Non ci sono più scuse


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Molte le scuse che da chi già non è nudista vengono addotte per rifiutare di spogliarsi, la più tipica è che sia molto difficile farlo e a poco valgono le rassicurazione dei nudisti di turno. Ormai, però, centinaia sono le dimostrazioni di quanto sia facile farlo messe in gioco da parte di non nudisti, pertanto non opinabili: articoli su blog e video su Youtube, in calce ne metto uno che fra i tanti ho trovato il più significativo.

Carissimi non nudisti, non avete più scuse, dovete assolutamente provarci!

Informazioni su Emanuele Cinelli

Insegno per passione e per scelta, ho iniziato nello sport e poi l'ho fatto anche nel lavoro. Mi piace scrivere, sia in prosa che in versi, per questo ho creato i miei tre blog e collaboro da tempo con riviste elettroniche. Pratico molto lo sport, in particolare quelli che mi permettono di stare a contatto con la natura, seguendo i suoi insegnamenti ho imparato a lasciar respirare il mio corpo e il mio spirito.

Pubblicato il 23 ottobre 2023, in Nudismo e naturismo, Società con tag , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.

  1. La nudità è sempre stata la mia condizione primaria, però l’ho praticata in pubblico solo raggiunti i cinquantadue anni.
    Nel mio caso, tra le scuse per non spogliarsi c’erano soprattutto la paura del giudizio altrui e le opinioni molto diverse sull’argomento nel rapporto di coppia.
    A un certo punto, però, il rapporto di coppia finisce. Durante un’escursione in montagna col solito gruppo, un partecipante ci annuncia che, alla fine, ha divorziato. Io sono stato da poco messo alla porta quindi ci unisce un evidente bisogno di voltare pagina; ho un paio di giorni di vacanza e mi propone di andare al mare in un posto a me sconosciuto.
    Qualche giorno dopo, eccoci allo stabilimento. Camminiamo insieme e, con mia infinita sorpresa, dopo un quarto d’ora di passeggiata sulla spiaggia, inizio a vedere delle persone nude.
    Al mio amico sembra tutto normale, io invece ho il cuore a mille. Ci fermiamo, lui si spoglia completamente mentre io resto in pantaloncini.
    Esito, sono un po’ disorientato; mi alzo, passeggio. A quell’ora non c’è quasi nessuno in spiaggia. Incrocio due muscolosi bagnanti che escono dall’acqua; cercando di non essere inquisitorio faccio loro qualche domanda. Rispondono che sì, è tutto regolare, lì si può stare così.
    Non finiscono neanche di parlare che io mi sono già tolto i pantaloncini. Saluto, lascio tutto lì e mi butto in acqua. Quasi mi commuovo: nuotando, la differenza di sensazioni è abissale anche se in fondo mi sono tolto di dosso solo pochi centimetri quadrati di tessuto.
    Il sole tramonta. Arriva il buio quasi totale, in spiaggia solo sparute sagome scure di pescatori.
    Mi alzo in piedi, cammino nel buio e mi fermo dove finiscono le onde: rinasco. Sono io, totalmente solo, totalmente nudo. Di fronte a me il mare color ossidiana e il cielo scintillante. Un gesto un po’ folle il mio, ma ne ho bisogno.
    Tutto il resto del mondo, fatto di scadenze, di codici cliente, di certificati di esistenza in vita è lontanissimo: in questo istante esisto per diritto di nascita, esisto perché la natura mi ha voluto, e io mi offro alla natura.
    Un’esperienza forte, surreale. O meglio, una rivoluzione copernicana perché, pensandoci bene, a essere surreale è invece la mia vita quotidiana: come si può pensare che stare bloccati nel traffico in una scatola di plastica e metallo sia normale, mentre stare nudi sia strano?
    Un cordiale saluto a tutti.

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