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Giudicare!


Sarebbe tutto più semplice se le persone invece di giudicare solo quello che fanno gli altri si impegnassero a giudicare innanzitutto quello che fanno loro!

Sarebbe tutto più logico se le persone prima di giudicare quello che fanno gli altri si preoccupassero di conoscerlo bene!

Sarebbe tutto più giusto se le persone prima di giudicare quello che fanno gli altri provassero a farlo anche loro!

Critiche!


two men in military clothing with guns

Photo by Pixabay on Pexels.com

Criticare: la perenne battaglia del pensiero debole!

Nella crescente attitudine al criticare si è finiti col manifestare le critiche solo per partito preso, per astio, per vendetta, per mettersi in mostra, per circondarsi di un’artefatta barriera che impedisca alla ragione e alla logica di scalfire idee e convinzioni evidentemente immature.

Nella crescente attitudine al criticare ci si è dimenticati del cervello e si è finiti col manifestare critiche anche per quanto è, per sua natura e connotazione, incriticabile, si è finiti col traslare il difetto dallo specifico al generico, dal singolo alla comunità, dal contesto all’assoluto, dal particolare all’assieme, dal ramo alla foresta.

Criticare lo sport, la musica, l’arte, la poesia, la filosofia, il nudismo ed ogni altra cosa similare in forma e in logica è solo un non senso: tutte cose certo dispensabili, d’altra parte tutte cose nemmeno inutili, tutte cose che apportano molti importanti benefici; tutte cose per loro natura prive di difetti, delle quali possiamo solo elencare vantaggi e svantaggi; soprattutto tutte funzioni immateriali esistenti di per se stesse, funzioni che rappresentano, anzi, formano l’essenza, sono la normalità dell’essere umano.

Che schifo il nudo!


 

Proposta indecenteSocial, quotidiano generico, post sul nudismo, tra i diversi commenti positivi o indifferenti ne spicca uno di una ragazza: “ma che schifo, proprio mi darebbe fastidio se in spiaggia mi trovassi a fianco un uomo con la banana al vento o una donna con la topa in bella mostra”. Ci si potrebbe immaginare una ragazza che disprezza il sesso e che vive nello stile di una suora di clausura e invece no, invece scopro che apprezza le foto e i post sul sesso, che pubblica lei stessa materiale di questo tipo, che utilizza normalmente un linguaggio scurrile! E allora, che forse il pene va mostrato solo quando è turgido e la vulva solo quando è bagnata?  Che forse mentre si sta facendo sesso il corpo è diverso da quello di quando si è tranquillamente stesi nudi in una spiaggia o di quando si cammina per un sentiero o di ogni altra situazione che non abbia nulla a che fare con l’attività sessuale? Suvvia!

#nudiènormale #nudièmeglio

Soluzioni



Chi più chi meno tutti siamo spaventati dalle cose che ci sono sconosciute ed è assolutamente naturale tentare di proteggersi. Ignorarle, allontanarle, evitarle, negarle, pretenderne divieti, impedirle sono atteggiamenti che, diversamente da quanto ci si aspetta, servono solo ad aumentare i timori e le paure. La soluzione è semplice ed è una sola: conoscerle!


 

Che bella #società


Cogito ergo dubitoMi guardo in giro, osservo, considero, analizzo, penso e…

Cantieri stradali pressoché permanenti.

Buche in perenne (ri)formazione.

Si costruiscono sempre più strade senza minimamente incidere sul tracollo del traffico.

Strade ad alto scorrimento con un limite di velocità di 90 o addirittura 70 chilometri all’ora.

Strade a 90, 11o o più chilometri all’ora dove, però, la massiccia presenza di camion comporta una velocità massima di 70 chilometri all’ora.

Case nuove bruciano il verde e abbandonate case vecchie vanno in rovina.

Persone che abitano in zona A e vanno a lavorare in zona B, persone che abitano in zona B e vanno in zona A a fare gli stessi lavori delle precedenti.

Soldi che mancano, prezzi che crescono.

Lo stato pubblicizza la mortalità delle sigarette e poi continua a produrle.

Lo stato impone l’obbligo di vaccinazione ai bambini con la motivazione che serve a proteggere la società dalle malattie e poi alimenta abitudini (ad esempio fumare), produzioni (sigarette in primis) e sistemi (cure chemioterapiche, termovalorizzatori, congestione del traffico, eccetera) che ammalano la società anche più delle malattie gestite dai suddetti vaccini.

Gazze che danno del ladro alle volpi, volpi che danno del furbo alle gazze.

Comici che fanno i politici, politici che fanno i comici.

Sulla strada molti si comportano come se le regole fossero state scritte solo per gli altri.

Soste in seconda, terza, quarta fila.

Sorpassi delle code.

Improvvisi stop e lunghe fermate in piena corsia di marcia.

Vetture lente che non badano alla coda che si forma dietro a loro.

Chi, per non fare la coda, finge di non conoscere la corsie che vanno a morire o approfitta degli svincoli per uscire qui e rientrare poco più avanti.

Motocrossisti e ciclisti danneggiano senza remore i sentieri che sono costati soldi e sudore agli escursionisti.

Esaltazione della furbizia, denigrazione dell’onestà.

Cure vendute come prevenzione, prevenzione venduta come imbroglio.

Invito alla diagnosi precoce, distruzione del processo di mantenimento in salubrità.

Invito (all’eccesso) igienico, uso indiscriminato di medicinali indebolenti e leganti.

Si ragiona per stereotipi e poi ci si offende per le generalizzazioni.

Ci si lamenta di tante cose ma se qualcuno propone delle possibili soluzioni se ne contestano le virgole e se proprio non si trova nulla da ridire si passa al “tanto non verranno mai approvate / adottate” oppure al “ci sono cose più importanti a cui pensare”.

Si contestano i discorsi di parte attraverso discorsi altrettanto di parte.

Si giudica le altrui idee non per i loro contenuti ma per la fede politica di chi le manifesta: se è la stessa sono sempre giuste, se è diversa sono sempre sbagliate.

Si contestano i cementifici ma non si rinuncia alla casa in cemento.

Si contestano le cave di marmo ma non si rinuncia ai marmi in casa.

Si vorrebbero spogliare le donne mussulmane dei loro veli ma ci si rifiuta di spogliarsi dei propri costumi da bagno.

Si ritiene pericoloso chi nudo mostra evidenza dell’essere disarmato, si pretende che miliardi di persone girino vestite potendo così nascondere armi proprie e improprie.

Si offende chi sceglie di vivere nella normalità del nudo, si osanna chi veste in modo provocante.

Si censura chi nel nudo risulta pienamente rispettoso della dignità degli altri, si pubblicano e si apprezzano foto e commenti irrispettosi verso il genere femminile o verso gli altri in genere.

Le istituzioni continuano a parlare di ecologia e natura poi manifestano dissenso verso il nudo sociale.

Eh sì, viviamo proprio in una bella società!

P.S.

Per chiudere con una giusta nota di positività, cambiare, quantomeno avviare il processo di cambiamento, è facile, molte soluzioni sono già esistenti (telelavoro, telescuola, nudo sociale, chilometro zero, eccetera), basta volerlo, volerlo tutti insieme: persone, società, istituzioni!

Con tutti i problemi che abbiamo…


“Con tutti i problemi che abbiamo ci mancherebbe anche di dover vedere persone nude in giro!”

“Con tutti i problemi che abbiamo ci mancherebbe anche di perdere tempo a discutere di leggi sul nudismo!”

“Ma che volete voi nudisti, che si perda tempo per voi?”

“Ci sono cose ben più importanti del nudismo di cui parlare.”

Eccovi qualcosa che vi può semplificare la vita. NO GRAZIE, SIAMO TROPPO OCCUPATI!

Terremoti, media e opinionisti


IMG_0951Nuovo rilevante terremoto e solite trite e ritrite reazioni: un movimento mediatico notevole dove oltre alla necessaria e giusta informazione troviamo gli ormai vecchi discorsi sulla prevedibilità dei terremoti, sulla necessità di mettere in sicurezza il paese, eccetera. Ovviamente vuoi che non si creino fazioni opposte! Quelli che invocano la necessità di sviluppare sistemi di previsione dei terremoti e quelli che ribattono, più o meno seccatamente, più o meno sgarbatamente, che i terremoti non si possono prevedere; quelli che manifestano la necessità di ricostruire il paese secondo quelle misura antisismiche che la legge ha recentemente imposto come obbligo alle nuove costruzioni e quelli che rispondono, più o meno seccatamente, più o meno sgarbatamente, che in Italia non è possibile mettere in sicurezza gli edifici, che costa troppo, che, che, che.

Orbene, pur avendo le mie idee in merito, qui non mi interessa dibattere su chi abbia ragione e chi no, mi interessa piuttosto parlare dell’attitudine, non solo italiana ma in Italia forse più diffusa che altrove, di creare fazioni che più o meno accanitamente si mettono in contrapposizione tra loro e non parlo, ovviamente, di scienziati, ma di persone più o meno comuni, persone, giornalisti, opinionisti che spesso manco hanno una minima conoscenza di base dell’argomento in questione ma, come avviene spesso in tanti altri campi (politica, religione, atteggiamenti sociali, nudismo, alimentazione, medicina tradizionale vs alternativa, tumori, vaccini, eccetera), si sperticano comunque per avvalorare la veridicità della loro opinione (invero quella di altri da loro semplicemente condivisa) con articoli su riviste e blog, con interventi e commenti sui social network, con discussioni sui forum o nei luoghi di ritrovo. Articoli, commenti, discussioni che talvolta partono anche molto bene, iniziano con accurato esame delle cose, ma poi finiscono male, con insulti e offese all’altrui pensiero, anzi, che è peggio, direttamente a coloro che la pensano diversamente.

Ecco è qui che mi salta la mosca al naso, è qui che mi infastidisco e sento forte il bisogno di scrivere: è mai possibile che tutti (o quasi tutti) si dimentichino degli insegnamenti che la storia ci ha dato modo di ricevere? C’era un tempo in cui si dichiaravano eretici coloro che affermavano la rotondità della Terra o la possibilità di volare o quella di superare la velocità del suono o di andare nello spazio, o, o, o, insomma molte delle cose che facciamo oggi erano considerate un tempo impossibili, molte delle conoscenze oggi ritenute verità erano un tempo definite stupide o utopiche o antiscientifiche, molte delle attuali procedure medico scientifiche agli albori della loro vita furono condannate e rigettate.

Allora, perché affrontarsi ogni volta, più o meno seccatamente, più o meno sgarbatamente, in contrapposizioni assolute? Partiamo piuttosto dal presupposto che nulla è impossibile, tutto può diventare realtà, è solo questione di volontà, di ricerca, di pazienza e di tempo, basta volerlo e… ai posteri l’ardua sentenza, noi dobbiamo volerlo e operare affinché quello che serve anche se appare ad oggi utopico, impossibile, incredibile, si veda di renderlo reale, possibile, fattibile.

P.S.

Permettetemi, comunque, un breve accenno alle mie opinioni sulle due principali questioni sopra evidenziate: prevedibilità dei terremoti e messa in sicurezza degli edifici.

Prevedibilità

Affermare la totale e ineluttabile imprevedibilità dei terremoti è solo un modo per liberarsi da un peso morale e/o dall’onere di impegnarsi in studi più accurati in merito e/o per evitarsi rogne con i colleghi o i superiori.

Semplificando, due sono le principali cause di terremoto: i crolli delle grotte sotterranee e i movimenti delle zolle continentali. Ben vero che nel primo caso la prevedibilità è, senza una visione diretta e un monitoraggio costante di dette cavità, praticamente impossibile, ma i movimenti delle zolle (e anche quelli orogenetici) sono ben rilevabili dagli attuali sismografi e, magari non con una precisione millimetrica (e nemmeno metrica) ma attraverso l’intensificarsi della frequenza e dell’intensità delle rilevazioni si può certo sospettare l’imminenza di un terremoto in una data zona. Per ora direi che ci si potrebbe accontentare… per ora!

Messa in sicurezza

Anche qui trattasi solo di uno scaricabarile, invero è assolutamente fattibile: si rade a zero tutto e si ricostruisce. Edifici storici? Belle Arti? Premesso che spesso sono le strutture vecchie ma non storiche a crollare, che vadano al diavolo: è inammissibile che si faccia perdere la vita a migliaia di persone per mantenere in vita fatiscenti strutture architettoniche, facciamo dei rilievi e stampiamo dei modelli tridimensionali da mettere nei musei, oggi la tecnologia esiste ed è anche relativamente economica. Costa troppo? Bella, bellissima questa, a quanto pare la vita delle persone è meno importante dei soldi e comunque, quanto costano le ricostruzioni?

In conclusione

Volere è potere, magari per la singola persona si interpone il problema tempo (una vita potrebbe essere troppo breve per realizzare certi progetti) ma per la società tale questione non esiste: le successive generazioni possono portare avanti i progetti ideati dalle precedenti!

Giochi di potere


Avete presente la piramide di Maslow? Si, bene potete saltare al paragrafo successivo; no, leggete anche il presente. Detta piramide identifica la gerarchia dei bisogni (o necessità) suddividendoli in cinque fasce (o livelli), alla base i bisogni più elementari (fisiologici: respiro, alimentazione, sesso, sonno) e che vanno necessariamente esauditi per primi, al vertice le necessità più complesse (autorealizzazione: moralità, creatività, spontaneità, problem solving, accettazione, assenza di pregiudizi) a cui ci si arriva e che si possono soddisfare solo dopo aver esaudito tutte quelle presenti ai livelli inferiori che, partendo dal basso ed escludendo il già descritto primo livello, sono: sicurezza (fisica, di occupazione, morale, familiare, di salute, di proprietà); appartenenza (amicizia, affetto familiare, intimità sessuale); stima (autostima, autocontrollo, realizzazione, rispetto reciproco).

Piramide di Maslow

Sebbene si siano nel tempo mosse diverse critiche, sebbene Maslow stesso rivide la sua piramide aggiungendovi ulteriori livelli, sebbene siano in seguito sopravvenute teorie più elaborate (E.R.C., Fattori Duali, Cerchio di McClelland, eccetera), detta piramide resta pur sempre valida per spiegare in modo semplice eppur scientifico certi fatti della vita personale e sociale, in particolare si adatta benissimo a parlare dei giochi di potere. Che si tratti dei grandi poteri economici e politici mondiali, oppure dei più infimi poterucoli aziendali, associativi, addirittura familiari, la logica cambia ben di poco, sebbene in alcuni casi il gioco sia condotto con precisa cognizione di causa e in altri per istintività o inconscio apprendimento.

Qual è il gioco?

Immaginiamoci di voler soggiogare al nostro volere una comunità più o meno grande, al limite anche un singolo individuo, cosa faremmo?

Beh, evidente, dobbiamo mantenere, o riportare, il nostro target all’interno delle prime due fasce della piramide di Maslow: troppo occupato ad accudire ai suoi bisogni basilari sarà disattento a quelli più complessi e risulterà per noi più facile rimuovere o quantomeno controllare a nostro vantaggio le condizioni sociali e, di riflesso, il nostro target.

Come lo facciamo?

Semplice, come prima cosa andremo a instillare nel nostro target delle paure che riguardino essenzialmente la sopravvivenza e la sicurezza, lo faremo sfruttando situazioni realmente esistenti rendendole più evidenti e gravi di quanto non siano, oppure inventandoci di sana pianta figure mitologiche o situazioni di difficoltà sociale. Alcuni esempi: il diavolo, i peccati, il sesso, il nudo, le streghe, le malattie, l’inquinamento, il buco nell’ozono, il gas serra, il riscaldamento globale, le scie chimiche, il complottismo, l’estinzione delle specie animali, la crisi del lavoro, la crisi economica, i reati vari, le violazioni amministrative, gli evasori, i pervertiti, gli esibizionisti, i guardoni, i nudisti.

Una volta che le paure sono state instillate e il nostro target ha abbassato le proprie preoccupazioni all’interno dei bisogni fondamentali, ecco che andremo a fornire delle soluzioni, ovviamente soluzioni che siano strutturate a nostro esclusivo o predominante vantaggio: la religione, l’inquisizione, l’estremismo ecologico, l’animalismo esasperato, l’alimentazione vegetariana o vegana, la dittatura, le guardie, il videocontrollo, il mutuo spionaggio dei cittadini, le strutture nudiste, le ordinanze, i divieti. Tutte queste soluzioni conterranno apparenti vantaggi per il target, apparenti perché in realtà rispondono alle paure precedentemente instillate (senza le quali tali vantaggi non sarebbero esistiti) e soprattutto perché opportunatamente disseminati qua e là al fine di mascherare le ben più rilevanti e importanti limitazioni e le perdite di diritto.

A questo punto ho ottenuto e poi incrementato il mio potere sul target, un target ora convinto che io l’abbia salvato, che io gli abbia dato quello che altrimenti non avrebbe avuto, mentre semplicemente è ormai incapace di rendersi conto che gli ho solo ridato una minima parte di quello che già aveva e che io, proditoriamente, gli avevo tolto instillandogli delle paure. La cosa più bella è che se sono stato bravo sarò riuscito a fare in modo che, più o meno consciamente, sia ora parte del mio target a difendermi o addirittura a proporre soluzioni sempre più vantaggiose per me e sempre meno per loro, vedasi la tifoseria politica (di ogni segno e colore), la caccia all’evasore, l’alterazione del concetto di rispetto (necessariamente multicolore e multidirezionale, invece dai più inteso in bianco e nero oltre che unilateralmente), l’autocensura dei nudisti, il formulare e/o sostenere proposte di legge restrittive anziché garantiste.

A che pro questo articolo? Tanto, molti penseranno, trattasi di un costrutto sociale immodificabile, una struttura sociale, politica ed economica che si perde nei tempi, che esce dalla memoria umana, possiamo solo uniformarci, combatterlo è un’utopia.

Eh, no, non ci sto, l’utopia è un altro di quei concetti inventati a bella posta per i giochi di potere, un concetto ideato per far credere alle persone che esistano situazioni inalterabili contro le quali sia perfettamente inutile ribellarsi. Certo può essere difficile e faticoso tentare la via del cambiamento, certo ciò che è stato costruito in millenni richiederà altrettanto o comunque molto tempo per essere modificato, questo, però, dimostra solo che tutto è modificabile, basta volerlo. Se poi pensiamo ai piccoli poteri, ai poteri aziendali, associativi, familiari, delle piccole comunità, dei piccoli movimenti sociali, ecco che qui possiamo sicuramente intervenire, per farlo è però necessario rendersi conto di come avvengano i giochi di potere, di come veniamo condizionati e controllati, di come veniamo resi schiavi di concetti assurdi che “miracolosamente” diventano indissolubili e che noi stessi andiamo a difendere, sostenere, proporre, divulgare, ampliare, rinforzare. Ecco, questo il senso di questo articolo!

Ciondoli


Foto Emanuele Cinelli

Foto Emanuele Cinelli

Quante volte l’ho letto, ne ho perso il conto. Cosa? Questo: “tutti quei cosi ciondolanti, ma che schifo, copriteli!”

Curioso che il più delle volte la frase scaturisca dalle menti femminili, da menti alle quali poi scopri che i ciondoli invero piacciono tanto, ah… piacciono quando puntano al cielo!

Ma non è questo di cui voglio parlare, diciamo che è stata solo una breve digressione, ora torniamo al contesto vero e proprio, ovvero alla logica delle cose.

Se si deve coprire ciò che ciondola allora si devono coprire…

Orecchini e collane

Gli addobbi di Natale

Lampadari e luminarie

Mele, pere, ciliegie, more, noci, in pratica tutta la frutta

Le esili piante e i rami sottili

Già, anche le foglie stesse, ciondolano anche quelle

Ahó, ma ciondolano anche le braccia

E i piedi, anzi l’intera gamba quando accavallata

A volte anche le teste

E che dire delle opinioni balzane che da tali teste talvolta scaturiscono, anch’esse appaiono tremule e ciondolanti? Che schifo, copritele!

Riforme della scuola: perchè falliscono?


Riforme della scuola: perchè falliscono?.

Aforismi e disequazioni


img_0835.jpgIl vestito demonizza il corpo, il nudo gli rende gloria

Il vestito può nascondere un pericolo, la nudità no

Rispetta il tuo corpo, non impedirgli di respirare

L’avere una mela rossa non implica il possesso di una sola mela

La banana è gialla, ma il giallo non è la banana

Per fare sesso ci si mette nudi, ma anche per fare la doccia

Il sesso è nudo, ma il nudo non è sesso

Tutti nudi … nessuno nudo

L’esibizionismo può essere nudo, ma il nudo non è esibizionismo

L’occhio vede, ma la mente comanda

Pensa male chi è abituato ad agir male

Tutto è esibizione, non per questo tutto è esibizionismo

L’esibizionista ha necessità di qualcuno che osservi in modo quantomeno interessato

L’esibizionismo è nella mente di chi guarda

L’esibizionismo del corpo è frutto dei tabu del corpo

Che lo facciano tutti non significa che sia giusto

Se ti infastidisce ignoralo, non sei obbligato a guardare, leggere, commentare

Le fobie si curano, tutte, ivi compresa quella per il nudo

Un dogma è tale solo per volontà delle persone

Le regole si possono cambiare

Che una cosa si faccia da secoli non implica che sia giusta

“Si è sempre fatto così” … affermazione sempre errata

Tanti non vuol dire tutti

I diritti naturali sono tali perché sono diritti a prescindere

I diritti naturali non si possono concedere, si possono solo negare

La mia libertà finisce dove inizia la tua? No, la mia e la tua libertà sono parallele!

Due libertà non necessariamente si sovrappongono

Quando due libertà si sovrappongono l’equilibrio raramente è nel mezzo

L’equilibrio di due libertà non si ottiene matematicamente, bensì algebricamente

Il fatto che tu non comprenda non implica il fatto che io debba cambiare

Ciò che non si comprende non è necessariamente sbagliato

Parlare senza conoscere è parlare a vanvera

La conoscenza non è “ho sentito dire che…” e nemmeno “ho letto che…”

citta_confusaUn’esile linea di confine è comunque una linea di confine

Qualsiasi odierna cultura è stata preceduta da un’altra cultura

Una religione può essere cultura, ma la cultura non è la religione

Una sola religione non può mai rappresentare uno Stato

Mai ascoltare una voce sola, fa sragionare

Nessuno dice sempre il giusto, così come nessuno dice sempre sbagliato

Nessuno ha accesso a informazioni incondizionate, nemmeno riguardo a se stesso

Non esistono parti che non siano di parte

La verità raramente è tutta da una parte sola

Solo lo stolto giudica le cose sulla base di chi le dice

Ragiona con la tua testa, non con la bocca di altri

Ciò che non viene detto raramente può essere desunto

Tacere non è mentire

L’errore si può comprendere ma non si può giustificare

Troppo comodo sbagliare e poi chiedere scusa

Non impedire, rendi più conveniente fare quello che andrebbe fatto

L’uso spasmodico dei divieti dimostra solo l’incapacità amministrativa o educativa

Si e no non vanno usati in modo esclusivo

Le offese sono nella bocca di chi le pronuncia

La sottomissione raramente è produttiva, la violenza non lo è mai

Se c’è il sole può venire la pioggia, se c’è la pioggia può venire il sole, ma le cose possono anche restare come sono

La testardaggine si mostra solo quando si incontra con altra testardaggine

Generalizzare non vuol dire ignorare le eccezioni

Troppo può essere sia tanto che poco

Ciao 🙂

Vestiti o nudi?


Il nudismo è totalizzanteSaro breve, anzi brevissimo…

Quante volte viene imposto un abbigliamento particolare?
Quante volte qualcuno viene allontanato da un luogo o da un evento per via del suo abbigliamento?

Quale è la differenza?
I vestiti realizzano diverse forme di abbigliamento.
La nudità è, a sua volta, una forma di abbigliamento.

I vestiti camuffano, ma non cambiano le persone: una persona, vestita o nuda che sia, è sempre e comunque una persona, la stessa persona; se la si è accettata vestita, la si deve accettare nuda!

Lo svincolo


Svincoli, corsie d’ingresso, corsie d’uscita, questi i termini ricorrenti usati per indicare quelle strutture stradali che servono a inserirsi o a uscire da un’autostrada o da una tangenziale. Tale terminologia si rispecchia in una errata interpretazione e in un errato utilizzo di tali strutture, delle quali la stragrande maggioranza degli automobilisti al lato pratico dimostra di ignorarne totalmente le vera funzione.

Il loro vero nome, infatti, un nome che meglio ne chiarisce la funzione e la dinamica d’uso, è corsia d’accelerazione e corsia di rallentamento.

La prima serve, a chi si deve inserire nella colonna di traffico, per permettergli di aumentare la propria velocità di marcia approssimandola a quella della colonna, potendosi così inserire senza costringere detta colonna a rallentare: ci si immette nella corsia portandosi il prima possibile al limite sinistro della stessa, contemporanemante ci si allina alla corsia di marcia principale in modo da poter vedere nello specchietto retrovisore esterno sinistro se o quando c’è lo spazio adatto al nostro inserimento in corsia e, se necessario, ci si ferma all’inizio della corsia di accelerazione.

La seconda serve per permettere a chi esce dalla linea di traffico principale di spostarsi dallo stesso prima di rallentare evitando così, ancora una volta, di provocare il rallentamento della colonna che segue.

Invece cosa si vede quotidianamente?

La stragrande maggioranza degli automobilisti procede lentamente sulla corsia d’ingresso e finisce spesso col doversi fermare alla fine della stessa, azzerandosi lo spazio di accelerazione. Questo comporta che il loro ingresso nella corsia di traffico principale avviene a bassa o nulla velocità, provocando inevitabilmente il rallentamento, se non la brusca frenata, della colonna, a volte anche con la conseguenza di provocare tamponamenti.

Analogamente, moltissimi automobilisti invece di spostarsi sulla corsia di rallentamento non appena questa inizia, procedono la loro marcia sulla corsia di traffico principale, su questa rallentano e ne escono solo in prossimità dello svincolo vero e proprio, ovvero quasi ala fine della corsia di rallentamento. Le conseguenze sono pari a quelle dell’errato utilizzo della corsia di accelerazione: rallentamenti inutili della colonna di traffico principale, frenate brusche, tamponamenti.

Ma che ci vuole a capire queste semplici cose? Una volta le spiegavano alle scuole di guida, oggi non le spiegano più? O, peggio, spiegano proprio a fare come viene fatto?

Logica, coerenza e reciprocità


Talvolta, per non dire spesso, si ascoltano ragionamenti, semplici o complessi che siano, che trascendono la logica più semplice ed evidente, che mancano della necessaria reciprocità e coerenza verso le situazioni messe a confronto.

Non ho mai sentito nessuno dichiarare che siccome le banche e le gioiellerie attirano i ladri, allora bisogna proibire l’apertura di banche e di gioiellerie. Eppure ho sentito spesso affermare che siccome il nudismo attira i pervertiti allora bisogna proibire il nudismo.

Non ho mai sentito nessuno dichiarare che siccome le auto possono essere utilizzate per commettere i crimini allora bisogna smettere di produrre le auto. Eppure ho sentito spesso affermare che siccome il nudismo può essere usato per commettere atti osceni in luogo pubblico, allora bisogna proibire il nudismo.

Non ha mai sentito nessuno dichiarare che siccome attorno ai cortili delle scuole o ai parchi giochi dei giardini pubblici è facile trovare i pedofili, allora tutti gli adulti che si trovano attorno o dentro tali strutture sono dei pedofili. Eppure ho sentito spesso affermare che, siccome attorno alle spiagge nudiste capita di trovarci presunti pedofili e guardoni, allora i nudisti sono pedofili ed esibizionisti.

Molti sono coloro che, quantomeno nelle loro fantasie sessuali, ammettono e gradiscono il fare sesso con persone diverse del proprio compagno o dalla propria compagna. Eppure questi stessi affermano che è immorale mettersi nudi davanti ad altri che non siano il proprio compagno o la propria compagna, alcuni ritengono immorale già il solo mettersi nudi anche per chi, singolo o singola, non ha compagna o compagno.

Nessuno si scandalizza se nelle città ci sono, con tanto di cartelloni pubblicitari sparsi per le vie delle stesse, locali di spogliarello, sexy shop e locali dove le persone si trovano per fare esibizionismo e scambismo sessuali. Eppure molti sono coloro che si scandalizzano, richiedendone la chiusura, se si viene a sapere che in un certo luogo, anche recondito e difficile da raggiungere, si pratica il nudismo.

Se in uno spogliatoio sportivo alcune persone stanno facendo la doccia, quasi tutte sono completamente nude e una calza le mutande, nessuno va a dire a quest’una di togliersi le mutande. Eppure se nella stessa situazione ci sono più persone con le mutande e una senza, a quest’ultima viene sicuramente detto di mettersi le mutande.

Moltissimi sono i fumatori che, pur essendo scientificamente provato il danno provocato dal fumo anche sugli altri che assistono, quando si accendono una sigaretta o un sigaro non si preoccupano del luogo in cui si trovano e delle persone che li circondano e pochi i non fumatori che se ne lamentano. Eppure molti ritengono che il nudismo, di cui è scientificamente provata la salubrità ed è evidente che sugli osservatori non provoca danni materiali ma al massimo imbarazzo, si debba praticare solo in luoghi ad esso specificatamente deputati e, se non sono luoghi recintati e mascherati, solo se attorno non ci sono altre persone.

Nessuno si preoccupa di specificare con l’aggettivo tessile una spiaggia su cui si può stare solo con il costume indossato. Eppure tutti specificano con l’aggettivo nudista una spiaggia dove si può stare senza costume.

Non ho mai sentito nessuno affermare che in una spiaggia nudista ci si sta solo da nudi. Eppure molti affermano che su una spiaggia non nudista ci si sta solo vestiti.

Nessuno si fa problemi a camminare lungo una spiaggia nudista tenendo indosso il costume. Eppure si fanno problemi se un nudista, camminando lungo la spiaggia, esce di qualche metro dall’area nudista.

Nessuno dà in escandescenza se a qualcuno mentre si cambia il costume dietro un asciugamano quest’ultimo casualmente cade lasciando la persona nuda esposta alla pubblica visione. Eppure se nelle stesse identiche situazioni qualcuno velocemente si cambia il costume senza nascondersi dietro l’asciugamano immediatamente scattano le proteste.

Benedetta logica!

Dove è la coerenza in tali affermazioni? Dove la reciprocità del pensiero e del trattamento?

Benedetta logica!

Oltre la punta del naso


Chi mi segue da tempo potrà rivedere in questo articolo, come in altri che verranno, cose che già ho trattato in passato e dirsi “sempre le stesse cose!”. Vero, ma i lettori del blog aumentano e non trovo giusto obbligarli a rileggersi tutti gli articoli presenti nello stesso, anche in considerazione del loro numero ormai non propriamente esiguo. Poi c’è da prendere in considerazione un aspetto importantissimo: ad oggi le osservazioni e i fatti contro il nudismo sono sempre quelli e finché quelli saranno, finché ci saranno delle persone che ancora non riescono a comprendere le ragioni e le valenze positive del nudismo, io riterrò opportuno parlarne, non per obiettare loro, ma per aiutarli a capire. Perché aiutarli, direte voi? Beh, perché… vi racconto una storiella che ho letto, se non ricordo male su Facebook.

–          Un missionario si reca in uno sperduto villaggio africano, qui raduna tutti i bambini e li mette in cerchio; al centro del cerchio pone un vaso con dentro tante caramelle, al suo via i bambini dovranno correre verso il vaso e il primo che arriva potrà prendersi tutte le caramelle. I bambini si guardano tra loro e al via del missionario si prendono per mano e tutti insieme s’incamminano verso il vaso, arrivandoci contemporaneamente. Il missionario, non comprendendo il gesto, chiede a uno dei ragazzi perché si siano comportati così, non avrebbe lui preferito potersi mangiare tutte le caramelle invece di una sola? “No” rispose prontamente il bambino “come avrei potuto io essere felice quando tutti intorno a me sarebbero stati infelici?” –

Ecco questo spiega perché mi dia tanto da fare per aiutare chi, da solo, non riesce a capire i sensi e le valenze del nudismo. Ma veniamo all’articolo in questione.

Atteggiamento tipico di alcune persone è quello di limitare la propria osservazione, e di conseguenza il proprio modo di pensare, a quanto già assume connotazioni corrispondenti al proprio agire e al proprio pensare. Costoro non si pongono mai domande su quello che pensano e fanno, costoro non si mettono mai nella condizione di dubitare di se stessi, non si pongono mai nello stato di ascolto, se non per ascoltare se stessi.

Acrofobia, aerofobia, aracnofobia, cinofobia, claustrofobia, hafefobia, macrofobia, nictofobia, erotofobia e tante altre sono fobie che la medicina ufficiale ha catalogato (“Il Dizionario delle fobie”) e per le quali sono stati definiti appositi protocolli terapeutici. Tutte paure che la società riconosce e si adopera affinché chi ne è vittima possa curarsi.

La paura del nudo (nudofobia o gymnofobia), invece, non solo viene elevata a status sociale di norma, ma addirittura porta diverse, sebbene non tutte (che qualche mente lungimirante e libera ancora si trova), istituzioni politiche, in particolare comunali, ad imporre divieti insulsi e, per giunta, contradditori con quanto più volte sentenziato dalla giurisprudenza contemporanea (fatta salva la Cassazione, alla quale un bel corso di aggiornamento e modernizzazione certo non farebbe male).

Non parliamo di molti media, che pur sfruttando costantemente il nudo per attirare lettori, che pur ospitando quotidianamente immagini pubblicitarie basate sul corpo nudo, quando si tratta di sano nudismo sono immediatamente pronti a scendere in campo con crociate di moralismo falso e ipocrita.

Che dire delle strutture balneari, estetico-terapeutiche, sportive, dove si accetta di buon grado l’esibizione del corpo esaltato da costumi che molto poco lasciano alla fantasia e servono solo a mettere in bella evidenza e richiamare l’occhio su certe parti, ma guai a scoprire quei pochi rimanenti centimetri di pelle, guai alla nudità innocente che rimuove dal corpo ogni suo effetto provocatorio, guai alla nudità che sola può promuovere la vera “mens sana in corpore sano”.

Dopo (o assieme) il nazismo, il razzismo, il maschilismo, l’intolleranza politica, il rifiuto del diverso, l’homofobia, torna prepotentemente alla ribalta la gymnofobia!

Sempre si parla del nudismo come se fosse indissolubilmente legato alle perversioni sessuali; sempre si tirano in ballo i bambini e le famiglie considerandoli incompatibili con il nudismo; spesso si esordisce con un’affermazione di non negatività verso il nudismo, ma poi si finisce con il contraddirsi apertamente imponendo il divieto al nudismo o manifestando opposizione allo stesso.

Mai che, prima di emettere tali ordinanze o di scrivere tali articoli, gli estensori si siano preoccupati di approfondire il tema provando in prima persona a presenziare a degli incontri nudisti, ponendosi dall’altra parte per comprenderne le motivazioni, contattando coloro che praticano per sentirne le ragioni, entrando in contatto con le associazioni nudiste per conoscerne le formulazione e l’attività.

Eppure i grandi amministratori del passato, i politici eccellenti, i migliori giornalisti hanno ben espresso non solo l’utilità ma anche l’assoluta necessità, per chi ricopre tali ruoli, della conoscenza diretta, dell’esperienza in prima persona. Purtroppo ottusità, meschinità e presunzione sono oggi qualità sociali predominanti, qualità dalle quali neppure amministratori, politici e giornalisti sono avulsi.

Eppure quei pochi giornalisti che, fedeli alla loro missione, hanno preso contatto diretto con il mondo del nudismo, ne hanno ammesso le qualità e la salubrità: la sessualità è presente come lo è nel mondo tessile; le perversioni sessuali, al contrario, seppur non assenti, sono assai meno presenti che nel mondo tessile (d’altra parte esse sono un derivato dei tabù tessili e il nudismo, in tempi più o meno brevi, tende a sanarle); molte sono le famiglie, ivi compresi i loro figli di ogni età, che praticano il nudismo; i bambini, salvo non siano già stati all’uopo condizionati dai genitori, non badano assolutamente alla nudità degli altri e gradiscono assai stare nudi; non esistono controindicazioni alla pratica del nudismo, ma al contrario esso risulta vantaggioso sia a livello fisico che psichico.

E’ ben vero che spesso attorno i luoghi frequentati da nudisti si aggirano personaggi più o meno ambigui, ma, come detto, trattasi di tessili la cui psiche è stata deviata dalle turbe dei mille divieti, dei mille peccati, dei mille tabù della società tessile. Persone la cui esistenza non può essere attribuita al nudismo, vengono solo da questo richiamate, ma in assenza di nudismo continuano a esistere e a praticare le loro alterazioni, persone che, quindi, nulla hanno a che fare con il nudismo e che i divieti al nudismo si limitano a riportare nell’anonimato, ma non possono debellare, mentre proprio il nudismo può aiutare a sanare e far scomparire definitivamente.

E’ altrettanto vero che spesso gli adolescenti manifestano una certa avversione al mostrarsi nudi, ma anche questo è sicuramente da ricondursi al condizionamento tessile: alle piccole grandi paure che vengono nascoste attraverso l’uso dell’abito, alla cattiva coscienza del se che lo stare vestiti determina, alle paranoie corporee inevitabilmente apportate dal non vedersi nudi se non in pochi e intimi momenti di solitudine. Il fatto che anche alcuni adolescenti nati e cresciuti nell’ambito di famiglie nudisti subiscano la stessa avversione alla nudità non può attribuirsi al nudismo, ma piuttosto al dover comunque convivere con la società tessile.

Pure vero è che in certe situazioni la nudità può risultare scomoda o addirittura improponibile, vedi ad esempio quando la temperatura ambiente scende sotto una certa soglia (comunque variabile da persona a persona e condizionata dall’abitudine allo stare vestiti, per altro le zone più sensibili e critiche in relazione al freddo sono quelle della parte alta del corpo, stomaco e nuca in primis, e gli estremi delle articolazioni, mani e piedi), ma trattasi di poche situazioni limite, in ogni altra condizione la nudità è sempre comoda e proponibile, molto più che lo stare vestiti. Il presunto pericolo dell’esposizione al sole è, per l’appunto, solo presunto, in realtà i genitali sono ben protetti per loro stessa natura e poi non è che pochi centimetri di tessuto possano cambiare le cose. La pericolosità della sabbia è altrettanto presunta: intanto la tocchiamo pur sempre con le mani e con queste poi tocchiamo il nostro corpo, poi la stessa si infila sempre e comunque anche sotto il costume più attillato, solo che in quel caso ci resta ben più a lungo di quanto avvenga sul corpo nudo. La paura per il contatto con animali o sostanze urticanti non può certo essere maggiore da nudi che in costume, i genitali, per giunta, sono collocati in posizione ben riarata ed è ben difficile che, ad esempio, una medusa possa toccare proprio li e solo li. E così dicasi per tanti altri esempi di opposizione salutistica al nudismo.

Ci saranno mai un poco di ragionevolezza e di rispetto? Le persone potranno mai, specie quando ricoprono ruoli di rilevanza sociale o politica, preoccuparsi di conoscere le cose prima di (s)parlarci sopra? Si arriverà mai a comprendere che non si possono imporre agli altri le proprie limitazioni morali, le proprie turbe, i propri condizionamenti sociali?

Impariamo a guardare oltre la punta del nostro naso, potremmo scoprire che le cose non sono così come noi crediamo!

Manovre finanziarie e logica distorta


Certi ragionamenti a me fanno venire l’orticaria: come si fa a dire “mettiamo di nuovo il superticket per disincentivare la richiesta e la formulazione di esami non necessari”? Così facendo si penalizzano le persone corrette (a cui sarà necessario continuare a ricorrere alle analisi) che pagheranno per quelle scorrette (che potranno certamente fare a meno degli esami).

Bah, sono sempre più sconcertato. Ditelo che vi serve per fare cassa, almeno siete onesti e l’onestà premia o, quantomeno, non offende!

Per altro questo è solo uno degli esempi della logica distorta che viene applicata da tempo nell’ambito del governo dell’Italia, indipendentemente da chi ci governa, sia chiaro.

Speriamo quantomeno che non credano veramente alle loro affermazioni, perchè altrimenti siamo messi anche peggio delle già critiche condizoni che appaiono.

Logica illogica o illogica logica?


Tutti paladini della libertà, ma spesso solo di quella propria! Tutti trionfi delle proprie certezze, ma spesso sono solo personali convinzioni! Si fa un gran parlare di evoluzione, ma alla fine non ci si vuole liberare dalla più grande involuzione al mondo: quella degli stereotipi sociali!

Logica illogica o illogica logica?

Un viaggio tra i principali luoghi comuni dell’opposizione al nudismo.

Tutti, in un modo o nell’altro, sostengono la logica del conoscere, dello studiare, dell’esaminare le questioni prima di dare un parere, prendere una posizione o deliberare in merito, eppure, quando si parla di nudismo tutte le logiche del mondo sembrano saltare e molti, tra gli oppositori e i dubbiosi, sono coloro che fanno affermazioni e formulano certezze senza aver mai minimamente avvicinato il mondo nudista, senza averne mai studiato le regole, senza averne mai approfondito l’essenza. Questo, purtroppo, avviene anche tra coloro che, più di tutti, dovrebbero attenersi alle logiche sopra menzionate, ovvero Consiglieri Comunali, Sindaci, Amministratori delle Istituzioni varie e politici in genere, sempre molto lesti nel recepire le lamentele avanzate dai soliti quattro gatti, ma, salvo rarissimi casi, assolutamente ciechi nei confronti del cospicuo numero di nudisti e dell’ancora più importante maggioranza tessile silente.

Uno dei luoghi comuni più frequenti è quello dei bambini. Ogni volta che si parla di nudismo salta fuori la frase “ma ci sono i bambini” ad affermare che non si può accettare il nudismo perché i bambini ne sarebbero in qualche modo danneggiati. Dove sono le prove di questo? Dove sono le dimostrazioni scientifiche? No, non perdete tempo a cercarle, non esistono! Esistono, invece, le prove e le dimostrazioni scientifiche dell’esatto contrario: “I bambini, il senso di vergogna e gli abusi” di Paul M. Bowman. Forse non si sa o più facilmente si vuole ignorare che almeno il 25% dei nudisti è costituito da nuclei familiari, e, con tale termine, mi riferisco alle coppie con figli, indi sussistono migliaia di esperienze reali dimostranti che i bambini non solo si trovano pienamente a loro agio nella nudità, ma crescono ben più sani, sia nel fisico che nello spirito. In Italia si vedono poche famiglie nudiste solo perché, non essendo il nudismo autorizzato se non in pochissimi posti (si contano sulle dita di una mano), sono costrette a fluire verso località e strutture estere, dove il nudismo non solo viene ampiamente ammesso, ma in molti casi è addirittura espressione stessa della cultura sociale del posto. Il bello è che anche i Sindaci e gli Assessori italiani che hanno rilasciato affermazioni del tipo “se il nudismo fosse fatto di famiglie nulla avremmo da obiettare e apriremmo parte del territorio al nudismo” nulla fanno affinché le famiglie nudiste possano essere indotte a frequentare i loro territori, anzi emettendo delibere che rendendo il nudismo atto illecito le allontanano definitivamente.

Si vuole la botte piena e la moglie ubriaca, ci si perde nel cercare di capire se sia meglio un uovo oggi o una gallina domani, ci si allunga in fulgide quanto inutili teorizzazioni del tipo “è nata prima la gallina o è nato prima l’uovo?” e, nel frattempo, si perdono tutte le possibili risorse turistico economiche che sono, con assoluta certezza, legate al nudismo: solo in Italia si stimano un due milioni di praticanti, certo non molti ma se consideriamo che in Italia non è facile essere nudisti e ancora meno praticare il nudismo, beh ecco che, come dimostrato da alcune indagini fatte anche in ambito non nudista, è facile ipotizzare che aprendo al nudismo i praticanti italiani potrebbero come minimo immediatamente decuplicarsi. Questo va a sconfessare la seconda assurda, perché non supportata da nessuna specifica indagine sociale, affermazione spesso esposta da Sindaci, Assessori, operatori turistici: aprendo al nudismo perderemmo una buona fetta del nostro indotto turistico.

Il terzo luogo comune è che il nudismo sia la causa della presenza di depravati sessuali. Assolutamente senza logica! Le depravazioni sessuali e le relative manifestazioni esistono da ben prima che vedesse la luce l’idea nudista (intesa in senso moderno, perché di fatto l’uomo è nato nudo e nudo ci è vissuto per diversi secoli; ancora ai primi del novecento esistevano comunità che non conoscevano l’uso dell’abbigliamento, nemmeno ridotto ai minimi termini). Depravazioni sessuali e relative manifestazioni, come dimostrato da diversi studi sociologici e dall’osservazione delle popolazioni che, nella prima metà del secolo scorso, ancora vivevano nella nudità totale, sono da imputarsi senza dubbio al pudore, al divieto sessuale, al nascondere il corpo, al desiderio che tutto questo fa nascere nelle persone e che, in alcuni casi, non viene contenuto sfociando nelle manifestazioni esibizionistiche, nello spiare le coppie appartate (o le spiagge nudiste), nelle violenze a carattere sessuale. Certo le spiagge e le strutture nudiste catalizzano in modo particolare tali soggetti, ma questo, se proprio vogliamo, potrebbe essere un bene in quanto:

  1. libera le altre spiagge e strutture dal problema;
  2. rende evidente la presenza di tali soggetti, che qui si sentono stranamente autorizzati ad esporsi di più, facilitando l’azione depurativa o, meglio ancora, rieducativa;
  3. nel tempo l’esposizione continua al nudo tenderebbe automaticamente a “curare” e far svanire tali soggetti.

Per altro ci sarebbe anche una semplicissima soluzione a questo problema: invece di creare “ghetti” nudisti, rendere, così come in diversi paesi stranieri (ad esempio la Spagna), l’uso del vestiario facoltativo pressoché ovunque, in tal modo i soggetti di cui sopra non si accentrerebbero tutti in un unico punto e sarebbero meno propensi a rendersi evidenti, nel mentre l’azione rieducativa del nudismo amplierebbe la sua portata coinvolgendo più persone ed estendendosi su un territorio più vasto.

Altri luoghi comuni scendono nelle banalità più pure, tre esempi per tutti:

  1. “stare nudi è peccato”;
  2. “ma se i vestiti sono stati inventati ci sarà pure un motivo?”;
  3. “ma che difficoltà c’è a mettersi il costume?”.

L’ingenuità di chi pone queste domante è alquanto evidente:

  1. non è vero che stare nudi è peccato, nel Cristianesimo e in molte altre Religioni il nudo è altresì uno stato di purificazione o, comunque, ammissibile e accettabile, vedi “Religione vs Nudismo e Naturismo” di Massimo Lanari;
  2. i vestiti non sono stati inventati per nascondere il corpo, ma per proteggerlo dalle intemperie, dal freddo, dal contatto con superfici abrasive; all’uso dei vestiti come mezzi censori si è arrivati molto, molto dopo per via di strumentalizzazioni nate a seguito di esigenze, politiche e/o religiose, di controllo delle genti;
  3. i nudisti non hanno nessuna difficoltà a mettersi il costume e infatti lo fanno spesso dal momento che vi sono costretti; la domanda, anzi, le domande le fanno i nudisti a chi nudista non è: “ma che problema c’è a stare nudi? Che differenza c’è tra coprire pochi centimetri di pelle, per altro senza per questo nasconderne le forme, e non coprirli? Che differenza formale ed estetica c’è tra una bocca è una vulva? O tra una mano e un pene? Perché il 99,99% della superficie corporea può essere mostrato senza problemi e lo 0,1% rimanente no?” E a domanda non si risponde con altra domanda!

Infine, come ultimo strenuo baluardo di difesa, un altro luogo comune: “scusa, ma ci sono cose ben più importanti del nudismo”. Beh, esattamente così come ci sono cose più importanti per tantissime, se non tutte, le battaglie sociali che vengono portate avanti: ognuno ha le sue priorità e pone le sue battaglie in fronte alle altre. Parlando di nudismo, però, non si parla solo del potere stare nudi a prendere il sole o mentre si cammina per i monti, per fare due soli rapidi esempi, ma si parla anche e soprattutto della libertà di espressione ed opinione, quella libertà che è sancita dalla nostra stessa Costituzione, quella libertà che viene spesso tirata in ballo per cose ben meno importanti del nudismo! Chi sta nudo non apporta danni a nessuno e logica vorrebbe, quindi, che possa essere libero di farlo. Certo è vero che chi si sente infastidito dalla visione del nudo (e qui ci sarebbe da parlarne a lungo di sta cosa, visto che il più delle volte costoro sono anche quelli/e che sbranano le riviste pornografiche) si trova a essere limitato nella sua libertà di non vedere persone nude, ma … gli basta girarsi dall’altra parte per non vederle, oppure basta che si sposti di un centinaio di metri, la sua limitazione di libertà è, quindi, assolutamente parziale, molto parziale, diciamo di un 10%. Chi, al contrario, non può mettersi nudo perché non gli è permesso farlo, si vede limitare la sua libertà al 100%. Nel confronto tra due diritti non possiamo semplicemente spezzare le cose a metà, ma si devono sempre mettere sul piatto della bilancia il peso delle due diverse posizioni e il peso delle due opposte limitazioni, di conseguenza il punto d’incontro tra opposte libertà non è quasi mai nel mezzo. Nello specifico il punto d’incontro tra i diritti dei nudisti e quelli dei non nudisti non è nel proibire il nudismo, bensì nel consentirlo e, se proprio necessario, segnalarlo.

In conclusione… l’opposizione al nudismo è logica illogica o illogica logica? Al lettore l’ardua sentenza.

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