Archivi Blog

Sono peggio i ladri o i nudisti?


Ancora una volta la legge perde l’occasione per rendere giustizia al nudismo e ai nudisti. La già attuata depenalizzazione dei reati minori poteva essere la soluzione definitiva, invece si è considerata la nudità pubblica un grave illecito amministrativo e come tale punita con con un ammenda anche di qualche decina di migliaia di euro. Ora una nuova legge rende di fatto impunibili i piccoli reati e poteva risistemare le cose, ma il nudismo non è più un reato quindi: niente da fare, ladri e truffatori sono più civili e socialmente giustificabili dei nudisti, sic! Modifica su modifica finirà che si punirà solo l’innocenza e la salubrità del nudismo.

Il nudismo in Italia visto dai turisti di altre nazioni


Un’opinione abbastanza comune, l’ho trovata anche in diversi altri video realizzati da vari creatori di contenuti, di diverse nazionalità e anche non nudisti. Sebbene pochi, i sondaggi fatti, tutti estranei al mondo del nudismo, hanno però definito che la maggioranza degli italiani è indifferente alla nudità, cioè non ne è infastidita e non è contraria alla condivisione degli stessi spazi con chi sta nudo, moltissimi sarebbero anche disposti a spogliarsi se ci fossero più opportunità e meno ostracismo. Avanti italiani, diamoci una mossa: rinomalizziamo l’italia!

Ecco qua, il mio discorso riguarda solo ed esclusivamente quanto si sente e legge dal minuto 1:39 al minuto 4:39.

Contraddittorio sul nudismo


Photo by Andrea Piacquadio on Pexels.com

Coloro che hanno scelto di vivere nella nudità hanno di certo dovuto affrontare episodi di opposizione, accorgendosi che raramente è possibile attivare un contraddittorio positivo, il più delle volte ci si scontra con una barriera, con il rifiuto categorico, con un rigetto delle nostre considerazioni.

In parte questo è dovuto ai BIAS cognitivi che portano a prendere in considerazione solo ciò che conferma le proprie opinioni e, qualora qualcosa riesca a passare questo primo potente filtro, a rigettare le prove che sconfessano le proprie opinioni.

In altra parte entra in gioco la reticenza di molti nudisti a parlare di nudismo, a comunicarlo, a far sapere che sono nudisti; tale più o meno celata ma sempre rilevabile difficoltà viene percepita o strumentalmente rielaborata come vergogna, come manifesta consapevolezza d’essere inadeguati, peccaminosi, colpevoli.

In ultima e spesso maggior parte abbiamo l’ utilizzo di una comunicazione distratta e poco efficiente: alcune formulazioni sintattiche possono portare l’altro a percepire un messaggio anche totalmente opposto a quello di partenza, oppure possono essere rigirate ad arte da chi abbia una certa dimestichezza con il contraddittorio. Faccio solo tre esempi: 1) il “non” tende a scomparire e così la frase “il nudismo non è esibizionismo” può diventare “il nudismo è esibizionismo”; 2) evidenziare sempre e spesso che il nudismo non ha niente a che vedere con l’attività sessuale appare come un tentativo di depistaggio, quindi viene rielaborato in una conferma del nudo uguale sesso; 3) dire che chi si oppone al nudismo ha una mentalità chiusa viene facilmente rimaneggiato in “siete voi che avete una mentalità chiusa verso chi si veste”. Bisogna mollare il lato della lama e imparare a essere dalla parte del manico, invece di giocare in difesa, operare all’attacco: mai spiegare cosa non è il nudismo, ma insistere su cosa è; mai rispondere direttamente alle accuse e alle illazioni, ma chiederne il motivo; mai controbattere, ma portare la controparte a pensare obiettivamente sul suo modo di vedere le cose e cercarsene in autonomia le conferme (essendo spesso inesistenti, dovrà necessariamente abdicare e venire, più o meno consciamente e rapidamente ma sicuramente, dalla nostra parte).

Insomma, bisogna essere comprensivi, empatici, disponibili, e bisogna fare attenzione non solo a quello che si dice ma anche e soprattutto a come lo si dice: no “i vestiti sono il male”, “il mondo tessile è corrotto”, “nudo obbligatorio”, ma “vestiti è bello, nudi è meglio”, “rinormalizza il mondo”, “vestiario opzionale sempre, comunque e ovunque”.

Auguri 2024


Anche questo 2023 ormai volge alla fine, è giunta l’ora di dirgli addio e salutare l’arrivo del nuovo anno.

Buon Natale, buone feste, ma soprattutto buon anno nuovo e che sia un anno pieno di splendide novità, di tanta sincerità, di crescita del giusto spirito ecologista, di ampia rinormalizzazione del nudo.

Basta con il vittimismo


Photo by Pixabay on Pexels.com

In questa società molto portata allo scarica barile anche coloro che hanno fatto una scelta controcorrente, che hanno abbracciato un modo di vivere non conforme allo standard corrente, anzi all’imposizione imperante da qualche secolo, e che, pertanto, ci si aspetterebbe di vedersi comportare in modo diverso, ovvero i nudisti (o naturisti come alcuni preferiscono definirsi), alla fine spesso finiscono nel vittimismo: dare la colpa a coloro che stanno vestiti (tessili in gergo) di tutte le difficoltà che incontrano per potersi tranquillamente spogliare.

Certo i tessili incidono, ad oggi negativamente, sulla questione, ma non è tutta colpa loro se:

  • ci sono nudisti che hanno (e trasmettono) vergogna a parlare di nudo;
  • ci sono nudisti che hanno paura a manifestarsi come tali;
  • ci sono nudisti che odiano la parola nudismo e si nascondono dietro quella di naturismo;
  • ci sono nudisti che alla nascita del primo figlio, o negli anni a seguire, smettono di stare nudi perché “ai figli non si deve imporre la nudità” (ma si possono imporre i vestiti, la scuola, la religione, il regime alimentare, la casa e via dicendo);
  • ci sono nudisti che si vestono quando a casa loro hanno ospiti, talvolta persino quando anche questi ultimi sono nudisti;
  • ci sono nudisti che in spiaggia (o altro luogo pubblico, anche nudista) si rivestono se arriva qualcuno vestito;
  • ci sono nudisti che rifiutano di spogliarsi fuori dai ghetti (non si possono in altro modo definire i luoghi dedicati al nudismo quando per praticarlo in piena tranquillità ti devi obbligatoriamente rinchiudere dentro i loro prestabiliti, rigidi, ben segnalati e spesso mascherati confini);
  • ci sono nudisti che praticano solo all’estero “così cono sicuro che non incontro qualcuno che mi consoce” (già ma se vi incontrate in un luogo nudista non è che anche l’altro è nudista)
  • ci sono nudisti che nelle strutture nudiste e senza obbligo alcuno si vestono la sera, negli spostamenti, al bar, al ristorante, nello spaccio e via dicendo (visto io stesso in più occasioni e anche in Francia, secondo alcuni regina del nudismo, ad opera di francesi che secondo alcuni sarebbero il popolo nudista per eccellenza);
  • le strutture nudiste hanno una limitata affluenza (se i numeri sono bassi e le regole sono quelle attuali, con obbligo di tesseramento e vari divieti più o meno assurdi e malvisti dai giovani, non può essere diversamente);
  • i titolari delle strutture nudiste, che, come tutti, devono pur sopravvivere, finiscono col concedere ai tessili l’accesso alla struttura;
  • le strutture nudiste o miste prima rimuovono l’obbligo della nudità poi si convertono al tessile.

Statisticamente i tessili oppositivi sono pochi nel computo generale italiano, diversi nel computo generale mondiale, anche numerosi in quello specifico degli stati e delle regioni, ma comunque alla fine una minoranza. La maggioranza dei tessili è indifferente al nudo, il problema è che noi nudisti non riusciamo a portarli dalla nostra parte o, quantomeno, a farli diventare nostri palesi alleati. Posso garantire che è possibile farlo: io, nell’ ambito di una non piccola comunità montana, c’ero riuscito, poi le reti sociali con cui avevo operato mi hanno cacciato e ho perso quei contatti, ma quanto costruito rimane e continua a dare i suoi frutti.

Ecco, i problemi del nudismo non sono colpa solo dei tessili bensì anche dei nudisti stessi, così bisogna darsi tutti una mossa, c’è chi lo sta già facendo ma si trova poco e male supportato vedendo così i suoi sforzi in buona parte andare a vuoto. Nudisti, uscite allo scoperto, parlatene, fate proselitismo (a dispetto di quanto alcuni sostengono non è una brutta cosa, lo fanno tutte le comunità e senza di esso ogni movimento è destinato all’esaurimento), non rinunciate alla prima difficoltà, imponetevi, insomma smettetela di fare le vittime, uscite dall’oscurità, smettetela di restare amorfi e passate, con la moderazione di caso in caso consigliabile, all’azione.

Ah, e basta col supportare o addirittura proporre leggi castriste (già ci vogliono anni per averne una da zero, poi diventano secoli per modificare l’esistente), la legge, se proprio se ne vuole una (in Italia purtroppo bisogna legiferare su ogni cosa, anche quando basterebbe un minimo di logica), può essere una sola: il nudo ovunque praticato è pienamente lecito.

Grazie!

Mondo Nudo approda su Mastodon


Photo by chivozol on Pexels.com

Dopo una lunga ricerca e un’attenta valutazione finalmente ho trovato una rete sociale con un server di registrazione (Mastodon è suddiviso fra vari server ognuno con le sue regole) creato per il nudismo dove poter rilanciare in tranquillità gli articoli del blog e cercare di ricreare la lista dei contatti internazionali che avevo nel tempo generato su Twitter.

Vedi il mio profilo Mastodon.

Naturismo, nudismo, nudo, quale termine?


Visto che ancor sento utilizzare queste parole in modo inopportuno, dato che ancora troppi si vergognano di parlare di nudo e nudismo e allora usano impropriamente la parola naturismo, essendo che queste due abitudini condizionano negativamente la rinormalizzazione del nudo, ecco per via di queste fastidiose osservazioni stavo per scrivere un articolo sull’uso delle parole naturismo e nudismo, ma mentre mi accingevo a scrivere mi sono ricordato di averlo già scritto e così, dopo averlo letto trovandolo tuttora molto attuale e valido e rilevando che già conteneva tutto quello che stavo per scrivere, invece di proporre un clone rimetto in evidenza quello che già avevo scritto.

Mondo Nudo

Photo by Pixabay on Pexels.com

Il lessico è avulso alla volontà di differenziare, ovvero alla tanta temuta e deprecata etichetizzazione delle cose e delle persone: le parole non hanno volontà, la volontà è propria delle persone e sono queste ultime, caso mai, a dare etichette e attraverso queste compiere atti di differenziazione e discriminazione.

Il lessico è questione tutt’altro che accademica: attraverso il lessico possiamo comprenderci, possiamo trasmettere messaggi comprensibili, fare in modo che gli altri possano capire con precisione quello che vogliamo dire. Insomma, attraverso il lessico comunichiamo e:

  • un lessico errato comporta una comunicazione fallimentare;
  • per una comunicazione efficiente è necessario usare un lessico corretto.

Ai fini della corretta comunicazione usare le parole corrette è, quindi, una necessità irrinunciabile: ve lo immaginate un mondo senza parole, o un mondo dove ognuno dia il significato che vuole alle parole che utilizza?

Photo by Pixabay on Pexels.com

Nell’ambito del nudo…

View original post 874 altre parole

Di cosa avete paura?


Photo by Andrea Piacquadio on Pexels.com

Cosa pensereste di una persona che balla solamente in casa propria? Come appellerese un motociclista che gira in moto solo all’interno del proprio garage? Cosa direste di chi pratica snorkeling solo nella propria vasca da bagno o di chi gioca a calcio da solo e solo nel proprio salotto o di chi…, di chi…, di chi…? Evidente, l’essere umano, al di là di qualche patologia, è un animale sociale e come tale tutte le attività che inventa le vede anche e soprattutto come cose da condividere, modi per stare insieme ad altri e con questi socializzare, magari anche empatizzare.

Allora perchè c’è chi tollera la nudità solo se isolata nelle mura domestiche e limitata a pochi e specifici momenti della vita, chi ammette la nudità solo nel contesto domestico, chi pretende che la nudità venga portata solo in casa propria? Di cosa avete paura? Cosa vi spaventa della nudità pubblica? Qual’è il pericolo o quali sono i pericoli che possono derivare da persone nude che circolano liberamente per lo spazio pubblico, per campi, spiagge, boschi e montagne, per strade e contrade?

Mi infastidisce vedere il nudo? Beh, sinceramente c’è chi è infastidito dal vedere il piercing o i tatuaggi eppure non sono stati vietati; c’è chi è infastidito dai cani che abbaiano o girano liberamente, eppure gli viene imposto di accettarli; c’è chi ha paura dei ragni ma non per questo l’aracnofobia è stata eletta a condizione sociale di norma. Allora perchè dev’essere diverso per la nudità pubblica? Perchè far diventare condizione sociale di norma la gymnofobia o/e la nudofobia (è si, il fastidio per il nudo quando diviene condizionante, insopportabile è una vera e propria malattia)? Accettabile che la non abitudine comporti un fastidio, ma questo vale per tutto, un tutto nel quale solo o quasi solo il nudo non viene accettato, non ha senso. Per altro esponendosi alla nudità il fastidio scompare nel giro di poco tempo.

Si tratta di esibizionismo! Premesso che tutti si esibiscono in qualcosa, anche ammesso, e non concesso (nel 99% dei casi non è così), che fosse vero, qual’è il pericolo? Un esibizionista vuole solo essere visto e la visione non porta pericoli al massimo fastidi, ma si torna al punto precedente, inoltre se si sente ignorato smette.

Potrebbe sfociare in violenza sessuale! Uhm, molto opinabile, tutti i fatti di cronaca lo dimostrano in modo estrememente palese: i violentatori sono sempre persone completamente vestite. Al limite qui la paura dovrebbe avercela chi è nudo quindi più facilmente aggredibile visto che non può nascondere armi di difesa (e, per inciso, nemmeno di offesa).

Non è atteggiamento socialmente accettabile! Perchè? Perchè lo ha decretato un Papa circa cinquecento anni fa? Quante cose sono state decretate da qualche potere e poi sono state puntualmente disattese? Quante regole vengono quotidianamente e impunemente violate con il beneplacito della maggioranza? Non è forse vero che le visioni sociali cambiano nel tempo, che oggi una cosa è socialmente inaccettabile e domani diviene perfettamente lecita, che ormai la nudità è in cammino verso una sua rinormalizzazione, si ri, perchè un tempo era normale stare nudi e così è stato per millenni, perchè persino il cristianesimo ammetteva la nudità ad eempio alla fonte battesimale e come momento di penitenza, perchè nella popolazione indigente serviva per conservare intatto il vestiario della festa comandata, perchè nonostantante tutto in certi contesti lo era ancora sul finire dell’ottocento, primi del novecento.

Photo by Javier Cruz on Pexels.com

I bambini ne possono restare disturbati! Quanto mai, cosa lo dimostra: qualche dichiarazione di psicologi palesemente condizionati e di parte? Caso mai è proprio il contrario: in numero ben maggiore sono gli psicologi che rilevano la positività dello stare nudi sia per gli adulti che per i bambini. Ma è facile rendersene conto anche senza studi scientifici, basta essere dei buoni osservatori, basta aver frequentato spiagge con bambini piccoli, basta essere stati genitori: i bambini, finchè non vengono in tal senso condizionati dai genitori e dalla scuola, proprio non badano alla nudità altrui, si divertono, anzi, amano stare nudi ed è un’impresa già convincerli a vestirsi figurarsi a restarci. Lo dimostrano le tante famiglie nudiste: i loro figli crescono benissimo, come e meglio di quelli delle famiglie non nudiste, purtroppo con l’inserimento nella scuola ne inizia, volenti o nolenti, il condizionamento e da adolescenti spesso si allontanano dalla nudità, salvo poi tornarci da adulti.

La nudità è uno stato fisico e mentale estremamente più naturale e rilassante dello stare vestiti, chi la sperimenta ben difficilmente torna indietro e se succede è sempre dovuto a condizionamenti sociali: paura dell’opinione altrui, parenti ostatitvi, obblighi di famiglia o lavoro, adeguamento alle abitudini degli amici, eccetera.

Insomma, la depravazione non è nella semplice e naturale nudità, il pericolo non è nelle persone nude, è stupido averne paura ed è facile abituarcisi: vestiti è bello ma nudi è indubbiamente molto meglio, provare per credere!

TappaUnica3V: il libro!


Sentiero 3V "Silvano Cinelli"

Come idea l’avevo già ventilata qualche anno fa, poi per varie ragioni era rimasta nel limbo, ora mi sono dato una mossa e in una settimana di intenso lavoro finalmente il libro è impostato. Ovviamente c’è ancora molto lavoro da fare ma dovrei poter uscire ai primi di gennaio 2023. Per ora eccovi quella che sarà la copertina.

View original post

Essere ecologisti


C’è chi manifesta contro cave e cementifici ma poi non rinuncia alla casa in cemento.

Si protesta per le discariche ma non si attuano quei comportamenti che possono ridurre i rifiuti indifferenziati.

Ci si lamenta del traffico ma si usa l’auto anche per fare poca strada.

Si fa un gran parlare di esaurimento delle risorse naturali ma ci si ribella contro chi evidenzia che questo problema è determinato, in maggior percentuale, dall’eccesso di popolazione.

Si usano come il prezzemolo parole quali ecologia, sostenibilità, ecoturismo, rispetto ambientale poi non solo ci si ostina a usare l’abbigliamento, sicura fonte di inquinamento ambientale, ma addirittura si ostacolano o si criminalizzano coloro che, stando nudi, realmente vivono in modo ecologico, sostenibilte, rispettoso.

Invece di lamentarsi sarebbe opportuno cambiare innanzitutto il proprio modo di agire, si inizi con la cosa più facile, economica e salutare: l’abbandono delle vesti!

I numeri fanno la forza… è proprio vero?


Si dice spesso che sono i numeri a fare la forza, a creare possibilità, a smuovere interessi, ma siamo sicuri che sia così? Certamente ci sono situazioni, vedi programmi televisivi e produzione medicinali, dove i numeri sono il motore della produzione. Però ci sono situazioni dove l’apparenza inganna, una di queste è il nudismo. Si, il nudismo, atteggiamento che se è vero non essere per ora portatore di grandi numeri, è altrettanto vero essere osteggiato da numeri ancora più piccoli, i quali, però, ottengono più credito, appaiono più rilevanti, vengono ascoltati dalle istituzioni. Ecco che non è vero che siano sempre i numeri a fare la forza, fanno forza le voci, anche i pochi numeri se si fanno sentire, anche i pochi numeri se alzano la voce, i numeri anche irrilevanti che esprimono la stessa opinione di coloro che siedono sugli scranni del potere. Insomma, per molte cose e tra queste il nudismo per ottenere qualcosa è perfettamente inutile sperare nella comprensione altrui, è assolutamente controproducente adagiarsi nella filosofia del basso profilo, è stupido crogiolarsi nell’illusione dell’autonoma evoluzione sociale, è da idioti farsi le paranoie sul rispetto verso chi non apprezza quello che si propone (cosa che, per altro, fanno solo naturisti e nudisti), bisogna invece farsi notare, farsi vedere, farsi… sentire!

Sullo stesso argomento puoi leggere anche quest’altro mio vecchio (2013) articolo “I numeri contano realmente?”

Obbligo di nudo


Suvvia, non raccontiamoci bugie: tutti siamo infastiditi dai divieti e dagli obblighi. C’è chi in apparenza li accetta, chi sembra esserne contento, ma, c’è sempre qualche divieto e qualche obbligo che ci fanno arrabbiare, che tendiamo a non rispettare.

Eppure molti sono coloro che, direttamente o indirettamente, non si fanno remore ad imporre loro stessi obblighi e divieti. Tra questi mi voglio qui interessare dei naturisti e nudisti, contesto in cui molto ci si lamenta del divieto alla nudità e poi si va a imporre il divieto opposto.

Come ci sentiamo noi quando non possiamo metterci nudi? Bene, lo stesso accade a chi da vestito si trova a doversi necessariamente denudare per potersi fermare in un certo punto della spiaggia o in una certa zona montana o in un dato campeggio.

Un fastidio che, visto che questi, a differenza dei naturisti e dei nudisti, mica si fanno riguardo a farsi sentire, si trasforma in rivolta e, spesso, genera azioni di ripicca o addirittura più massicci interventi di occupazione violenta della zona, anche ricorrendo a lamentele reiterate presso le istituzioni, a segnalazioni di fatti mai avvenuti, ad alleanze con esibizionisti e attivisti del sesso pubblico (due categorie a cui l’etica di naturisti e nudisti apporta parecchio fastidio).

Che ne deriva?

Ne deriva che l’unica giusta situazione è l’assenza di obblighi, che in ogni luogo le persone devono poter stare come preferiscono: vestite di bianco, vestite di rosso; vestite classico, vestite bizzarro; nude, vestite, vestite a metà; nude sopra vestite sotto, nude sotto vestite sopra, e tutte le altre possibili varianti.

No obblighi, no codici di abbigliamento, no stupide forme di autodifesa (invero solo testimonianza di debolezza). Solo libertà, libertà di abbigliarsi o spogliarsi a proprio piacere, libertà in ogni dove, sempre e comunque.

Abbigliamento facoltativo è l’unica strada percorribile: rispettosa, democratica, semplice, educativa.

Promuovere la nudità sociale


C’è chi ha troppa paura e chi ha troppa esuberanza, chi si astiene dal parlarne e chi ne parla anche a sproposito, chi svicola dalle domande e chi forza le risposte, c’è chi si pone in una posizione intermedia. Chi ha ragione? Chi si comporta nel modo corretto? Come parlare di nudo in modo costruttivo?

Questo è un tema che ho già trattato in precedenza esaminandone i diversi aspetti e sviluppando consigli utili per farlo in modo efficace, ma rilevo la necessità di rievidenziarlo, lo faccio in modo sintetico: una FAQ della promozione nudista.

  1. Promuovere la nudità sociale non è azione negativa, tutt’altro.
  2. La propaganda è un’operazione che tutti attuano, perché non devono farlo anche i nudisti.
  3. Per promuovere il nudismo è assolutamente necessario sentirsi a proprio agio nel parlarne.
  4. Bisogna parlarne il più possibile però…
  5. Non si fa corretta promozione se se ne parla in contesti o in momenti inopportuni, quindi…
  6. Bisogna sfruttare le giuste occasioni.
  7. Bisogna parlarne in modo tranquillo e aperto.
  8. Non ha senso ed è controproducente andare in giro importunando le persone che s’incontrano sul cammino manifestando a voce alta il fastidio per non potersi spogliare o il desiderio di spogliarsi.
  9. Altrettanto controproducente è il segnalare, senza valido motivo, a tutte le persone che si incontrano per strada l’essere nudisti, che poco prima s’era nudi, che poco dopo ci si metterà nudi.
  10. La promozione non è violenza psicologica, la promozione ha efficacia solo quando è morbida e rispettosa, quando avviene con senso logico, quando si sviluppa in un dialogo nato per reciproco desiderio e continuato per palese interesse della controparte.

A tutti i costi nudo?


Sarà l’età, sarà che già devo soffrire ogni volta che esco ad allenarmi, sarà la ridotta presenza di massa grassa, fatto sta che, a differenza di altri, nudo mi ci metto solo quando posso starci confortevolmente: che senso ha avere la pelle d’oca, sopportare il tremore del freddo, accettare la sofferenza personale e le nefaste conseguenze sulla salute solo per mettersi nudi anche quando sarebbe meglio non farlo?

Se la questione si fermasse qui, tutto sommato sarebbe inutile farcene un articolo, però ci sono altre considerazioni da fare, considerazioni che ci portano dal libero arbitrio alla comunicazione sociale, creando un discorso importante.

Il voler stare nudi a tutti i costi appare (ed è) un irrefrenabile desiderio che, giorno dopo giorno, mina la nostra salute psichica e, alla fine, sconfina nella fobia (per i vestiti), nell’atteggiamento compulsivo e persino nella psicosi. Già al primo livello, quello dell’irrefrenabile desiderio, l’alterazione comportamentale si percepisce benissimo, la percepiscono tutti coloro che stanno attorno, tutti coloro che, anche per breve tempo, passano vicino e la conseguenza è la comunicazione di un messaggio tutt’altro che favorevole alla rinormalizzazione del corpo e della sua nudità.

Per invogliare le persone a provare la nudità sociale, per convincere la società che il nudo è normale, per indurre le istituzioni a interrompere la loro fobia per il nudo, per pervenire a una rinormalizzazione sociale che permetta a chi lo desidera di vivere nella nudità ovunque e ogni qual volta le temperture lo consantano, il nudo è necessario viverlo in modo normale e non è normale mettersi nudi ad ogni costo!

Aforismi per nudi e… vestiti


Tutti lo sanno ma molti, per convenzione o per opportunismo, lo nascondono: i vestiti sono barriera per gli occhi ma non per la mente!

Tutti lo sanno ma molti, per convenzione o per opportunismo, lo nascondono: i vestiti sono barriera per gli occhi ma non per la mente!


#rinormalizzailmondo


Tutti lo percepiscono ma pochi ci ragionano: aborrire la nudità è una curabile fobia, averne fastidio è un superabile condizionamento!


#rinormalizzailmondo


La vista di persone nude potrà dare fastidio ma di certo non ammazza e nemmeno fa ammalare, anzi: educa e cura!


#rinormalizzailmondo


Genitali dipinti o scolpiti possono tranquillamente (e correttamente) essere esposti ovunque, quelli reali devono essere rigorosamente (e insulsamente) celati: logica perduta!


#rinormalizzailmondo


Ipocrisia di un mondo sessocentrico: si ripudia la nudità ma si gradisce, e talvolta s’impone, che vengano messe in evidenza le forme, specie femminili, con abiti attillati e profonde scollature!


#rinormalizzailmondo


La nudità personale ingenera autostima, confidenza con il corpo e rispetto per sé stessi: invece di temerla è doveroso praticarla!


#rinormalizzailmondo


La nudità sociale crea rispetto, profondo rispetto, rispetto per se stessi e rispetto per gli altri, rispetto in tutti i sensi: invece di ostacolarla è necessario favorirla!


#rinormalizzailmondo


La rinormalizzazione della nudità, ben lungi dal provocare danni, può fare solo del bene: invece di contrastarla è indispensabile perseguirla!


#rinormalizzailmondo

#rinormalizzailmondo

Il contesto giusto


Post su Twitter dii una donna… “Ma c’è ancora qualcuna che si mette in topless?” … “Questione di moda” … “Io mi sento più libera e frequento anche luoghi nudisti” “Accettabile purchè praticato nei contesti giusti”.

Argggghhhhhh!

Di grazia quali sarebbero i giusti contesti per dare libertà alla cosa più naturale che esista al mondo: il nostro corpo? Caso mai ci sono e dovrebbero esserci solo dei (limitati) contesti in cui è opportuno coprirlo il corpo, ad esempio lavorando a un altoforno, oppure camminando su un complesso ghiacciaio, o, ancora, nelle situazioni di bassa temperatura.

Ci rendiamo conto di dove siamo arrivati? Millenni di sana e semplice nudità sociale improvvisamente annullati dalle esigenze di potere di qualche personaggio (il controllo delle masse si ottiene creando paure e offrendo un riparo a queste).

Ci rendiamo conto di dove ci siamo arenati? Siamo stati capaci di ripudiare complessi condizionamenti religiosi e sociali, ad esempio quelli sul sesso senza matrimonio, e non riusciamo a ripudiare quello più assurdo che esista, quello più inaturale, quello, per altro, più facile da superare: la negazione della dignità del corpo nudo.

Basta, bisogna dire basta, l’ora del cambiamento in tal senso è più che superata: è necessario ridare al corpo la sua sana e naturale dignità, diamo l’esempio e non facciamoci intimorire!

#nudiènormale #nudièmeglio

Ci vuole coraggio


Parlando ad altri del mio vivere per quanto possibile nella nudità una delle osservazioni, da parte di chi mai ha provato la nudità fine a se stessa, è: “ci vuole coraggio”.

Partendo dal presupposto che di certo non si voglia affermare d’essere dei codardi, posso solo suggerire di ripensare a quanti sono stati i momenti in cui ci si è dovuti armare di coraggio, perché è certo che ce ne sono stati per chiunque, per rendersi conto che tale affermazione è molto probabilmente solo un comodo modo per allontanare dalla propria mente il naturale impulso a seguire l’esempio.

Posso garantire che non serve coraggio.

Se non si vuole proprio credere alle mie parole, si possono trovare in rete tantissimi racconti di chi, partendo anche da una forte opposizione al nudo sociale o da una pessima confidenza con se stessi e/o il proprio corpo, si è alla fine convinto a provarci e, leggendoli, notare che tutti evidenziano quanto poco ci sia voluto, in tempo e in coraggio, non solo per per mettersi nudi, ma anche per poi sentirsi totalmente a proprio agio e, di riflesso, superare gli eventuali problemi di rapporto con il proprio corpo, di stereotipi dell’aspetto fisico, di criticità psicologiche.

Se ti vuoi bene, se vuoi stare bene, se vuoi concedere alla tua mente il meglio del meglio devi assolutamente iniziare a vivere quanto più possibile nella nudità.

Nessuno di coloro che ci hanno provato se ne è pentito e tutti hanno continuato. D’altra parte la nudità è la nostra normalità genetica, resa anomala solo da alcuni, decisamente pochi rispetto alla vita umana, secoli di refrattarietà al nudo.

Provare per crederci!

Sei quotidiane (nude) azioni che ti migliorano la vita


1a

Il risveglio è preludio alla giornata, usalo bene, vivilo al meglio: lascia respiro al corpo

2a

Il mattino è il fiato della vita: lascia che ti avvolga e assorbilo interamente

3a

Il lavoro vestito è veleno per il corpo, quando puoi disintossicati

4a

La sera è la porta del sonno, spalancala

5a

La notte è il riposo del corpo e della mente, non stressarla con le vesti

6a

La natura è purezza, adeguati

Autoscatti


Non fotografo e non mostro il mio corpo, fotografo e mostro le attività che faccio!

P.S.
Il fatto che le faccia nudo non altera il contesto e non modifica le intenzioni.