Archivio mensile:Maggio 2022
VivAlpe 2022: 2 a 2
Due le uscite che erano in programma per i primi due mesi di VivAlpe 2022 e due quelle fatte, ambedue con discreta partecipazione: buon risultato.
La prima ad aprile, è stata condizionata dal vento freddo, ma almeno per il pranzo si è riusciti a starsene tranquillamente nudi, sdraiati su un panoramico dosso sopra la Valle delle Pule, valle che è stata la direttrice del nostro itinerario odierno. Uscita brevissima comunque interessante per il sentiero che prima segue un torrente costellato di limpide pozze, poi sale con tratti scavati in un ambiente rustico e solitario. Discesa senza particolari connotazioni se non per alcuni passaggi paesaggisticamente rilevanti.

Più lunga e ancor più particolare la seconda uscita in zona Maniva. Lezione di questa giornata: talvolta le giornate nascono storte ma se non ci si lascia traviare le si possono anche raddrizzare.
Fino a tre giorni prima non c’erano segnali di partecipazione poi sono arrivati tutti insieme e sabato la stima era di quattordici partecipanti. Domenica mattina iniziano i problemi.
Prima arriva il messaggio di un nuovo amico che è bloccato a MIlano a causa dello sciopero dei treni, fortunatamente riesce a trovarne uno che viaggia e si risolve.
Si arriva al puno di ritrovo a Brescia e… altro messaggio, due storici amici non possono venire a causa di notte agitata, un grande peccato, ma qui non ci si può porre rimedio e se non puoi farci nulla inutile disperarsi, è risolto così.
Non c’è due senza tre, mi arriva una telefonata da un amico che è già al ritrovo del Maniva: “la strada è bloccata!”, “Cavolo, come è bloccata, va beh, fermati li che saliamo a piedi o cambio leggermente il percorso”. Risolto anche questo.
Ma non basta, salta fuori che Telegram apre una pagina vecchia della scheda escursione nella quale è riportato un orario sensibilmente anticipato rispetto a quello corretto, due amici sono in ritardo non vorrei che, seguendo quell’orario e non trovandoci, si siano già messi sulla strada per la destinazione. Li chiamo ma non rispondono, sale la preoccupazione ma nel mentre vedo la loro autovettura entrare nel parcheggio, bene, bene, anche questa è andata.
Superati tutti questi intoppi, eccoci finalmente al parcheggio del Bonardi. Dopo i consueti saluti, ci si prepara alla partenza e via. Nel frattempo mi sono preoccupato di dare uno sguardo accurato ai pascoli per valutare come ovviare alla strada bloccata: salire fino al Pian delle Baste vorrebbe dire farsi un sacco di asfalto. Purtroppo le tracce che si vedono sono tutte molto evanescenti per cui decido di salire un poco alla ricerca di una strada più percorribile: non conosco materialmente questa parte del Maniva, ma l’ho studiata molto sulla carta topografica e l’ho spesso osservata dall’alto nella previsione di esplorarla, so che è percorribile e per pascoli potremo sicuramente raggiungere quello che doveva essere l’iniziale tratto dell’escursione, insolitamente in discesa, e che, invece, a questo punto ne diventerà il tratto finale, ovviamente in salita.
Detto e… fatto.
Saliti un poco lungo il mio adoratissimo sentiero 3V, abbandoniamo il percorso segnalato per seguire una strada sterrata che già conosco e, poco dopo, ecco un’altra sterrata che scende nell’ampio pascolo. Senza esitazione alcuna porto il gruppo per tale percorso, qualche minuto ancora di cammino e, finalmente, anche grazie al sole che fa capolino tra le nuvole, ci possiamo spogliare. Riprendiamo il cammino che ci fa perdere parechia quota, giunti ad una piccola malga ristrutturata la strada finisce. Qui ci fermiamo per permettere al gruppo di riunirsi e coprirci adeguatamente… no, no, non di vestiti ma di crema solare.

Qualcuno osserva che non ci sono sentieri, gli faccio notare che, come previsto, questa escursione doveva essere e sarà un libero cammino per pascoli, in ogni caso ecco la che si vedono nell’erba i segni dell’antica via di pascolo, segni che saranno la nostra guida per un bel tratto, portandoci ad attraversare aperti pendii erbosi e piccole vallette pluviali ricche di gorgogliantie fresche acque, c’è persino una piccola cascata. Un cammino paesaggisticamente interessante, che ha anche un dono supplementare: l’evocare ricordi di un tempo lontano quando la piccola pastorizia dominava queste zone. Personalmente vedo, con gli occhi della mente, le mandrie, i cani e i pastori gironzolarmi attorrno: profonda emozione questo tratto di cammino.


Una breve ma ripida salita ci porta a Malga Valgradello dove, fruendo di un muretto che ci ripara dall’aria freddina che ha da qualche minuto deciso di contrastare (inutilmente) la nostra nudità, ci fermiamo per il meritatissimo lauto, ehm, si fa per dire, invero parco ma comunque gradito pranzo. Davanti a noi fanno bella mostra di se le rocciose rupi della Corna Blacca, poco più a sinistra Corno Barzò e Cima Caldoline conducono lo sguardo al Dosso Alto dove alcuni anni or sono abbiamo effettuato un’altra piacevolisisma escursione, più pesante di quella odierna ma comunque molto partecipata: eravamo quasi trenta persone.


Verso le tredici è purtroppo l’ora di riprendere il cammino: ci aspettano quattrocento metri di dura risalita.
Raggiungiamo il costone che domina la malga e, seguendolo, per ripidissimo pendio erboso ci portiamo al Goletto di Valgradello dove pochi metri di piano permettono un momento di respiro. Poi su, ancora su verso il cielo che fa da sfondo al dosso verde che sovrasta il goletto. Qualcuno inizia ad accusare la fatica, qualcuno suggerisce di tagliare verso il Bonardi seguendo una traccia che si vede nel ripido pendio erboso, ma è traccia antica, palesemente interrota da piccole frane e che va a morire in un ripidissimo canalone oltre il quale si vedono solo altrettanto ripidi pendii erbosi tra l’altro intercalati da costoni: no, da solo potrei anche provarci ma con il gruppo preferisco evitare. “Coraggio che ora sono solo duecento metri di dislivello per arrivare ai ruderi della Caserma del Pian delle Baste da dove parte la strada asfaltata che in discesa ci riporterà alle macchine”.
Un breve tratto di discesa che sfruttiamo per un bel recupero di energie, poi ancora su, qualcuno decide di seguire la vecchia e tortuosa strada militare, la maggior parte mi segue per la via più diretta, certo più ripida ma anche molto meno tediosa della sterrata. A metà salita il gruppo si ricompatta e si prosegue per pendio man mano meno ripido, all’improvviso ecco apparire nelle nuvole che qui avvolgono l’ambiente, la scura sagoma della caserma.

Poco a monte si vedono passare alcune persone: li è la strada sterrata che dal Dasdana porta al Passo delle Setta Crocette, un percorso solitamente molto frequentato, oggi lo è probabilmente molto meno per via della strada interrotta molto più in basso, comunque, sebbene la tentazione di non farlo sia forte, ci rivestiamo un poco.
Salendo verso l’ormai prossima strada asfaltata del Crocedomini, incrociamo tre giovani escurisonisti con due asini, il ragazzo non è molto locquace ma le due ragazze invece lo sono e mi faccio spiegare cosa stanno facendo. Interessante il loro viaggio, non solo per l’ausilio degli asini, ma anche per l’insolito percorso: sono partiti da Bedizzole e via monti vogliono arrivare a Sale Marasino.
Strada asfaltata, dai che ormai è fatta, uhm, mai dire mai: pochi minuti dopo inizia a gocciolare, va beh, poche gocce che vuoi che sia. Riuhm, le poche gocce aumentano, qualche tuono e la pioggia si fa intensa, veniamo solleticati anche da qualche piccolo chicco di grandine. Coperti con le giacche da pioggia, che mai devono mancare dallo zaino dell’escursionista montano anche quando questi prevede di camminare nudo, senza patema ci approssimiamo al Bonardi. Vi arriviamo a pioggia quasi esaurita, potendoci così cambiare (altra cosa che non deve mai mancare, come qualcuna deve personalmente oggi sperimentare: il cambio completo da lasciare in auto) un poco più agevolmente.
Bevanda calda al bar del Bonardi e poi si ritorna a casa.
Arrivederci alla prossima, sperando d’essere ancor più numerosi: sarebbe bello tornare ai numeri delle prime uscite che ho organizzato, quando in alcune occasioni siamo stati in trenta e più. Purtroppo oggi contano i numeri e solo coi numeri possiamo guadagnarci la considerazione e il rispetto delle istituzioni (la gente in maggioranza è già su questa strada, anche se poi i padri padroni delle succitate istituzioni, preoccupati più dello scanno dorato che del bene del popolo, ascoltano solo i pochi che si lamentano) considerazone e rispetto che invero ci andrebbero dati per il solo fatto di perseguire una vita sana, ecologica e semplice.

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