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Democrazia, libertà e discriminazione


Curioso il confuso concetto di democrazia, libertà e discriminazione che, specie in quest’ultimo periodo, alcune persone e alcuni gruppi di pensiero evocano, propongono e sostengono. Seguendo il loro filo logico dovremmo affermare che:

  • la patente è una limitazione della libertà e pertanto si dovrebbe poter guidare anche senza patente;
  • analogo discorso per passaporto, porto d’armi, e ogni altro tipo di documento che risulti vincolante per poter fare un qualcosa;
  • certificazioni, diplomi, lauree, tutti strumenti di limitazione delle libertà e di discrimazione;
  • si dovrebbe poter fare un qualsiasi lavoro, anche quelli che mettono a rischio la vita d’altri, senza bisogno di esserne abilitati;
  • nessuno può chiedermi di curare una qualsivoglia malattia infettiva e/o impormi di adottare agiti che ne evitino la diffusione;
  • eccetera, eccetera, eccetera.

In aggiunta sono anche molto fluidi nel loro pensiero e agito:

  • quello che pretendono per loro lo negano a chi la pensa diversamente da loro;
  • se ne traggono un vantaggio ci mettono due secondi a cambiare, di volta in volta e più o meno provvisoriamente, parere e/o agito.

Spero proprio non serva un’altra guerra mondiale o una vera dittatura per recuperare i giusti concetti!

Limite


Un foglio di carta in verticale,
una linea tracciata nella sabbia,
un fossato al margine del campo,
una cresta sul fianco della valle,
nuvole che coprono l’orizzonte.
Ruota quel foglio,
calpesta la linea,
oltrepassa il fossato,
scavalca la cresta,
vola oltre le nuvole.
Agli occhi appare
l’infinito splendore
del radiante pensiero
della nuova consapevolezza
della fantastica creatività.

Limite?
Cos’è il limite?
Barriera alla libertà,
costruito concetto,
protezione del potere,
discriminazione.
Incoerenza umana:
talvolta si inneggia il suo superamento,
talvolta lo si cerca per conoscerlo,
talvolta lo si invoca come scusa,
talvolta lo s’impone.

Il limite?
Esiste il limite?
Se si chi lo decide?
Se si chi lo stabilisce?
Segno dell’uomo,
strumento che occlude la mente,
gabbia per il pensiero radiante,
catena dell’evoluzione,
necessità del debole pensiero!

Emanuele Cinelli – 17 ottobre 2020

Rigidi pensieri


Anglofoni che danno del patetico a chi, senza nulla imporre, difende l’utilizzo del buon italiano.

Difensori del “diritto di parola” che commentano, criticano, contestano anche senza conoscere.

Baciatori di rosari che predicano e praticano la discriminazione.

Tuttologi che si aggiudicano la (inesistente) verità assoluta.

Animalisti che negano la naturale essenza animale dell’essere umano.

Ambientalisti che non prendono in considerazione il vivere nudi (dal lavaggio dei vestiti ogni anno si riversano in mare diverse tonnellate di microplastiche).

Vegani che chiedono leggi per proibire la millenaria alimentazione onnivora.

Naturisti che si oppongono a chi, nella miglior forma etimologica e lessicale, preferisce parlare di nudismo.

Mi chiedo se siano certi ideali ad obnubilare le menti creando insensati irrigidimenti di pensiero e, di riflesso, pretestuose imposizioni comportamentali!

DeCostituzione


Ricevo e pubblico quest’altro contributo di un lettore.


Photo by Nachelle Nocom on Pexels.com

Di questi tempi in cui un poco tutti siamo leoni da tastiera e numerosi si scoprono esimi scienziati o luminari di diritto costituzionale, vi sono anche persone, un poco insofferenti alle regole ed agli oggettivi limiti imposti dalla contingenza, le quali, per giustificare taluni loro opinioni ed atteggiamenti, invocano la Costituzione della Repubblica Italiana citando l’articolo 13, il cui primo capoverso così recita:

La libertà personale è inviolabile…. omissis…

Vorrei però ricordare a costoro, e a tutti, che la Costituzione, come tutte le leggi, non può essere stiracchiata come un elastico, né adattata a nostra convenienza né, tanto meno, deve essere citata ed utilizzata a spizzichi e bocconi. Ritengo che la Costituzione deve essere considerata nella sua intierezza; quindi, per quanto attiene il caso in questione, vi invito a leggere anche l’articolo 32:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…omissis….

Ciò mi sembra sufficiente per capire che pur dovendo contemperare le due esigenze: libertà e salute, non mi sembra così scandaloso il fatto che un governo, questa volta responsabile, impedisca inutili spostamenti e pericolosi assembramenti.

Già che ci siamo, magari aggiungendo polemica a polemica, anticipo che condivido l’ipotesi di rinvio sia delle funzioni pasquali e sia di eventuali tornate elettorali che dovremmo incontrare nel prosieguo del percorso di uscita dal nostro italico spicchio di pandemia.

Personalmente non mi sento assolutamente defraudato di nulla, al massimo mi può crescere il tedio e la noia.

In conclusione, visto che siamo prossimi anche al 25 Aprile, nonostantei numerosi attacchi a cui è stata sottoposta, non mi sembra sbagliato dire:

W la Costituzione.

Firmato: Elo Seminara

Perché bisogna stare a casa


Leggo sulle reti sociali articoli e commenti che, evocando un distorto concetto di democrazia (questa a a che fare con la libertà ma non è un sinonimo, caso mai è l’anarchia che evoca il concetto più ampio di libertà, l’anarchia intesa nella sua vera forma: quel contesto sociale dove le persone sono tanto evolute che, senza bisogno di leggi e imposizioni, agiscono e vogliono agire nei modi socialmente più corretti) e un altrettanta personalistica idea di “pensare con la propria testa” (non può essere certificato dal solo fatto di pensare diversamente dalla massa, dalle indicazioni istituzionali, in linea con il pensiero di articolisti più o meno rivoluzionari), tentano di dimostrare l’assurdità dello stare a casa. Mi fa specie che ancora non si sia capito le ragioni che hanno reso inevitabile e che, al di la dei decreti, impongono tale atteggiamento (io, proprio perché veramente penso e veramente lo faccio con la mia testa, l’ho iniziato di mia spontanea volontà ancor prima che venisse reso obbligatorio). Proviamo a ribadirle, seguendo un ordine logico e progressivo.

  • Il distanziamento sociale, fino al reperimento di un vaccino, è l’unica prevenzione dal contagio. Se si vuole contestare questo allora non c’è e non può esserci dialogo: si è fuori dalla scienza (tutti i medici l’hanno ribadito: è l’unica strada al momento percorribile) e dalla ragione (che è in questo caso dettata dalla scienza).
  • Data l’alta densità di popolazione di molti centri urbani è impossibile avere un adeguato distanziamento sociale se ci si mette tutti in strada. Ma per quelli a bassa densità di popolazione? Si certo si poteva differenziare, bastava emanare decreti meno vincolanti e lasciare ai Sindaci l’eventuale applicazione di regole più restrittive. L’inizio è stato proprio questo, ma i risultati erano deludenti quindi… blocco totale, logico ed inevitabile.
  • Poco ipotizzabile che si riesca ad avere un’autonomo scaglionamento delle presenze in strada, altrettanto che lo si possa ottenere per azione istituzionale (quante persone sarebbero necessarie per gestirlo?). Conseguenza inappuntabile: bisogna stare tutti in casa (tutti perché se esce qualcuno escono anche gli altri ed è fatta).
  • Lasciare aperti almeno i parchi e i giardini per farci giocare i bambini… ce li vedete voi i bambini a rispettare il distanziamento sociale? No, di conseguenza genitori che gli devono correre dietro finendo a loro volta con l’avvicinarsi.. bingo!
  • Lasciare uscire quei pochi che vogliono correre? Premesso che tanto pochi non sono, assodato che, per esperienza personale, ci sono quelli che poi ti passano a fianco sfiatandoti in faccia a tutta, che se faccio questo devo fare altro (chi pattina, chi va in bicicletta, eccetera) e mando al diavolo il distanziamento sociale, ecco premesso questo c’è un motivo ancor più rilevante: e se ti succede qualcosa? Impossibile! Ne sei sicuro, io sinceramente no, anche perché pochi mesi addietro sono finito in pronto soccorso per il morso di un cane incontrato lungo la strada su cui stavo correndo (e mi ero anche fermato): l’imprevisto è sempre in agguato e nell’attuale situazione è bene non tentare la sfortuna.
  • Ma le montagne, li non c’è nessuno! Beh, che non ci sia nessuno non è esattamente vero, che faccio, lascio andare quelli che hanno la fortuna di conoscere posti solitari e tengo a casa gli altri: un’evidente discriminazione.. o tutti o nessuno! Ma anche qui c’è l’altro motivo, lo stesso di cui sopra: è se ti fai male? In questo contesto farsi male può essere più serio e richiedere l’intervento di soccorsi che sarebbe meglio lasciare ad altri che ne hanno bisogno per ragioni di forza maggiore e non per essere andati a divertirsi. Ma io ci sto attento! Tu, è gli altri? Tant’è che di interventi di soccorso in montagna ne sono stati fatti anche in questo periodo. Per altro, anche io ci sto attento però ai primi di gennaio una scivolata come tante altre, una semplice scivolata sul sentiero e… sublussazione alla spalla; mi sono arrangiato ma comunque al pronto soccorso ci sono dovuto andare. Dobbiamo anche aggiungergli che per molti vorrebbe dire spostarsi in auto e che questo comporterebbe un esponenziale aumento della possibilità che avvengano incidenti.
  • Ma ho bisogno di tenermi in salute, in forma! Si può benissimo fare anche in casa, così come stanno facendo tanti campioni anche di livello mondiale, olimpionici persino. Se lo fanno loro, possiamo farlo anche noi.
  • Ma è proprio negli ospedali che ci si infetta! Embhè, all’ospedale ci vai se ti sei infettato e al quel punto poco conta, oppure ci vai se ti sei fatto male, e allora evitiamo di farci male e di ammalarci, come? Semplice stando nell’unico luogo dove le due cose siano facilmente perseguibili: a casa propria!

A casa propria!

Vivi e lascia vivere


Sebbene ci siano delle intuitive risposte, sarebbe interessante una ricerca scientifica sul perché esistano persone che devono necessariamente imporre limiti all’azione degli altri.

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Photo by Miguel Á. Padriñán on Pexels.com

Leggi sul nudismo: meglio il nulla o il poco?


Nel nulla ci si può muovere (quasi) liberamente, nel poco la libertà di movimento è ridotta ai minimi termini e cambiare quel poco è di certo affare assai improbo.

Estate… senza costume!


Parafrasando l’errato titolo di una nota trasmissione di RAI2

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Nascondere


 

 

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Si nasconde il corpo per nascondere la vera essenza di sé stessi!

Montagna e natura


 


Si va in montagna per cercare la natura ma si mantengono attive le barriere fisiche e mentali che isolano dalla stessa; si va in montagna per vivere la natura e invece si vive l’artifizio delle vesti.

Dove sono? Diritto al nudo!


 

 


Dove sono le nuove spiagge nudiste che le tanto blasonate leggi regionali promulgate negli ultimi anni avrebbero dovuto produrre? Svanite nel nulla, siamo nella stessa identica situazione di prima, anzi, qualcosa è persino peggiorato.

Dove sono i tanti personaggi che ci avevano in malo modo apostrofati quando scrivemmo che quelle leggi erano fatte male e avrebbero prodotto zero risultati? Fuggiti con la coda fra le gambe!

Inutile raccontarcela, c’è una sola strada per difendere il diritto alla nudità (anche pubblica): normalizzarla, ovvero smettere di differenziarla dallo stare vestiti e pretendere che sia praticabile sempre, ovunque e comunque!

Governo


 

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Foto di Attilio Solzi


Si governa per il popolo, non per una sola parte dello stesso; si governa per fare le cose nel modo migliore per tutti, non solo nel modo che piace o che fa comodo ai pochi; si governa per garantire a tutti la massima espressione di sé stessi, non per sobillare posizioni di predominio o per imporre etiche censuratorie (sempre di parte e, quindi, sempre opinabili).

“Ne abbiamo piene le… sentenze”


Come tutti ormai dovrebbero ben sapere, in merito al nudo pubblico (perché in privato, almeno in Italia, ognuno può fare quello che vuole) la legislazione italiana si mantiene assai vaga lasciando a chi gestisce l’ordine pubblico e ai giudici l’onere di decidere caso per caso. Una situazione per certi versi ideale potendosi così adattare all’evoluzione dei tempi, per altri invece negativa visto che in Italia le sentenze non fanno legge, che i giudici non sono tenuti a conformarsi alle scelte di un loro collega e nemmeno della Cassazione, che è ben evidente quanto anche in giurisprudenza spesso le convinzioni personali prendano il sopravvento sulla realtà dei fatti, che mancando un principio preciso su cui fondare la discussione il tutto diviene un azzardo, che in italia le istituzioni sono assai lente ad adeguarsi al cambiamento sociale, che gli amministratori comunali (Sindaci in primis) sono assai più attenti alle voci degli “amici di partito” che a quelle della gente nel suo insieme, eccetera, eccetera. Nonostante tutto, però, a partire da una prima sentenza favorevole ai nudisti (anno duemila) ne sono seguite diverse altre similari di giudici di ogni ordine e grado, si è così inquadrata una nuova convenzione giuridica che, osservando e facendo proprio l’evidente cambiamento dell’opinione comune nei confronti del nudo, lo ritiene accettabile in una larga tipologia di situazioni, di sicuro in tutti quei luoghi dove da tempo è consuetudine stare nudi, in diversi casi anche in contesti dove il nudo non è tipico, ad esempio zone isolate e difficili da raggiungere come le calette delle scogliere di mare e certi reconditi pascoli alpini, ma anche zone meno isolate e più frequentate qualora comunque periferiche ai grandi centri e al momento desertiche, vedasi certi sentieri di montagna. Materialmente possiamo dire che, entro certi limiti, il nudo pubblico è oggi giuridicamente legittimo.

Ehm, oggi? Purtroppo il “recente” decreto legge sulla depenalizzazione dei reati minori ha un poco rimescolato le carte in tavola e… sebbene siffatto decreto legge non dovrebbe invero avere influenza sulla predetta convenzione giuridica favorevole al nudismo, succede che, visto l’importo a tre e persino quattro zeri (si osservi che, per fare un solo esempio, chi guidando un natante in modo irresponsabile travolge e uccide un subacqueo rischia al massimo un’ammenda a due zeri) delle sanzioni corrispondenti e con la complicità di altra, più vecchia, variazione legislativa che rende assai complesso e gravoso opporsi alle sanzioni, le amministrazioni comunali, non dovendo più fare necessariamente ricorso ai giudici (che, come detto, andrebbero ad annullare le denunce), magari nemmeno ai Prefetti (che, assimilando le decisioni dei giudici, pure avevano iniziato a stralciare le denunce), ed essendo sempre alla caccia di introiti economici, ne hanno approfittato per ridare vigore alla caccia al nudista e sono così fioccate a destra e a manca le contravvenzioni. Vero che qualcuno, l’onorevole Luigi Lacquaniti, si è mosso per chiedere una rivalutazione legislativa dell’importo di tali sanzioni, ma vero anche che la risposta del diretto responsabile è stata molto più che evasiva come si evince da un pdf ufficiale della Camera: la risposta del ministro non prende affatto posizione sul punto del nudismo, ma si limita a un lungo sproloquio sulla depenalizzazione e ricorda che entro 18 mesi sono possibili interventi correttivi, ma dice anche che “non sono allo studio da parte di questo ufficio iniziative normative nella materia oggetto di doglianza” e che anzi “nessuna osservazione, in punto di adeguatezza [delle sanzioni], è stata comunque sollevata dalle altre amministrazioni interessate alla delega”, insomma una chiara e forte, sebbene subdolamente celata con le solite formule tanto care ai politici, affermazione di diniego. Per altro, per quanto riguarda il nudo l’intervento più corretto sarebbe ben diverso dalla semplice riduzione delle sanzioni (che equivale a ribadire quell’illiceità del nudo che ormai la convenzione giuridica aveva invece annullato): un’esplicita dichiarazione di esclusione del nudo dal contesto degli atti contrari alla pubblica decenza (e anche da quello, invero assolutamente inapplicabile ma che spesso veniva e viene utilizzato dalle forze dell’ordine, degli atti osceni in luogo pubblico), stop! Poche parole chiare, semplici e inequivocabili.

Purtroppo siamo ben lontani dal poterci aspettare questa semplice e chiara azione e le sanzioni fioccheranno ancora a lungo, così… così qualcuno, l’Associazione Naturista Italiana (ANITA), si è mosso e al grido di “ne abbiamo piene le sentenze” ha dato i natali ad un Fondo di Solidarietà Naturista grazie al quale intanto poter dare assistenza legale a tutti coloro (associati e, cosa assai rilevante, praticamente una gradita rivoluzione rispetto alle consuetudini associative, non associati) che incapperanno in dette opportunistiche e ufficiosamente illecite sanzioni amministrative, e poi (che è forse il punto di maggior forza dell’iniziativa) poter intraprendere azioni giuridiche verso quelle amministrazioni pubbliche che, andando in controcorrente rispetto alla convenzione giuridica e all’opinione comune, continuino a molestare chi se ne sta semplicemente e pacificamente nudo. A tal ragione l’ANITA ha avviato una raccolta fondi aperta ovviamente a tutti, nudisti e non nudisti, soci e non soci, italiani e stranieri. Insomma, chiunque abbia a cuore il concetto di libertà, chiunque pensi che le persone quando non provocano ad altri reali danni materiali debbano essere libere d’agire secondo propria coscienza, chiunque ritenga doveroso il reciproco rispetto dove reciproco sta a indicare la bilateralità dell’azione e rispetto sta a indicare la considerazione dell’effettiva limitazione in carico alle due parti (raramente simmetrica), chiunque abbia a cuore l’oggettività delle azioni istituzionali, chiunque ritenga che il politico non debba governare solo in ragione di chi lo ha eletto ma anche in ragione di tutti gli altri, del bene comune all’interno della comunità che amministra, ecco chiunque sia per la democraticità delle cose e delle istituzioni è invitato a partecipare, qui (pagina News sul sito di ANITA) trovate tutte le informazioni necessarie all’effettuazione del versamento e qui (pagina Verbali e Bilanci di ANITA), ai fini della massima trasparenza, trovate l’evidenza materiale dei versamenti fatti.

Finalmente una bella vera iniziativa pro nudismo e pro democrazia, sosteniamola, visto quante sono le istituzioni che si approfittano della situazione per rimpinguare le proprie casse è assai importante la partecipazione del maggior numero possibile di “amici della democrazia e della libertà”.

Grazie ANITA, grazie!

Libertà… una questione di mente


Cogito ergo dubitoFortunatamente mi è capitato, almeno con riferimento al nudismo, pochissime volte, le conto proprio sulle dita di una mano, ma oggi è successo quindi, vista anche l’elevata pericolosità sociale di un tale modo di ragionare, ne voglio parlare un attimo.

Oggi cercando delle informazioni sulle scarpe da corsa in montagna sono incappato in un sito con diversi articoli interessanti e mi sono soffermato a leggerlo. Purtroppo all’interno d’uno di questi c’era un’affermazione molto particolare: “Un punto sul quale insistono molto i sostenitori della corsa naturale è il senso di libertà individuale che dà il correre a piedi nudi. Personalmente penso che la libertà sia un concetto molto più profondo e che non possa ridursi a un paio di scarpe o a un vestito (nudismo). Anzi chi pone questioni esteriori è forse incapace di realizzare vere condizioni interiori di libertà”.

Ah, si, la libertà sarebbe solo una questione interiore?

La libertà è un concetto molto semplice e chiaro, bastano pochissime parole per definirla: “lo stato di chi è libero”. Dove libero è: “Che non è soggetto al dominio o all’autorità altrui, che ha facoltà di agire a suo arbitrio, senza subire una coazione esterna che ne limiti, materialmente e moralmente, la volontà e i movimenti” (vocabolario on-line Treccani). Uhm, tralasciando il fatto che da questa definizione si evince che in realtà nessuno è realmente libero, dove si troverebbe il “concetto molto più profondo”?

montagna_nuda2Evidentemente si è talmente condizionati da accettare volontariamente o, più facilmente, voler imporre limitazioni alla libertà motivandole con il discorso dell’interiorità. Certo è un modo per sentirsi meglio a fronte dell’impossibilità di fruire di una vera libertà, certo è un comodo mezzo per giustificare l’imposizione di assurde ed inutili regole sociali, ma questo non ne fa un assioma e sarebbe bene starci attenti visto che con un siffatto discorso si vanno a giustificare e, peggio, a rendere leciti pericolosi atteggiamenti sociali quali lo schiavismo e ogni altra forma di privazione delle libertà sociali e personali: le dittature, il maschilismo, l’oppressione sociale di genere, l’integralismo razziale e religioso, la discriminazione d’ogni genere, ogni esaltazione di potere sia essa in ambito politico che economico che lavorativo e via dicendo. “Di che ti lamenti? Sono solo questioni esteriori che manifestano la tua incapacità a realizzare la vera e unica libertà, quella interiore. Sentiti libero e sarai libero!” così potrebbero in tal senso rispondere i dominatori ai dominati che manifestano dissenso per le privazioni imposte e chiedono il riconoscimento di diritti sociali e personali.

Pericoloso, molto pericoloso, stiamoci attenti!

Per altro, visto che sto parlando di qualcuno che scrive articoli tecnici su un magazine elettronico e forse anche altrove, aggiungerei altre considerazioni.

  • Mai parlare delle cose senza averle sperimentate di persona: è quantomeno evidente che lo scrivente mai ha provato a stare nudo in un contesto di nudismo: chiunque l’abbia fatto parla soprattutto proprio dell’intimo, ovvero interiore, senso di libertà che ha provato, altro che questione esteriore.
  • Mai utilizzare il pensiero personale come assioma: “personalmente credo che” ok, è il tuo pensiero, il mio è un altro e allora? Perché deve essere più valido il tuo del mio? Perché devo annullare il mio per accettare il tuo? Scritti che vogliono essere scientifici o anche solo tecnici devono esimersi dalla manifestazione di pensieri personali e…
    • mai partire da un’idea preconcetta per creare le prove che la dimostrino;
    • sempre partire dalle prove e da queste definire l’idea che ne deriva.
  • Sempre evitare gli abbinamenti azzardati: un conto è indicare le palesi limitazioni alla corsa a piedi nudi, un altro è usare queste per affermare che il nudismo sia solo la manifestazione di semplici questioni esteriori; è, al contrario, facilmente dimostrabile che il senso di libertà prodotto dal nudismo è tutt’altro che esteriore, basta provare a stare nudi per alcune ore, meglio se in un contesto naturale (bagno in mare o lago o fiume, escursione in montagna, eccetera), ma anche in casa propria a patto di comportarsi normalmente, ovvero non limitarsi ad una sola stanza e alla sola condizione di staticità (stare fermi a letto o in poltrona).

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Opinioni, verità, orizzonti


Cogito ergo dubitoLa matematica si definisce una scienza perfetta e una delle più tipiche affermazioni è quella di “due più due fa quattro”. Vero, verissimo: se ho due mele e ne compro altre due mi trovo con quattro mele.

Allargando la visione possiamo però notare le tante altre variabili: se una delle due vecchie mele è nel frattempo marcita io ne mangio solo tre; se non le mangio subito e le faccio marcire ne mangio nessuna; eccetera.

Quello che appariva come verità assoluta è, al contrario, solo una delle possibili verità: due più due fa da zero a quattro.

Allarghiamo ulteriormente l’orizzonte e spostiamoci sul campo della fisica.

C’è un grosso masso, ad esso ho applicato due funi, al capo di ogni fune due motori in grado di produrre ciascuno una forza pari a due chilogrammi, qual è la forza applicata sul masso? Beh, dipende: se le due funi sono perfettamente parallele e tirano ambedue verso l’alto il masso si solleva per effetto di una forza di quattro chili (+4), ma se le due corde sono in opposizione fra di loro il masso resta fermo (0) e se, poi, le due corde tirano verso il basso il masso si abbassa e, per convenzione, si dice di averlo sottoposto a una forza negativa di quattro chili (-4); se le due forze non sono parallele la forza totale può assumere, tra i due limiti definiti (-4 e +4), infiniti valori. Conclusione. Due più due fa da quattro a meno quattro.

Perché tutto questo discorso? Perché se perfino la matematica, universalmente ritenuta scienza perfetta, ha invero dei limiti ed esprime solo una delle possibili verità, figuriamoci cosa possano essere e cosa possano esprimere tutte le altre cose del mondo, tutto ciò che è opinione, qualsiasi morale.

Se ne deduce ineluttabilmente che nessuno può accamparsi il diritto d’essere il portavoce della verità assoluta (sostanzialmente inesistente), può al massimo affermare d’esprimere sempre e solo una delle più o meno numerose (sostanzialmente spesso infinite) possibili verità e mai potrà pretendere che gli altri ad essa si uniformino.

Purtroppo il mondo non è perfetto ed anche se basterebbe un minimo di logica e di umiltà invero molte, troppe, sono le persone che si fanno portatrici della verità assoluta e ne pretendono il riconoscimento universale, ovvero che tutti ad essa si uniformino. Alcuni esempi? I partecipanti al Family Day, gli oppositori alle adozioni da parte di coppie omosessuali, gli estremisti politici e religiosi, certi vertici del naturismo “ufficiale”, quelle persone che vorrebbero incatenare il nudo alla spiaggia preferibilmente ben oscurata o quantomeno opportunamente delimitata.

Tutti costoro hanno le loro ragioni e sono portatori di verità, d’altronde per le stesse identiche motivazioni anche gli altri, coloro che la pensano diversamente, hanno le loro ragioni e sono portatori di verità, la loro verità.

Ciò che a me dà fastidio (una condizione assolutamente fortemente soggettiva) risulta ad altri consono ed è giusto che questi altri ne possano usufruire senza limitazioni e senza vincoli.

Ognuno sia libero di vivere secondo la sua coscienza e la sua visione delle cose: due più due uguale da meno quattro a più quattro!

Divagando – Il Mondo nel nostro mondo


(La nostra palla di vetro sì, così greve, così grave, onerosa, perfino faticosa che due coglioni appesantiti arrossiscono al suo cospetto)

E non sarà mica vero che le cose stanno come stanno! Non è il caso, e non è neppure il coso. Son tutti svirgolamenti, cose su cose, accatastamenti, lezioni per imparare, lezioni per migliorare la parte peggiore di noi. Le cose non staranno mai come dovrebbero stare, sono animazioni penitenti e quindi, girovaganti sfiorano i perimetri della giustezza, dell’ovvio, della semplicità umanica (proprio umanica), ma s’imballano, s’impennano e travalicano. Si spostano repentine, senza riluttanza, con la decisione in fronte, abile manipolatrice dei condizionamenti ambiziosi, astratti e lodevoli. Movenze libere le cose che stanno, allungano artigliose frange e legano il posto a piacimento. Basta che sia solo sosta. Non ci deve essere fermata che sia.

Libertà come parola chiave, l’unica al posto giusto, nell’ubicazione consona che prevale nell’armonia del circondario. Le cose insomma, queste anime al travaglio, queste strade nel dissesto di un’organizzazione umana. Il rifiuto di non vivere che solo il momento, di cogliere l’attimo e di rivoltarlo come un calzino. Provate a metterle alla prova, provate ad essere ancor più circensi! Fate che le medesime possano essere sempre alla vostra portata, lì nel posto giusto al momento giusto, caramellate, edulcorate o come vi pare e vi pare e vi pare. La pietanza è pronta insomma. Vi riuscirà assai improbo, o pena uno sconvolgimento totale di ciò che ci hanno imparato a chiamare vita. La nostra palla di vetro sì, così greve, così grave, onerosa, perfino faticosa che due coglioni appesantiti arrossiscono al suo cospetto.

Parliamo di libertà quando noi siamo i primi a schiavizzare ad essere schiavi. Parliamo a vanvera e questo non ci è permesso fino quando la cosa non viene scritta. Allora scritto a vanvera va bene perché la scrittura implica una rilettura. Dicevamo schiavi, martiri, di che? Vogliamo risapere di che? Dei suoni per dire, e per non dire, di tutto quello che ci passa per sta bussola chiamata testa (ho perso la bussola, anzi l’orientamento, o il tempo?) compiendo un tragitto voluto.

Noi non siamo uomini siamo il suono degli uomini chessò, ominidi, umani? (Repetita iuvant: l’uomo quando imita la bestia allora assomiglia all’uomo). Noi siamo il loro succedaneo travaglio, ossia il nostro mondo nel mondo, come uno specchio che traspare l’appannata figura di come le cose dovrebbero crescere ed essere e in realtà non sono, vivendo un limite dove pure la guerra non ci fa più paura perché accade sempre più in là del nostro punto di vista assai più distante e devastante.

Simone Belloni Pasquinelli

Non nudista o nudista, come posso aiutare la causa del nudismo?


Seppur qui finalizzato al nudismo, il discorso vale per qualsiasi altra causa, per alcune può essere più facile, per altre più difficile, per nessuna risulta impossibile.


Come posso aiutare la causa in cui credo?

Impossibile dire con certezza quanti siano coloro che se lo sono chiesto, posso però dire che, soprattutto nell’ambito del nudismo, molti me l’hanno chiesto: nudisti navigati, nudisti di leva recente, non nudisti interessati a praticare nudismo, ma anche, cosa assai interessante e motivante, persone che di praticare il nudismo proprio (ancora) non ci pensano. Per dare a tutti loro una risposta efficiente devo fare dei distinguo e suddividere in tre gruppi le indicazioni. Prima, però, alcuni suggerimenti a valore universale.

  • Per aiutare una causa, qualsiasi essa sia, bastano piccole azioni da potersi ripetere tante volte: non pensare in grande, fai quello che ti è possibile fare nella tua quotidianità!
  • Così come la ricchezza è fatta da tante piccole monetine, il successo di una causa è fatto da tante singole persone: non aspettare altri, agisci!
  • Tutti possono dare il loro contributo, indistintamente tutti: non chiederti se tu puoi avere un peso, per quanto poco tu faccia quel poco è sempre più di niente e l’insieme di tanti poco crea l’immenso infinito!

Veniamo ora alle specifiche indicazioni per i tre gruppi di sostenitori.

Come posso da non nudista aiutare il nudismo?

  • Essere nudi non è...

    Prelevato da Internet senza possibilità di risalire all’ideatore e riportare i dovuti crediti (sempre pronti a farlo se ci viene segnalato).

    Innanzitutto pensa che aiutando il nudismo aiuti migliaia di altre cause e alla fine aiuti sempre e comunque te stesso; aiutare il nudismo vuol dire diffondere l’attitudine alla comprensione dell’altro, vuol dire stimolare il pensiero democratico, il rispetto per gli altri, la capacità sociale e individuale di mettersi in discussione.

  • Poi informati prima di fartene una qualsiasi opinione, parlare a sproposito crea più svantaggi che vantaggi: “le bugie hanno le gambe corte”.
  • A questo punto provalo, ovviamente nell’ambito di qualche attività organizzata da associazioni o gruppi nudisti: il nudismo è una di quelle cose che a parole è impossibile da spiegare e comprendere, va provata e provandola la si capisce nel giro di pochi secondi (per inciso, poi non si torna più indietro).
  • Ora, ammesso e non concesso che ancora tu non sia diventato nudista, trasferisci la tua esperienza ad altri.
  • Infine, se scopri di avere amici o conoscenti o familiari che praticano il nudismo, anche se ancora preferisci tenerti i tuoi vestiti, associati a loro per far girare la corretta informazione e diffondere conoscenza.

Cosa posso fare da non nudista che vorrebbe esserlo ma non trova l’occasione per diventarlo?

  • Tanto per cominciare fai il passo decisivo, non ci vuole ne coraggio ne spregiudicatezza, puoi farlo in casa se ti senti più a tuo agio, non ti darà nessuna certezza ma è comunque un inizio; per il nudismo sociale devi solo inserirti nel gruppo giusto, ad esempio la grande comunità de iNudisti. Fidati!
  • Beh, ora sei un nudista quindi puoi passare al gruppo successivo.

Come posso, da nudista, aiutare la causa del nudismo?

  • Uno. Non vergognarti d’essere nudista: non stai facendo nulla di male, nulla che sia contrario alle leggi italiane, non stai commettendo reati, non stai violando i diritti altrui (casomai sono gli altri a violare i tuoi), stai solo ottemperando alla tua più che naturale esigenza di far respirare il corpo e stai solo manifestando il tuo diritto a vivere nudo.
  • Due. Mettiti bene in testa che gli altri, i tessili, non sono contro di te, ci sono sicuramente alcuni individui che assolutamente non accettano il nudismo e lo dimostrano in modo anche violento e volgare, ma sono singoli individui e non fanno l’intera comunità tessile.
  • Tre. Renditi conto che è assolutamente normale provocare reazioni di sorpresa, di stupore e finanche di fastidio quando si rivela a qualcuno di essere nudisti: tali reazioni non sono sintomo di ostilità, sono solo ed esclusivamente la normalissima reazione a una notizia inaspettata e, se ben compensate (vedi sotto), si esauriscono alla svelta tramutandosi talvolta perfino in domande e interesse (per altro potresti scoprire che tra loro ci sono diversi che in modo più o meno occasionale hanno praticato o praticano il nudismo).
  • IMG_3781Quattro. Parlane a chiunque, inizia dagli amici più vicini, poi i familiari, indi i colleghi, infine tutti gli altri, estranei compresi. Più ne parlerai e più ti diventerà facile farlo, più diventerà facile e più ti sentirai sicuro, più sarai sicuro di te stesso e più sarai tranquillo, più sarai tranquillo e più le reazioni saranno positive, più le reazioni saranno positive e più nascerà interesse, più nascerà interesse e più avrai aiutato la causa nudista.
  • Cinque. Fai sentire l’esigenza nudista agli operatori turistici. Alcuni esempi: quando ti prepari per le vacanze, dopo aver chiesto e ottenuto il preventivo di spesa, chiedi se ci sono opportunità di nudismo, in caso di risposta negativa fai sapere che proprio per l’assenza di tali opportunità andrai altrove; dopo un soggiorno in un albergo o in un villaggio o in un campeggio tessile compila il questionario di soddisfazione del cliente assegnando una bassa valutazione in merito ai servizi offerti e suggerendo l’allestimento di una zona nudista o, meglio ancora, il passaggio a un regime “vestiti facoltativi”; mentre sei a pranzo in un qualche locale, ovviamente non da solo, mettiti a parlare di nudismo facendo in modo che chi sta intorno possa sentire o, quantomeno, percepire, senza tralasciare i camerieri e l’altro personale del locale, ivi compresi i gestori.
  • Sei. Se a questo punto vuoi andare oltre e innalzare il tuo grado d’impegno nella causa, fatti parte attiva del movimento nudista: ci sono diverse opportunità, dal tesserarsi a un’associazione che abbia a cuore la causa del nudismo all’organizzare eventi e manifestazioni.

Visti gli accadimenti del 2013, il 2014 potrebbe essere un anno risolutivo per il nudismo italiano o quantomeno molto positivo. Servirà l’appoggio di tantissime persone, persone che inizino a metterci la faccia, che vengano allo scoperto, che la smettano d’avere paura, persone che facciano proselitismo, che, inteso nel senso di dare agli altri l’opportunità di conoscere qualcosa a cui non avevano mai pensato, non è una cosa brutta, tutt’altro: se vogliamo maggiore rispetto dobbiamo innanzitutto rispettare noi stessi, se vogliamo maggiore credibilità dobbiamo innanzitutto crederci noi stessi, se vogliamo crescere dobbiamo creare nuovi nudisti, se vogliamo creare nuovi nudisti dobbiamo fare propaganda, se vogliamo fare un’efficiente propaganda dobbiamo coinvolgere anche chi nudista non è, convincerlo a darci il suo appoggio, a parlare per noi o, quantomeno, con noi.

Too much Pussy (Emilie Jouvet, 2010 FR-D). Autrice: Harriette.


Interessante recensione, mi ha fatto molto pensare e meditare, anche perchè conferma certe mie posizioni e opinioni.

Chi controlla l’informazione in Italia e nel mondo?


Mondo nudo o mondo vestito? No, Mondo!


Nei miei articoli ho dovuto, e dovrò, spesso utilizzare i termini di nudista e di tessile per differenziare tra loro i due stili di vita esistenti in merito al vestirsi: con “nudista” mi sono riferito a coloro che usano al minimo indispensabile i vestiti, sostanzialmente solo quando vi sono obbligati dalle leggi o dalle condizioni climatiche avverse; con “tessile”, talvolta sostituito da “non nudista”, mi sono riferito a coloro che raramente si mettono nudi, sostanzialmente solo per fare sesso o per esigenze d’igiene personale. I due termini non hanno nessuna connotazione di pregio/spregio, sono solo una necessità lessicale per poter fare riferimento a delle specifiche consuetudini, ambedue lecite, ambedue con lati positivi e lati negativi, ambedue comprensibili.

Necessità lessicali, quindi, non etichette miranti a segnare le cose e condizionarne la percezione, il mio obiettivo e la mia filosofia puntano a ben altro, puntano a un mondo dove la nudità sia talmente normale che non ci siano differenze tra chi la pratica e chi no, dove la nudità sia talmente comune che non ci sia bisogno di dare etichette, dove la nudità sia talmente naturale che non ci sia bisogno di creare barriere spaziali, temporali, fisiche, mentali, ideologiche tra lo stare nudi e lo stare vestiti.

Non un mondo, quindi, dove ci sia l’esigenza di differenziare chi sta nudo e chi no, ma un mondo dove le spiagge siano spiagge e basta, i sentieri sentieri e basta, i prati prati, l’uomo uomo, la donna donna. Niente spiagge tessili, ninete spiagge nudiste, ma solo spiagge. Niente sentieri dove ci si possa camminare solo vestiti e sentieri dove ci si possa camminare nudi, ma solo sentieri. Niente prati dove sia vietato stare nudi e altri dove sia vietato stare vestiti, ma solo prati. Niente uomini e donne che impongano lo stare vestiti o uomini e donne che soffrano per dover stare vestiti, ma solo uomini e donne. Ognuno con il proprio stile di vita, libero di seguirlo ovunque e quantunque, senza limitazioni di sorta, senza sentirsi un pesce fuor d’acqua, senza doversi attenere a inutili convenzioni e stupidi formalismi… in un senso e nell’altro!