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Te pareva: carcere ai nudisti!


Li aspettavo al varco, ne ero certo che sarebbe saltato fuori qualcosa contro il nudismo, non mi aspettavo, però, addirittura il carcere:

Wired 27/01/2023 “Fratelli d’Italia vuole il carcere per i reati di buon costume“: la proposta di legge di Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, prevede da 3 mesi a 3 anni per, tra le altre cose, il nudismo.

Crescere, no eh.

Va beh, io propongo 5 anni di carcere per chi, pur rivestendo un ruolo che imporrebbe di non parlare a vanvera, invece di informarsi preferisce rimanere nella sue beata ignoranza e profondere immani stupidate!

Egregio Signor Viceministro la invito ad una delle uscite di VivAlpe, potrà rendersi facilmente conto delle notevoli elevate qualità morali del nudismo, dei suoi tanti indiscutibili vantaggi personali e sociali, di quanto il mondo e soprtatutto l’Italia abbiano bisogno di nudo libero, di nudo rinormalizzato, eh si ri perchè un tempo non molto lontano il nudo era normale!

Photo by Kindel Media on Pexels.com

Rinormalizzazione del nudo sociale: un esempio da seguire


Ecco l’ottimo lavoro compiuto da British Naturism, un lavoro che continua e che, si spera, sia d’esempio per portare avanti iniziative similari anche in altre nazioni, in primis, magari, l’Italia, dove l’assenza di specifici dettami legislativi in merito al nudo determina uno stato di indecisione, ma anche di positiva opportunità che andrebbe adeguatamente sfruttata.

Dal sito di British Naturism > Nudità e polizia

Dal sito del Crown Prosecution Service (CPS) > Nudità in pubblico – Guida alla gestione dei casi di naturismo

Interessantissimo documento da College of Policing > Public nudity advice and decision aid

da College of Policing > Public nudity advice and decision aid

Incontro al Wave de iNudisti


La più grande comunità nudista d’Italia e forse anche d’Europa, iNudisti.it, mantiene fede al suo entusiasmante attivismo e sta preparando un ricco programma di incontri e raduni. Man mano che saranno resi ufficiali provvederò a rilanciarli anche qua per consentire ai miei carissimi lettori di esserne a conoscenza e, magari, potervi partecipare.

Il primo si svolgerà domenica 1 dicembre 2018 presso il Wave Urban Spa in Povegliano Veronese (VR). Trovate tutte le informazioni specifiche nella loro e-zine e sul loro forum.

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Esplode l’interesse dei media per #VivAlpe e #MondoNudo


locandina-vivalpe-2017-600Queste ultime tre settimane sono state un fermento di eventi sia nel campo professionale che in quello privato, alcuni purtroppo spiacevoli, altri gradevoli e tra questi ultimi voglio qui evidenziare un improvviso interessamento per le escursioni che pubblicizzo tramite questo blog e soprattutto per la modalità con cui le stesse vengono effettuate. Non mi è dato di sapere con esattezza il perché di questo improvviso interessamento, posso solo ipotizzare che sia conseguenza del grande lavoro che ho fatto negli ultimi tre anni: rilancio su vari social network degli articoli di Mondo Nudo, pubblicità schietta agli eventi del blog anche attraverso canali sociali non nudisti, attivazione di contatti fuori dalla stretta cerchia del nudismo. Posso anche ipotizzare che la chiave di volta sia l’aver cambiato il titolo degli eventi escursionistici da “Orgogliosamente Nudi” a “VivAlpe”, un titolo che meglio cattura l’attenzione di chi si interessa delle attività praticabili in montagna e, in primis, di escursionismo, lasciando al mantra “vestiti è bello, nudi è meglio” il compito di evidenziare con delicata decisione la modalità “vestiti facoltativi” con cui vengono effettuate tutte le escursioni di Mondo Nudo, ma anche tutte le mie personali.

Nel pomeriggio del 13 ottobre 2016 esaminando le statistiche del mio blog noto un rilevante afflusso di visitatori provenienti da una nuova sorgente: con estrema gratificazione scopro che di sua iniziativa MountainBlog, un importante e seguito blog che tratta di montagna e di alcune delle attività sportive che attorno ad essa si sviluppano, in particolare l’escursionismo e la corsa in montagna, ha pubblicato un redazionale in merito a “VivAlpe 2017”. Un bell’articolo che, senza esprimere giudizi e, quindi, senza condizionare il lettore in un senso o nell’altro, riporta l’elenco delle nostre escursioni per l’anno a venire evidenziando già dal titolo, al quale le foto scelte fanno poi da rinforzo, di cosa si tratta: ”VIVALPE: vestiti è bello, nudi è meglio. Il programma escursionistico 2017”.

Qualche giorno dopo (15 ottobre 2016), quando l’esaltazione per l’interesse di MountainBlog sta iniziando a scemare, ecco che un giornalista della Gazzetta dello Sport mi chiede l’autorizzazione all’utilizzo di alcune foto dell’album Flickr “Vestiti è bello, nudi è meglio”. Verificata l’attendibilità del messaggio e della persona collegata autorizzo l’uso delle foto e mi metto a disposizione per eventuali informazioni: sebbene negli ultimi tempi le cose stiano migliorando, l’esperienza m’insegna che ancora troppo spesso i giornalisti tendono a scrivere di nudismo in modo condizionato e senza averne un’adeguata conoscenza. Per e-mail rispondo con generosa dovizia alle specifiche domande che il giornalista mi pone (perché camminare nudi, vantaggi e svantaggi, come ci si protegge dal freddo, quanti siete, dove praticate, problemi con le forze dell’ordine o di altro tipo) e il 19 lo stesso giornalista (Andrea Mattei) mi segnala che l’articolo è stato pubblicato anticipandomi che, a causa del limitato spazio a disposizione, ha dovuto tagliare alquanto le mie informazioni. Immediatamente vado a leggere e… bello, si bello, serio e sufficientemente neutro. Oops, ecco, mi pareva troppo bello! Sapevo che rispondendo in modo esaustivo stavo commettendo un grossolano errore, ovvero dare all’interlocutore la possibilità di isolare le parti dal tutto e commentarle distintamente, ma ho sperato (sarà l’ultima volta che lo faccio) che ciò potesse per una buona volta non succedere. Invece… è successo e così, in merito alle motivazioni per il camminare nudi (tre trascritte contro le otto inviate: potete leggerle per intero su questo blog nell’articolo “Perché camminare nudi?”), sono stati espressi, con progressiva negazione, giudizi personali (ai quali dò qui seguito con l’articolo “Perché camminare vestiti?”). Certo tutto è opinabile (pertanto lo sono anche le osservazioni del Mattei, come i commenti dei lettori), ma il voler opinare a tutti i costi può far (s)cadere nella retorica e nel conformismo, più proficuamente (e onestamente) quello spazio si poteva dedicare a qualche altra motivazione o comunque a specificare che quelle pubblicate erano solo una limitata parte di un più lungo elenco, dandovi così maggior costrutto invece di farle apparire fra loro slegate e indipendenti. Fortunatamente l’articolo poi riprende il tono neutralmente informativo e, seppure con qualche altra piccola perla conformistica, si conclude con un buon senso d’insieme che quasi fa dimenticare le scadute, quasi! Nudisti in cammino sui sentieri della Lombardia, li abbiamo incontrati. P.S. Decisamente interessante notare che da questa fonte arriveranno e ancora quotidianamente arrivano al blog molti visitatori, con una media di pagine visitate che indica una visita tutt’altro che frettolosa.

locandina-tappaunica3v-600Nella sera del 21 ottobre controllando la posta elettronica trovo il messaggio di Dario Falcini inviato tramite il modulo contatti di Mondo Nudo: vuole intervistarmi per conto di Radio Popolare, dove ogni lunedì mattina (ore 9:30) va in onda la trasmissione sportiva “Olio di Canfora” da lui stesso curata. A causa di un lutto familiare accaduto proprio quella mattina devo tenere in sospeso la questione: verrò intervistato lunedì 7 novembre tra le 10 e le 11.

Riesco però rispondere all’intervista che, poco dopo (23 ottobre), mi viene fatta per e-mail da una recente amicizia fatta attraverso le escursioni di Mondo Nudo, Corina Fornasier, contitolare di KundaliniVision® interessante associazione di promozione sociale che opera nel campo del benessere olistico e dell’espressività artistica attraverso il corpo: L’insolita intervista a Emanuele Cinelli “La nudità, filosofia di vita”.

Sto ancora crogiolandomi nel piacevole sapore di tutti questi eventi quando il 31 ottobre ricevo da Google+ un alert relativo alla pubblicazione su BlastingNews di un articolo che mi riguarda. È poco più di una sintesi dell’articolo fatto dalla Gazzetta ma, comunque, un’altra sferzata di energia: North walking in costume adamitico, nuova moda in Lombardia. Avrei qualcosa da ridire sul titolo, in particolare si quel “nuova moda”, ma non importa, quello che conta è che se ne parli e si faccia girare voce: anche se ad oggi mai abbiamo avuto seri problemi, anzi (ho invero scoperto che molti sono coloro che durante le loro escursioni si sono una o più volte lasciati andare levandosi tutti i vestiti per godersi un attimo di sole e di aria a nuda pelle), è comunque giusto che chi va in montagna sia informato della possibilità d’incontrare escursionisti nudi, in particolare percorrendo sentieri poco frequentati o muovendosi su terreno libero.

Ma la cosa non finisce qui! Proprio mentre sto finalizzando questo articolo (1 novembre) ricevo, ancora attraverso il modulo di contatto del blog, un’altra e-mail che alza ancora di più il tiro e la mia soddisfazione: il regista filmmaker/documentarista Daniel Visintin, collaboratore di varie reti televisive nazionali, comprese la Rai e Mediaset, mi propone di girare qualcosa su di noi: grandioso!

Onorato da tutti questi eventi e contatti, scriverò, ovviamente, delle evoluzioni che prenderanno, intanto penso proprio di potermi permettere due affermazioni, anzi esclamazioni, di più grida: il lavoro paga e soprattutto… CHI LA DURA LA VINCE!

Leggi sul #nudismo: ci risiamo!


cartello1Dopo l’approvazione di un’iniqua (per quanto concerne il nudismo) legge regionale piemontese, dopo l’indicazione (con presupposti altrettanto invalidanti) ad occuparsene iscritta all’interno della più recente legge regionale lombarda sul turismo, ora arriva voce di una proposta di legge avanzata presso la regione Sardegna e… Ci risiamo, per l’ennesima volta si parte dal presupposto che il nudismo sia qualcosa da nascondere e isolare, cosa che sarebbe comprensibile se partisse da chi si oppone al nudismo ma diviene assolutamente inconcepibile dl momento che invece parte proprio da chi dovrebbe difendere e diffondere il nudismo (che non è lo stare nudi in spiaggia o in un prato o in un villaggio, ma è il vivere nudi): le associazioni naturiste.

Sinceramente mi sono stancato di fare analisi giuridiche (in Italia non esiste un effettivo divieto alla nudità in luoghi pubblici ma solo una convenzione giuridica, per giunta ormai disattesa da tutte le sentenze degli ultimi sedici anni), logiche (un qualcosa che si auto esilia dentro dei recinti è un qualcosa che si auto ritiene inopportuno, non conforme alle regole sociali, anormale), sintattiche (un “ma” nega sempre quanto è stato detto poco prima) e sarei molto tentato di lasciar perdere. Sinceramente sono profondamente deluso dal silenzio costante della maggioranza di quei (tanti) nudisti che vorrebbero vivere il nudismo come scelta di vita a fronte dell’aggressiva imposizione comportamentale di quelle (poche ma pur sempre troppe) persone (anzi dovrei dire naturisti visto che costoro così si definiscono) che il nudismo lo intendono come pochi attimi di nudità nella vita vestita o che non solo si sono lasciati soggiogare alle forche caudine di un sistema opportunistico (se sei obbligato a entrare in un villaggio e per farlo sei obbligato a tesserarti…), ma addirittura ne prendono spontaneamente le difese. Eppure ad oggi tutte le leggi (molto similari tra loro) più o meno recentemente emanate, lungi dall’apportare quello che secondo alcuni avrebbero avuto il merito di apportare (estensione delle opportunità di mettersi e stare nudi), quando è andata bene sono rimaste inattese (il tutto è rimasto com’era, ed è di poco rilievo l’annotazione di un aumento di presenze nell’unica spiaggia esistente: difficile attribuirle con certezza alla legge, anzi è probabile debbano attribuirsi a un migliore lavoro dell’associazione locale; quella spiaggia esisteva prima della legge, è rimasta quella e poco ci mancato che non venisse chiusa) , mentre in altri casi hanno dato luogo alla sparizione delle già limitatissime zone tollerate o autorizzate al nudo.

montagna_nuda2Certo la speranza (di un rinsavimento dei nudisti, naturisti e associazioni annesse) è l’ultima a morire, ma certe cose la mettono a dura prova, anzi durissima. Devo comunque merito e impegno ai pochi amici che, riconoscendo e apprezzando la qualità del mio lavoro, continuano fedelmente a seguirmi e allora eccomi nuovamente qua, ecco questo nuovo articolo, questo ennesimo tentativo di verità, logica e ovvietà: se lasciassi perdere innanzitutto ci rimetterei io stesso, io che, da vero nudista, voglio poter vivere nudo, e poi mi resterebbe sulla coscienza il peso di non aver adeguatamente difeso il nudismo, quello vero, l’unico che possa realmente definirsi nudismo (il suffisso ismo ha un significato preciso, indica una corrente di pensiero, un movimento filosofico o comportamentale, una scelta totalizzante e non un’azione occasionale per quanto più o meno ripetuta), quello che vede la nudità come stile di vita, quello che vorrebbe esplicarsi in ogni dove, quello che soffre per le attuali imposizioni e limitazioni, quello che non può e non vuole farsi rinchiudere all’interno di recinti, siano essi fisici che mentali.

La nudità è semplice, ecologica, naturale, sana, istruttiva, educativa, curativa, la nudità è normalità….

Viva la normalità!

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Festa di fine anno


Dopo una intensa estate che ci ha visti impegnati in ben 14 escursioni, il nostro entusiasmo non si placa e veniamo a proporre una grandiosa festa di fine anno, ovviamente nel nostro stile di vita: nudi, senza per questo impedire la partecipazione a chi nudo ancora non riesca a starci.

Siamo orami più che convinti, siamo certi che nudisti e tessili possano convivere insieme e condividere gli stessi identici spazi nello stesso identico momento: nel nostro gruppo sono arrivati amici non nudisti, durante le escursioni abbiamo incontrato diversi escursionisti non nudisti e mai, ripeto mai, abbiamo avuto problemi, di nessun genere, anzi!

I primi a doversi rendere conto di tale fatto non sono i tessili ma piuttosto i nudisti che vediamo troppo spesso ancora timorosi di esporsi, di dirlo, di comunicarlo, che vediamo ancora troppo condizionati alle paure, al non farsi fotografare, al frequentare solo ed esclusivamente località lontane da casa, al chiudersi dentro barriere fisiche o psichiche: nei nostri ormai numerosissimi contatti con il mondo tessile abbiamo quasi sempre rilevato correttezza, disponibilità, comprensione, accettazione, mai abbiamo ricevuto ostilità, al massimo si sono avvertite comprensibili reazioni di stupore, tutto sommato non è cosa di tutti i giorni incontrare persone nude, specie lungo i sentieri di montagna.

Tutto dipende da come ci si propone, da come si comunica la propria scelta di vita: chi ne parla con timore otterrà solo diffidenza; chi ne parla con vergogna, otterrà solo ostilità; chi ne parla liberamente e con orgoglio otterrà stima e considerazione. Se familiari, amici, colleghi, datori di lavoro, clienti lo scoprono casualmente evidentemente si chiederanno perchè l’abbiate tenuto nascosto e la risposta sarà il più delle volte negativa per voi e per il movimento nudista: da un già pesante “non si fida di me” a un ancor più grave “sono cose sporche di cui nemmeno lui ne vuole parlare”.

Se siete nudisti rompete con noi il ghiaccio della titubanza, unitevi a noi per festeggiare la fine dell’anno e dimostrare al mondo che nudisti è bello, che nudisti è meglio.

Se non siete nudisti unitevi a noi per conoscerci, per capire perchè qualcuno possa desiderare di vivere nudo, per sostenere una causa che va oltre il nudo: è causa di libertà e di rispetto.

Cliccate sulla locandina per prenotarvi e per trovare tutte le necessarie informazioni.

Grazie!

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Convegno sul naturismo a “Fa’ la cosa giusta” 2014


img_0835.jpgSabato 29 marzo ore 12.30, Fiera di Milano,  “Fa’ la cosa giusta” fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, con la partecipazione dell’Onorevole Lacquaniti e dei rappresentanti istituzionali del naturismo italiano e mondiale

Convegno. “Diffusione e legislazione del naturismo in Europa e nel mondo. Il naturismo in Italia e suo sviluppo anche come risorsa economica per il turismo”..

Veneto e tutela del turismo naturista: è legge!


Spiaggia Nido dell'AquilaAnni addietro fu l’Emilia Romagna, lo scorso anno è arrivato l’Abruzzo, ora tocca al Veneto con l’approvazione di una legge regionale a tutela del turismo naturista. Come già fatto per quella abruzzese, noi di Mondo Nudo non ci potevamo esimere dal fare alcune osservazioni anche su questa e l’abbiamo fatto seriamente, appoggiandoci alla consulenza di un amico giurista, al quale abbiamo chiesto di revisionare il nostro scritto e apportargli gli opportuni aggiustamenti logico-giuridici.

Lungi dal voler mettere in discussione la passione e la buona volontà di quanti si siano prodigati per elaborare, proporre e sostenere la legge in questione, il nostro intento è solo quello di esaminare oggettivamente e obiettivamente questa legge. Coscienti del fatto che essendo ormai stata approvata, quindi non più discutibile e modificabile, lo facciamo al solo fine di dare i necessari suggerimenti a coloro che vorranno seguire l’esempio e formulare proposte legislative ad altre regioni: come sempre andrebbe fatto alla fine di un qualsiasi lavoro, piuttosto che crogiolarsi nei risultati ottenuti, qualsiasi essi siano, è importante effettuarne un’analisi per comprendere ed evidenziare le potenzialità, purtroppo qui già palesemente assai limitate (leggi “Il Garda vuole perdere una grande opportunità di sviluppo? Pare proprio di si!”), e i pericoli, purtroppo qui fondati e rilevanti, al fine d’imparare dall’esperienza, vuoi per evitare di ripetere gli stessi errori, vuoi per apportare benefici ai lavori altrui, ovvero prestare valido contributo alla formulazione di ulteriori proposte.

Evidenti sono gli esempi di leggi nate per tutelare il nudismo e che nel giro di poco si sono rivelate essere un’arma di distruzione in mano a chi di nudismo non ne vuole sentir parlare, vedasi quanto successo al Lido di Dante, ma soprattutto recentissimamente in Portogallo: qui la legge prevede una distanza minima tra le strutture nudiste e quelle tessili, potrebbe sembrare una cosa logica, invece… invece, non essendo precisato che le strutture tessili devono essere preesistenti alla nascita di quelle nudiste,  si strumentalizza la legge aprendo nuove strutture tessili col preciso fine di far chiudere quelle nudiste.

Passione e buona volontà sono sempre da plaudire e non ci siamo esentati dal farlo rilanciando i vari articoli sull’approvazione della legge veneta che sono apparsi su Facebook, però passione e buona volontà da sole non bastano a fare di una legge una buona legge, risulta indispensabile che siano accompagnate da prudenza (nel senso di stare attenti a non promuovere passaggi boomerang), molta lungimiranza (per vedere come potrebbero nel futuro essere strumentalizzate le cose da chi vuole contrastare l’espansione del nudismo), un buon pizzico di malizia (per lo stesso precedente motivo), sufficiente cattiveria (per non farsi mettere i piedi in testa), adeguate conoscenze giuridiche (per saper distinguere le convenzioni sociali e giuridiche dalle disposizioni di legge e per non creare appigli legali a chi, contrario al nudismo, volesse poi ribaltare a sua favore le cose), forza e abilità contrattuale (per gestire adeguatamente i tentativi di ridimensionare la proposta in fase di presentazione), assenza di condizionamenti (per non farsi guidare dalle paure e dagli interessi vari).

In questa legge veneta quello che balza subito all’occhio è che materialmente non promuove nulla di diverso da quanto già fosse prima della sua promulgazione, caso mai inserisce vincoli che prima non esistevano, rendendo di fatto le cose più limitanti, come si evince dall’analisi degli articoli di legge.

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Art. 1 – Finalità.
1. La Regione del Veneto, nell’ambito delle proprie competenze, ai sensi dell’articolo 117, quarto comma della Costituzione, promuove le condizioni necessarie a garantire la possibilità di praticare il turismo naturista, nel rispetto delle persone, della natura e dell’ambiente circostante.

Ok, nulla da obiettare se non il fatto che dagli articoli a seguire si capisce che il concetto di rispetto viene visto a senso unico: i nudisti devono rispettare chi non è nudista, il contrario no!

Art. 2 – Delimitazione e segnalazione delle aree destinate al turismo naturista.
1. Il turismo naturista è consentito liberamente, purché in aree, spazi e infrastrutture, appositamente destinati, delimitati e segnalati.

Formulazione particolarmente infelice, sarebbe stato più corretto scrivere “il turismo naturista viene promosso dalla Regione esclusivamente in aree etc.”. Appare comunque evidente che in tal senso l’interprete, quindi anche il giudice, dovrà intendere questo passaggio, pena l’incostituzionalità della presente legge.

2. Tutte le aree pubbliche o private destinate al turismo naturista, al fine di evitare ogni promiscuità di spazi con chi non lo pratica, devono essere riconoscibili all’esterno e adeguatamente segnalate con appositi cartelli o con altri efficaci mezzi di segnalazione.
3. Nel caso in cui l’area dedicata al turismo naturista non sia situata in luoghi idoneamente appartati o non disponga di una naturale barriera visiva, deve essere collocata un’ulteriore segnalazione e delimitazione che ne attesti la presenza, a idonea distanza e comunque a non meno di 50 metri dall’inizio della stessa.

Eccoci, perché mai spazi delimitati per il nudismo? Le statistiche sono ormai chiare: coloro che non tollerano la presenza di nudisti sono una netta minoranza (anche rispetto ai nudisti stessi), logica allora vorrebbe che fossero costoro a venire esiliati in spazi delimitati e segnalati. Evidente che chi ha promosso questa legge, in contraddizione con quanto evidenziato da vari recentissimi sondaggi, ritiene impossibile la convivenza tra nudisti e non nudisti. Evidente che chi ha supportato questa legge non ha una chiara visione di quanto avvenga sulla spiagge nudiste, dove il passaggio dei non nudisti è continuo e privo di problemi, indicando che la promiscuità è solo un falso problema. Evidente che si è operato in ragione degli interessi e delle opinioni di alcuni anziché, come dovrebbe essere per un consiglio regionale, in ragione degli interessi e delle opinioni della comunità intera.

Art. 3 – Aree pubbliche destinate al turismo naturista.
1. I comuni e gli altri enti pubblici locali secondo e nei limiti delle rispettive competenze, possono destinare spiagge marine, lacustri o fluviali, boschi, parchi ed altri ambienti naturali di proprietà demaniale o di enti pubblici locali, alla pratica del turismo naturista.

“Possono” implica il “possono anche non farlo”, indi per cui le cose stanno esattamente come erano prima della promulgazione di tale legge, quando qualsiasi comune poteva comunque riconoscere e autorizzare aree pubbliche per la fruizione nudista, come testimoniato dall’esistenza in Italia di spiagge nudiste da tempo ufficialmente riconosciute e autorizzate con delibera comunale: Capocotta, Lido di Dante, Nido dell’Aquila, Marina di Camerota.

2. I comuni contermini individuano le aree per la pratica del turismo naturista possibilmente in aree tra loro confinanti.

E di grazia, qual’è il senso e lo scopo di questo passaggio? Era proprio necessario?

3. La gestione di aree pubbliche destinate al turismo naturista può essere concessa a privati, ad associazioni o ad organizzazioni che ne garantiscano il buon funzionamento e la corretta fruizione, in conformità alla vigente normativa in materia di concessioni.

Qui il possono diventa ambiguo, non è infatti chiaro se la presenza di una gestione debba essere ritenuta caratteristica fondante per la concessione, o se possano sussistere aree nudiste non gestite, ovvero libere. Stando alla logica e alla corretta sintassi italiana si dovrebbe ritenere valida la seconda ipotesi, ma l’esperienza insegna che in ambito giuridico e politico spesso ci si concedono ampie licenze logiche, sintattiche, lessicali e grammaticali. Meglio sarebbe stato scrivere questo passaggio in modo diverso, ad esempio: “Le aree pubbliche destinate al turismo naturista possono anche essere concesse in gestione a privati eccetera”.

Art. 4 – Aree private destinate al turismo naturista.
1. Per l’esercizio del turismo naturista in aree private quali campeggi, alberghi, piscine, o altro, si osservano le disposizioni della presente legge e quelle in materia urbanistica e di turismo.

Boh, che ci azzeccano le leggi urbanistiche e turistiche con la pratica del nudismo all’interno di una struttura privata? Ma soprattutto cosa c’entra la presente legge? Da quando una struttura privata al suo interno non può gestirsi in totale autonomia? Una piscina che volesse concedere spazio al nudismo nell’ambito del normale orario di apertura al pubblico (poco conta se per ora ancora non sia successo, una legge vale per “sempre” quindi non può basarsi sul “ora” ma deve guardare anche al “forse poi”) così non può farlo se non istituendo apposite barriere di separazione. E una sauna? Sappiamo benissimo che c’è un solo modo corretto di fare la sauna ed è nudi, ma così non può esistere una sauna corretta. Qui c’è una forte e anticostituzionale ingerenza negli affari privati.

Art. 5 – Controlli sulle aree destinate al turismo naturista.
1. I comuni e gli altri enti pubblici secondo le rispettive competenze, esercitano l’attività di controllo sul buon funzionamento e corretta fruizione delle aree destinate al turismo naturista.

Cosa si vuole intendere con buon funzionamento e corretta fruizione? Perché un’area destinata al nudismo dovrebbe essere assoggettata a controlli diversi da quelli già previsti per una qualsiasi altra area? Ok, con uno sforzo possiamo arrivare a comprendere il senso del passaggio, ma era proprio necessario metterci quel “buon funzionamento e corretta fruizione”? Non bastava definire che il controllo su tali aree è di competenza dei comuni così come avviene per qualsiasi altra area pubblica?

Art. 6 – Sanzioni.
1. Il comune applica la sanzione amministrativa da euro 500,00 ad euro 2.000,00 a carico del gestore dell’area destinata al turismo naturista ed ordina la sospensione dell’attività nell’area sanzionata per un periodo da dieci a novanta giorni qualora l’area risulti priva di uno o più dei requisiti definiti dal provvedimento di Giunta regionale di cui all’articolo 7.
2. Il comune ordina la immediata cessazione dell’attività dell’area destinata al turismo naturista nei seguenti casi:
a) mancato pagamento della sanzione pecuniaria di cui al comma 1, nel termine di sessanta giorni;
b) mancato adeguamento dell’area ai requisiti di cui al comma 1 nel termine stabilito dal comune;
c) gestione dell’area svolta nel periodo di sospensione di cui al comma 1.

Boh, era proprio necessario prevedere delle sanzioni specifiche per le aree nudiste? Non bastava quanto previsto dagli ordinamenti già esistenti?

Art. 7 – Criteri per il rilascio delle concessioni e per l’individuazione delle aree destinate al turismo naturista.
1. La Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, individua:
a) i criteri per il rilascio delle concessioni, in conformità alla disciplina delle concessioni demaniali, prevedendo in particolare che le aree destinate al turismo naturista:

Non contenta di dettare una disciplina già assurdamente dettagliata, la legge contiene un incredibile rinvio ad un successivo provvedimento elaborato dalla Giunta regionale, alla quale è demandato il compito di regolare in maniera ancor più minuziosa tutta una serie di aspetti relativi alle aree destinate al turismo naturista (neanche fossero discariche di rifiuti pericolosi!). Sembra proprio di assistere alla peggiore prassi italica di complicare all’ennesima potenza una regolamentazione, con lo scopo neanche tanto velato di rendere di fatto impossibile il rispetto di tutte le regole che vengono dettate.

1) siano localizzate in modo da non causare, di norma, interruzioni alla continuità delle aree fruibili dal turismo non naturista, qualora, per la conformazione naturale dei luoghi, non siano separate e appartate rispetto a quelle del turismo non naturista;

Oops, chi ben conosce la realtà delle coste italiane (fortemente antropizzate e ampiamente privatizzate), sa benissimo che tale condizione non può essere rispettata

2) abbiano accesso alla risorsa naturale marina, lacustre o fluviale, di interesse turistico;

Questo passaggio sembra scritto per dare valore all’area nudista, invero, come tutti sanno, ai nudisti spesso interessano di più le aree poco affollate, alias di limitato o nullo interesse turistico, aree, queste, che per il presente passaggio risultano non concedibili alla fruizione nudista. Bon, riversiamoci sulle aree turistiche allora, eh già, ma queste sono già ampiamente sfruttate, impossibile non spezzare la continuità dei presidi preesistenti quindi, per il passaggio di cui sopra, nulla da fare, non si possono concedere. E allora, quali sono le aree identificabili per una fruizione nudista? A questo punto nessuna o quasi nessuna!

3) siano concesse con preferenza, a parità di condizioni, alle associazioni o organizzazioni affiliate ad una delle federazioni o confederazioni naturiste nazionali o internazionali;

Ehm, quel parità di condizioni che vuol dire? Che se sulla stessa area c’è un interesse privato l’associazione deve poter offrire lo stesso affitto? Sappiamo benissimo su cosa le associazioni basano il loro sostentamento (il tesseramento), non potranno mai competere con i privati, conseguenza? Il nudismo come pratica a pagamento, in contraddizione con gli stessi principi che stanno alla base del naturismo.

Poi perché legare la concessione alla condizione federativa o confederativa? Perché escludere da tale possibilità i tanti gruppi spontanei (anche piuttosto grossi, come la comunità de iNudisti che conta di oltre quarantamila iscritti, a fronte dei cinquemila dichiarati dalla federazione naturista italiana) e le associazioni indipendenti (ad oggi poche ma che in futuro potrebbero diventare più numerose e, come già detto, le leggi non devono basarsi sul presente ma prendere in considerazione anche il futuro)?

b) i criteri urbanistici per la destinazione, estensione, delimitazione, segnalazione e localizzazione delle aree naturiste anche nel rispetto dell’interesse alla tutela del paesaggio, e in particolare le caratteristiche tecniche delle recinzioni di tali aree in modo da garantire i terzi non naturisti rispetto alla visibilità dall’esterno dei luoghi di pratica naturista.

Si ritorna alla barriera visiva, ok si potrebbe decidere che non serve, ma si potrebbe anche maliziosamente decidere che deve avere caratteristiche non conformi alla tutela del paesaggio e.. bingo, a quel punto impossibile dare concessioni per aree nudiste, invalidando l’intero impianto legislativo.

Pisenze

Data l’analisi viene da chiedersi a che pro promuovere una legge che, tralasciandone i potenziali aspetti limitanti, materialmente non apporta nulla di nuovo? Sono forse vere le illazioni che vorrebbero la legge fatta su misura per facilitare l’approvazione e l’apertura di un solo specifico campeggio nudista, in area già identificata e conforme alle disposizioni di questa legge, in un comune già intenzionato a dare tale approvazione, senza per questo creare precedenti fastidiosi e obblighi agli altri comuni del veronese? Tant’è che, forti del “possono”, tutti i sindaci della sponda veronese del Garda si sono già dichiarati non interessati o addirittura contrari all’apertura sul loro territorio di aree nudiste, gli altri per ora tacciono, ma, se tanto dice tanto, il timore che siano sulla stessa linea di pensiero è molto più che un semplice timore: una quasi certezza. Se poi prendiamo in considerazione l’insieme della legge, quindi anche i suoi  aspetti limitanti, sorge il sospetto che qualcuno abbia preso la palla al balzo per ottenere uno strumento che, fingendo di voler tutelare la diffusione del nudismo, invero realizzasse il suo contenimento: è infatti evidente che ora, in Veneto, ogni forma di nudismo libero, ovvero di nudismo praticato in aree non espressamente autorizzate, è di fatto osteggiata proprio dalla stessa legge che avrebbe potuto e dovuto esserne la promotrice. Certo una legge regionale non può vietare la pratica del naturismo, può però rappresentare un elemento per orientare l’interpretazione dei giudici circa i confini della “pubblica decenza”: se, come appare per questa veneta, la legge è scritta male e con un tono sospettoso nei confronti del nudismo, potrebbe essere più difficile dimostrare al giudice che lo stare nudi è un atteggiamento oggi socialmente accettato.

Qualcuno ha affermato che ad oggi non era possibile ottenere di più. Beh, evidente che si ottiene quello che si chiede e se si chiede poco si ottiene poco: lo dimostra la legge abruzzese dove di più è stato chiesto e di più è stato ottenuto. Già, osserva la stessa persona, ma qui siamo in Veneto, regione notoriamente bacchettona. Boh, lascio ai veneti eventuali contestazioni, io mi limito a notare che il Veneto è una delle regioni con il più alto numero di nudisti e che fino a qualche anno fa (prima delle varie ordinanze di divieto al nudismo) era la regione d’Italia con il maggior numero di aree dove il nudismo veniva tollerato.

“Volete tutto e subito” si rincara. Mah, come detto in apertura di articolo, è invero prassi buona e opportuna quella di mettere in discussione tutto quello che si fa, ivi comprese le decisioni che si prendono, i risultati che si ottengono, gli obiettivi che si perseguono. Valutare e discutere le cose non è volere tutto e subito, al contrario è voglia d’imparare al fine di evitare la reiterazione degli errori, visto che di errori sempre se ne commettono, e anche ammesso che di errori non ce ne siano stati è l’unico modo per potersi migliorare, dato che le cose sono sempre perfettibili.

Qualcun altro afferma “dovete vedere le strutture chiuse e recintate non come un ghetto ma come un’opportunità, l’opportunità di praticare nudismo in serenità e tranquillità, ovvero in sicurezza”. Si certo, è verissimo, nessuno nega che le strutture chiuse abbiano i loro vantaggi e nessuno pretende che non ne vengano costruite, è solo che intanto non appaiono esserci molti imprenditori interessati ad aprire tali strutture e poi appare evidente che senza strutture e spiagge pubbliche a libero accesso questa opportunità risulta disponibile solo a coloro che si possono permettere centinaia di chilometri ad ogni fine settimana, che hanno i soldi per pagarsi questi numerosi accessi alle strutture chiuse, che abbiano la voglia di sopportare le lunghe code stradali: nudismo solo a pagamento, ma che bella opportunità!

Forse se, come fatto per la proposta siciliana (apparentemente svanita nei meandri della burocrazia) e per quella abruzzese (giunta invece a positivo compimento), si fosse aperto un costruttivo dibattito pubblico preliminare, invece di tenerlo ristretto a pochi compagni di “partito”, la proposta di legge si sarebbe potuta formulare in modo più consono alle esigenze della comunità nudista, pervenendo ad una legge probabilmente migliore ma soprattutto condivisa e realmente rappresentativa delle esigenze della comunità nudista veneta e italiana.

Sintetizzando: voto….

  • dal punto di vista del turismo diamo un tre (3): in un mondo ideale potrebbe essere anche un sei, ma in un mondo ideale non ci sarebbe nemmeno bisogno di una legge per garantire al nudismo la sua lecita libertà d’espressione; nel mondo reale potenzialmente arriviamo a un quattro, ma materialmente, viste le posizioni espresse da diversi sindaci, si palesa che non si vada oltre il due, escludendo ciò che è solo ipotesi virtuale e non dato materiale, fatta la media viene il tre;
  • dal punto di vista dello stile di vita nudista non si può che dare zero (0): non esiste un singolo passaggio di questa legge che prenda in considerazione anche solo lontanamente le esigenze di chi ha scelto di vivere nudo.

Piccola considerazione finale: troppo spesso anche gli stessi, quantomeno alcuni, rappresentanti ufficiali del nudismo italiano (e non solo italiano) sembrano dimenticarsi che il nudismo non è (solo) starsene nudi in spiaggia o in altro luogo qualche ora del giorno e qualche giorno dell’anno, al contrario, il nudismo è (anche) una scelta di vita e il nudista desidera, anzi, avendo recuperato la sensibilità epidermica dell’infante che si era addormentata a seguito del costante stare vestiti, ha l’esigenza fisica e psicologica di restare nudo il più possibile, in casa come fuori casa, in vacanza come nella vita quotidiana, nel tempo libero come al lavoro.

Il Garda vuole perdere una grande opportunità di sviluppo? Pare proprio di si!


Baia delle Sirene

Baia delle Sirene

E’ notizia recentissima l’approvazione in Regione Veneto della legge regionale per il riconoscimento e la valorizzazione del turismo naturista. Ancora non è dato di poterla visionare nella sua forma finale per cui non ci è possibile parlare direttamente della legge, non possiamo però esimerci dal commentare le dichiarazioni che ne sono scaturite, a partire dalla presa di posizione di chi, in Regione, ha tentato di impedirne l’approvazione.

Facendo riferimento all’articolo de L’Arena pubblicato in data 31 gennaio 2014 “Spiagge per nudisti, un sì solo sulla carta”, andiamo a vedere e commentare una per una le dichiarazioni rilasciate.

Stefano Valgamberi, in Regione: “un’ulteriore banalizzazione del corpo umano, che contribuisce a degenerare gli usi e i costumi di una popolazione che sta vivendo da decenni un progressivo decadimento di valori”. Evidentemente non conosce  ciò di cui sta parlando: il nudismo, per sua natura, togliendo al corpo l’oggettivazione, rimettendo al primo posto degli scambi interpersonali la persona, scavalcando e annullando i vari stereotipi del pudore e del consumismo, eleva il corpo umano ridonandogli la sua dignità originale. Queste sono evidenze oggettive facilmente rilevabili: basta partecipare a un raduno di nudisti! Ce ne sono giusto diversi già programmati: il 14 e 15 giugno prossimi lo strepitoso Raduno Nazionale de iNudisti che lo scorso anno ha visto, sui due giorni, la presenza di più di 400 persone (vedi i video relativi); oppure i tanti eventi del programma “Orgogliosamente Nudi 2014” organizzato da “Mondo Nudo”.

Davide Bendinelli, consigliere regionale gardesano, facendo riferimento alla spiaggia nudista del Brancolino nel territorio di Torri del Benaco: “recentemente è un po’ degenerata come tipo di frequentazioni”. Non ho mai frequentato la zona a cui si fa riferimento per cui non posso esprimere pareri specifici, l’esperienza di tante altre zone, però, mi permette di affermare che se degenerazione c’è stata di certo non è per colpa dei nudisti, la cui filosofia non ammette esibizionismi di nessun genere. Nei luoghi dove Consigli Comunali e Forze dell’Ordine, invece di rispondere “ve la siete cercata” o, peggio, fermare e multare gli stessi nudisti che segnalano eventuali casi di esibizionismo, supportano adeguatamente dette segnalazioni non si rilevano degenerazioni di alcun genere o vengono facilmente contenute: con un poco di collaborazione reciproca (e i nudisti sono prontissimi a darla) svanirebbero.

Giorgio Passionelli, sindaco di Torri, in riferimento sempre alla spiaggia di cui sopra: “Abbiamo fatto diverse ordinanze contro l’uso di quella spiaggia da parte di nudisti e sono state emesse sanzioni.”. Ordinanze di fatto illogiche (vietando il nudismo non si risolve il problema dei guardoni e degli esibizionisti che sono un prodotto dei tabù creati dalla società tessile, il nudismo caso mai risolve il problema) e incostituzionali (art 3 della Costituzione Italiana: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana). “Personalmente non sono per nulla d’accordo”. Libero di esserlo ma un Sindaco non può e non deve veicolare il proprio atteggiamento amministrativo sulla base delle sue personali convinzioni, suo preciso dovere è quello di amministrare la cosa pubblica in funzione della Costituzione Italiana e della legge, facendo in modo che tutti possano attuare i propri diritti costituzionali e naturali, salvo che questo non danneggi materialmente gli altri. Il nudismo, lungi dal danneggiare qualcuno (provocare fastidio a chi è condizionato dai tabù sociali non è un danneggiamento materiale), apporta solo vantaggi sociali e personali, tra i quali la Body Acceptance di cui oggi tanto si parla; il nudismo, se applicato in modo metodico e generalizzato, eliminerebbe dal tessuto sociale ogni forma di violenza sessuale, ogni problema di anoressia e bulimia., molte delle problematiche dei rapporti sociali e interpersonali.

Rinaldo Sartori, sindaco di Brenzone: «Con i problemi che abbiamo, dobbiamo risolvere anche quelli dei naturisti?”. Certo che sì, primo perché i naturisti sono cittadini Italiani, Veneti e Gardesani come tutti gli altri, secondo perché rispetto ad altri problemi quello del nudismo non è un vero problema (lo è solo per chi lo vuole vedere come tale), terzo perchè bastano pochi minuti per risolverlo (il tempo per dirsi “ok sul nostro territorio ognuno è libero di mettersi nudo”), infine perché caso mai il nudismo, come poco sopra illustrato, i problemi li risolve agli altri. “Io sono mentalmente aperto” il solito colpo al cerchio e alla botte? Se uno è mentalmente aperto lo è e stop, non fa ulteriori considerazioni che dicono l’esatto opposto. “Ma vedo delle difficoltà. Il nostro turismo è costituito principalmente da famiglie, le cui esigenze sono difficilmente conciliabili con quelle dei nudisti». Ecco di nuovo il non conoscere quello di cui si vuole parlare, atteggiamento che per un Sindaco è assolutamente inconcepibile: non ci sono statistiche precise, ma si può affermare che almeno il 25% dei nudisti italiani è costituito da famiglie, famiglie che si vedono costrette ad andare all’estero per avere la certezza di non essere infastidite dalle forze dell’ordine; senza considerare le ancor più numerose famiglie francesi, spagnole, tedesche, olandesi che potrebbero venire in Italia ma non lo fanno. Se poi consideriamo che il turismo del Garda è oggi quasi esclusivamente composto da tedeschi e olandesi, paesi dove la nudità è una normalità sociale, ecco che ci si rende conto di come sia invece non solo possibile ma anche doveroso supportare la pratica del nudismo sul Lago di Garda.

Ivan De Beni, primo cittadino di Bardolino: “è una decisione che va ponderata, per mettere d’accordo esigenze diverse” Ottimo ma .. aspetta, e ti pareva! “A Bardolino le spiagge si trovano a ridosso delle strutture ricettive, mentre servirebbero aree riservate per evitare il disturbo reciproco». E perché mai? Tutte le spiagge nudiste italiane e straniere vengono regolarmente percorse, per non dire invase, dai non nudisti, chiara dimostrazione che a chi non è nudista non provoca nessun fastidio la presenza di nudisti (per inciso questo è stato dimostrato anche da vari sondaggi fatti fuori dai contesti nudisti).

Antonio Pasotti, sindaco di Garda: “Non sono contrario” Eeee vaiiii, eh no! “ma bisognerebbe chiudere un tratto di spiaggia e destinarlo ai naturisti. E nel mio comune non si può. La trovo una proposta difficilmente realizzabile». Conosco abbastanza bene la zona visto che ci vado ogni tanto a pescare e c’è un lungo tratto della spiaggia che dalla cittadina si stende verso Punta San Vigilio dove ben poche sono le persone che stazionano, per giunta in tale tratto di spiaggia da almeno trent’anni esiste già una porzione usata dai nudisti, infine: non servono spiagge dedicate, la stragrande maggioranza degli italiani è favorevole alla condividere gli spazi con i nudisti, di più, una buona fetta di questa maggioranza ha dichiarato che diventerebbe nudista qualora fosse sicura di non aver problemi giuridici. Purtroppo (facciamo riferimento alla bozza delle legge regionale, ma viste le parole dei Sindaci è chiaro che la versione finale in questo non è cambiata), ignorando la realtà dei fatti, pensando solo al turismo e non all’aspetto ben più rilevante e importante del “nudismo come scelta di vita”, escludendo la forte espansione dell’escursionismo nudista e, dulcis in fundo, contrastando la legge italiana che, materialmente, non vieta il nudismo (è solo convenzione sociale che il nudo sia offesa al pubblico pudore, convenzione ormai superata e annullata dalle tantissime sentenze a favore dei nudisti), si è fatto il gravissimo errore di vincolare legislativamente la possibilità di stare nudi all’individuazione di aree isolate e delimitate, ora anche un consiglio comunale lungimirante, un consiglio che volesse adottare la più corretta e funzionale formulazione “Clothing Optional” (vestiti facoltativi) si verrebbe a trovare in forte difficoltà, sic!

Una parte dello spiaggione di Garda

Una parte dello spiaggione di Garda

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Orgogliosamente Nudi 2014


Ammissibile che ognuno abbia le proprie idee in merito alla nudità più o meno pubblica; tollerabile l’essere più o meno d’accordo con la pratica del nudismo; inopinabile, però, che senza sperimentazione diretta esista solo il sentito dire, ovvero l’incertezza se non la tenebra più scura, con l’inevitabile conseguenza di poter formulare solo opinioni infondate o, al massimo, poco fondate.

Il saggio non è colui che sa tutto, è semplicemente colui che evita l’imprecisione e, ponendosi il dubbio su tutto ciò che gli è poco noto, cerca la conoscenza diretta, unica via per chiarire i dubbi e arrivare alla formulazione di pareri fondati.

Il programma “Orgogliosamente Nudi” nasce e si esplica nel preciso intento di dare a tutti l’opportunità di conoscere da vicino questa realtà, di poter parlare con chi la pratica, eventualmente di poter sperimentare di persona cosa voglia dire stare nudi e perché ci sia chi lo ha scelto come stile di vita.

Non è nostra intenzione obbligare il mondo a rigettare i vestiti, vogliamo solo che sia rispettato il nostro diritto alla nudità, un diritto che, nonostante non ci sia un vero veto legislativo, nonostante le diverse sentenze a nostro favore, ci viene spesso negato da quei pochi estremi oppositori, dalle forze dell’ordine e da molte amministrazioni comunali che ci obbligano a indossare la maschera del conformismo.

L’unica strada a nostra disposizione per cambiare le cose è quella di aumentare i nostri numeri, siamo così costretti a fare proselitismo, non comunque un proselitismo integralista, bensì un proselitismo aperto e sincero, una propaganda amichevole: venendo con noi non ti sentirai costretto a nulla, non cercheremo di forzare le tue decisioni, rispetteremo le tue scelte, ti spoglierai solo se lo vorrai e quando ti sentirai pronto a farlo.

L’esperienza, d’altra parte, ci ha insegnato che l’esempio nudista è coinvolgente, di più, travolgente, vivendo tra noi è impossibile resistere e prima o poi si superano i condizionamenti mentali e ci si mette nudi, una volta nudi bastano pochi secondi per accorgersi che è tutto bello e semplice, una volta nudi… non si torna più indietro, specie provandolo nel massimo sistema, quello dello sport e, nello specifico, dell’escursionismo.

Quest’anno proponiamo un programma ben più ampio e variegato di quello del 2013, un programma che prevede anche incontri che, di base, saranno tessili, proprio per dare modo a chi voglia conoscerci di poterlo fare senza timori ed esitazioni: già può essere difficile inserirsi nei nuovi contesti, tra persone che non si conoscono, figuriamoci se ci aggiungiamo anche il fatto di doversi denudare o, comunque, di trovarsi tra persone nude.

Noi di Mondo Nudo abbiamo fatto la prima mossa e ci siamo messi a piena disponibilità del mondo tessile assicurandovi massima cordialità e disponibilità ad accogliervi tra le nostre fila, ora tocca a voi!


Locandina generale del programma

Le attività indicate (alcune ancora in via di definizione e pertanto formulate in modo generico) potranno subire variazioni, specie quelle che richiedono necessariamente l’interfacciamento con strutture turistiche e alberghiere. Seguiranno man mano le locandine delle singole attività con tutti i dettagli necessari, assieme alle schede di segnalazione della propria partecipazione: seppur rese pubbliche sono solo gite tra amici e non c’è obbligo di registrazione, segnalandoci però la vostra presenza potrete tenervi più facilmente aggiornati (perché ci penseremo noi a farlo) e sarà per noi più facile gestire i raduni di partenza.

Al programma viene abbinato un (pseudo) concorso fotografico senza premi: il riconoscimento l’avranno tutti i partecipanti dato che tutte le opere verranno utilizzate per creare una presentazione da proiettare durante la grande festa di chiusura e da utilizzare per successive serate di informazione sull’escursionismo al naturale.

Clicca sulla voce Eventi della barra di navigazione per accedere alla pagina di riepilogo di tutti gli eventi, oppure posizionaci sopra il cursore per aprire il menù con cui accedere direttamente alle singole schede e ai moduli di iscrizione (segnalazione della propria partecipazione).

Purtroppo non siamo riusciti ad organizzare queste serate, il 5 e l’11 sono sicuramente cancellate, resta in gioco il 19 ma con forti dubbi. Lasciamo la pagina e il modulo qualora qualcuno fosse interessato per organizzare serate in altre date. Grazie!

Cliccare sulla locandina per scaricarne la versione ad alta risoluzione

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Paura e libertà: vivere e morire a 15 anni


Un ragazzo di quindici anni si è impiccato… Una notizia tristissima che lascia sempre perplessi e con molto amaro in bocca.

Noi tutti, la società nel suo complesso si sente in colpa se invece di accogliere un ragazzo esuberante, vivace, pieno di energia, di allegria e di voglia di vivere è la causa di una resa incondizionata e senza appello.

Il male è irrisarcibile, definitivo, irrevocabile. Incomprensibile.

Christian Adamek non si è ucciso perché era depresso, per un brutto voto, per difficoltà in famiglia, per una delusione d’amore, per il bullismo dei compagni… Si è ucciso per un motivo banale, per uno scherzo, per una delle tante contraddizioni delle nostre società “avanzate” e “civili”; contraddizioni che prima o poi scoppiano come un bubbone. Una di queste contraddizioni è che il fatto è avvenuto in un Paese (gli Stati Uniti) dove si magnificano corpo e salute e si sottomettono mente e carattere; dove è diffusa una pornografia violenta ed estrema e Facebook fa la madonnina infilzata. E che dire – sempre per rimanere in ambito anglosassone – delle partite neozelandesi di rugby con giocatori che indossano la sola maglietta che avevano quando son nati e il canguro dello zoo con i genitali pixellati? E del tira-e-molla fra la polizia inglese e Steve Gough?

Per una scommessa e un video su YouTube Christian Adamek ha attraversato nudo il campo da gioco della scuola durante la pausa di una partita: cinque secondi di libertà, rubata e sacrosanta, che si esaurisce in una risata, in uno sberleffo anticonformista e trasgressivo, senza malanimo, senza cattiveria. Contro norme fin troppo sicure di essere sempre nel giusto.

Casi di streakers ormai non fanno più notizia, al punto che non vedo troppo lontano il giorno in cui per protesta, per gioco, per goliardia, vedremo il pubblico di uno stadio intero invadere il campo da gioco in veste da streakers.

Christian Adamek non si è ucciso per la vergogna di esser stato visto nudo, di essere semplicemente e spontaneamente un ragazzo che ama giocare e scherzare. Si è ucciso perché per questo suo gesto è stato estratto il cartellino rosso dell’espulsione e l’ipoteca a vita di essere iscritto (per eccesso di zelo dei dirigenti scolastici) nel registro dei “sex offenders”. Un pugno in pancia di una violenza che letteralmente gli ha tolto il respiro. Si è ucciso sopraffatto dalla paura, perché non aveva più futuro, qualcuno gli aveva cancellato questo diritto. C’è qualcosa di immensamente sproporzionato e di assolutamente inadeguato: leggi, regolamenti, provvedimenti, punizioni esemplari che schiacciano all’improvviso un ragazzo come un macigno, come fosse uno scarafaggio. Non è corretto usare la Legge come deterrente terroristico, non è civile, non è educativo. Una presunta offesa al pudore pagata con la vita! A 15 anni! Non è forse troppo?

Non sarà facile per nessuno lavarsi la coscienza col dire che in definitiva è stata una scelta del ragazzo, che si è giudicato da sé, che nessuno ha colpa se aveva un senso morale un tantino esagerato, che gli adolescenti – si sa – sono ancora fragili, si devono fare le ossa; se non sanno gestirsi è ora che imparino, non bisogna confonder la tolleranza col lassismo; una scuola dovrà pur insegnare qualcosa, i veri valori, mettere e far rispettare i famosi paletti, altrimenti è il caos, e si abdica al mandato che la società, i genitori le hanno affidato…. Ma in fin dei conti, ufficialmente, nessun provvedimento era stato ancor preso. Diciamo che il ragazzo ha amplificato le proprie stesse paure…

Walt Disney, sprovvedutamente (?), nella sua Fantasia ha fatto intendere che il fuoco della passione, il fuoco che abbiamo nel sesso siano uguali al fuoco dell’inferno e che questo fuoco provenga dal sesso di Satana. Il messaggio è più che chiaro: non scherzare col fuoco! Col male non si scherza, non si viene a patti: tolleranza zero! Dovere della scuola (e della società) è isolare i violenti, chi dà il malesempio, le mele marce. Per il buon nome della scuola, degli insegnanti e per rispetto degli alunni stessi e delle loro famiglie. [Per motivi di copyright non è possibile riprodurre l’immagine, vi rimando a questo link (nella pagina cercate il nome del diavolo, Chernabog – dal nome del Demone del Buio del folklore protoslavo, Černobog]

 Forse ha ragione Durkheim che circa un secolo fa diceva: «il pensiero scientifico non è altro che una forma perfezionata di pensiero religioso» (Les formes élémentaires de la vie religieuse, 1912, p. 613); alla luce di questo caso potremmo parafrasare la frase dicendo che «il concetto di stato/società non è altro che una versione laicizzata del concetto di religione/chiesa». Sembra infatti che la società, con le sue leggi, costumi e imposizioni usi i medesimi metodi, gli stessi zuccherini e ostracismi, faccia perno su fondamenti assiomatici come fossero dogmi. La società ci fa liberi, ci salva, ci emancipa… ci protegge. Fuori ci sono i banditi, gli eslege, gli apolidi, i tentennini, i terroristi.

Com’è possibile dire che Christian non accettasse le regole, se ha dimostrato col proprio suicidio che l’appartenenza alla società e alla scuola per lui erano importanti quanto la vita. Fare lo streaker non è stato un gesto di sfida, di ribellione, di disprezzo o dileggio dell’ordine costituito. Nulla di tutto questo. L’ha fatto per il suo gruppo ristretto, una ragazzata, una scommessa, e vincendola si è assicurato il consenso e la solidarietà del suo gruppo, una prova di coraggio, di auto-affermazione, di lealtà. Non supponeva minimamente che la promozione da un lato potesse equivalere a una bocciatura dall’altra: è così dunque che adulti e ragazzi si conoscono? A questo si riduce, nei fatti, il tanto strombazzato “dialogo”, il paternalistico “ascolto”?

La sproporzione è anche nel considerare “sex offender” un ragazzo di 15 anni. La cronaca non manca di darci notizia di episodi certamente esecrabili e deplorevoli. Ma mi volete spiegare che cosa aveva la corsa di Christian di “sessualmente offensivo” e per chi? Chiediamoci pure se i cinque secondi su YouTube fu vera gloria. Mi chiedo anche: fu vero oltraggio? Una cosa è certa: è la legge che crea il crimine e il criminale… o li copre. Facciamo e disfiamo, ma poi i nodi prima o poi vengono al pettine ed a pagare, come sempre e per primi, son solo degli innocenti.

Riflessioni su un settembre naturista in Abruzzo


Dalla e-Zine de iNudisti…. A conclusione di un positiva stagione naturista abruzzese, eccovi il riepilogo degli eventi più significativi a cura del segretario dell’ANAB: Andrea Mirabilio

Riflessioni su un settembre naturista in Abruzzo

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Guida Naturista Italiana in biblioteca


Guida naturista ItalianaLa Guida Naturista Italiana 2013, che ha suo tempo recensimmo (leggi), è ora disponibile anche attraverso la Rete Bibliotecaria Bresciana e Cremonese, una bella opportunità per chi volesse consultare la guida prima di acquistarla o per chi ne avesse un bisogno solo occasionale.

Ci è già stata segnalata una prima richiesta di visione, speriamo ne seguano tante: sarebbe un buon segnale a favore del nudismo italiano e un ottimo stimolo ad investire di più e meglio sul nudismo e sull’editoria nudista e naturista.

Cogliamo l’occasione per ringraziare l’amico e collaboratore Vittorio che si è fatto carico di questa iniziativa e chi, istituzioni comprese, l’ha supportata. Confidiamo ne possano seguire altre similari e che presto “nudismo” non debba più essere una parola fraintesa, una parola pronunciata con timore o con avversione, una parola censurata.

Grazie!

Pranzo conclusivo “Orgogliosamente Nudi” 2013


Visto il buon esito del programma “Orgogliosamente Nudi” 2013, con l’effettuazione puntuale di tutte le escursioni previste e l’attivazione di alcuni utili contatti istituzionali, lo staff di Mondo Nudo ha pensato utile e doveroso dare al programma una degna conclusione e ha pertanto organizzato un pranzo in un agriturismo della zona Lago d’Iseo.

La partecipazione, come per tutti i nostri eventi, è aperta a tutti, ivi compresi coloro che (ancora) non hanno abbracciato lo stile di vita nudista, basta non avere problemi a condividere lo spazio con persone nude dato che il vestiario sarà assolutamente facoltativo.

Cliccando sulla locandina si accede alla pagina evento con altre informazioni e il modulo di prenotazione.

9 - Novembre

Randonneur prosciolto


Notizia di oggi pomeriggio: l’escursionista francese N.N. è stato prosciolto con formula piena dall’accusa di esibizionismo: né una piccola multa, né la condizionale, né l’iscrizione al casellario. La Corte ha intravisto come fatto dirimente la non-intenzionalità, comprovata dal tentativo di sottrarsi alla vista: senza intenzionalità non esiste esibizione.

Gli amici nudo-naturisti francesi tirano un sospiro di sollievo. Ma soprattutto l’interessato. Se fosse stato ritenuto colpevole, sarebbe stato iscritto in una lista di molestatori sessuali e sospeso o licenziato.

Alcuni sono soddisfatti a metà: da una parte dicono che non è cambiato nulla nella legge, e inoltre non è stata accettata l’istanza di incostituzionalità dell’articolo (l’avvocato difensore aveva sostenuto una mancanza di definizione circostanziata e inequivocabile del reato di “esibizionismo”): permane dunque imprecisa la nozione giuridica di “esibizione sessuale”… a discrezione degli agenti di polizia, suggeriscono altri.

Non sono contenti perché ritengono che di fronte al pubblico ci si debba rivestire e ciò non è “naturismo in libertà” (almeno in un ambiente naturale, lontano dai centri urbani o frequentati): i pantaloncini sempre a portata di mano.

Altri si accontentano di commentare: «Cela ne fait pas loi mais c’est un petit caillou de jurisprudence». («La sentenza non fa legge, e tuttavia è un sassolino di giurisprudenza»).

Leggi le premesse e il perché…

Ma in Francia…


Domani, nelle prime ore del pomeriggio, verrà depositata la sentenza contro N.N. un escursionista (randonneur) denunciato da una signora benpensante che l’ha visto passeggiare nudo in un bosco. Alla vista della signora, Alain si era ritirato dietro un cespuglio, rivestendosi e poi allontanandosi. La signora non conosceva Alain e lo ha denunciato alla Gendarmerie semplicemente comunicando la targa dell’auto.

Il 1° luglio ero presente all’udienza, durata in tutto circa tre quarti d’ora. Da una parte i sorrisini del pubblico, il pubblico ministero che considerava tutta la questione assolutamente banale e di nessun conto, la presidentessa che conosceva solo sommariamente i fatti e dall’altro Alain che rischia un anno di prigione e fino a 15 mila euro di multa e la sospensione dall’insegnamento (sono severe le pene in Francia, molto più che in Italia!)

Si è molto parlato di questo caso e si attende con trepidazione il verdetto. In caso di assoluzione, l’escursionismo nudo-naturista potrà essere considerato come liberalizzato. Ma più ancora (e perché) non più associato all’«esibizione sessuale». In caso di condanna, sarà un bel passo indietro e la vanificazione di tanti sforzi degli amici francesi, soprattutto dell’Apnel (Association pour le naturisme en liberté) e probabilmente un giro di vite generale (anche in Italia, temo).

Per chi conosce il francese, può leggere nel frattempo l’articolo apparso su «Sud Ouest» il 29 giugno.

A domani!

Leggi il seguito: prosciolto, ma…

Proposta di Legge in Regione Sicilia


È cronaca recentissima l’avanzamento in Regione Sicilia di una proposta di legge regionale in merito allo sviluppo del nudismo, che nella stessa viene definito naturismo. Personalmente ero al corrente della cosa già da diverso tempo: ero stato contattato per offrire suggerimenti in merito, suggerimenti prontamente dati ma che ho poi visto totalmente ignorati.

Sebbene debba confessare che l’avermi ignorato un poco mi abbia dato fastidio, non è di certo mia abitudine farmi condizionare da tali quisquilie e non ho bocciato la proposta in ragione di questo, ma perché, oltre che limitarsi a ribadire cose che di fatto già sono fattibili, conteneva aspetti potenzialmente pericolosi per la pratica nudista.

D’altra parte prima di esprimere il nostro parere, noi de iNudisti ci siamo confrontati, trovandoci in comune accordo su tutte le osservazioni poi fatte attraverso il forum. Abbiamo scelto la strada del forum innanzitutto perché su di esso qualcuno a noi estraneo aveva aperto la relativa discussione,  poi perché sappiamo bene che i proponenti ci seguono sul nostro forum, infine perché non ci sembrava ne opportuno ne conveniente farlo sul sito della Regione Sicilia: fosse stato il sito di un’associazione naturista o di una comunità nudista, ma proprio quello della Regione no, poco elegante e materialmente pericoloso aprire spontaneamente delle teste di ponte a favore di chi vuole darci addosso. Aggiungo che avevo già pronta anche una comunicazione da inviare direttamente ai responsabili dell’UNS (l’associazione naturista locale che sta portando avanti la proposta), ma prima che potessi inoltrargliela sono stati loro stessi a contattarci per chiedere la nostra collaborazione alla revisione della proposta, quindi ho lasciato perdere.

Trattandosi di una iniziativa lodevole e importante, per la prima volta qualcuno va oltre il livello comunale e vuole farlo in modo disinteressato e veramente utile alla causa nudista, ho pensato di svilupparci sopra un articolo al fine di darle la massima visibilità: sia la e-zine de iNudisti che il mio blog “Mondo Nudo”, sul quale l’articolo verrà ripetuto, sono letti da tutto il mondo, in più gli articoli del mio blog vengono automaticamente rilanciati sul sito della Federazione Naturista Portoghese e spesso condivisi da diversi altri siti nudisti e naturisti personali e associativi, italiani e stranieri.

Noi, lo staff editoriale de iNudisti e di “Mondo Nudo”, siamo abituati ad essere soprattutto propositivi e costruttivi, così nel contesto di questo articolo, non ci limitiamo a presentare l’iniziativa, non ci limitiamo a ripetere le nostre osservazioni, ma presentiamo, senza la pretesa d’essere perfetti ed esaustivi (tutto è perfettibile), una nostra revisione della proposta, nata dalla comune condivisone delle osservazioni e delle rettifiche.

Partiamo dalla proposta originale, senza la quale non si potrebbero comprendere le nostre osservazioni.


RELAZIONE DEL DEPUTATO PROPONENTE

Onorevoli colleghi,

l’Italia è l’unico stato dell’Europa a non possedere una legge che riconosca e tuteli il naturismo. Nel 1974, durante il 14° Congresso Naturista Mondiale, il naturismo viene definito come un modo di vivere in armonia con la natura, caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto di se stessi, degli altri e dell’ambiente. Il naturismo è un modo sano, naturale, educativo e familiare di vivere la propria libertà con rispetto verso altri modus vivendi e non ha nulla a che vedere con comportamenti legati alla sessualità o al voyeurismo ma anzi se ne distanzia. Esso è un movimento che si propone di promuovere un contatto diretto con la natura privo di artificiosità e convenzioni sociali, partendo dal rispetto verso le persone, per arrivare al rispetto degli animali e dell’ambiente attraverso uno stile di vita che vede la nudità come logica conseguenza del proprio modo di essere interiore. Un naturista ha una vita sana, si alimenta con prodotti naturali, pratica attività sportiva all’aria aperta e il suo stare nudo ha una componente sociale, che infatti realizza sia in spazi privati sia in spazi pubblici.

Tale legge nasce dall’esigenza di tutelare e regolamentare tale pratica in virtù del fatto che non vi è alcuna norma in merito. In Europa le strutture estive per i naturisti, villaggi e campeggi, sono concentrate in Francia, Spagna e Croazia. In questi tre stati il naturismo contribuisce in maniera significativa all’incremento del PIL. L’Italia presenta soltanto otto strutture naturiste di media-piccola recettività e solo una si affaccia sul mare, nonostante l’Italia presenti un clima favorevole per la diffusione del naturismo e in particolare la Sicilia dove le temperature elevate permettono di vivere le spiagge per lunghi periodi durante l’anno. Le statistiche italiane affermano che i naturisti in Italia sono cinquecento mila, i quali si trovano costretti a scegliere strutture naturiste estere per le loro vacanze. In termini economici ciò significa che milioni di euro ogni anno vengono spesi fuori dall’Italia. Alla luce di quanto detto la Sicilia, visto il clima più favorevole rispetto agli stati di cui sopra, potrebbe diventare polo attrattivo turistico naturista di tutta l’Europa. La creazione di strutture idonee al naturismo, oltre a rappresentare un superamento dei pregiudizi che ha sempre accompagnato questo tema, può rappresentare un potenziale sviluppo economico per la Sicilia, regione da sempre a vocazione turistica.

—O—

DISEGNO DI LEGGE DI INIZIATIVA PARLAMENTARE

Art. 1.

Finalità e principi generali

1. La Regione siciliana, entro i limiti posti dallo Statuto e nel rispetto dei principi generali della Costituzione della Repubblica, riconosce e promuove nel proprio territorio le condizioni necessarie per garantire la possibilità di praticare il turismo naturista, riconoscendolo come stile di vita sano, naturale, educativo e familiare con grandi potenzialità di sviluppo economico.

Art. 2.

Competenze della Regione

1. La Regione, per perseguire le finalità di cui all’articolo 1, favorisce l’individuazione delle aree da destinare alla pratica del naturismo e la realizzazione d’infrastrutture pubbliche e private destinate al medesimo scopo, anche con la concessione di contributi attraverso le vigenti leggi d’incentivazione del settore turistico e in ottemperanza alla legge regionale n. 10 del 15 settembre 2005.

Art. 3.

Aree pubbliche destinate al naturismo

1. I comuni possono destinare spiagge marine, lacustri o fluviali, boschi ed altri ambienti naturali di proprietà del demanio o di enti pubblici alla pratica del naturismo.

2. Nelle aree pubbliche destinate al naturismo dovranno essere costruite semplici infrastrutture a servizi che siano scarsamente visibili, non inquinanti, senza impatto ambientale, rispettose dell’ambiente e degli eventuali vincoli esistenti.

3. La gestione di tali aree può essere concessa a privati, ad associazioni o ad organizzazioni che ne garantiscano il buon funzionamento e la fruizione applicando le tariffe previste dalle rispettive normative.

4. Nel caso di cui al comma 3, la concessione individua il canone dovuto dai soggetti gestori e l’obbligo di attrezzare l’area in modo da garantirne il buon funzionamento e la fruizione.

5. Il comune controlla l’attività svolta, il regolare allestimento delle infrastrutture e, in caso di riscontro negativo, revocano la concessione o la licenza.

6. Nell’attuazione della presente legge, i comuni disciplinano e regolamentano la pratica del naturismo, tenendo conto anche dei profili connessi alla tutela ambientale e alla sicurezza dell’individuo.

Art. 4.

Aree private destinate al naturismo

1. I privati che intendano aprire strutture destinate al naturismo, quali campeggi, alberghi, piscine, saune o altro, ad esclusione delle zone di demanio marittimo, si attengono, per l’utilizzo delle aree e per la realizzazione di manufatti, a quanto previsto dalle altre leggi vigenti che disciplinano il settore turistico.

Art. 5.

Vigilanza delle strutture

1. E’ compito dei gestori delle strutture, siano esse aree pubbliche o private, vigilare sulla loro corretta fruizione, utilizzando tutti i mezzi che la legge mette loro a disposizione per evitare che comportamenti osceni possano turbare il quieto vivere dei naturisti.

2. L’inosservanza della disposizione di cui all’art. 1, è sanzionata secondo le norme previste dalla legge.

Art. 6.

Delimitazione e segnalazione delle aree

1. Le aree destinate alla pratica naturista sono opportunamente delimitate e segnalate mediante cartelli o analoghi strumenti che assicurino un’adeguata identificazione che le distingua, al fine di evitare ogni promiscuità, da spazi frequentati dai cittadini che non praticano il naturismo.

2. Le strutture di cui all’articolo 4, comma 1, inoltre, garantiscono i terzi estranei alle strutture medesime rispetto alla visibilità dall’esterno dei luoghi di pratica naturista.

Art. 7.

Norma finale

1. La presente legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana.

2. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione.


Un primo aspetto, al quale tengo molto e che riguarda aspetti di comunicazione e pubblicità, è l’utilizzo improprio del termine “naturismo” invece del più appropriato, chiaro ed efficiente termine di “nudismo”. Di fatto il naturismo, ovvero il mangiare sano (che poi ancora esistono opinioni discordanti sul significato di mangiare sano), il rispettare la natura, eccetera, è già lecito ovunque; ad essere legislativamente lecito ma giuridicamente in stato di incertezza è solo una piccola parte di un certo modo d’intendere il naturismo, ossia lo stare nudi, indi il nudismo. Poi va tenuto in debito conto che non tutti coloro che praticano il nudismo sono anche naturisti, molti di più sono coloro che il nudismo lo praticano come fine a se stesso, coloro che desiderano solo poter prendere il sole sull’intero corpo, coloro che solo amano godere dell’assenza delle vesti e della relativa sensazione di libertà e respiro che se ne ricava. Risulta, a questo punto, quantomeno evidente che le proposte di legge dovrebbero far esplicito riferimento al termine nudismo e non a quello assai più limitante di naturismo. In caso contrario il rischio, estremo ma non per questo impossibile, è quello poi di trovarsi comunque nell’impossibilità di praticare la nudità, con la scusa che è stato approvato lo stare in natura, non lo starci nudi.

Ma se su questa prima questione potremmo anche sorvolare, non si può sorvolare invece sulle altre questioni generate da questa proposta.

La prima è il fatto che nella proposta si usano, nei riguardi delle istituzioni comunali a cui spetterebbe il compito di assegnare le concessioni, termini che escludono qualsiasi forma d’obbligo, limitandosi a porre in essere delle facoltà possibilistiche, cosa che già è valida, come dimostrano le concessioni e le autorizzazioni già date da alcuni comuni per la fruizione di spiagge nudiste pur in assenza di qualsiasi legge regionale. Conseguenza potenziale: nessun comune assegna le concessioni, indi nudismo non più praticabile in quanto essendoci ora una legge regionale questa fa vincolo e prevede il nudismo solo nelle aree ad esso deputate.

In contrapposizione si usano termini impositivi riguardo a quanto dovranno fare coloro che ottengono le concessioni, arrivando perfino a prevedere l’annullamento della concessione in caso di mancato rispetto di tali obblighi. Rilevante la mancata reciprocità del trattamento tra chi dà e chi riceve la concessione, ma poi che ancor più preoccupa è la forma degli obblighi:

–          Recinzione delle aree con oscuramento delle stesse, cosa che da sempre provoca la diffusione dell’opinione che tali aree siano alla fine nient’altro che dei circoli sessuali all’aperto, dove le persone siano dedite all’esibizionismo e alla trasgressione sessuale; pensieri che non nascerebbero in assenza di oscuramento;

–          Pagamento di un canone d’affitto; come ben si sa le associazioni naturiste sopravvivono grazie al volontariato e i ricavi dovuti al tesseramento servono appena a ripagare le spese di gestione, come potrebbero accollarsi l’onere di canoni d’affitto che certamente non sarebbero simbolici?

–          Allestimento di servizi, sanitari e via dicendo; non solo altri costi, ma la possibilità di trovarsi a fronte di dinieghi alla costruzione di detti servizi, vuoi per vincoli ambientali, vuoi per vincoli paesaggistici, vuoi perché area parco e via dicendo.

Poi abbiamo l’assenza di ogni riferimento a spazi liberi, si parla solo di concessioni per aree strutturate e non si parla dell’individuazione e fruizione di zone senza nessuna connotazione commerciale. Materialmente non solo il nudismo verrebbe ulteriormente vincolato alla presenza di strutture commerciali, ma chi volesse praticare nudismo dovrebbe mettere in conto una non indifferente spesa annuale: il nudismo non è cosa che si pratica solo in occasione delle ferie, bensì cosa che si pratica quotidianamente.

Che dire poi del parlare solo di turismo, come se i nudisti venissero solo da fuori: i nudisti vivono anche nelle zone che verrebbero interessate dalla legge, vanno anch’essi tutelati!

Ci sarebbero altre cose da osservare, ma non voglio dilungarmi troppo e mi fermo qui, d’altra parte di carne al fuoco ne è già stata messa tanta e, tutto sommato, il resto lo si potrà comprendere da quanto segue.

Ecco quindi la nostra revisione


Onorevoli colleghi,

l’Italia, a differenza di molti altri stati europei, non ha una legge che riconosca e tuteli il nudismo. Il nudismo, contrariamente a quanto alcuni media e alcune persone tendano a diffondere, non ha nulla a che vedere con la trasgressione sessuale o il voyeurismo, quantomeno non più di quanto ne abbia il vivere vestiti. Il nudismo è solo un modo sano, naturale ed educativo di vivere, attraverso il nudismo i giovani possono crescere con un maggior rispetto del proprio corpo e di quello degli altri, possono sviluppare una migliore educazione sessuale, possono addivenire a un comportamento sessuale e sociale corretto e non violento. Il nudismo è un movimento che si propone di promuovere un contatto diretto con la natura privo di artificiosità e convenzioni sociali.

In Europa le strutture estive per i nudisti, villaggi e campeggi, sono concentrate in Francia, Spagna e Croazia. In questi tre stati il nudismo contribuisce in maniera significativa all’incremento del PIL. L’Italia presenta soltanto otto strutture nudiste di media-piccola recettività e solo una si affaccia sul mare, questo nonostante l’Italia presenti un clima favorevole per la diffusione del nudismo. In particolare la Sicilia, a seguito delle temperature elevate, permette di vivere le spiagge per lunghi periodi durante l’anno.

Le statistiche italiane affermano che i nudisti in Italia sono ufficialmente cinquecentomila, ma ufficiosamente, prendendo in considerazione anche coloro che non sono iscritti alle associazioni ufficiali, coloro che praticano solo all’estero, coloro che praticano solo occasionalmente, le stime arrivano a superare il milione di praticanti. Un milione di persone che si trovano costrette a scegliere strutture nudiste estere per le loro vacanze. In termini economici ciò significa che milioni di euro ogni anno vengono spesi fuori dall’Italia. Alla luce di quanto detto la Sicilia, visto il clima più favorevole rispetto agli stati di cui sopra, potrebbe diventare polo attrattivo turistico per il nudismo di tutta l’Europa. La definizione di spazi liberi ove poter praticare nudismo e la creazione di strutture idonee al nudismo, oltre a rappresentare un superamento dei pregiudizi che ha sempre accompagnato questo tema, può rappresentare un potenziale sviluppo economico per la Sicilia, regione da sempre a vocazione turistica.

—O—

DISEGNO DI LEGGE DI INIZIATIVA PARLAMENTARE

Art. 1.

Finalità e principi generali

1. La Regione siciliana, entro i limiti posti dallo Statuto e nel rispetto dei principi generali della Costituzione della Repubblica, riconosce e promuove nel proprio territorio le condizioni necessarie per garantire la possibilità di praticare il nudismo, riconoscendolo come stile di vita sano, naturale ed educativo, nonché avente grandi potenzialità di sviluppo economico.

Art. 2.

Competenze della Regione

1. La Regione, per perseguire le finalità di cui all’articolo 1, promuove l’individuazione di aree libere da destinare alla pratica del nudismo e la realizzazione d’infrastrutture pubbliche e private destinate al medesimo scopo, anche con la concessione di contributi attraverso le vigenti leggi d’incentivazione del settore turistico e in ottemperanza alla legge regionale n. 10 del 15 settembre 2005.

Art. 3.

Aree pubbliche destinate al nudismo

1. I comuni devono destinare spiagge marine, lacustri o fluviali, boschi ed altri ambienti naturali di proprietà del demanio o di enti pubblici alla libera pratica del nudismo, sia esso effettuato in forma individuale che di gruppo. Tale adempimento, nella misura di almeno un’area ogni 100 chilometri radiali, deve avvenire entro 180 giorni dalla promulgazione della presente legge. Le aree individuate dovranno avere almeno una superficie di 10000 metri quadrati (500×200 metri). Ogni comune ha la facoltà di ampliare nel tempo le zone già indicate e di trovare nuovi siti da destinare alla pratica nudista. Per facilitare tale adempimento, in prima battuta i comuni possono ufficializzare le aree che già sono note ai nudisti e dagli stessi vengono, anche solo occasionalmente, frequentate.

2. Nelle aree pubbliche destinate al nudismo potranno essere costruite semplici infrastrutture a servizi che siano scarsamente visibili, non inquinanti, senza impatto ambientale, rispettose dell’ambiente e degli eventuali vincoli esistenti.

3. Tali aree, oltre che essere lasciate alla libera e gratuita fruizione, possono essere, nella misura non superiore al 25% delle stesse, concessa a privati, associazioni ed organizzazioni che ne garantiscano il buon funzionamento e la fruizione, eventualmente applicando le tariffe previste dalle rispettive normative.

4. Con riferimento al comma 3, nel caso di concessioni ad associazioni di settore il canone dovrà essere simbolico o nullo; nel caso di concessione ad organizzazioni commerciali, la concessione individua il canone dovuto dai soggetti gestori. In ogni caso si garantisce la possibilità di attrezzare l’area in modo da garantirne il miglior funzionamento e la fruizione.

5. Il comune controlla l’attività svolta, il regolare allestimento delle infrastrutture e, in caso di riscontro negativo, revocano la concessione o la licenza.

Art. 4.

Aree private destinate al nudismo

1. I privati che intendano aprire strutture destinate al nudismo, quali campeggi, alberghi, piscine, saune o altro, si attengono, per l’utilizzo delle aree e per la realizzazione di manufatti, a quanto previsto dalle altre leggi vigenti che disciplinano il settore turistico e gli eventuali vincoli ambientali in essere nella zona coinvolta dalla costruzione della struttura.

Art. 5.

Vigilanza delle strutture

1. E’ compito dei gestori delle strutture, siano esse aree pubbliche o private, vigilare sulla loro corretta fruizione, utilizzando tutti i mezzi che la legge mette loro a disposizione per evitare i comportamenti che possano turbare il quieto vivere dei frequentatori.

2. L’inosservanza della disposizione di cui all’art. 1, è sanzionata secondo le norme previste dalla legge.

Art. 6.

Delimitazione e segnalazione delle aree

1. I limiti delle aree e delle strutture destinate alla pratica nudista vanno resi evidenti solo ed esclusivamente mediante semplici cartelli, indicanti l’inizio della zona nudista. Tali limiti vanno intesi con flessibilità, ovvero nei pressi degli stessi, a titolo di reciprocità con chi non nudista può liberamente attraversare l’area nudista, è ammesso lo sconfinamento di chi è nudo, sia per stazionare quando l’area nudista risulti densamente occupata, ma soprattutto per fruire della salutare possibilità di effettuare adeguate passeggiate.

Art. 7.

Norma finale

1. La presente legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana.

2. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione.


Già che ci siamo…

Questa, però, la più semplice, vantaggiosa ed efficiente proposta di legge che, secondo noi, andrebbe portata avanti e sostenuta.

Ai fini politici e giuridici non ci sono impedimenti a quanto la stessa enuncia, forse ci possono essere dei timori sulla sua accettabilità, ma in politica o si gioca o si muore, e il gioco è quello di chi punta alto: si ottiene sempre la metà di quello che si chiede, chiedere poco equivale a chiedere nulla!


Dati i contenuti della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, in particolare gli articoli

Art. 3 «Liberta della propria persona»
Art. 13 «Interferenze arbitrarie»
Art. 13 «Libertà di movimento»
Art. 18 «Libertà di pensiero»
Art. 19 «Libertà di opinione»
Art. 20 «Libertà di riunione»
Art. 25 «Diritto alla salute e al benessere»
Art. 27 «Diritto alla cultura»
Art. 29 «Doveri verso la comunità»

Visto nello specifico l’articolo 29 di detta Dichiarazione, nel quale si determina che solo nell’ambito della comunità è possibile il libero e pieno sviluppo della personalità individuale e viene formulato il mutuo riconoscimento e il mutuo rispetto dei diritti e delle libertà.

Visto l’articolo 3 della Costituzione Italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Considerato che l’opinione sociale in merito alla nudità è oggi radicalmente cambiata e pochi sono coloro che ancora provano imbarazzo alla visione di persone nude e alla condivisone con queste degli spazi pubblici.

Considerato che i sondaggi dimostrano quanti siano gli italiani interessati alla pratica del nudismo e che ad essa si conformerebbero se il nudismo venisse ufficializzato da un’apposita legge.

Visto che dal 2000 a oggi tutti gli interventi giudiziali attuati nei confronti dei nudisti hanno avuto esito assolutorio con formula piena.

Considerato che, pur avendo espresso opinioni di diniego alla pratica pubblica del nudismo, la Cassazione non ha potere legislativo e, quindi, non viene ad apporre vincoli all’emanazione di leggi regionali / nazionali favorevoli al nudismo.

Visto che la situazione economica regionale / nazionale abbisogna di nuovi stimoli di crescita e ampliamento.

Valutata l’interessante portata del turismo nudista sia esso interno che esterno.

Si decreta che

Su tutto il territorio regionale / nazionale la nudità, sia essa messa in atto in ambiente privato che pubblico, sia essa praticata in modo esclusivo (aree frequentate da soli nudisti) che misto (aree frequentate anche da non nudisti), non è di per se stessa violazione degli articoli 726 e 527 del Codice Penale, ovvero non comporta atto contrario alla pubblica decenza né tantomeno atto osceno in luogo pubblico.

Resta ferma la possibilità per i gestori di aree e strutture di vietare in parte o in toto la nudità, a patto che ne sussistano valide motivazioni pratiche (ad esempio ambienti lavorativi soggetti al freddo o al fuoco) o culturali (esempio luoghi di culto), segnalando le aree in cui tale limitazione viene applicata mediante opportuna segnaletica. L’assenza di detta segnaletica, la sua scarsa visibilità o la non corretta copertura di tutti gli accessi all’area in questione determinano la non operatività del divieto alla nudità.


Qui potete trovare la proposta ufficiale e segurine gli sviluppi.

Qui potete darne la vostra personale valutazione.

Qui potete dare un vostro contributo sotto forma di commento.

Stravolgimenti di morale!!!


Sta girando sui media bresciani, rimbalzando poi sui social network, la notizia di una persona che, entrato nella chiesa del suo paese, ha inveito minacciosamente contro il prete, distruggendo a bastonate un confessionale e poi prendendosela anche con alcune auto parcheggiate davanti alla chiesa.

Beh, direte voi, che c’è di particolare per farne una news qui su Mondo Nudo?

C’è che i media in questione titolano l’articoletto con “Entra nudo in chiesa il giorno di Natale“. Insomma, uno si dà ad atti di pura violenza, casualmente in stato di nudità, e quello che sanno mettere in evidenza i media è che era nudo? Senza poi considerare che, stando a quanto riportato da alcuni media, questa persona è stata ricoverata in ospedale e sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio per il fatto che era nudo, non per lo stato alterato e violento in cui versava.

A quanto pare la violenza gratuita è ormai considerata normalità.

Bah, io questo stravolgimento della morale proprio non riesco ad accettarlo: non si può assolutamente concepire che la violenza passi in secondo piano a fronte di un puro e semplice stato di nudità, non lo si può accettare dalle persone “comuni”, non lo si può accettare dai giornalisti e men che meno lo si può accettare da coloro che vigilano e governano la giustizia!

Piccolo appunto finale…

Gesù è nato nudo, si è fatto battezzare nudo e per molti anni a seguire il battesimo, come molti altri momenti della vita religiosa, veniva fatto in rigoroso stato di nudità, nudità che per secoli ha significato redenzione e purificazione. Come mai sono bastati pochi anni di ripulsione al nudo da parte di qualche eminenza religiosa per determinare un tale stravolgimento nelle abitudini e nelle visioni religiose e sociali? Come mai la società è stata così pronta a rigettare alcuni complessi dogmi religiosi (vedi la castità prematrimoniale oggi seguita da pochissime persone, nemmeno i più estremi, vedi CLini, vi si conformano) e al contrario non riesce a liberarsi da quello del semplice nudo? Non sarebbe ora di maturare e tornare all’accettazione pura e semplice del corpo umano per quello che è: il nostro unico e vero vestito?

Meditate gente, meditate.

Calendario venatorio


Ci risiamo! I cacciatori diventano padroni delle campagne e dei boschi per cinque giorni su sette la settimana.
Ufficialmente (calendario venatorio della Lombardia 2012-2013) la caccia comincerà la terza domenica di settembre (il giorno 16) e l’addestramento cani 30 giorni prima, cioè domani.
La maggior parte di noi lavora e ci rimane libero solo il fine settimana, ma non possiamo uscire perché ci sono i cacciatori. Ci rimane il martedì e il venerdì…

Pagherei volentieri anch’io una “licenza” allo Stato, pur di muovermi libero, entrare nei fondi altrui non recintati… Si possono contrattare le modalità. A mo’ di esempio: “tenuta libera” da 300 metri dei centri abitati, su strade non asfaltate, sentieri, boschi, prati, lungo i margini delle coltivazioni…
Voglio solo girovagare, come più mi piace, non reco danno ad altre persone, ad animali, piante, coltivazioni.

Scusate… Devo aver sbagliato un po’ di cose. Sto chiedendo che lo Stato mi difenda in deroga alle proprie leggi (art 726 del codice penale): non lo farà mai. Mi rendo anche conto che sto chiedendo una protezione di tipo mafioso… forse passa. 🙂
Diritti all’asta!

Qualcuno mi sa dire qual è il fondamento (il danno ad altri) su cui poggia l’articolo?

Mi trasformo in cane segugio e vado a rileggermi l’articolo:

  1. è stato approvato con Regio decreto del 10 ottobre 1930, n. 1398
  2. l’’art. 18, L. 25.06.1999, n. 205  Delega al Governo per la depenalizzazione dei reati minori e modifiche al sistema penale e tributario  (G.U. 28.06.1999, n. 149)  ha abrogato il secondo comma: «Soggiace all’ammenda fino a lire centomila chi in un luogo pubblico o aperto al pubblico usa linguaggio contrario alla pubblica decenza.»

Il Legislatore constata che dire parolacce ormai è d’uso comune e cancella il reato. Non vede o non vuole vedere che insieme è cambiata in generale anche la percezione di “pubblica decenza”.

Concludo:

  1. udire è meno grave che vedere
  2. vedere tramite i media è espressione, è meno grave e conturbante che vedere dal vivo
  3. basta una leggina per cambiare un articolo del codice penale
  4. dobbiamo renderci molto più visibili, affinché il Legislatore si accorga di noi: “non sempre, ma sempre più spesso”; perché si renda conto che qualcosa in 80 anni è cambiato e soprattutto che non facciamo del male a nessuno (neminem laedere), né fra di noi, né coi malcapitati che incontriamo.

A questo proposito mi viene in mente un modo dire calabrese (non sono certissimo della grafia):

Son’ i’ can’ i’ Renz’, così son’ e penz’ (Sono il cane di Renzo, così sono – così penso). Cioè che gli altri ci vedranno come voglion vederci, pensando che noi facciamo quel che loro farebbero al nostro posto.
Più visibili vuol dire perciò farci conoscere per quel che realmente siamo, persone tranquille, rispettose e civili; che tocca a noi smentire i mille pregiudizi, sbugiardare le proiezioni maligne/maliziose/malate. Nessun altro lo farà per noi.

Riconsiderando il punto 2, mi vien da pensare che la “differita” mediatica è più controllabile che un incontro inatteso ad un angolo di un sentiero (qualcuno potrebbe morire d’infarto); che lo Stato si fa paladino della sensibilità ferita della maggioranza. È una sfida democratica salvaguardare le minoranze, o ho capito male? Ok, non siam l’Alto Adige / Südtirol.

Uno slogan? Liberi e nudi sui tutti i sentieri.

Altitudini – Blogger Contest 2012


Ti piace andare in montagna e ti piace scrivere, magari hai anche un blog sul tema! Partecipa al Blogger Contest 2012 promosso dal blog Altitudini, piattaforma per raccontare e discutere di montagna e alpinismo nelle Dolomiti e non solo, potresti vincere dei bellissimi premi o, comunque, far pubblicità al tuo blog.

Tutte le informazioni sul blog di Altitudini, qui ci limitiamo ad evidenziare, cosa importante e interessante in una società di lupi in cui spesso i concorsi sono solo dei paraventi all’impossessamento della proprietà di materiali artistici e letterari, che gli elaborati e le foto allegate resteranno di vostra proprietà, ad Altidudine darete solo il diritto d’uso con citazione del vostro nome…

Estratto dal regolamento

Art. 5 – Diritti d’autore e tutela della privacy

Tutte le opere partecipanti al concorso (testi, foto e video) rimarranno di proprietà dell’autore. Gli autori si impegnano a riconoscere a Le Dolomiti Bellunesi, senza pretendere compensi, i diritti di riproduzione, pubblicazione su libri, cataloghi, siti internet, ecc, e quant’altro ritenuto idoneo alle finalità all’Art. 1, con il solo obbligo di citare l’autore.

Clicca sulla locandina per accedere alla pagina del concorso.

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