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Sei quotidiane (nude) azioni che ti migliorano la vita


1a

Il risveglio è preludio alla giornata, usalo bene, vivilo al meglio: lascia respiro al corpo

2a

Il mattino è il fiato della vita: lascia che ti avvolga e assorbilo interamente

3a

Il lavoro vestito è veleno per il corpo, quando puoi disintossicati

4a

La sera è la porta del sonno, spalancala

5a

La notte è il riposo del corpo e della mente, non stressarla con le vesti

6a

La natura è purezza, adeguati

Quattro esercizi per sentirsi bene nudi


Provare per capire è la scelta più logica e corretta che si possa fare.

Essere Nudo

Donne al fiumeRecenti studi scientifici dimostrano che per il nostro benessere psicofisico è assai importante recuperare un rapporto sereno ed equilibrato con la nudità del nostro corpo, superando il disagio, la vergogna e la paura che ci procura l’idea di metterci nudi, anche in presenza di altre persone.

Il dott. Massimo Soldati è uno psicologo e psicoterapeuta che opera a Milano; nel 2000 ha pubblicato un libro dal titolo Corpo e cambiamento, poi ristampato nel 2007. «Lo sguardo, spesso così severo, che posiamo sul nostro corpo», afferma, «è la somma dei tanti sguardi ricevuti nella nostra vita. Incauti commenti espressi dai genitori, dal marito o da un amante restano impressi come marchi a fuoco, e anche a distanza di anni ci ricordano che quella parte del corpo investita di sentimenti negativi ha qualcosa di sbagliato. Confrontarsi con la propria nudità, allora, diventa una prova, un esame da superare, se non…

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Il somarello


     Fame, sete, sonno, stanchezza ci fan sbadigliare. Il corpo reclama una sosta, ha fatto il proprio dovere, adesso vuole una distrazione, un po’ di riposo, che ci prendiamo cura di lui. Come un mite asinello ci porta nel nostro viaggio lungo la vita, lo trattiamo come ci pare, come ci viene, un po’ bene, un po’ male; pretendiamo ci serva sottomesso quasi fosse uno schiavo, siamo noi i padroni.

    È solo un’immagine, una metafora, un’idea che abbiamo del corpo. Lui c’è, è presente, anche se non ne avessimo idea (e forse sarebbe meglio davvero). Come lo trattiamo dipende infatti dal concetto che ne abbiamo, che mediamente condividiamo con la cultura in cui viviamo. La cura che ne prendiamo, i vestiti che indossiamo a “difenderlo”, le modalità d’“uso” dipendono più da come l’abbiamo inquadrato che da quel che continuamente ci dice. Mi pare che nell’espressione «benessere psico-fisico» l’attenzione sia posta più sul versante psichico che su quello fisico: lo stress ci tallona e non basta il riposo per farlo passare.

    I vestiti nascondono il nostro corpo perfino a noi stessi. Quand’ero bambino, coi primi caldi si usciva a giocare in canottiera: ci sorprendeva sentire la pelle del braccio così liscia sotto le ascelle contro il torace e altrettanto quando entravamo a piccoli passi nel torrente sentivamo l’acqua – sempre un po’ fredda – bagnarci le gambe, il costume, il ventre, su su fino al collo. I vestiti, col pretesto di proteggere e prevenire, hanno un po’ anche viziato e impigrito il nostro corpo, ma poi cantiamo Singin’ in the rain come il massimo della libertà e della felicità.

    Da quando dormo nudo, dormo meglio, non ho più così freddo, né più così caldo. Appena fa chiaro apro la porta che dà sul balcone, incrocio le mani dietro la testa, respiro, l’aria fresca umida di rugiada mi accarezza e mi sveglia (i vicini dormono ancora, o aprono le imposte più tardi). Sulla soglia di casa mi bevo il mio caffè e non ho più raffreddori. Faccio escursioni e sudo persino un po’ meglio, uniformemente. Evaporando il sudore, mi rinfresco e ricarico.

    Da quando sono nudista (non che ambisca ad un’etichetta da appiccicarmi alla fronte: è per capirsi) mi sento diverso: più consapevole, più presente, più consistente, più definito, più compatto… più attento, più sensibile. Quasi ogni giorno una piccola sorpresa. I piccoli piaceri sono amplificati: e così i sapori e persino gli odori, per non parlar degli umori… Già, perché non parlarne? È scoprir l’acqua calda dire che l’umore la “luna” che abbiamo dipende da come ci sentiamo fisicamente. Lo sappiamo. E lo diamo per scontato. Al punto da dimenticarcene. Umori sono pure i mille ignoti secreti linfatici che ci scorrono in corpo e nemmen ci badiamo. Siamo tristi o allegri, entusiasti o abbattuti non solo per quel che abbiam nella mente, ma anche per la segreta alchimia di mille travasi e forse vapori che avvolgono i nervi e risalgono sino al cervello… per quel che succede dentro le ossa: da lì ci rinnoviamo un poco ogni giorno.

    Mi piacerebbe parlare anche del batticuore, dei fremiti, del mozzafiato, di quando ci mordiamo l’interno del labbro, dell’all’erta che ci tiene ancorati al presente, alla vita, ad un volto, al corpo della persona che amiamo. Troppo ovvio, nevvero? O troppo alta materia da doverla lasciar sempre ai poeti.

    Dobbiamo dir grazie al nostro ciuchino, che ci fa sentire chi siamo, nella pelle in cui siamo, concreti, vivi ed attenti. E trattarlo un po’ meglio, come Natura comanda. È fatto di carne: ha già il suo programma, fa di tutto per farci felici e contenti, farci godere del ben della vita. Gli piace il sole, il vento, gite e nuotate, far l’amore e mangiare quel tanto che basta… e dar di matto quando nulla gli manca (o un qualcosa importante).

Il valore del tempo


TranquillitàUn vecchio detto recita che “il tempo è denaro”, verissimo, ma il tempo è anche qualcosa da gustare lentamente, il tempo, soprattutto, è qualcosa contro cui non possiamo metterci in competizione, entreremmo solo in un vortice infinito che ci porterebbe ad una continua accelerazione arrestabile solo dall’esaurimento totale.  Contro il tempo non possiamo vincere, possiamo solo imparare a rispettarlo e per rispettarlo dobbiamo imparare a… prenderci tempo!

Potrò sembrare un paradosso, ma per non farci scappare il tempo, per non perdere tempo l’unica soluzione possibile è quella di andare con calma: più andiamo di fretta, più sprechiamo tempo perché non possiamo pensare, non possiamo imparare, non possiamo capire, non possiamo valutare, possiamo solo correre, correre e correre.

Smettiamola con la fretta, smettiamola con il farci fretta e, soprattutto, smettiamola con il fare fretta agli altri, atteggiamento, quest’ultimo, che oserei definire criminale, visto che, di fatto, porta le persone verso la malattia, verso l’esaurimento, verso il suicidio; malattie, esaurimenti, suicidi provocati e che quindi ricadono sulla responsabilità di chi li ha ingenerati, ossia colui che ha richiesto fretta, costretto alla fretta.

E rifiutiamo gli strumenti della fretta…

I cellulari accendiamoli solo quando sono realmente e strettamente necessari, nello specifico dovrebbero stare rigorosamente spenti quando si è a pranzo, quando si dorme, quando ci si riposa, quando ci si rilassa, quando si sta facendo sesso, quando si è in vacanza, quando si guida e via dicendo.

Quando vogliamo telefonare a qualcuno prima di farlo chiediamoci se possiamo disturbare, se l’orario è consono, se a quell’ora l’altro potrebbe essere a pranzo, a dormire, a fare sesso; se stiamo chiamando un cellulare verifichiamo la disponibilità dell’interlocutore attraverso un sms; salvo situazioni di vera ed estrema urgenza diamo la preferenza a comunicazioni effettuate attraverso strumenti meno invasivi, quali gli sms e la posta elettronica.

Rispettiamo i limiti di velocità, anche quelli più assurdi, arriviamo comunque a destinazione, al limite si tratta solo di partire qualche minuto prima. Non ci crederete ma vi posso assicurare che con questa regola in un paio d’anni vi dimenticherete della fretta ed entrerete in uno stato mentale e fisico di rilassatezza, vedrete le cose in modo diverso: meno arrabbiature, meno stress, meno disordine, più meditazione, più tranquillità, più concentrazione, maggiore capacità di risoluzione, maggiore orientamento al risultato.

Ribelliamoci alla fretta, ribelliamoci a chi ci mette fretta, la fretta è nemica del bene, la fretta è nemica dell’ordine, la fretta è nemica della qualità, la fretta è nemica della salute.

Il… “Respiro del Corpo”


In molte discipline orientali una parte importante, se non la più importante, del pensiero e delle attività riguarda il respiro. Anche nello sport occidentale, pur senza dargli una valenza più o meno spirituale, ci si preoccupa di come il corpo respira. Stranamente, però, in nessun caso viene preso in considerazione il discorso su quali siano le zone del corpo che più necessitano di respirare, che più soffrono nel non respirare, che più partecipano al… “respiro del corpo”.

Questa gravissima lacuna ha reso normali, anzi obbligatori alcuni atteggiamenti decisamente d’ostacolo al respiro del corpo, primo fra tutti quello del vestirsi. Infatti una qualsiasi attività sportiva, una qualsiasi attività di meditazione e ancor più una qualsiasi attività volta alla percezione e al miglioramento del respiro del corpo andrebbero assolutamente fatte in totale nudità, unico stato in cui qualsiasi essere vivente, uomo compreso, può permettere al proprio corpo di respirare al meglio.

Il nostro corpo è cosparso di recettori, piccoli sensori organici che rilevano informazioni sulla situazione esterna e sullo stato del corpo. Tali informazioni vengono, sotto forma di impulsi nervosi, trasmesse al cervello, il quale le elabora definendo come reagire e dove reagire. Questi recettori, però, non sono tutti uguali, ma si sono specializzati: ci sono, ad esempio, quelli del dolore, quelli del sapore, quelli dell’odore, quelli della luce, quelli dei colori, quelli del freddo e quelli del caldo. I vari tipi di recettori non è che siano presenti ovunque, bensì la loro specializzazione è avvenuta seguendo le necessità delle varie zone del corpo. Ad esempio i sensori del gusto sono sulla lingua e sul palato, i sensori dell’olfatto sono nel naso. Così è che i sensori del freddo si sono generati principalmente in quelle parti del corpo che più facilmente possono subire gravi danni per via del freddo, ovvero le estremità del corpo : mani, piedi, naso, orecchie.

Dove sono allora i principali sensori del caldo? Quali sono le parti del corpo a cui il caldo può più facilmente arrecare danni gravi? Molti lo ignorano, altri se lo sono dimenticato, purtroppo è argomento tralasciato nelle lezioni di scienze o di educazione fisica, ma sono… i genitali. Si, proprio loro e c’è un ben preciso motivo per questo: testicoli e ovaie per potersi mantenere in piena efficienza devono mantenersi ad una temperatura pressoché costante. Per questo motivo la natura ha preso suoi specifici provvedimenti di difesa, nella donna spostando le ovaie all’interno del corpo e ponendo attorno alla vulva delle masse carnose a pieghe (le grandi e le piccole labbra), nell’uomo avvolgendo i testicoli nello scroto, membrana di pelle spiegazzata, proprio per aumentare al massimo la superficie di scambio con l’esterno (così come si fa con i radiatori e i dissipatori di calore). Se però andiamo a coprire i genitali con le mutande o i costumi, poco importa quanto attillati ed piccoli siano, ecco che ostacoliamo l’azione naturale di scambio del calore a cui queste zone sono deputate, determinando un’alterazione notevole alla capacità di autodifesa dal caldo, mandiamo insomma in tilt in nostro sistema di termoregolazione.

Può sembrare paradossale, ma il nostro corpo reagisce meglio allo sforzo e all’input calorico quando stiamo con i soli genitali scoperti, piuttosto che quanto abbiamo scoperto tutto tranne che i genitali. Ovviamente la nudità totale aggiunge ancor più beneficio, dato che ogni singola parte del corpo respira al massimo delle sue possibilità.
Far respirare il corpo ed essere partecipi del “respiro del corpo” sono azioni altamente responsabili e che, senza con questo voler affermare siano miracolose, indubbiamente apportano molti benefici alla nostra salute fisica e psichica. Provare per credere!

RESPIRA BENE

Casta Italia


I parlamentari decidono del proprio sostegno economico, inteso in stipendio, vitalizio, benefici vari. Gli ordini professionali definiscono le regole e le prove per l’accesso alle professioni, facendo in modo di filtrare fortemente le promozioni. I benzinai scioperano per la scadenza di un benefit fiscale assegnato da tempo a loro e solo a loro, come se gli altri lavoratori autonomi non abbiano le stesse problematiche. I produttori di latte protestano contro le quote imposte loro dalla Comunità Europea, dimenticandosi che le stesse sono state definite sulla base delle informazioni da loro stessi passate alla Comunità, tenute basse per paura di trovarsi nuove tasse. Chi ha redditi alti e possiede beni si oppone alla patrimoniale, adducendo come scusa quella di pagare già tanto in tasse, come se gli altri pagassero poco. La Chiesa sfrutta inadeguatamente (e illegalmente) i propri benefici fiscali e si oppone alla loro limitazione, ignorando che ci sono tante Associazioni di beneficenza che non usufruiscono degli stessi identici benefici. I medici condizionano l’operatività dell’assistenza sanitaria pubblica offrendole poco del loro tempo, per mantenere il tanto a disposizione della libera professione, verso la quale vengono indecentemente indirizzati molti malati a costi nettamente maggiori. I farmacisti si oppongono alla vendita dei medicinali nei supermercati, ma nel contempo allargano sempre più le categorie di prodotti da loro venduti, molti dei quali, oggi, nulla hanno a che vedere con la farmacologia. Le compagnie nautiche fanno cartello per alzare i prezzi adducendo l’aumento del costo del carburante, e con loro tante altre compagnie (telefono, luce, acqua, e via dicendo), senza tener conto che i cittadini sono a loro volta assoggettati all’aumento dei carburanti, indi si trovano a pagarlo più volte. Le aziende alzano i prezzi, ma non toccano gli stipendi, anzi se possibile li abbassano anche, incuranti della situazione di crisi in cui sempre più le persone vengono a trovarsi. Eccetera, eccetera, eccetera.

Quanti privilegi che esistono o si pretendono in questa Italia! Un’Italia formata da numerose caste tutte dedite a mantenere inalterata la propria posizione di vantaggio, tutte interessate a far si che i nuovi venuti non riescano a togliere spazio ai vecchi. Una visione a senso unico che sta spostando i capitali e le risorse sempre più verso l’alto, che sta creando sempre più divario tra chi può imporre e di deve subire.

È già questa Italia è proprio una casta Italia… l’Italia delle caste!