le nostre bacheche e i nostri follower per poterci collegare alle attività sessuali e contestare la purezza delle nostre intenzioni, e basta un solo follower fuori luogo per scatenare l’aggressione;
2 -‘molti di coloro che si interessano solo al sesso non hanno nessun riguardo per gli altri e, pertanto, non solo pubblicano in risposta ai nostri post commenti e immagini a carattere prettamente e violentemente sessuale, ma attraverso il nostro profilo catturano altre persona da visionare, seguire e aggredire (io, che in tanti anni ho dovuto gestire non più di una decina di pornografi, mi sono recentemente trovato, per aver messo una mia foto di nudo in commento ad un post di una nudista che, presumibilmente, è tra coloro che non filtrano i follower, a gestirne una cinquantina in una sola settimana).

Alcuni oppongono il fatto che le reti sociali esistono proprio per condividere e se pubblichi qualcosa lo sai che può girare il mondo. Si vero, ma mi aspetto anche che non vengano più o meno artificiosamente alterate le mie intenzioni, non venga alterata la destinazione d’uso, venga diligentemente rispettata la mia dignità.

Alcuni obiettano che ci sono altre opzioni per limitare l’aggressione, ma si torna al solito punto già tanto dibattuto parlando in generale della violenza sessuale: perché mai dev’essere la potenziale vittima a limitare la propria libertà d’azione?

Si devono punire sempre e solo i colpevoli, mai le vittime!

Rispetto per il nudo semplice, naturale, decontestualizzato; rispetto per le persone che lo condividono!
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