I codici di abbigliamento sono, tutti, sbagliati perchè…
Pubblicato da Emanuele Cinelli
Ma è propriio così difficile vivere nel rispetto assoluto della libertà d’azione degli altri? Perchè non si riesce a sopportare la presenza di chi agisce con meno paranoie? Per quale motivo si vogliono condizionare gli altri ad agire per stereotipi? Come mai c’è chi per riuscire a difendere la propria opnione ha il bisogno che sia l’unica al mondo o, quantomeno, l’unica con cui lui venga in contatto? Perchè c’è chi non capisce che la libertà non vincola nessuno, a vincolare, tutti, sono le limitazioni?
Ovvio che ci sono limitazioni necessarie (non fare violenza sugli altri, non rubare, eccetera, che invero sono spesso ignorate proprio da chi impone limitazioni), ma altre, molte altre, proprio non servono a nulla, anzi no, a qualcosa servono: servono a danneggiare le persone e la società!
Caso tipico quello dell’abbigliamento.
Ogni tanto, invero ogni spesso, salta fuori qualcuno che, in un qualsiasi contesto, ma soprattutto scuola e lavoro, propone un qualche codice d’abbigliamento. Sono proprio necessari? Quale è il loro impatto sulla sulla società? Sono giusti?
Partiamo dall’ultima domanda che risponde anche alle altre: no, i codici d’abbigliamento, tutti indistintamente, compresi quelli che obbligano alla nudità, sono sbagliati perchè…
- sono basati sui divieti, quando varie discipline insegnano che è meglio operare per possibilità piuttosto che per negazione;
- l’abito non fa il monaco, tant’è che i truffatori da sempre usano giacca e cravatta per abbassare le difese delle loro vittime;
- il più delle volte prendono in considerazione solo la parte femminile della società, passando il concetto che le femmine siano il male, ai maschi sia invece concesso tutto e abbiano diritto di prelazione sulle opinioni femminili;
- sono sempre proposti da chi ha un cattivo rapporto con il proprio corpo, non vuole affrontare tale suo condizionamento e non sopporta di vedere altri che invece l’hanno fatto;
- confermano e incentivano la sessualizzazione del corpo;
- incentivano la violenza sulle donne: “se sei vestita così è perchè vuoi provocare e, siccome un maschio non può resistere alle proprie pulsioni animalesche, è giusto che ti venga fatta violenza”;
- incentivano la discriminazione sessuale: “se sei vestito o vestita così è perchè sei omosessuale, quindi io ti allontano e ti escludo”;
- educano all’assurda, in quanto innaturale, vergogna del corpo;
- rinforzano gli stereotipi del corpo, del genere e della persona;
- incentivano, invece di combatterle, malattie sociali come la bulimia e l’anoressia;
- disabituano alle differenze;
- incentivano l’antidemocratica volontà di uniformare la società ad un unica visione;
- emarginano chi non vuole uniformarsi;
- rievocano ideali fascisti;
- mai sono un punto d’arrivo ma sempre il punto di partenza di un ciclo iterativo dove le limitazioni continuano a crescere e con esse crescono discriminazione e diseducazione.

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Informazioni su Emanuele Cinelli
Insegno per passione e per scelta, ho iniziato nello sport e poi l'ho fatto anche nel lavoro. Mi piace scrivere, sia in prosa che in versi, per questo ho creato i miei tre blog e collaboro da tempo con riviste elettroniche. Pratico molto lo sport, in particolare quelli che mi permettono di stare a contatto con la natura, seguendo i suoi insegnamenti ho imparato a lasciar respirare il mio corpo e il mio spirito.Pubblicato il 30 giugno 2022, in Atteggiamenti sociali con tag abbigliamento, anoressia, bulimia, cattive abitudini, discriminazione, divieti sociali, educazione, lavoro e vestiti, regole sociali, scuola e vestiti, sessualizzazione del corpo. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.
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Quanto è vero quello che scrivi! Ho la fortuna di essere in vacanza in Croazia . Neanche a 50 km da casa ( Trieste). Ho letto questo articolo e altri collegamenti. Giusto ieri mi sono preso del malato da mia moglie perché in spiaggia mi sono tolto il costume. E mi sono sentito libero come non mai. Spiaggia libera mista di tessili , ma anche 3 o 4 nudi. E anche due famiglie miste. Una era: papà e mamma tessili e bimbi di 5 anni nudi. La mia :ero io nudo e mio figlio , moglie e suocera. Nessuno si preoccupava che i bambini avessero scandalo di essere nudi o dei grandi che giravano “liberi”. Tutto bene. Anzi è un paradiso poter essere liberi di scegliere. Io non vado a criticare o vietate a mio suocero ( arrivato dopo) che non possa fare il bagno in boxer. E in tutto questo mia moglie e mia suocera incazzate di essere me stesso e libero. Scandalizzate non tanto di me: malato di aver voglia di stare libero sempre, tanto mi conoscono già. Ma di cosa dirà la gente a vedermi così. Proprio niente è successo. Anzi mi sono sentito normale anche tra quei tessili che c’erano. Nel periodo del Pride penso anche che organizzare un PRIDE NUDISTA sia giusto. E ovviamente dimostrare non ci sia niente di male. Grazie che ci sei . Grazie Emanuele. Da Nevio Brcic
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Evidenzi un’altra delle malattie sociali che hanno devastato la società, una malattia che, quando sembrava quasi svanita, torna prepotentemente a farsi sentire: la preoccupazione per quello che gli altri possono pensare di noi. Dobbiamo vivere per noi, non per gli altri!
Grazie per l’apprezzamento e per la tua testimonianza.
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