Archivio mensile:novembre 2014

Festa di fine anno


Dopo una intensa estate che ci ha visti impegnati in ben 14 escursioni, il nostro entusiasmo non si placa e veniamo a proporre una grandiosa festa di fine anno, ovviamente nel nostro stile di vita: nudi, senza per questo impedire la partecipazione a chi nudo ancora non riesca a starci.

Siamo orami più che convinti, siamo certi che nudisti e tessili possano convivere insieme e condividere gli stessi identici spazi nello stesso identico momento: nel nostro gruppo sono arrivati amici non nudisti, durante le escursioni abbiamo incontrato diversi escursionisti non nudisti e mai, ripeto mai, abbiamo avuto problemi, di nessun genere, anzi!

I primi a doversi rendere conto di tale fatto non sono i tessili ma piuttosto i nudisti che vediamo troppo spesso ancora timorosi di esporsi, di dirlo, di comunicarlo, che vediamo ancora troppo condizionati alle paure, al non farsi fotografare, al frequentare solo ed esclusivamente località lontane da casa, al chiudersi dentro barriere fisiche o psichiche: nei nostri ormai numerosissimi contatti con il mondo tessile abbiamo quasi sempre rilevato correttezza, disponibilità, comprensione, accettazione, mai abbiamo ricevuto ostilità, al massimo si sono avvertite comprensibili reazioni di stupore, tutto sommato non è cosa di tutti i giorni incontrare persone nude, specie lungo i sentieri di montagna.

Tutto dipende da come ci si propone, da come si comunica la propria scelta di vita: chi ne parla con timore otterrà solo diffidenza; chi ne parla con vergogna, otterrà solo ostilità; chi ne parla liberamente e con orgoglio otterrà stima e considerazione. Se familiari, amici, colleghi, datori di lavoro, clienti lo scoprono casualmente evidentemente si chiederanno perchè l’abbiate tenuto nascosto e la risposta sarà il più delle volte negativa per voi e per il movimento nudista: da un già pesante “non si fida di me” a un ancor più grave “sono cose sporche di cui nemmeno lui ne vuole parlare”.

Se siete nudisti rompete con noi il ghiaccio della titubanza, unitevi a noi per festeggiare la fine dell’anno e dimostrare al mondo che nudisti è bello, che nudisti è meglio.

Se non siete nudisti unitevi a noi per conoscerci, per capire perchè qualcuno possa desiderare di vivere nudo, per sostenere una causa che va oltre il nudo: è causa di libertà e di rispetto.

Cliccate sulla locandina per prenotarvi e per trovare tutte le necessarie informazioni.

Grazie!

18 - Festa di fine anno_600

#GiornalismoDifferente: una campagna per cambiare linguaggio


Sono anni, ormai, che si è evidenziato un decadimento lessicale e formale all’interno della comunicazione giornalistica, spesso tesa più a colpire il lettore che a descrivere e trasmettere la realtà, sovente interessata più a dare opinioni piuttosto che a mettere il lettore nelle condizioni di farsene correttamente di proprie.

In primis come persona raziocinate, poi come professionista che vive di comunicazione, infine come nudista che, per questo, ha dovuto più volte subire gli effetti dell’informazione disinformata, alterata, opinionista, condizionata, ecco, in ragione di tutte queste mie essenze sono a sostenere apertamente e fermamente questa campagna promossa dallo staff di “NarrAzioni differenti”, il blog nato e cresciuto al fine di elaborare e diffondere nuovi linguaggi che si trasformino poi in Azioni.

#GiornalismoDifferente: una campagna per cambiare linguaggio

Il giornalismo italiano sembra completamente sordo ai progressi della società in fatto di questione di genere e, infatti, continua a utilizzare un linguaggio, delle immagini e un immaginario retrogrado, violento e discriminante.

E’ tempo di pretendere un cambiamento.

E’ tempo di pretendere che il giornalismo italiano si metta al passo coi cambiamenti della società, della realtà, che rappresenti il meglio di questa e superi i retaggi della cultura patriarcale, maschilista e omo-transfobica.

Continua a leggere su NarrAzioni differenti…

Homo faber


50 lire

Vulcano che lavora nella propria officina. Allegoria della creatività e del lavoro dell’uomo

Nudo e basta

La moneta da 50 lire, in circolazione dal 1954 sino all’introduzione dell’euro (2002) ha avuto un lungo corso. E solo ora – almeno per me – ha acquistato un nuovo valore. Dal lato “croce” un uomo muscoloso batte energicamente su un incudine. È nudo, ma visto di spalle; nulla che possa destare cattivi pensieri o maliziosi pruriti.

Ora le figure sulle monete si son fatte più simboliche, stilizzate, i loghi sempre più astratti, le forme suggestive, design d’avanguardia, abbandonando oggetti quotidiani o naturali (l’ape, l’aratro, il delfino, il rametto di quercia, l’ulivo, Minerva, le caravelle…)

Vulcano: il corpo libero libera il pensiero

L’uomo nudo è Vulcano (o Efesto, alla greca), ma è un’allegoria: rappresenta il prototipo dell’ingegno umano che con le tecniche e il lavoro costante riesce a fabbricarsi strumenti ed espedienti che gli rendan la vita più comoda. Eccelle nell’arte di fabbricar armi (come quelle di Achille dove sul bronzo sbalzato racconta tutto l’universo).

Biscotti Plasmon

Per la prima volta ho fatto caso che Vulcano è nudo (l’uomo Plasmon porta almeno una pelle sui fianchi. Per la prima volta ho collegato nudità e lavoro-cratività-inventiva. Altrettanto nudo è “l’uomo vitruviano” di Leonardo (lo troviamo sulla moneta da 1 euro):

Uomo vitruviano

Moneta da 1 euro con l’immagine dell'”Uomo vitruviano” di Leonardo

qui l’uomo è centro e misura di tutte la cose (Protagora). Una bella frase ad effetto. Ma come ci si è arrivati? Penso che una tale libertà di pensiero, che giunge a sintesi iconiche così immediate nel loro significato e perfette nella forma, non possa nascere che da un’attenta considerazione e osservazione del corpo nella sua vitalità, libertà e fisicità, da cui discende una conseguente attenta considerazione di sé – e del Sé. Nella odierna cultura una tale visione ci è ancora difficile, se non esplicitamente impedita (fatta eccezione per qualche sprazzo illuminante che fa intravedere una via d’uscita): sembra che manchi sempre un ultimo passo, ancora un ultimo velo prima di arrivare alla verità ultima, al vero vero. E possiamo ben chiederci se per caso non abbiamo paura/pudore di quest’ultimo vero, paura ad esempio di peccare di presunzione, di superbia, ancora come Adamo. O che qualcuno ci abbia messo in testa che non ne siamo degni o capaci.

Uomini (e donne) eroici

Esiste sempre uno scambio identitario fra sé e quel che si fa, quel che si scopre, si crea o si inventa. Cerchiamo di costruire un mondo sempre più simile a noi, per specchiarci nei nostri successi, nelle “magnifiche sorti e progressive”.
L’immagine di Vulcano ci suggerisce anche e immediatamente che ce la possiamo fare, che possiamo essere artefici del nostro destino, forgiatori della nostra fortuna (homo faber ipsius fortunae). È un tipo di consapevolezza che chiamerei “eroica”, nel senso che non ha bisogno di veli per nascondere una qualche vergogna, di falsa modestia per sminuirsi, di pudori per celarsi, di timori reverenziali verso nessuno: con occhi “eroici” possiamo guardare apertamente chi siamo e chi vogliamo diventare, sostenere la nuda verità di quel che noi siamo e facciamo, col coraggio che ci viene dalla nostra semplice e nuda dignità di sentirci null’altro che uomini. E come uomini vogliamo pensarci.

Naked Swimming in School

Il nudismo è positivo per i bambini


Su tale argomento spesso gli interventi dei presunti esperti (presunti perchè solo vivendola si può conoscere e giudicare tale realtà, ma costoro, invece, vi sono assai lontani) sono caratterizzati dall’assenza di studi specifici o da una condizionata interpretazione degli stessi, ma quando gli studi e gli studiosi non si fanno condizionare e non sono condizionati dalla società nudofobica ecco che i risultati cambiano notevolmente

Ottimo articolo, decisamente istruttivo!

Essere Nudo

Famiglia nudista

Uno degli argomenti che si è soliti sollevare contro il nudismo tira in ballo gli effetti negativi e traumatici che la nudità avrebbe sui bambini. In realtà, vari studi scientifici condotti a partire dalla fine degli anni Settanta dimostrano che si tratta di uno dei soliti pregiudizi contro il nudismo. La pratica nudista, infatti, non soltanto non ha alcun effetto negativo sui bambini, ma ha al contrario una serie di positive ricadute sul loro equilibrato sviluppo psicofisico.

♦ Uno dei primi studi scientifici su quest’argomento venne realizzato dalla dottoressa Marilyn Story, allo scopo di esaminare il ruolo della nudità in famiglia sullo sviluppo della percezione del corpo nei bambini di età prescolare. La ricercatrice intervistò 264 bambini di età compresa fra tre e cinque anni e i relativi genitori. I bambini vennero suddivisi in tre categorie: i nudisti veri e propri (con esperienza di nudità sociale), i nudisti (solo)…

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No alla caccia (e alla pesca)!


IMG_1697Argomento, questo, che ho trattato raramente, forse una sola volta, perché dove alla logica subentra il fanatismo il dialogo è impossibile, però non ce la faccio più a leggere e sentire argomentazioni che, pur talvolta girando attorno a presupposti corretti, alla fine nascondono solo una profonda ipocrisia e/o un largo opportunismo e/o un forte condizionamento di massa e/o la paura di dire come la si pensa, si paura perché succede che, in contraddizione con loro stessi, tali fanatici ricorrano sovente anche alla violenza verbale se non addirittura fisica.

Anche in questo i poteri sono riusciti a condizionare la massa al punto tale di farla sragionare: tenere la gente impegnata a farsi la guerra è funzionale al distogliere l’attenzione dai danni e dagli sprechi dei poteri industriali, quindi delle economie dei pochi che guidano tali poteri e di coloro che con tali poteri sono collusi e ne ricevono favori sotto varia forma.

Ad ognuno le proprie scelte, senza sentirsi per questo nel diritto di negare la stessa cosa agli altri e di imporre agli altri la propria visione etica.

“Oggi non ha più senso andare a caccia (e a pesca), ci sono i supermercati”. Uhm, le bistecche e i salumi come vengono prodotti? La selvaggina e il pesce sui banchi di vendita è forse nato morto? Si è mai provata la differenza tra un animale selvatico e uno allevato? Tutti abituati a mangiare insani big burger o insipidi precotti? Si è perso il gusto della buona cucina?

“La caccia (o la pesca), una crudeltà inutile” Cosa è la crudeltà? Che vuol dire inutile? Un cacciatore non mangia quello che cattura? Il cacciato non sazia? Mangiando il cacciato non riduco l’esigenza di alimentarmi con l’allevato? Mangiare ciò che è stato ucciso da altri mi solleva dalla responsabilità dell’uccisione? È etica l’uccisione industriale? È moralmente più accettabile allevare migliaia di animali appositamente per ucciderli?

“I cacciatori (pescatori) sono esseri immondi che trovano piacere nell’uccidere un animale”. Perchè? Si possono fare affermazioni senza conoscere l’argomento di cui si parla? La faccia soddisfatta o felice di una persona è di per se stessa chiaro indice di piacere? È implicito che il piacere sia riferito all’uccisone? Non ci sono forse tanti altri aspetti che precedono e seguono il momento dello sparo? Che dire di quegli (pseudo) animalisti che propongono di uccidere i cacciatori? L’uomo non è a sua volta un essere vivente?

“Io sono vegetariano, per mangiare non devo uccidere”. L’assenza di parola può da sola indicare l’assenza di vita? Il regno vegetale è un regno morto? Cogliendo una verdura non produco sofferenza e morte?

“Chi mangia la carne si alimenta di cibo morto e quindi dannoso, chi mangia verdura mangia cibo vivo non dannoso per la salute dell’uomo”. Ehm, non c’è una palese contraddizione con la precedente affermazione? La verdura non inizia a marcire poco dopo essere stata colta? Non è forse questo un chiaro indice che il caro vegetale è defunto?

“Andate a sparare a un bersaglio”. Sicuri che i cacciatori (pescatori in apnea) non lo facciano? Può un bersaglio rendersi invisibile? Richiede il bersaglio la necessità d’essere studiato con attenzione e passione per poterlo individuare e avvicinare? Può un bersaglio determinare conoscenza della natura e dei suoi meccanismi vitali?

A che regno appartiene l’uomo? L’uomo è escluso dal ciclo vitale? L’anello alimentare comprende anche l’uomo? Chi pone l’uomo al di sopra della natura? Il cacciatore / pescatore o il potere industriale? Corretto escludere l’uomo dalla natura?

Caccia e pesca sono realmente nemici della natura? Oppure sono, al contrario, i migliori sistemi per difenderla e consentirgli l’adeguata prosperità? Sarebbe possibile tornare, almeno in parte, all’autosostentamento? Che vantaggi potrebbe averne il mondo? Sarebbe migliore? Ci sarebbero comunque gli attuali problemi d’impoverimento faunistico e ittico?

Giustissimo imporre un controllo e una limitazione all’azione venatoria, è altrettanto giusto farne l’obiettivo di battaglie etiche sociali? Non sarebbe forse più opportuno combattere contro i danni industriali? Non è che sia più facile prendersela con i propri pari piuttosto che con i poteri industriali e i loro collusi? Chi sono tali collusi? Come mai un certo animalismo di facciata si preoccupa tanto e solo dei piccoli uomini che ancora si permettono il gusto di auto procurarsi una parte del proprio cibo mentre ignora o addirittura appoggia i grandi poteri?

Ad ognuno le proprie scelte sperando che siano meditate piuttosto che opportunistiche.

Festa d’autunno 2014


La stagione escursionistica è finita ma il programma “Orgogliosamente Nudi 2014” no, continua ancora con due grandi feste la prima delle quali è ormai molto prossima e già conta un bel gruppo di adesioni, sia di amici nudisti che di amici non nudisti, la cui presenza è per noi di Mondo Nudo un vero premio per tutto il lavoro fatto in questi ultimi due anni e che ci apprestiamo a ripetere con rinnovata energia nell’entrante 2015, lavoro che andremo a riepilogare in occasione della presente festa accompagnandoci con una bellissima proiezione d’immagini: 60 slide per una mezz’oretta di spettacolo.

Tutte le informazioni in merito all’evento le trovate alla relativa scheda con modulo di iscrizione (clicca qui o sulla locandina per leggerla), qui ci limitiamo a riportare i nostri più sinceri e calorosi ringraziamenti ai gestori del locale per il pieno e incondizionato supporto offertici anche in merito alla possibilità di stare nudi.

Dobbiamo e vogliamo anche ringraziare i tanti amici (anche se moli non li conosciamo di persona, riteniamo doveroso pensare a loro così come si pensa a degli amici) residenti in zona che hanno più volte apprezzato e talvolta condiviso i nostri post pubblicitari sui social network e che stanno rilanciando e pubblicizzando anche questo evento. Grazie! Speriamo prima o poi di poterli avere nostri ospiti in una delle nostre escursioni in zona o, perchè no, a questa stessa festa: potrebbe essere una comoda e valida occasione per conoscersi.

Ringraziamento doveroso dobbiamo fare anche all’onorevole Luigi Lacquaniti che ha positivamente risposto al nostro invito: lo attendiamo al pranzo con profonda gratitudine, anche in riferimento alla proposta di legge, da lui formulata e avanzata in sede nazionale, a riconoscimento del nudismo, un importante appoggio formale dato al movimento nudista, ivi compreso quello del nudismo libero, spesso trascurato o addirittura osteggiato nelle altre proposte di legge formulate o approvate, siano esse nazionali che regionali.

Grazie, infine, a chi già si è iscritto: fate pure tutta la pubblicità che potete all’evento, c’è ancora molto posto e aspettiamo altre iscrizioni.

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Chi regge la canna?


La cultura della società attuale fa del pudore un punto non facilmente rinunciabile del viver civile. E di riflesso dell’identità sociale dell’individuo. È un gradiente di crescita nello sviluppo psico-affettivo del bambino e segna la consapevolezza della presenza corporea nella dinamica dei rapporti sociali. Il pudore ci si incarna addosso fino a considerarlo tratto naturale della persona e soprattutto della persona-sociale.

 Penso che come a livello fisico il pudore vieta la vista di alcune parti del corpo, così esista un pudore mentale che tiene nascosti alcuni concetti indiscutibili, dati per scontati al punto da diventare tratti generalizzati e quasi connaturati della nostra mentalità e cultura. Nasconde qualcosa di fisico e soprattutto difende una mentalità. Penso che il pudore funzioni da sentinella al posto di blocco che apre l’accesso all’uso legittimato dei piaceri, primo fra tutti il piacere sessuale (con le sue implicazioni nella determinazione dei rapporti sociali, affettivi ed economici fra gli individui). È come se dall’alto (o dalla “coscienza”) ci giungesse una voce autorevole che ci fa da guida, che ci indica modi e condizioni per l’ottenimento del lasciapassare. Come se il piacere in genere e quello sessuale in particolare ci ricordasse costantemente la “caduta” di Adamo ed Eva, come se coprissimo una ferita “originale” che non possiamo guarire e che soltanto eccezionalmente e con riti appropriati possiamo scoprire le bende, riconfermare il ricordo del “male” commesso in illo tempore, e con ogni cautela rimedicare la piaga con un nuovo cerotto.

Essendo un piacere connesso con la riproduzione, penso che la concessione del salvacondotto presupponga implicitamente l’accettazione del “progetto demografico” adottato dalla società, un male necessario e imprescindibile. Matrimonio, famiglia, educazione, eredità… sono gli strumenti con cui la società riproduce se stessa. Di fronte a una contrazione delle nascite scattano allarmi da una parte e “incentivi” dall’altra. Soloni mediatici mettono in guardia sui pericoli di perdita di “identità nazionale”, della debolezza numerica sullo scacchiere internazionale (conferma implicita della correlazione fra “potenza generativa” – fecondità, prolificità – e potenza politica).

Teoricamente questo modello culturale permetterebbe l’accesso al corpo nudo solo a fini procreativi all’interno del matrimonio: qualcuno ne ha fatto una legge morale, altri una legge di Stato (con diritti e doveri elencati nel Codice Civile); altri ritengono che i due punti di vista siano complementari e non in conflitto in una società “ben ordinata”. Eslege chiunque non la pensa così – e soprattutto che fa (meretricio, adulterio, libertinaggio, omosessualità…)

Se avessimo una benda sulla bocca e la togliessimo per mangiare e parlare, lo riterremmo assurdo e innaturale. Ma è esattamente quel che facciamo con le “parti incriminate”. L’abitudine, la sanzione sociale ci ha assuefatto a questa normalità e perfino c’è chi sostiene che il pudore sia connaturato filogeneticamente con il processo che ci ha distinti dagli altri animali. La mente poi viaggia, fa i suoi arzigogoli, i suoi collegamenti, talché vedere qualcuno senza indumenti è immediatamente associato all’imminente, intenzionale attività sessuale, cosa socialmente indecente perché viola i rituali condivisi, il costume, la norma. Da qui la necessità di porre un’ulteriore barriera preliminare che impedisca anche la sola visione del nudo e del richiamo al piacere sregolato (perché poi a questo sostanzialmente si pensa). L’assurdità di questa barriera è ulteriormente accentuata dal fatto che è fatto obbligo al singolo di difendere agli occhi di altri la propria nudità. Con un processo di assimilazione, interiorizzazione di un “sentire sociale” che si è imposto con forza di Legge. Logica vorrebbe che ciascuno fosse libero di scegliersi quel che vuole vedere, che tocchi a lui distoglier lo sguardo da quel che non vuole vedere, di mettersi tutti i paraocchi che vuole e non colpevolizzare le altrui preferenze in materia di abiti. Ciascuno ha le proprie fobie, non per questo si sono uccisi tutti i ragni e i topolini, si sono chiuse le piazze e gli ascensori, si sono colmati i burroni, si vietano immagini violente e la vista del sangue.

Come se la sola visione della nudità preludesse necessariamente all’attività sessuale e pregiudizialmente si pensasse che siano state violate le condizioni in cui questa può e deve svolgersi (intimità del talamo). Basterebbe quindi la visione del corpo nudo per suggerire, incoraggiare, indurre all’attività sessuale – opportunamente o meno.

Di fatto – e paradossalmente – questo è proprio l’effetto provocato dal pudore! Coloro che “non hanno il senso del pudore” (popoli primitivi, nudisti, medici, sportivi…) non vedono la correlazione.

Il pudore ci ha corrotti al punto da chiederci quale e come sia una libido naturale, talmente siamo punzecchiati da modelli sociali. Ci ha fatto dei voyeurs.

Poiché viviamo in una società altamente competitiva (dallo sport, al denaro, al culto dell’apparenza, ecc.) siamo molto competitivi anche nel campo dei piaceri (vacanze, sesso, wellness, cibo…) Ed esiste competitività persino nell’infrazione delle leggi (“trasgressivi”, provocatori, snob). L’impunità e la recidività sono blasone del primato personale, della propria personalità (quel tanto di “out” che fa sentire più “in”): don Giovanni, che pur può vantare un invidiabile Catalogo, arrossirebbe.

La pratica del nudismo, al di là del piacere fisico e personale, dei vantaggi nel campo della salute e dell’igiene, mette in discussione gli stereotipi, tempera gli eccessi, riconduce le eccentricità entro l’alveo di una recuperata naturalità e senso della misura (stavo per dire modestia, cioè di quel modo che si deve osservare nel vivere).
È come se ci togliessimo il bavero di bocca, il cerotto da una ferita che ci siamo inventata, e potessimo esprimerci normalmente, naturalmente, in tutta libertà. E la libertà di espressione non è annoverato fra gli ultimi nell’elenco dei diritti fondamentali della persona.
Torniamo al titolo. Il pudore funziona quindi da esca: ipocritamente è un allettamento della mano sinistra verso quel che la destra ufficialmente ci vieta. Vien da chiedersi: ma chi regge la canna? Siam tutti trote?