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Scienza: dubbi o certezze?


La scienza vive di dubbi, tutti coloro che predicano certezze sono presuntuosi esaltati che con la scienza nulla hanno a che fare!

sky space dark galaxy

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Vestiti è bello, #nudièmeglio altre analisi delle recenti obiezioni


Ritenevo sostanzialmente inutile riaffrontare certi discorsi già più volte fatti e, pertanto, nel mio ultimo articolo (“Rispetto e turbamento”) alcune questioni le avevo solo abbozzate e altre nemmeno avviate, in questi giorni però sono incappato in alcuni atti sociali che m’hanno indotto a ricredermi e allora eccomi ancora qui.

Quanto segue fa ancora riferimento alla già citata (nel mio ultimo articolo di cui sopra) discussione su un forum di camperisti, ma anche e soprattutto a quella sul forum di Spirito Trail, un sito che tratta di corsa in montagna e che ha lanciato una campagna alla quale ho aderito sia a livello personale che come blog: “Io non getto i mei rifiuti”. Qualche giorno addietro ho notato diversi accessi al blog che arrivavano dal forum di tale sito e ho così scoperto il tema “Minimalismo spinto”, in questo ad un certo punto qualcuno mi tirava in ballo. Andando a spulciare il tema nel primo post trovo la segnalazione di un articolo del Gazzettino:

Corre nudo tra i sentieri delle colline: caccia al runner esibizionista

SANTORSO – Con la primavera la natura esplode in fauna e flora, con i boschi a riempirsi di colori e vita animale, ma anche di un marciatore naturista tra le colline di Santorso e Schio. I residenti nelle contrade Trentin, Pierella, Gorlini e Piane negli ultimi giorni hanno visto un solitario runner esibizionista, che corre indossando solo le scarpe. Una decina i passaggi tra i sentieri dell’uomo, che hanno portato a diverse segnalazioni alle forze dell’ordine.

L’identikit è preciso: tarchiato e calvo, scappa se viene chiamato da chi lo vede. Per il momento non avrebbe importunato le persone incrociate nelle sue corse tra i boschi. Resta da stabilire se il naturista soffra di disturbi psichici o sia un esibizionista consapevole. Nel primo caso rischierebbe un trattamento sanitario obbligatorio, nel secondo una sanzione amministrativa da 5 mila a 30 mila euro.

Lo scritto fa pensare a un giornalista improvvisato o/e di parte tipo quelli di certi media pseudo politici,  se così non fosse è ancora peggio visto che rivela scarsa propensione allo studio e molta alla disinformazione, nonché alla (lecita) formulazione di opinioni personali purtroppo meno lecitamente vendute come realtà assolute (fortunatamente non tutti i giornalisti sono così e, grazie anche al lavoro di Mondo Nudo, del suo staff e dei suoi amici, crescono quelli che ci chiamano per ottenere informazioni precise e obiettive).

  • A un certo punto il giornalista parla di naturista, questo dimostra che ha ben presente l’esistenza del naturismo e ne conosce le regole, perché le ha volutamente ignorate nel contesto di tutto il suo articoletto?
  • Nudo, alias esibizionista – Premesso che tipicamente e altrettanto stereotipamente gli esibizionisti indossano un bell’impermeabile e che, meno stereotipamente, si ritrovano più che altro tra di loro dandosi appuntamento in piazzali urbani (facilmente reperibili sui motori di ricerca) o in appositi locali (i noti e, senza opposizione alcuna, sempre più diffusi club privè), possiamo dire che è un esibizionista alquanto stupido: va ad esibirsi dove ben pochi lo possono vedere! Semplice considerazione che evidentemente alcuni, troppo agganciati ai loro preconcetti e poco propensi a mettersi in discussione, non sono in grado di formulare o, più o meno opportunisticamente, non la vogliono formulare (cosa che invece un giornalista attento e serio dovrebbe fare).
  • Corre nudo indi soffre di disturbi psichici – Forse il giornalista è all’oscuro di un fatto semplice e facile da verificare: la nudità da decine di anni è stata tolta dal vangelo delle turbe psichiatriche, mentre continua a figurarvi la paura del nudo, proprio e altrui!
  • Scappa se viene chiamato – Intanto è da verificare se scappi o, come appare più ovvio, solo continui nella sua corsa, ma diamo per buona la prima, e che cosa dovrebbe invece fare? Vista l’aggressività con cui tali episodi vengono spesso commentati sui social è magari spaventato o quantomeno preoccupato di cosa potrebbe succedergli se si fermasse.
  • Per il momento non avrebbe importunato le persone incrociate – Guarda te, ma che bravo! Perché mai uno che corre nudo dovrebbe importunare le persone che incontra? Quante sono le notizia di persone nude che hanno aggredito qualcuno? Di solito succede il contrario! La verità è che ogni giorno i telegiornali riportano notizie di aggressioni e sempre si tratta di persone vestite, ora non posso e non voglio affermare che la nudità sia garanzia di non pericolosità, ma di per certo non è nemmeno un segnale di pericolo, anzi, se proprio la volgiamo dire tutta è ben più innocua (e indifesa) la persona nuda visto che, salvo non se le sia messe nell’ano (o nella vagina se donna), è certamente priva di armi o altri strumenti atti ad offendere. Ah, il pene! Suvvia, volgiamo proprio essere così sprovveduti?
  • Trattamento sanitario obbligatorio – Come già detto il nudo non è necessariamente una malattia psichica, specie se si tratta di una persona che corre nuda lungo più o meno poco frequentati sentieri di collina o montagna; il trattamento sanitario potrebbe più facilmente essere necessario a coloro che si agitano per tale visione, di certo per coloro che si offendono e chiamano le forze dell’ordine, le quali hanno cose ben più importanti e serie da fare che correre dietro a uno che si allena nella sana e semplice nudità.
  • Sanzione amministrativa – Anche qui il giornalista, escludendo che voglia appositamente alterare la realtà, dà l’impressione d’essere poco informato: stando alle sentenze, di ogni ordine e grado, comprese quelle della Cassazione, emesse dal 2000 a oggi, l’essere nudi in pubblico non ricade necessariamente nella fattispecie del reato di offesa al pubblico pudore, di sicuro ne è escluso quando la nudità è portata in ambienti isolati o poco frequentati come potrebbero essere i sentieri di collina e montagna.
  • Pensare che sia semplicemente una persona che corre no eh?

Veniamo ai commenti dei forumisti che, invero, sono piacevolmente e significativamente più ilari che ostativi (ricordo che si tratta di un sito di corridori, ambiente che ho trovato particolarmente aperto e disponibile al tema del nudo, al contrario, sic!, di quello escursionistico, stranamente ancora piuttosto refrattario, e ricordo che si tratta di tema sul minimalismo, pratica sportiva in crescita che prevede il ricorso a un equipaggiamento ridotto ai minimi termini), ma visto che identificano le classiche obiezioni ne approfitto.

Ma aveva le scarpe! Che delusione.

Spesso chi vuole negare le qualità del vivere nudi, facendo ovviamente fatica a trovare motivazioni serie e inopinabili (di fatto inesistenti!), si attacca alle piccole cose come questa delle scarpe. Che vuol dire se ha le scarpe? Che forse un barefooter o un minimalista dovrebbe forzatamente mettersi nudo per ritenersi barefooter o minimalista? Che per forza un automobilista deve mettersi una tuta da corridore per ritenersi automobilista? Che forse un bagnate dev’essere costantemente bagnato per ritenersi tale? Quanti sono coloro che camminerebbero o, peggio, correrebbero sui sentieri di montagna a piedi scalzi? Nemmeno la maggior parte dei runner minimalisti lo fa ma utilizza calzature fivefinger (a cinque dita, in pratica dei guanti per i piedi, comunque provvisti di una seppur sottile suola). Personalmente ogni tanto lo faccio, ogni tanto levo anche le scarpe e mi godo la sensazione dei piedi nudi sul terreno (che effettivamente esalta ancor di più la bella sensazione di libertà e immersione nella natura), ma ci vogliono le condizioni adatte (un bel prato, lisce placche rocciose, eccetera) che, almeno nelle zone che frequento io, sono rarissime e poi lo si può fare per qualche decina di minuti, al limite anche un’ora o due, non di certo per le sei, dieci, dodici ore che sono il tempo tipico di un’escursione in montagna, di certo non per le venti, trenta, quaranta ore che arrivano ad essere i miei tempi di cammino.

Lo invidio perché io, che corro spessissimo a dorso nudo, non avrei il coraggio di mostrare le mie vergogne e soprattutto non resisterei più di 30 secondi allo sballonzolamento …evvai di varicocele

  • Beh, dal fatto che le chiami “le mie vergogne” già si evince molto, detto questo mi chiedo come si possa essere sicuri di non poterlo fare senza prima provarci?
  • Sballonzolamento, a meno che non c’abbia il pene lungo fino alle ginocchia dubito molto che se ne renderebbe conto. Ancora: perché fare affermazioni senza esperienza diretta?
  • Varicocele, invero le cause di questa problematica sono ancora sconosciute, esistono due teorie e nessuna di queste fa riferimento al correre nudi, mentre secondo alcuni pareri (ovviamente e tipicamente non riportati dalle classiche fonti condizionate da una società che raramente prende in considerazione la nudità come stato preventivo delle malattie) il varicocele potrebbe essere facilitato dalle mutante (che di sicuro provocano irritazioni di vario genere, muffe e micosi), vero è che alcuni (ma non tutti) i corridori utilizzano pantaloncini con integrata una mutandina leggera e confortevole, ma di certo l’esposizione all’aria e la libertà totale sono alla lunga più salutari. Eventuali problemi dovuti allo sfregamento dello scroto contro le cosce si possono prevenire applicando piccole quantità di olio antisfregamento, ben noto ai corridori; analogamente problemi dovuti allo sballonzolamento, invero pressoché nullo, dello scroto si possono risolvere con semplici laccetti (come quelli che usavano i cacciatori delle tribù primigenie) o con gli anelli inventati per migliorare le prestazioni sessuali; personalmente con l’esperienza diretta ho compreso che basta abituarsi (cosa che, essendo molto naturale, mi è nata spontanea in pochissimo tempo) a camminare e correre (e qui è ancora più naturale e spontaneo, specie correndo sui terreni sconnessi di montagna) tenendo le gambe leggermente più larghe di quanto ci siamo abituati a fare in conseguenza della limitazione imposta dai pantaloni.

Conclusa l’analisi dell’articolo della Gazzetta e dei relativi commenti, riprendo ora un altro punto spesso messo in gioco per contestare l’escursionismo in nudità e che ho trovato fortemente ribadito anche nelle ultime obiezioni: il contatto tra la schiena sudata e lo zaino.

Alpinisticamente sono nato e cresciuto ai tempi in cui si usavano pantaloni alla zuava e camicioni di lana, camicioni che, metodicamente, finivano nello zaino poco dopo l’essersi messi in cammino. A quei tempi nessuno faceva caso a chi camminava a torso nudo (che erano poi la maggioranza) e nessuno si manifestava schifato per il sudore che dalla schiena passava allo schienalino dello zaino (così come nessuno si schifava di tante altre cose che oggi provocano fastidio ai più, vedi l’antico e socializzante rito del bere a canna dalla stessa borraccia o bottiglia). Ho continuato a camminare a torso nudo anche dopo che, con l’avvento di tessuti più tecnici, le persone a farlo erano diventate man mano sempre di meno e mai nessuno mi ha avanzato obiezioni di alcun genere. Ora che lo faccio da nudo ecco che salta fuori questa cosa del torso nudo, ma quale differenza c’è, nell’ambito di tale questione, tra l’essere totalmente nudi o solo a torso nudo? Evidente, l’unica differenza è che, volendo ad ogni costo avanzare obiezione al nudo, nell’impossibilità di trovare argomentazioni incontrovertibili si ricorre a motivazioni banali e del tutto opinabili, ma che, oggi, a causa di un rapporto con il proprio corpo e le sue emissioni fortemente alterato, hanno, almeno in certi ambienti, una forte presa sociale, ma è un loro problema non mio: voi fate come volete, mica vi obbligo a camminare nudi (tra gli amici che mi accompagnano in alcune delle mie escursioni ce ne sono alcuni che non si spogliano), io faccio come voglio, che vi cambia a voi? Per altro, se proprio proprio, durante il cammino con zaino c’è pur sempre la possibilità di mantenere indossata una piccola canotta, pur dovendosi evidenziare che i coloranti presenti nelle maglie (molto meno nello schienalino dello zaino), in particolar modo pare in quelle tecniche, per effetto del caldo e del sudore rilasciano sostanze tossiche.

Per chiudere, al fine di prevenire una possibile obiezione all’ultimo discorso, aggiungo un’altra considerazione più tecnica: negli ultimi due anni ho sperimentato le più evolute maglie da corsa, sia economiche che costose, nessuna ha evitato la produzione di sudore, anzi, mentre a nudo proprio non sudo o lo faccio in minima parte (e ho sperimentato che l’effetto è dato dall’avere nudi i genitali più che le altre parti del corpo, d’altronde proprio nei genitali, vista la loro necessità di mantenere una temperatura costante e precisa, sono collocati la maggior parte dei nostri sensori del calore). Utile e necessario anche evidenziare che tale sudore evapora solo in minima parte (e solo per quelle parti della maglia che non sono a contatto con lo zaino), per il resto una parte inevitabilmente passa allo schienalino dello zaino, un’altra resta sulla maglia, indi il nostro torso rimane comunque a contatto con il nostro sudore, lo stesso identico sudore, che differenza c’è se me lo tengo addosso per via della maglia o per via dello zaino? Ritorniamo al discorso di cui sopra: nessuna se non la volontà di voler a tutti i costi trovare un’obiezione, anche a costo d’apparire ridicoli, illogici, innaturali, complessati.

Vestiti è bello, nudi è meglio… #nudièmeglio usa questo hashtag per diffondere la cultura, la bellezza e la salubrità del nudo!

Terremoti, media e opinionisti


IMG_0951Nuovo rilevante terremoto e solite trite e ritrite reazioni: un movimento mediatico notevole dove oltre alla necessaria e giusta informazione troviamo gli ormai vecchi discorsi sulla prevedibilità dei terremoti, sulla necessità di mettere in sicurezza il paese, eccetera. Ovviamente vuoi che non si creino fazioni opposte! Quelli che invocano la necessità di sviluppare sistemi di previsione dei terremoti e quelli che ribattono, più o meno seccatamente, più o meno sgarbatamente, che i terremoti non si possono prevedere; quelli che manifestano la necessità di ricostruire il paese secondo quelle misura antisismiche che la legge ha recentemente imposto come obbligo alle nuove costruzioni e quelli che rispondono, più o meno seccatamente, più o meno sgarbatamente, che in Italia non è possibile mettere in sicurezza gli edifici, che costa troppo, che, che, che.

Orbene, pur avendo le mie idee in merito, qui non mi interessa dibattere su chi abbia ragione e chi no, mi interessa piuttosto parlare dell’attitudine, non solo italiana ma in Italia forse più diffusa che altrove, di creare fazioni che più o meno accanitamente si mettono in contrapposizione tra loro e non parlo, ovviamente, di scienziati, ma di persone più o meno comuni, persone, giornalisti, opinionisti che spesso manco hanno una minima conoscenza di base dell’argomento in questione ma, come avviene spesso in tanti altri campi (politica, religione, atteggiamenti sociali, nudismo, alimentazione, medicina tradizionale vs alternativa, tumori, vaccini, eccetera), si sperticano comunque per avvalorare la veridicità della loro opinione (invero quella di altri da loro semplicemente condivisa) con articoli su riviste e blog, con interventi e commenti sui social network, con discussioni sui forum o nei luoghi di ritrovo. Articoli, commenti, discussioni che talvolta partono anche molto bene, iniziano con accurato esame delle cose, ma poi finiscono male, con insulti e offese all’altrui pensiero, anzi, che è peggio, direttamente a coloro che la pensano diversamente.

Ecco è qui che mi salta la mosca al naso, è qui che mi infastidisco e sento forte il bisogno di scrivere: è mai possibile che tutti (o quasi tutti) si dimentichino degli insegnamenti che la storia ci ha dato modo di ricevere? C’era un tempo in cui si dichiaravano eretici coloro che affermavano la rotondità della Terra o la possibilità di volare o quella di superare la velocità del suono o di andare nello spazio, o, o, o, insomma molte delle cose che facciamo oggi erano considerate un tempo impossibili, molte delle conoscenze oggi ritenute verità erano un tempo definite stupide o utopiche o antiscientifiche, molte delle attuali procedure medico scientifiche agli albori della loro vita furono condannate e rigettate.

Allora, perché affrontarsi ogni volta, più o meno seccatamente, più o meno sgarbatamente, in contrapposizioni assolute? Partiamo piuttosto dal presupposto che nulla è impossibile, tutto può diventare realtà, è solo questione di volontà, di ricerca, di pazienza e di tempo, basta volerlo e… ai posteri l’ardua sentenza, noi dobbiamo volerlo e operare affinché quello che serve anche se appare ad oggi utopico, impossibile, incredibile, si veda di renderlo reale, possibile, fattibile.

P.S.

Permettetemi, comunque, un breve accenno alle mie opinioni sulle due principali questioni sopra evidenziate: prevedibilità dei terremoti e messa in sicurezza degli edifici.

Prevedibilità

Affermare la totale e ineluttabile imprevedibilità dei terremoti è solo un modo per liberarsi da un peso morale e/o dall’onere di impegnarsi in studi più accurati in merito e/o per evitarsi rogne con i colleghi o i superiori.

Semplificando, due sono le principali cause di terremoto: i crolli delle grotte sotterranee e i movimenti delle zolle continentali. Ben vero che nel primo caso la prevedibilità è, senza una visione diretta e un monitoraggio costante di dette cavità, praticamente impossibile, ma i movimenti delle zolle (e anche quelli orogenetici) sono ben rilevabili dagli attuali sismografi e, magari non con una precisione millimetrica (e nemmeno metrica) ma attraverso l’intensificarsi della frequenza e dell’intensità delle rilevazioni si può certo sospettare l’imminenza di un terremoto in una data zona. Per ora direi che ci si potrebbe accontentare… per ora!

Messa in sicurezza

Anche qui trattasi solo di uno scaricabarile, invero è assolutamente fattibile: si rade a zero tutto e si ricostruisce. Edifici storici? Belle Arti? Premesso che spesso sono le strutture vecchie ma non storiche a crollare, che vadano al diavolo: è inammissibile che si faccia perdere la vita a migliaia di persone per mantenere in vita fatiscenti strutture architettoniche, facciamo dei rilievi e stampiamo dei modelli tridimensionali da mettere nei musei, oggi la tecnologia esiste ed è anche relativamente economica. Costa troppo? Bella, bellissima questa, a quanto pare la vita delle persone è meno importante dei soldi e comunque, quanto costano le ricostruzioni?

In conclusione

Volere è potere, magari per la singola persona si interpone il problema tempo (una vita potrebbe essere troppo breve per realizzare certi progetti) ma per la società tale questione non esiste: le successive generazioni possono portare avanti i progetti ideati dalle precedenti!