Archivio mensile:giugno 2023

Contro il nudo e poi lo usano per vendere e vendersi


In merito alla nudità pubblica ci sono molte opposizioni, sulle reti sociali ti bloccano se lo pubblici dicendo che è inadeguato alle aziende e che offende una parte delle persone (poco importa se è una sparuta minoranza), eppure quelle stesse aziende e quelle stesse persone lo accettano quando aiuta a vendere: da sempre la pubblicità ne ha fatto utilizzo e continua a farlo (per altro spesso sessualizzandola e solo raramente normalizzandola).

Va bene, nulla di nuovo, anche se l’evidente ipocrisia è un insulto verso chi è stato bloccato dalle reti sociali e verso tutti coloro che vedono il nudo come espressione di normalità (nudisti e naturisti in primis, ma anche tante altre persone), ma ormai, con la diffusione della “professione” di videoblogger che permette di guadagnare attraverso i video, anche le persone la usano per vendersi e questo porta l’ipocrisia di partenza a un livello di vera presa in giro.

Facciamoci un giro su Youtube.

Moltissimi vlogger (video blogger) pur non essendo nudisti, anzi talvolta sono manifestamente contro, e pur pubblicando contenuti che di nudo non ne hanno, caricano sempre più spesso video che promettono di occuparsi d’una spiaggia nudista (per inciso poi questa occupa una parte minimale del video e si vedono solo paesaggi e persone vestite) nel titolo inseriscono la parola nudo (o sue derivate) o/e che nell’anteprima mettono un’immagine di nudo, certo in vari modi censurato ma pur sempre manifesto. Ribadisco che poi nel video non c’è nessuna nudità, trattasi solo di un modo per catturare visualizzazioni, il che la dice lunga sia su questi youtuber che sul loro pubblico.

Sinceramente sono veramente stufo e schifato da questa ipocrisia e sempre più convinto che sia fondamentale diffondere il verbo della rinormalizzazione del nudo, diffondere la coscienza dei notevoli e importantissimi meriti individuali e sociali del nudo.