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E’ di tutti
“E’ di tutti” è una delle affermazioni più utilizzate nel contradditorio per affermare il diritto, a imporre una certa limitazione d’uso:
- “La montagna è di tutti per cui tu non puoi chiedere impianti di risalita.”
- “Gli animali sono di tutti per cui tu non puoi cacciarli.”
- “I pesci sono di tutti per cui tu non puoi pescarli.”
- “La natura è di tutti per cui tu non puoi sfruttarla.”
- “La città è di tutti per cui tu non puoi girarci a dorso nudo.”
- “Le fontane sono di tutti per cui tu non puoi farci il bagno.”
- “La spiaggia è di tutti per cui tu non puoi starci nudo.”
Invero tutte le affermazioni sopra riportate sono delle contraddizioni belle e buone: se una cosa è di tutti vuol dire che ognuno ne deve poter usufruire e deve poterlo fare nel modo a lui più congeniale.
P.S. 1
Ovviamente non sto dicendo che si possa riempire la montagna di impianti di risalita, che si possano uccidere senza limite gli animali, che si possa sfruttare la natura fino al suo esaurimento, sto solo dicendo che è impossibile educare le persone al loro rispetto affermando che sono di tutti: bisogna usare altre argomentazioni, e che siano coerenti.
P.S. 2
Sto invece affermando che, proprio perchè sono di tutti e dato che si tratta di azioni che non limitano agli altri la fruizione degli stessi luoghi, è insensato impedire alle persone di girare a dorso nudo nelle città, di fare il bagno nelle fontane (cosa che avviene quasi ovunque e solo in Italia provoca rimostranze e divieti), di stare nudo in spiaggia (e in ogni alto pubblico luogo).

Responsabilità sociale
Viviamo nella società e ogni nostra azione si riflette inevitabilmente su di essa, sbagliato pensare che l’azione del singolo non possa influenzare la massa. Infatti, se è vero che non c’è un collegamento diretto e immediato tra singolo e massa, è altrettanto vero che ognuno di noi comunica con molti altri. Con tale comunicazione ognuno influenza il pensiero degli altri e la storia si ripete per ognuno di questi altri e così via fino a coinvolgere l’intera società.
Malattie quali l’anoressia e il bulinismo dipendono dal rifiuto del proprio corpo, il quale dipende dagli stereotipi sul corpo, i quali dipendono dai messaggi pubblicitari , i quali dipendono da quello che la gente prende per buono, il quale dipende da quello che le persone pensano del corpo, il quale dipende da quello che i singoli pensano della nudità, il quale dipende dai condizionamenti che tali singoli hanno ricevuto durante la loro formazione nei primi dieci anni di vita, i quali dipendono da quello che era il pensiero dei genitori, il quale dipende da quello che è il pensiero della società, il quale dipende dall’insieme di tutti i passaggi precedenti.
Possiamo cambiare il punto di partenza ma il processo è sempre questo e il punto di arrivo sempre lo stesso: volenti o nolenti, tutti, persone fisiche e persone giuridiche, abbiamo una responsabilità sociale che non possiamo ne rinnegare ne ripudiare ne ignorare.
Fare in modo che gli stereotipi si annullino è responsabilità di tutti; fare in modo che il rispetto globale si diffonda è responsabilità di tutti; ripristinare la normalità del nudo, necessaria ai primi due obiettivi e a tanti altri altrettanto importanti, è responsabilità di tutti.

Citazionismo

C’era un tempo, che ho il piacere di aver vissuto negli ultimi suoi barlumi di vita, in cui si dava credito ai pensieri e non alle persone, in cui l’età valeva da sola per dare credibilità, in cui imparavi dall’altrui esperienza anche senza il bisogno di conoscerne le fonti.
Ora non c’è più, ora i pensieri prendono credito dalle persone che li esprimono, l’età (esperienza di vita) conta zero e le cose diventano credibili solo quando supportate da fonti, ovviamente determinate fonti dove il determinate è molto variabile (definito da chi giudica) e strumentale (funzionale al supporto o alla negazione).
Oggi la comunicazione è spesso, per non dire sempre, preda di…
- coloro che, appartenendo ad una delle due sottostanti categorie o non essendo in grado di portare avanti un contraddittorio o non sapendo come screditare gli altri, ribattono ad ogni cosa chiedendo la citazione delle fonti;
- coloro che, succubi della malattia o deboli nel loro pensare, fanno spesso ricorso alle citazioni;
- coloro che, incapaci di elaborare propri pensieri, si esprimono solo ed esclusivamente mediante citazioni.
Una citazione ogni tanto ci può anche stare, talvolta è anche opportuna e doverosa, ma quando diviene una indispensabile costante, una pretesa assolutistica, ecco allora solo esprime una malattia.
Citazionismo, nega la possibilità che le persone possano avere idee proprie, possano elaborare e formulare convinzioni personalizzate mediando le informazioni da più fonti, possano avere credibilità anche senza essere celebrità o riconosciuti guru.
Citazionismo, nega ai pensieri di avere valore per loro stessi, nega la capacità delle persone di valutarli per quello che esprimono e non per chi li esprime, educa all’incertezza o, peggio, alla strumentalizzazione,
Citazionismo, che brutto malessere!
In nome del popolo

Quanti si atteggiano a rappresntanti del popolo, quanti pretendono di parlare in moe del popolo eppure… eppure senza poterlo fare.
Solo possedenti il cento per cento del consenso elettrorale si può dire di parlare in nome del popolo, in tutti gli altri casi si può al massimo affermare di rappresentare una certa parte del popolo, più o meno estesa, ma pur sempre solo una parte!
Fantasmi
Quando i fantasmi degli altri fanno presa su di noi è perché questi fantasmi sono già in noi stessi!
Quando ci risulta impossibile contrastare i fantasmi degli altri è perché quei fantasmi sono ancora presenti in noi stessi!

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