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Il nudismo in Italia visto dai turisti di altre nazioni
Un’opinione abbastanza comune, l’ho trovata anche in diversi altri video realizzati da vari creatori di contenuti, di diverse nazionalità e anche non nudisti. Sebbene pochi, i sondaggi fatti, tutti estranei al mondo del nudismo, hanno però definito che la maggioranza degli italiani è indifferente alla nudità, cioè non ne è infastidita e non è contraria alla condivisione degli stessi spazi con chi sta nudo, moltissimi sarebbero anche disposti a spogliarsi se ci fossero più opportunità e meno ostracismo. Avanti italiani, diamoci una mossa: rinomalizziamo l’italia!
Ecco qua, il mio discorso riguarda solo ed esclusivamente quanto si sente e legge dal minuto 1:39 al minuto 4:39.
La strana questione del “visione consigliata ai soli adulti”
Vedi le cose per anni e all’improvviso ti balza all’occhio una questione che mai avevi rilevato, succede!
- In televisione, senza differenza tra i canali, girano vari telefilm la cui visione è consigliata solo agli adulti. Questi telefilm mostrano scene violente, fanno vedere patologi all’opera mostrandone proprio l’azione, facendo vedere il bisturi che taglia, il corpo che si apre, fanno vedere azioni criminali, uccisioni, sangue che cola, eccetera, eccetera. C’è una sola cosa che viene attentamente censurata, la nudità: i corpi distesi a terra sono sempre in qualche modo coperti, i corpi distesi sul lettino del patologo mentre li esamina sono mascherati nelle due zone critiche (genitali e, per le femmine, mammelle) attraverso una luce bianca molto intensa o assurdamente coperti con un telo (come può il patologo agire se c’è un telo?).
- Non parliamo dei vari programmi liberi a tutti in cui si vedono scene dove l’azione sessuale è ben evidente, magari anche con sonorità esplicite, dei fumetti, dei cartoni animati e dei videogiochi dove impera la violenza: ancora una volta solo la nudità delle già menzionate specifiche zone viene censurata.
- Intervista a una famosa donna dello spettacolo e si parla di un suo film dove per diciassette minuti viene mostrato un caloroso amplesso, il commento dell’attrice all’intervistatrice che insisteva sul fatto dei diciassette minuti di visione: “si ma non si vedeva nulla di ciò che non si doveva vedere”.
Evidentemente ciò che c’è di più naturale, semplice e puro, il nostro corpo, è l’unica cosa che non può essere interamente mostrata.
Per millenni l’uomo ha vissuto nella nudità, si è vestito solo a seguito della sua migrazione in zone meno calde o per proteggersi, durante la caccia, dall’urto contro le vegetazione. In seguito, però, per altri millenni ha continuato a portare la nudità senza averne vergogna, ancora in tempi recenti sono stati individuati, in zone recondite del pianeta, nuclei di persone che vivevano nudi (e non parlo delle comunità nudiste). Solo quando nascono le religioni monoteiste essa diviene qualcosa di sporco, di immondo, di impuro, un peccato, una ragione del diavolo tentatore. Per qualche secolo, in ogni caso, il vestiario non diviene una questione di stato, cosa che succede molto recentemente e da quel momento, nonostante tutto, nonostante la disinibizione sessuale, nonostante si inizi a parlare liberamente di sesso, il nudo diviene e resta una cosa, l’unica cosa, assolutamente proibita (quasi) ovunque.
Le armi messe in campo per riuscire a convincere le persone a non spogliarsi sono tante, prima quella religiosa (il nudo è peccato), poi quella sociale (il nudo non è conforme), infine quella legale (il nudo offende la moralità). Attraverso queste armi se ne inducono altre, quelle viste ad inizio articolo, armi subdole, armi applicate in contesti diversi dove in modo subliminale, quindi più efficace, si passa il messaggio della inadeguatezza dei genitali e delle mammelle. Ecco perché, tra tutte le cose che sono cambiate, il nudo resta l’unica cosa che non cambia. Per cambiare la visione del nudo, quindi, non basta sperare nel superamento delle limitazioni religiose (già superate quelle del sesso eppure non quella del nudo), nel cambiamento sociale (moltissimi ormai non vedono con vergogna la nudità propria o altrui eppure, pochissimi vivono nel nudo) e nell’abbattimento delle barriere legali (alcune nazioni dimostrano che anche in assenza di leggi, Germania, o addirittura in presenza di una legge che indica il nudo come lecito ovunque, Spagna, restano relativamente pochi coloro che il nudo lo praticano come costante di vita e relativamente molti quelli che potrebbero sollevare opposizione), occorre un forte coinvolgimento del maggior numero possibile di coloro che (ancora) non vedono la nudità come una opzione di vita quotidiana, occorre una forte campagna divulgativa che coinvolga anche i canali radiotelevisivi (interviste, documentari, pubblicità che parlino specificatamente di nudo), occorre tanto esempio pratico (con la dovuta accortezza circolare nudi anche fuori dai luoghi appositamente dedicati al nudo, evitare di censurare i propri video Youtube visto che permette il nudo se dichiarato, formulando ipotesi di prenotazione chiedere informazioni sul nudismo alle strutture turistiche e alberghiere), occorre il superamento della paura da parte di chi già vive le nudità come aspetto personale e sociale di norma (non nascondersi, parlarne, praticare anche in Italia, inviare auguri usando le proprie foto di nudismo), occorre annullare le limitazioni presenti nei luoghi nudisti (divieto all’uso degli apparecchi fotografici, no singoli, no minori, obbligo alla nudità; in sostanza non ci dev’essere differenza con ogni altro luogo, in una spiaggia tessile nessuno si preoccupa d’essere fotografato o ripreso come dimostrano moltissimi video su Youtube, nessuno si preoccupa se un uomo cammina solo tra la gente, eccetera: non può essere visto come normale qualcosa che si autoproclama come diverso), ma soprattutto occorre qualcosa che utilizzi le stesse armi subliminali usate da chi vuole mantenere la vergogna del nudo: telefilm, documentari, trasmissioni che parlando di altro vi infilano il nudo (ovviamente senza citarlo nello specifico altrimenti il subliminale salta).
Non ci sono più scuse
Molte le scuse che da chi già non è nudista vengono addotte per rifiutare di spogliarsi, la più tipica è che sia molto difficile farlo e a poco valgono le rassicurazione dei nudisti di turno. Ormai, però, centinaia sono le dimostrazioni di quanto sia facile farlo messe in gioco da parte di non nudisti, pertanto non opinabili: articoli su blog e video su Youtube, in calce ne metto uno che fra i tanti ho trovato il più significativo.
Carissimi non nudisti, non avete più scuse, dovete assolutamente provarci!
Naturismo, nudismo, nudo, quale termine?
Visto che ancor sento utilizzare queste parole in modo inopportuno, dato che ancora troppi si vergognano di parlare di nudo e nudismo e allora usano impropriamente la parola naturismo, essendo che queste due abitudini condizionano negativamente la rinormalizzazione del nudo, ecco per via di queste fastidiose osservazioni stavo per scrivere un articolo sull’uso delle parole naturismo e nudismo, ma mentre mi accingevo a scrivere mi sono ricordato di averlo già scritto e così, dopo averlo letto trovandolo tuttora molto attuale e valido e rilevando che già conteneva tutto quello che stavo per scrivere, invece di proporre un clone rimetto in evidenza quello che già avevo scritto.
Il lessico è avulso alla volontà di differenziare, ovvero alla tanta temuta e deprecata etichetizzazione delle cose e delle persone: le parole non hanno volontà, la volontà è propria delle persone e sono queste ultime, caso mai, a dare etichette e attraverso queste compiere atti di differenziazione e discriminazione.
Il lessico è questione tutt’altro che accademica: attraverso il lessico possiamo comprenderci, possiamo trasmettere messaggi comprensibili, fare in modo che gli altri possano capire con precisione quello che vogliamo dire. Insomma, attraverso il lessico comunichiamo e:
- un lessico errato comporta una comunicazione fallimentare;
- per una comunicazione efficiente è necessario usare un lessico corretto.
Ai fini della corretta comunicazione usare le parole corrette è, quindi, una necessità irrinunciabile: ve lo immaginate un mondo senza parole, o un mondo dove ognuno dia il significato che vuole alle parole che utilizza?
Nell’ambito del nudo…
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Naturismo: storia completa alias quello che pochi dicono (e sanno)
Da sempre ne parlo, purtroppo inascoltato persino dagli amici più vicini, finanche da coloro che partecipano alle mie attività di VivAlpe. Però sapevo esserci in giro almeno un documento che potesse dare sostegno alla mia idea, del resto mica nata per caso ma leggendo, ma non lo trovavo.
Ora l’ho trovato: è l’articolo sul blog di una persona che da tempo conosco ma con la quale, dopo la mia cacciata da Facebook, avevo perso i contatti: Nico Valerio, scrittore e voce estremamente competente nel settore, vedi la sua biografia su Wikipedia.
L’articolo è lungo, la parte che riguarda espressamente il mio discorso è l’ultimo terzo (da –QUANTI FINTI “NATURISTI”, IN REALTÀ SOLO NUDISTI !– in avanti), ma consiglio vivamente di leggere anche i primi due terzi che vi daranno la conoscenza completa sul vero Naturismo, quello storico e antico, ben diverso da quello attualmente pubblicizzato e venduto. Ci troverete i motivi etimologico-culturali per i quali da sempre preferisco definirmi nudista invece che naturista (quelli socio-comunicativi se mi avete letto con attenzione dovreste conoscerli ormai bene, altrimenti vedete qui).
Scritto nel 2008 nella parte relativa al naturismo come oggi inteso (l’ultimo terzo) ci sono affermazioni su situazioni che invero sono nel frattempo in parte cambiate (alcune in meglio), ma questo nulla toglie alla qualità del testo.
Nico Valerio "NATURISMO. Storia del movimento che ha inventato la vita sana e la Natura."
Rieducare al nudo? Ci vogliono le parole giuste!
Si potrebbero vendere lavatrici facendo pubblicità al sapone? Direi proprio di no.
Così non è possibile rieducare alla nudità parlando di naturismo, certo il naturismo contempla il nudo ma non è un suo sinonimo (l’idea originaria di Naturismo risale al Romanticismo e non contemplava la nudità, che è stata inserita solo di recente, per altro come aspetto rilevante ma non dominante).
Sarebbe corretto attribuire all’auto i pregi derivanti dai pneumatici montati? Certo che no.
Così non è corretto attribuire al naturismo i tanti positivi effetti della nudità, siano essi individuali che sociali.
Parlando con se stessi o con chi già partecipa al naturismo e al nudismo si utilizzi pure il termine preferito per definire il proprio stile di vita, il proprio pensiero, la propria visione, ma se si vuole rieducare la società al nudo è necessario comunicare usando le parole giuste (e il più chiare possibile): nudismo, ma soprattutto (e meglio) nudo e nudità!
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