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Gentilissimo


6:45. Passa l’automezzo della raccolta rifiuti. Al solito a quest’ora sono sulla soglia di casa, sorseggio il caffè. Il sole è sorto da una mezz’ora, una brezza mi rinfresca la pelle, mi sveglia.

Ho portato fuori i sacchi delle ramaglie sul marciapiede, ho bagnato il fazzolettino di prato che chiamo giardino.

L’automezzo si ferma all’altezza del mio cancellino. L’addetto scende, non è il solito. Mi avvicino, gli porto due birre:

– Sono per lei. Anche per lunedì scorso.

– Grazie. Gentilissimo.

E ritorno a finire il caffè.

Probabilmente fra colleghi si sono passati la voce: che in quella tal via c’è un tipo un po’ strambo che sta nudo in giardino. “Non morde, anzi: è uno dei pochi che ringrazia e offre qualcosa. Ci considera esseri umani: l’arancio fosforescente delle nostre casacche ci ricorda fin troppo che siamo solo quel che facciamo…”

“… e quello gira nudo in giardino! E senza imbarazzo viene a parlarmi. È proprio vero che il mondo è bello perché è vario! Il fatto è che l’ha fatto con tanta naturalezza che quasi non ci ho badato, non mi son sentito imbarazzato neanch’io. Un attimo fuori dalla realtà. Eppure non me lo sono sognato: le due birre sono lì sul sedile. Che m’importa se era nudo. Era gentilissimo… Per un attimo mi sono scordato della casacca”.