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Stimolare la #creatività
Un momento di sconforto si capovolge e diviene l’ispirazione per una tecnica risolutiva.
Muri bianchi quasi completamente occupati da mensole in legno, libri, tanti libri, libri d’orni genere, quelli d’informatica, quelli di scienze, quelli di montagna, altri di grafica, altri ancora di subacquea, poi quelli vecchi dell’ITIS, i trofei delle giovanili gare di sci, la stampante 3D in costruzione, piccoli oggetti vari sparsi un poco ovunque a riempire gli spazi vuoti. Al di sotto, appese ai muri, alcune fotografie rievocano momenti di vita.
Nel mezzo della stanza due tavoli formano un’isola, su di essi un computer e due stampanti, qui, seduto su di una grande e comoda poltroncina nera, gli occhi fissi allo schermo, le mani staticamente e delicatamente appoggiate alla tastiera, sto lavorando ad uno dei miei articoli. Da diversi giorni metodicamente dopo la colazione mi sforza di trovare il verso giusto della storia, scrivo qualcosa, ci penso, lo rileggo, penso ancora e… insoddisfatto cancello per poi restare attonito a guardare il…
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Incongruenze scolastiche
Uno dei problemi della scuola italiana è insito nella gestione degli aggiornamenti.
C’è qualcosa che non quadra se tu, informatico professionista con un Master inerente l’insegnamento con le tecnologie, formatore scolastico e aziendale con anni di insegnamento in ambito informatico e di utilizzo delle tecnologie nell’insegnamento, devi assistere a una lezione sulle (su una specifica tecnologia, in verità) tecnologie informatiche applicate all’insegnamento tenuta da… un maestro elementare appassionato di tecnologia.
Incongruenze scolastiche?
Paura e libertà: vivere e morire a 15 anni
Un ragazzo di quindici anni si è impiccato… Una notizia tristissima che lascia sempre perplessi e con molto amaro in bocca.
Noi tutti, la società nel suo complesso si sente in colpa se invece di accogliere un ragazzo esuberante, vivace, pieno di energia, di allegria e di voglia di vivere è la causa di una resa incondizionata e senza appello.
Il male è irrisarcibile, definitivo, irrevocabile. Incomprensibile.
Christian Adamek non si è ucciso perché era depresso, per un brutto voto, per difficoltà in famiglia, per una delusione d’amore, per il bullismo dei compagni… Si è ucciso per un motivo banale, per uno scherzo, per una delle tante contraddizioni delle nostre società “avanzate” e “civili”; contraddizioni che prima o poi scoppiano come un bubbone. Una di queste contraddizioni è che il fatto è avvenuto in un Paese (gli Stati Uniti) dove si magnificano corpo e salute e si sottomettono mente e carattere; dove è diffusa una pornografia violenta ed estrema e Facebook fa la madonnina infilzata. E che dire – sempre per rimanere in ambito anglosassone – delle partite neozelandesi di rugby con giocatori che indossano la sola maglietta che avevano quando son nati e il canguro dello zoo con i genitali pixellati? E del tira-e-molla fra la polizia inglese e Steve Gough?
Per una scommessa e un video su YouTube Christian Adamek ha attraversato nudo il campo da gioco della scuola durante la pausa di una partita: cinque secondi di libertà, rubata e sacrosanta, che si esaurisce in una risata, in uno sberleffo anticonformista e trasgressivo, senza malanimo, senza cattiveria. Contro norme fin troppo sicure di essere sempre nel giusto.
Casi di streakers ormai non fanno più notizia, al punto che non vedo troppo lontano il giorno in cui per protesta, per gioco, per goliardia, vedremo il pubblico di uno stadio intero invadere il campo da gioco in veste da streakers.
Christian Adamek non si è ucciso per la vergogna di esser stato visto nudo, di essere semplicemente e spontaneamente un ragazzo che ama giocare e scherzare. Si è ucciso perché per questo suo gesto è stato estratto il cartellino rosso dell’espulsione e l’ipoteca a vita di essere iscritto (per eccesso di zelo dei dirigenti scolastici) nel registro dei “sex offenders”. Un pugno in pancia di una violenza che letteralmente gli ha tolto il respiro. Si è ucciso sopraffatto dalla paura, perché non aveva più futuro, qualcuno gli aveva cancellato questo diritto. C’è qualcosa di immensamente sproporzionato e di assolutamente inadeguato: leggi, regolamenti, provvedimenti, punizioni esemplari che schiacciano all’improvviso un ragazzo come un macigno, come fosse uno scarafaggio. Non è corretto usare la Legge come deterrente terroristico, non è civile, non è educativo. Una presunta offesa al pudore pagata con la vita! A 15 anni! Non è forse troppo?
Non sarà facile per nessuno lavarsi la coscienza col dire che in definitiva è stata una scelta del ragazzo, che si è giudicato da sé, che nessuno ha colpa se aveva un senso morale un tantino esagerato, che gli adolescenti – si sa – sono ancora fragili, si devono fare le ossa; se non sanno gestirsi è ora che imparino, non bisogna confonder la tolleranza col lassismo; una scuola dovrà pur insegnare qualcosa, i veri valori, mettere e far rispettare i famosi paletti, altrimenti è il caos, e si abdica al mandato che la società, i genitori le hanno affidato…. Ma in fin dei conti, ufficialmente, nessun provvedimento era stato ancor preso. Diciamo che il ragazzo ha amplificato le proprie stesse paure…
Walt Disney, sprovvedutamente (?), nella sua Fantasia ha fatto intendere che il fuoco della passione, il fuoco che abbiamo nel sesso siano uguali al fuoco dell’inferno e che questo fuoco provenga dal sesso di Satana. Il messaggio è più che chiaro: non scherzare col fuoco! Col male non si scherza, non si viene a patti: tolleranza zero! Dovere della scuola (e della società) è isolare i violenti, chi dà il malesempio, le mele marce. Per il buon nome della scuola, degli insegnanti e per rispetto degli alunni stessi e delle loro famiglie. [Per motivi di copyright non è possibile riprodurre l’immagine, vi rimando a questo link (nella pagina cercate il nome del diavolo, Chernabog – dal nome del Demone del Buio del folklore protoslavo, Černobog]
Forse ha ragione Durkheim che circa un secolo fa diceva: «il pensiero scientifico non è altro che una forma perfezionata di pensiero religioso» (Les formes élémentaires de la vie religieuse, 1912, p. 613); alla luce di questo caso potremmo parafrasare la frase dicendo che «il concetto di stato/società non è altro che una versione laicizzata del concetto di religione/chiesa». Sembra infatti che la società, con le sue leggi, costumi e imposizioni usi i medesimi metodi, gli stessi zuccherini e ostracismi, faccia perno su fondamenti assiomatici come fossero dogmi. La società ci fa liberi, ci salva, ci emancipa… ci protegge. Fuori ci sono i banditi, gli eslege, gli apolidi, i tentennini, i terroristi.
Com’è possibile dire che Christian non accettasse le regole, se ha dimostrato col proprio suicidio che l’appartenenza alla società e alla scuola per lui erano importanti quanto la vita. Fare lo streaker non è stato un gesto di sfida, di ribellione, di disprezzo o dileggio dell’ordine costituito. Nulla di tutto questo. L’ha fatto per il suo gruppo ristretto, una ragazzata, una scommessa, e vincendola si è assicurato il consenso e la solidarietà del suo gruppo, una prova di coraggio, di auto-affermazione, di lealtà. Non supponeva minimamente che la promozione da un lato potesse equivalere a una bocciatura dall’altra: è così dunque che adulti e ragazzi si conoscono? A questo si riduce, nei fatti, il tanto strombazzato “dialogo”, il paternalistico “ascolto”?
La sproporzione è anche nel considerare “sex offender” un ragazzo di 15 anni. La cronaca non manca di darci notizia di episodi certamente esecrabili e deplorevoli. Ma mi volete spiegare che cosa aveva la corsa di Christian di “sessualmente offensivo” e per chi? Chiediamoci pure se i cinque secondi su YouTube fu vera gloria. Mi chiedo anche: fu vero oltraggio? Una cosa è certa: è la legge che crea il crimine e il criminale… o li copre. Facciamo e disfiamo, ma poi i nodi prima o poi vengono al pettine ed a pagare, come sempre e per primi, son solo degli innocenti.
Didattica e nuove tecnologie
Argomento, quello dell’applicazione didattica delle nuove tecnologie, ancora molto attuale.
Di fatto la didattica, quantomeno in Italia, è in tal senso ancora ferma agli anni ottanta: poche, se non pochissime, le scuole che hanno adottato in larga scala gli strumenti didattici che vengono messi a sisposizione dalle nuove tecnologie, in molti casi adducendo a scusante delle indagini statistiche che darebbero per poco utili tali tecnologie. Invero, le statistiche hanno solo dimostrato che dette tecnologie non vengono utilizzate nel modo opportuno e solo per questo non apportano gli sperati risultati; dove vengono usate correttamente i risultati ci sono, eccome.
A tal proposito mi è tornato in mente un lavoro che, con altri compagni di studio, avevo realizzato, alcuni anni or sono, come tesi finale per un master per specialisti di e-learning, master che si era allargato su temi non strettamente legati alla progettazione di una piattaforma e-learning, ma comunque assai interessanti e utili e che andrò prossimamente a riprendere per pubblicarne i miei resoconti.
Visualizzate la mappa di partenza del lavoro che ho integrato nel mio P-Blog, il blog di Pearl, la galassia della formazione tecnica continua on-line!
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