Glossario nudo

Glossario nudo

Pagina in costante revisione ed espansione.
Ultimo aggiornamento: 28 dicembre 2019


img_4595

L’abbigliamento è, senza ombra di dubbio, un artifizio dell’uomo e solo attraverso la demonizzazione del nudo e le imposizioni sociali, inizialmente di natura religiosa ma in seguito anche politiche ed economiche, si è potuto normalizzarlo, si è riusciti a renderlo sempre necessario in pubblico e, salvo pochi intimi momenti, persino in privato.  Certamente le vesti tornano utili per ripararsi dal freddo e dalle intemperie, per proteggersi dal contatto con elementi abrasivi o urticanti e per altre poche similari situazioni, ma è altrettanto certo che…

la nudità, volenti o nolenti, è atteggiamento intrinseco nella nostra natura e, pertanto, è la nostra vera normalità.

DSC_0320
Foto di Attilio Solzi

Da quanto sopra se ne deduce che sarebbe inutile (e controproducente) fare una distinzione e una classificazione dell’essere o del non essere vestiti, esattamente come nessuno, ad esempio, si sognerebbe mai di chiamare azzurristi coloro che amano vestirsi d’azzurro. D’altra parte, ai fini di una comunicazione chiara e inequivocabile risulta indispensabile o quantomeno utile poter talvolta fare riferimento a termini che possano identificare con semplicità e chiarezza determinate situazioni, indi, ribadendo che le parole  non vanno  utilizzate per etichettare, stereotipizzare, isolare e/o deridere le persone, ecco un opportuno glossario inerente il nudo e la nudità.

Nudo fobico

Persona che ha paura del nudo, proprio o altrui, e non ne sopporta la visione ottenendone un forte e vero fastidio psicologico e, conseguentemente, fisico.

Trattasi di uno stato di malattia mentale e come tale piuttosto che elevarlo a norma sociale, emanando leggi e ordinanze che vietano la nudità nei contesti pubblici, andrebbe curato.

Nudo refrattario

Persona che non sopporta la visione del nudo altrui ottenendone un lieve fastidio psicologico e, di conseguenza, impone a se stesso e agli altri di non spogliarsi. In genere queste persone non hanno mai condiviso un momento di comunione con persone nude e, pertanto, la loro è una presunzione di fastidio.

Trattasi di uno stato di condizionamento mentale che, come dimostra l’esperienza pratica, svanisce di sicuro, e in brevissimo tempo, al primo contatto volontario (ma anche involontario, sebbene in tal caso debba comunque attivarsi la volontarietà di permanere nel contatto) con persone nude in una condizione di quiete e normalità, come una spiaggia, un villaggio, una sauna, una cena, un escursione, una lezione di yoga, un allenamento in palestra.

Nudo normalizzato

Persona che resta indifferente alla visione del nudo, che sia proprio o altrui. Questo dovrebbe essere l’atteggiamento promosso a livello sociale di massa, ovvero non rimosso dalla mente del bambino (che per natura è indifferente alla nudità propria e altrui) attraverso coercizioni educative familiari e scolastiche, mantenuto attivo in ragazzi e adulti e garantito a livello legislativo e giuridico

FKK

(Ancora parziale)

Termine nato in Germania a fine ‘800 o a inizio ‘900 per indicare la cultura del corpo libero, dove libero era inteso come libertà da ogni vincolo, compreso quello degli abiti.

Inizialmente la nudità in tale contesto era più che altro collegata all’attività fisica, ovvero l’una non poteva fare a meno dell’altra, presto, però, le forti sensazioni indotte dallo stare nudi hanno portato al distacco tra le due cose evocando e attivando l’idea di poter stare nudi solo per il piacere dell’essere nudi.

Nudismo

Nudismo: termine con cui, secondo corretta logica linguistica (“ismo” è un suffisso dalla connotazione ben precisa e specifica), si dovrebbe identificata la pratica della nudità quale scelta di vita.

Stante le limitazioni giuridiche e sociali che, malauguratamente e insulsamente, impediscono una costante nudità si utilizza più estesamente per indicare lo star nudi in contesti sociali, principalmente pubblici, ma anche privati, indipendentemente dalla durata dello specifico evento e dall’estensione percentuale del tempo nudo rispetto a quella del tempo vestito.

Nel nudismo il nudo non ha implicazioni etiche o filosofiche ed è semplicemente uno stato di normalità, così come lo è per ogni altro essere vivente, animale o vegetale.

Purtroppo alcuni siti che promuovono la pornografia, l’esibizionismo sessuale e il voyeurismo, nonché alcune piattaforme d’incontro socio-sessuale, si sono indebitamente appropriati di tale termine per definire la loro connotazione e/o la utilizzano inadeguatamente per farsi trovare dai motori di ricerca. Questa situazione provoca molta confusione, inducendo così in errore coloro che non hanno mai avuto contatti diretti con la vera realtà del nudismo e prestandosi alla maliziosa manipolazione strumentale da parte di coloro che, anziché aprirsi alla conoscenza, preferiscono inibire se stessi e gli altri manifestando totale contrarietà verso la nudità e pretendendone il divieto assoluto. Va, pertanto, ribadito con forza che la parola “nudismo” non ha nulla a che vedere con le attività sessuali di qualsiasi genere (se non nei termini che sono propri anche dello stato vestito) e i suoi corretti utilizzi sono solo ed unicamente quelli sopra descritti, al contrario il nudismo è atteggiamento altamente educativo e formativo e come tale andrebbe difeso e promosso a livello sociale e istituzionale.

Nudista

Nell’utilizzo più corretto è colui che vive nudo e, pertanto, salvo ovvi impedimenti di natura oggettiva (bassa temperatura, attività a contatto con corpi abrasivi o ustionanti, eccetera), nudo lo  è sempre in qualsiasi contesto e ambiente.

Stante le già dette limitazioni giuridiche e sociali, il termine va necessariamente allargato a definire chiunque vorrebbe vivere nudo ma in pratica può farlo e lo fa solo entro certi limiti temporali e spaziali. Più estesamente (e impropriamente: come per “ismo” anche “ista” è un suffisso dalla connotazione ben precisa e dall’utilizzo specifico) si usa per indicare anche coloro che a nudo si mettono solo in limitati momenti, quali le vacanze o le giornate in spiaggia, e/o spazi, quali i villaggi o le spiagge specificatamente e più o meno ufficialmente riservate al nudismo.

Il nudista vive la sua e l’altrui nudità in piena tranquillità e normalità, vede il nudo come stato di normalità e, pertanto, non gli pone limiti o veti, fatto salvo il dover necessariamente rispettare quelli purtroppo imposti da una società puritana che riesce a liberarsi dai tabù solo quando gli fa comodo (vedi quello del sesso prematrimoniale) o quando ne ha un tornaconto (vedi campagne pubblicitarie). Per la stessa ragione il nudista si manifesta senza timori, chi si nasconde è nudista nella pratica ma non nello spirito.

Ha senso identificare con il termine di nudiste le strutture per evidenziare il fatto che in queste è ammesso lo stare nudi, a patto che in esse il nudo sia consentito senza limitazioni e vincoli. In caso contrario, ad esempio strutture che lo permettono solo nella zona sauna o/e nel solarium o/e in spiaggia, sarebbe più corretto parlare di strutture con nudo limitato o, meglo ancora, di strutture tessili con zone di nudo consentito.

In uno stato di vera normalità non avrebbe senso parlare di luoghi nudisti visto che non sarebbe necessario fare distinzioni specifiche, ma dato che ad oggi il nudo non è liberamente portabile ovunque possiamo indicare come nudisti quei luoghi dove è ufficialmente (con delibera delle istituzioni: comune, provincia, stato) o ufficiosamente (senza delibera delle istituzioni) ammessa la nudità.

Un nudista può anche essere un naturista e tale doppia definizione andrebbe difesa e condivisa invece che annullata limitandosi ad utilizzare il secondo termine.

Naturismo

Questo termine nella sua origine etimologica identificava la corrente letteraria, nata nel periodo del Romanticismo, i cui componenti realizzavano le proprie opere facendo esclusivo riferimento alla natura. In seguito ha assunto una connotazione più generica diventando espressione dell’amore per la natura e del desiderio più o meno espresso e applicato di vivere a diretto contatto con essa.

In tempi più recenti (seconda metà del ‘900) l’utilizzo della parola “naturismo” si è allargato a comprendere la pratica della nudità ai fini di un contatto con la natura privo di schermature anche minime (quali sono, sempre e comunque, quelle determinate dall’utilizzo del costume da bagno). In tale ottica la nudità è solo un mezzo attraverso il quale perseguire le finalità proprie del naturismo, tutte legate a ottiche filosofiche della vita, e non ha senso se non attuata in contesti naturali o comunque per finalità ecologico-naturalistiche.

Attorno al 1970 a causa delle reazioni talvolta violente provocate dal costante e notevole incremento di coloro che abbandonavano le vesti per mettersi a nudo, il termine è stato adottato, in sostituzione del più logico e sintatticamente corretto termine di “nudismo”,  per indicare in modo generico e meno esplicito (ma al contempo dannoso ai fini della comunicazione: si nascondono solo quelle cose che si ritengono inadeguate o illegali) la pratica della nudità sociale. In tale ottica il nudo non è più soltanto un mezzo ma diviene anche un fine e si sgancia dalle limitazioni di luogo e di forma, perdendo di fatto ogni connotazione con le finalità naturistiche originarie. Evidente la forte sovrapposizione con il concetto di nudismo e, pertanto, l’anomalia (e l’assurdità) di tale utilizzo.

Nico Valerio – “NATURISMO. Storia del movimento che ha inventato la vita sana e la Natura.”

Naturista

Nell’utilizzo più coretto è colui che ama profondamente la natura e cerca di vivere il più possibile in modo naturale. Con l’estensione nudista successivamente subentrata, ci si riferisce più specificatamente a colui che per “modo naturale” intende il mettersi a nudo.

Molti, temendo ritorsioni più o meno pesanti da chi potesse venire a conoscenza della loro scelta, utilizzano il presente termine per indicare in modo ampio tutti coloro che si mettono nudi in contesti sociali più o meno estesi, rendendo nel contempo meno evidente o addirittura nascosto lo stato di nudità con il risultato di trasmettere agli interlocutori un negativo messaggio subliminale di vergogna e, di fatto, rendere assai più difficoltosa la diffusione della nudità sociale.

Un naturista, inteso secondo l’accezione corrente, pratica necessariamente il nudo e quindi il nudismo, ed è per questo necessariamente un nudista.

Non ha nessun senso parlare di luoghi e strutture naturiste dato che solo gli esseri viventi umani possono manifestare intenti e visioni etiche e filosofiche.

Nico Valerio – “NATURISMO. Storia del movimento che ha inventato la vita sana e la Natura.”

Nudonaturismo

Termine coniato nel secondo lustro dell’anno duemila per ridare, nell’ambito del naturismo, visibilità alla pratica della nudità ed evitare di trasmettere messaggi subliminali di vergogna o/e paura.  Purtroppo, contrariamente alle buone intenzioni, la parziale diffusione di questo termine ha solo incrementato la confusione e l’ambiguità.

Nudonaturista

Termine coniato nel secondo lustro dell’anno duemila per indicare il naturista che utilizza la nudità per avvicinarsi alla natura. L’intento era quello di ridare, nell’ambito del naturismo, visibilità alla pratica della nudità ed evitare di trasmettere messaggi subliminali di vergogna o/e paura.  Purtroppo, contrariamente alle buone intenzioni, la parziale diffusione di questo termine ha solo incrementato la confusione e l’ambiguità.

Naturalismo

Studio e/o attiva difesa della natura, si interseca e sovrappone, pur senza essere un sinonimo, con l’ambientalismo e, talvolta, con l’animalismo. Alcuni lo utilizzano erroneamente per indicare il naturismo.

Naturalista

Colui che studia e/o attivamente difende la natura, si interseca e sovrappone, pur senza essere un sinonimo, con i termini di ambientalista e animalista. Alcuni lo utilizzano erroneamente per indicare i naturisti.

Tessilismo

Termine invero poco utilizzato (esteticamente suona male) che, genericamente, indica lo stile di vita basato sull’abbigliamento, mentre nella forma più specifica fa riferimento ad una (condizionata e poco naturale)convenzione sociale nell’ambito della quale la nudità è ammessa e praticata solo in limitatissimi e privati contesti (stanza da bagno o da letto, attività sessuale) o, al più, negli spogliatoi di strutture sportive purché nell’ambito di gruppi chiusi (allenamenti amatoriali e competizioni agonistiche) e rigorosamente omogenei (solo maschi o solo femmine). Contrariamente a quanto alcuni pensano e, malignamente, propagandano non è utilizzato dai nudisti con intenzioni denigratorie, tutt’altro!

Tessile

Colui che vive rigorosamente vestito mettendosi a nudo solo in limitatissimi e privati contesti (stanza da bagno o da letto, attività sessuale) o, al più, negli spogliatoi di strutture sportive purché nell’ambito di gruppi chiusi (allenamenti amatoriali o competizioni agonistiche) e rigorosamente omogenei (solo maschi o solo femmine). Contrariamente a quanto alcuni pensano e, malignamente, propagandano non è utilizzato dai nudisti con intenzioni denigratorie, tutt’altro!

Opinione

Esprimere un pensiero avulso da ogni forma di valutazione, sia essa esplicita che implicita, sulle persone e sul loro operato: “non mi piace stare nudo”. Mantenendosi nel contesto delle opinioni un discorso mai potrà degenerare in litigio.

Giudizio

Esprimere un pensiero valutativo: “il nudo fa schifo”. Un giudizio non richiesto o seppur richiesto non supportato da evidenze inappuntabili sempre porterà a criticità comunicative.

Preferenza

Esprimere una scelta tra due o più possibilità, implicitamente comporta pur sempre una valutazione seppure smorzata: “preferisco stare vestito piuttosto che nudo”. La preferenza è una situazione di mezzo: a seconda di come viene espressa può essere recepita come opinione o come giudizio.