Archivio mensile:Maggio 2012

Raduno Nazionale iNudisti 2012


Come ormai consuetudine quelli de iNudisti, di cui mi pregio essere uno degli amministratori, hanno organizzato anche per quest’anno il loro mitico Raduno Nazionale che si terrà presso l’Oasi di Zello in provincia di Bologna, con appoggio logistico al vicino Villaggio della Salute +.

L’evento si aprirà ufficialmente alle ore 10 di sabato 8 settembre presso l’Oasi; verso le 13 i convenuti potranno rifocillarsi al pranzo comunitario che girerà attorno ad una stupenda grigliata. Nel pomeriggio ci si potrà divertire nuotando nella piscina dell’Oasi, ballando sull’aia o effettuando piacevoli passeggiate nel bosco e nei prati dell’Oasi.

Nel tardo pomeriggio la carovana si trasferirà in quel del Villaggio della Salute + dove si terrà la cena e, a seguire, si passerà la serata in allegra e nuda compagnia presso la grande piscina all’aperto del Pianoro del Cielo.

Domenica mattina ritrovo alle 10 presso l’Oasi per la seconda corsa campestre de iNudisti, che quest’anno, come nome vuole, si disputerà stando nudi: la prima vera corsa campestre nudista che viene organizzata ed effettuata in Italia.  Due i percorsi che verranno definiti: uno di tre e uno di dieci chilometri. La partecipazione è aperta a tutti, alla fine se per alcuni potrà essere un momento agonistico vero e proprio, l’intenzione è soprattutto quella di creare un momento di aggregazione e, a tal scopo, non ci sarà l’obbligo formale di correre e non ci sarà un tempo massimo di percorrenza (salvo l’orario del pranzo): chi non ce la farà a correre potrà tranquillamente camminare.

Alle 13 pranzo a base di porchetta al quale seguiranno balli, sole, piscina, prati e boschi a piacere fino alle ore 20.

Per la partecipazione ai pranzi e alla cena è obbligatorio prenotarsi, per questioni logistiche è comunque consigliabile segnalare la propria partecipazione; qua sotto il collegamento all’apposito modulo (unico sistema valido per la prenotazione)…

Segnala la tua presenza – Prenota pranzi e/o cena
(chiusura prenotazione pasti: domenica 2 settembre ore 24)

Per le esigenze dell’ultimo minuto verrà più avanti comunicato, per e-mail a chi si è segnalato, un numero telefonico.

Di seguito la locandina dell’evento, per informazioni più dettagliate e aggiornamenti leggere qui: “Raduno Nazionale 2012 – Info”. Per esigenze organizzative, accordi con altri, formazione di gruppi di viaggio, eccetera vedere l’apposita discussione sul forum.

Clicca sulla locandina per scaricarne la versione in pdf da poter stampare e distribuire.

Locandina Raduno Nazionale iNudisti 2012

News del 10 luglio 2012

Il Raduno Nazionale de iNudisti  diventa evento sempre più importante e rilevante, a noi, quindi, l’impegno di renderlo sempre più attivo e partecipativo.
Sotto l’attenta regia del nostro Domenico (cordom) e grazie alla preziosa collaborazione di alcuni amici (sergio.pittore per la sezione Pittura; koppietta ed elleemme per la sezione fotografia) quest’anno mettiamo in campo una mostra d’arte, la nostra prima mostra d’arte.

A breve metteremo qui tutte le informazioni necessarie alla partecipazione.

Clicca sulla locandina per scaricarne la versione in pdf da poter stampare e distribuire.

Locandina mostra d'arte

News del 28 luglio 2012 (a cura di Sergio e Luca)

Il già ricco programma del raduno nazionale de “iNudisti” si arricchirà quest’anno di uno spazio tutto nuovo dedicato all’arte, o meglio…alla “NUDARTE”

Due saranno le mostre che si allestiranno: una dedicata  alla fotografia ed una a dipinti e disegni. Sarà data l’opportunità di esporre a chiunque voglia confrontarsi con un pubblico che, essendo composto da nudisti, sarà molto coinvolto…fino a diventare soggetto qualora ci fosse qualcuno disposto a posare per scatti fotografici e ritratti in estemporanea. Sergio Bartolacelli (Sergio.pittore) esporrà una decina di opere e ci auguriamo che tanti altri portino i loro lavori, anche modesti, semplici disegni magari fatti per gioco e che mai avrebbero pensato di avere un pubblico….quindi per pittori, disegnatori, pasticciatori e scarabocchisti sarà il momento di farsi avanti, insieme ad aspiranti modelle/li…(più o meno top)…tra il serio e il faceto… con un pò d’amore per l’arte e un pò di goliardia. Anche nell’angolo della fotografica ci sarà la possibilità di esporre i propri  nudi “artistici”, sarà sufficiente prendere accordi precedentemente con “koppietta” o “ellemme”. La mostra fotografica sarà completata anche da alcuni “nudi d’epoca”. Per ovvie esigenze organizzative le opere dovrranno essere presentate su una cornice o altro supporto rigido che consenta di appenderle.

Confidiamo nella partecipazione di tutti!!!!…. Cosa c’è di più gratificante e appagante che vivere l’arte, anzi la “NUDARTE”, non solo da  fruitori, ma anche  come autori e soggetti?”

Malga Torrione (Bagolino – BS)


Malga Torrione

Malga Torrione (F. Corradini)

Breve ma piacevole escursione di media montagna che porta a un luogo isolato e solitario, vicino eppur lontano dalle mete dell’escursionismo di massa. Il sentiero di salita comodo, privo di tratti particolarmente ripidi, scabrosi o esposti, rendono questo itinerario adatto anche a coloro che non sono escursionisti abitudinari, anche alle famiglie con i loro bambini. La pressoché totale copertura boschiva, inoltre, lo rende praticabile anche nei mesi più caldi e nelle giornate particolarmente soleggiate.

La mulattiera iniziale

La mulattiera iniziale (F. Corradini)

La prima metà si svolge su mulattiera segnalata, anche se non frequentatissima, la seconda per un sentiero privo di segnalazioni, a parte una freccia in legno che indica il suo inizio, ma pur sempre evidentissimo. Passata la piccola e simpatica malga Torrione, il sentiero si perde nel torrente Bruffione, poco sopra l’ultimo salto delle omonime cascate. Qui un’ampia radura erbosa fornisce comodissima sistemazione per il pranzo e alcune ore di riposo, godendo del sole stesi su di una placconata rocciosa che sembra essere un naturale solarium.

L’itinerario

Villa Roma

Villa Roma (F. Corradini)

Si parte da Villa Roma (1350 metri sul livello del mare), piccola palazzina a due piani sita al termine dell’Alpe Grisa, un paio di chilometri dopo l’abitato di Val Dorizzo (Val del Caffaro – Bagolino – Brescia). Proprio davanti alla palazzina parte una strada sterrata con le indicazioni per i sentieri che salgono verso il Bruffione.

Seguiamo tale strada che dopo un duecento metri termina contro il torrente Caffaro. Un ponte in legno ci permette di passare sull’altra sponda, con visione su di una stretta forra. Qui, seguendo la segnaletica bianco e rossa con il numero 414, senza possibilità d’errore prendiamo l’evidente mulattiera che dolcemente sale nel bosco. Dopo alcune svolte, il sentiero attraversa una breve radura erbosa passando nelle immediate vicinanze d’un vecchio fienile ristrutturato, per poi riprendere a salire con maggiore pendenza, ma comunque mai in modo deciso.

Il ponte sul Caffaro

Il ponte sul Caffaro (F. Corradini)

L'ultimo salto delle Cascate del Bruffione

L’ultimo salto delle Cascate del Bruffione (E. Cinelli)

Dopo una mezz’ora di tranquillo cammino, quando, sotto le brulle pareti del Vendolaro, il sentiero esce dal bosco per iniziare a risalire un vecchio pendio di frana ormai ricolonizzato dalle erbe. Poche curve e si perviene al bivio per malga Torrione, indicato da una piccola freccia in legno. Il sentiero, inizialmente poco evidente, si alza nel prato alla destra della mulattiera principale, per poi attraversare deciso a destra a rientrare nel bosco. Qui il tracciato torna a essere evidentissimo e, sempre in modo agevole e mai faticoso, sale con vari tornanti alla piccola malga (circa 1550 metri sul livello del mare).
Panoramicissimo il poggio dove sorge la malga, a sud lo sguardo percorre la parte mediana della Val del Caffaro, a ovest il Monte Misa, a nord ovest la Corna Bianca e le creste dei Dossi di Cadino. Scendendo per i prati che fronteggiano la malga, passati alcuni muretti a secco, un ripido canalino erboso solcato da uno stretto e scivoloso sentierino porta in pochi minuti alla base dell’ultimo imponente salto delle cascate del Bruffione.

Ritornati alla malga riprendiamo il cammino lungo il sentierino che dalla stessa continua a salire per portarsi al di sopra della cascata. Sono pochi minuti e poi ci si trova in questa ampia e piana radura dove l’escursione ha termine e dove una lunga pausa è d’obbligo, sia per tentare un bagno di ghiaccio nel torrente, che per accumulare l’energia del sole stendendosi sulla placconata che domina la radura.

La radura alla fine del sentiero

La radura alla fine del sentiero (E. Cinelli)

Chi non sopportasse starsene al sole potrà trovare fresco refrigerio in un ampio prato alle spalle della placconata, facendo attenzione che lo stesso finisce a sbalzo, senza vera protezione, sulla cascata.
Il ritorno a valle si effettua dallo stesso identico percorso di salita.

Come si arriva a Villa Roma

Il Lago d'Idro

Il Lago d’Idro (E. Cinelli)

Dal casello autostradale di Brescia Est, seguendo le indicazioni per Brescia, superare una grossa rotonda e uscire a destra in direzione Brescia, Verona, Lago di Garda, immettendosi così sulla tangenziale est di Brescia. Per questa proseguire seguendo le indicazioni per Salò (SS45bis) e, passati gli svincoli di Mazzano, Virle, Nuvolera, Prevalle (subito dopo una prima breve galleria) e Gavardo, si giunge, dopo altre tre gallerie, all’abitato di Villanuova sul Clisi. Qui, seguendo le indicazioni per Val Sabbia, Lago d’Idro, Trento, Madonna di Campiglio, subito dopo una quarta galleria, uscire a destra e immettersi sulla superstrada della Val Sabbia (SS237) che si segue fino al suo termine (allo stato attuale, maggio 2012, dell’opera). Si passano Nozza, Vestone e Lavenone, arrivando a Idro. Si procede costeggiando, con varie curve, il Lago d’Idro; si passa l’abitato di Anfo e dopo circa cinque chilometri si perviene ad un’ampia rotonda, qui evidenti segnalazioni indicano a sinistra la strada per Bagolino. La prendiamo e si sale con ampio panorama sul lago appena costeggiato; dopo una ripida e tortuosa discesa, attraversato il ponte sul Caffaro, quando la strada ha ripreso a salire, sulla sinistra si prende la strada che aggira il paese di Bagolino. Seguendola fedelmente si arriva in cinque chilometri al piccolo centro turistico della Val Dorizzo (alberghi e bar), lo si oltrepassa e dopo altri due tornanti si accede alla piana dell’Alpe Grisa. Quasi alla fine di questa, quando la strada riprende a salire, sulla destra Villa Roma e a sinistra un piccolo spiazzo per parcheggiare (massimo sei macchine, altri spiazzi ci sono prima di questo, uno molto comodo è reperibile 500 metri prima).

Indicazione al bivio per la malga Torrione

Indicazione al bivio per la malga Torrione (E. Cinelli)

La città confusa!


Le città nascono per azione dell’uomo: l’uomo costruisce le sue case, le arreda a suo piacimento, le usa, le demolisce, le ricostruisce; l’uomo costruisce le sue strade, le modifica, le utilizza a sua logica, le ripara, le lascia andare in deperimento, le recupera; l’uomo decide del destino e della vita delle città.
Immaginatevi, ora, che un bel giorno, svegliandovi, vi troviate schiavi della città: le case sorgono da sole, le case decidono chi le deve abitare, le case decidono come essere arredate; i mobili vi impongono dove metterli e come usarli; le strade vi dicono che percorso fare; e via dicendo. Non so, ma non credo proprio che ci possa essere qualcuno che gioirebbe di una tale situazione, eppure… Eppure è proprio quello che è successo ad alcuni concetti sociali che regolano la nostra vita: lavoro, dipendenza, contratto, diritti, doveri, libertà, rappresentanza, governo, in sintesi… democrazia.

Democrazia, ovvero potere (cratos) del popolo (demos), un concetto che non può inequivocarsi, invece nella storia appare evidente che sia stato, forse fin dai primordi, equivocato. Lo stesso fatto che si sia andati a inventare i concetti di democrazia diretta e indiretta dimostra ampiamente come, volutamente, qualcuno abbia cercato di dirottare a proprio uso e consumo, a proprio vantaggio, quello che è e dovrebbe essere la democrazia, per trasformarla in una oligarchia di fatto. Il popolo ha, infatti, il diritto e il dovere (bella sta storia del diritto/dovere, un diritto è tale solo se può liberamente esercitarsi, se diventa obbligo non è più un diritto, ma solo un dovere) di eleggere i propri rappresentanti, ma poi non ha più voce in capitolo e se i suoi rappresentanti non rappresentano più nessuno, se non se stessi o altri poteri più o meno occulti, il popolo non ha mezzi per poterli destituire seduta stante. Questa non è democrazia, questa è oligarchia mascherata.

I rappresentanti del popolo devono rappresentare, ovvero raccogliere le opinioni del popolo (che non è la base, bensì il vertice della piramide sociale) e decidere in funzione di queste e solo di queste. I rappresentanti possono si avere una loro opinione, ma questa dev’essere solo una delle tante, non l’opinione su cui essi vanno a deliberare. Nel momento in cui i rappresentanti deliberano sulla base delle loro specifiche opinioni stanno rappresentando solo sé stessi e non il popolo, venendo di fatto a mancare al loro mandato elettorale. Un rappresentante è tale solo quando arriva a deliberare anche in modo opposto al suo pensiero personale pur di tener conto di quello che è il parere del popolo (che non sono solo i suoi elettori).
Non hanno senso le campagne elettorali in cui io ti dico cosa intendo fare e tu mi voti se ti piace quello che voglio fare, no, questa è una visione totalmente alterata della rappresentanza. I candidati vanno votati per la loro qualità morale e personale, perché si sono manifestati come persone preparate e, soprattutto, oneste, non perché fanno promesse che poi, come ben sappiamo, non verranno mantenute.

Non esiste democrazia se non esiste il potere del popolo, se il popolo non può avere il controllo reale sui suoi rappresentanti, se non li può “licenziare” nel momento stesso che non mantengono i loro doveri di rappresentanza, se può solo eleggere ma non destituire, se i rappresentanti hanno potere di decidere sulla loro stessa esistenza, sul loro stesso emolumento, sui loro stessi privilegi. Non esiste democrazia se il popolo deve solo assoggettarsi a decisioni che non lo rappresentano, a delibere che lo mortificano, a obblighi che nascono solo da interessi che con il benessere del popolo nulla hanno a che fare.

Molti sono oggi i discorsi sull’esigenza di un cambiamento, molte le grida che inneggiano al cambiamento, molte le indicazioni dell’uno o dell’altro come possibile guida al cambiamento. Tutto inutile! Nel tempo è stato creato un sistema sociale e politico “fortezza”, un sistema in grado di assorbire i tentativi di scalfirlo, un sistema che, alla fine, obbliga chiunque vi entri ad operare secondo le logiche precostituite. Non è questione di destra, sinistra, centro; non è questione di uno o di quell’altro; non è questione di anziani o giovani; le evidenze storiche sono ormai molte e solo il fanatismo, la tifoseria politica (altro condizionamento indotto dal sistema “fortezza”) possono impedirle di vedere; personaggi partiti bene ce ne sono stati, ma alla fine tutti si sono dovuti arrendere, a tutti è arrivato il momento della decisione: o ti adegui o ti bruciamo!

Per poter anche solo sperare in un cambiamento che apporti dei veri miglioramenti per il popolo è necessario poter aspirare alla Democrazia, ma per poter far questo è necessario distruggere il sistema “fortezza”, finché qualcuno non arriverà a proporre tale passo, miglioramenti veri per la vita del popolo li vedo assai ardui, di più… impossibili!

Democrazia… paga chi sbaglia (i rappresentanti del popolo), non chi ha solo dovuto sottostare alle delibere dei suoi rappresentanti.
Democrazia… governo del popolo, non governo sul popolo.
Democrazia… controllo del popolo, non il popolo controllato.
Democrazia… potere del popolo, non sudditanza del popolo.

Montagna nuda


Ho iniziato ad andare in montagna all’età di 14 mesi, a tre anni mi è arrivato in regalo il mio primo paio di sci, da allora l’estate a camminare e l’inverno a sciare. All’età di otto anni, in campeggio con l’oratorio, poi tanta montagna con gli scout, le gare di sci, le gite con un gruppo escursionistico, il ruolo di capogita, infine il corso di roccia al CAI di Brescia mi avvia all’esperienza delle scalate e l’arrampicata, nel giro di pochi anni, viene a riempire interamente il mio tempo libero.

Nel 1980 divento Istruttore Sezionale di Alpinismo del Club Alpino Italiano, nel 1984 prendo il titolo di Istruttore Regionale Lombardo di Alpinismo del CAI, nel 1990 quello di Istruttore Nazionale di Alpinismo. Nel frattempo e in seguito, oltre che dirigere vari corsi in tutte le discipline alpinistiche, assumo la direzione di due scuole di alpinismo, collaboro con la Scuola Regionale di Alpinismo e per qualche anno anche con quella Nazionale. Poi, purtroppo, problemi alle ginocchia e comparsa di occasionali vertigini mi costringono ad interrompere l’attività.

Per recupera la funzionalità delle ginocchia riprendo a nuotare, ma il nuoto in piscina non mi si addice, mi stufa, per cui ritorno alla mia vecchia passione per la pesca apnea. Nel giro di una decina d’anni le ginocchia ornano a fare il loro pieno dovere e così, pian piano, riprendo a frequentare le montagne, sebbene solo a livello escursionistico. Nel frattempo, però, ho anche abbracciato uno stile di vita volto alla ricerca della massima naturalità, sia nel modo d’intendere la tecnologia, sia nell’uso delle cose, sia, infine, nelle azioni, e nel modo di vestire. Inevitabilmente questo stile di vita si trasporta anche nello sport e, in particolare, nell’escursionismo che, per le sue intrinseche specificità, ben si presta alla combinazione. Ed è così che faccio la conoscenza con la…

Montagna Nuda

Come già detto già a un anno andavo in montagna, inevitabile che in seguito essa dovesse diventare la mia seconda casa, una grande passione alla quale ho dedicato tantissimo del mio tempo libero. Sono arrivato ad un rapporto molto profondo con la montagna, come si evince da alcuni mie scritti ad essa dedicati, in particolare da “Alpinismo, vivere in”, un rapporto che mi permetteva di praticarla in solitaria, di girare su di un ghiacciaio senza essere legato, di scavalcare crepacci come fossero piccole crepe, di arrampicare tranquillo anche su difficoltà di spessore, di percepire i pericoli ancor prima di vederli; eppure cercavo sempre di più, evidentemente nella sensazione inconscia che nonostante tutto qualcosa ancora mancasse.

Ricerca senza fine la mia, ancora non lo intuivo, non comprendevo la fonte del disagio: è impossibile rendersi conto di un qualcosa senza sperimentarlo, analogamente è impossibile accorgersi dell’esistenza di certe barriere se non si prova a farne a meno. Mentalmente condizionato dalle convenzioni sociali e sensorialmente bloccato da un’abitudine che aveva notevolmente ridotto le mie capacità percettive, non potevo accorgermi di che cosa limitasse la mia percezione della natura, di che cosa rendesse insufficiente lo “stato di simbiosi” con la montagna di cui tanto parlavo nei mie articoli sull’alpinismo: il vestiario!

La montagna si presenta a noi senza barriere e lo stesso fa la natura, solo l’essere umano si è fatto scrupolo di avvolgersi in più o meno sottili barriere. In alcuni casi sono barriere necessarie, in altri solo utili, in molti, però, sinceramente illogiche. La montagna e la natura sono nude e solo da nudi si può correttamente comunicare con loro, le si può veramente percepire, si può realmente sentirsi parte di loro. Mostrarmi alla montagna nella mia nuda naturalità e offrirmi ad essa totalmente indifeso m’ha fatto finalmente scoprire la sua vera e più profonda anima e non posso più farne a meno.

Ovviamente non pretendo che mi si creda sulla parola, non voglio sponsorizzare nulla e nessuno, non voglio esibire o esibirmi, non intendo irretire o offendere, voglio solo invitare il lettore a provarci, a sperimentare la montagna nuda, a, anche solo per un una decina di minuti, porre se stesso nelle stesse condizioni in cui è la natura che lo circonda e assaporare la differenza sensoriale che ne deriva. Una sola avvertenza, anzi due: ponetevi in un angolo solitario o, meglio ancora, camminate lungo un sentiero abbandonato; sappiate che dopo averci provato è molto probabile che anche voi non potrete più fare a meno della montagna nuda.

Se poi vorrete approfondire il discorso… io sono sempre qui!

Facciamo una scommessa…


Facciamo una scommessa: scommettiamo che qualcuno chiederà e otterrà la mia scomunica?

Per che cosa, chiedete?

Per aver fatto una sintesi storica obiettiva, sintesi che chiunque potrebbe facilmente fare osservando i fatti nel loro insieme storico.
Per aver riportato una domanda che decine di migliaia di persone si stanno facendo e stanno facendo in ogni dove.
Per aver risposto a tale domanda riportando fatti concreti che sono facilmente rilevabili leggendo scritti e atti pubblici.
Per aver descritto come funziona la vera democrazia.
Per aver spiegato cosa siano le federazioni e come debba funzionare il sistema federale.
Per aver descritto quale sia il ruolo e il potere delle associazioni.
Per aver evidenziato errori di forma che hanno si ormai lascito un segno indelebile, ma che con poco si potrebbero correggere.
Per aver evidenziato errori di concetto che pure hanno lasciato un bel segno, ma che altrettanto si potrebbero correggere con pochissima fatica.
Per aver ipotizzato e proposto soluzioni e azioni concrete a urgenti problematiche.

Il tutto senza fare nomi e in forma talmente generica che si poteva benissimo associarla a decine, se non centinaia di realtà diverse.

Purtroppo oggi viviamo in un mondo confuso e non interessa più avere tra le proprie fila persone che lavorano, si vogliono solo persone che tacciono e obbediscono!

Ah, dove avrei fatto tutto questo? Nel mio ultimo articolo… leggilo!

Manerba, Mort, Dante… cos’altro serve per svegliarsi?


Premessa
Associazioni e Federazioni, sulle quali dovrò qui parlare, non sono entità possedute da vita propria, ma sono strutture sociali che vivono a seguito del lavoro svolto dal proprio Consiglio Direttivo. Riferendomi per comodità ad esse, pertanto, faccio invero e necessariamente riferimento non all’ente in se e per se, ma a chi lo presiede e lo dirige.


All’inizio, tanti anni addietro, ci furono i pionieri del nudismo, persone che non temevano le ritorsioni anche fisiche, persone che non si facevano remore nel farsi vedere nude e nel colonizzare luoghi ove praticare il nudismo. Fu, quello, il periodo della crescita e della diffusione: da zero praticanti e zero luoghi in pochissimi anni si passo a qualche migliaio di praticante e a decine di luoghi.
Poi arrivò l’età della vergogna, il nudismo divenne naturismo, il movimento si chiuse su se stesso, i gruppi operarono come carbonari. Fu, quello, il periodo della quiescenza: gli anni passavano ma praticanti e luoghi crescevano lentamente o non crescevano affatto, in particolare i luoghi.
Infine arrivarono gli ideologi del rispetto e del silenzio, i cultori del miele al posto dell’aceto, e fu l’affermarsi della decadenza: sulle fondamenta suicide create dal periodo della vergogna si ersero le mura delle rivalse tessili, dei servizi (pseudo)giornalistici intrisi di falsità e ignoranza, delle Ordinanze di divieto. Il duro e sudato lavoro dei pionieri viene ignobilmente distrutto, i luoghi in cui da decine d’anni si praticava in piena tranquillità il nudismo vengono interdetti.

Limitandosi ai casi più tipici e pubblicizzati, prima si ebbe la Rocca di Manerba, dove con la scusa, si perché era solo una bella e buona scusa come dimostrai in un mio articolo dell’epoca (leggilo), delle scene di sesso viene dal Sindaco (e si faccia ben presente del Sindaco, non del Consiglio Comunale) emessa un’Ordinanaza di divieto al nudismo. Poi iniziano a farsi avanti problemi al Lido di Dante che paiono subito rientrare. Al loro posto iniziano quelli del Mort, qui si arriva ad una strana situazione, imprudentemente qualcuno gioisce ma quest’anno, così come avevo a suo tempo palesato in un mio articolo (“perché mai si da una concessione mediante un’Ordinanza? Le concessioni si danno con Delibera, le Ordinanze servono per i divieti). Nell’ultimo mese risalta fuori il Lido di Dante dove la situazione si rifà calda, anzi caldissima: la forestale mette in atto azioni di vera e propria rappresaglia fermando e denunciando i nudisti, facendosi forza su di una legge che invero, presa per come viene presa, dovrebbe inibire l’accesso a chiunque, vestito o nudo che sia. Un discriminante, quindi anticostituzionale, abuso di potere.
A fronte di tali situazioni, ma soprattutto di quest’ultima del Lido di Dante, alcuni esponenti del movimento nudista si stanno chiedendo cosa fare, come intervenire (per inciso, dopo aver già fatto qualcosa, sebbene senza effetto positivo), purtroppo le tante risposte sollevano tutte anche dei dubbi e delle perplessità: ma serviranno a qualcosa? riusciremo a portare numeri adeguati ad una protesta? o causeremo solo rappresaglie più decise e prepotenti?

Fra queste domande se ne solleva anche un’altra: “ma perché la Federazione tace? perché non interviene come sarebbe suo dovere?” Partiamo da qui.

Invero la Federazione si sta muovendo, sta facendo qualcosa, anzi tanto, sta seguendo quella che da tempo si è palesata come la sua linea di pensiero politico e sociale: la distruzione delle spiagge (e luoghi in genere) libere! Sono anni che non ne fa segreto, tutte le sue azioni sono volte a ottenere la ghettizzazione del nudismo, persino all’ultimo Congresso Internazionale, il primo tenutosi in Italia e il primo organizzato dalla Federazione , il tema di fondo era basato sul mettere in cattiva luce il nudismo libero e sostenere a spada tratta la necessità del naturismo commerciale. Ben evidenti sono gli interessi economici federali e associativi dietro a tale linea: per fare più tessere (alias aumentare gli introiti) devo trovare il modo di cerare un obbligo al tesseramento, le spiagge libere non le posso vincolare in nessun modo, nei villaggi chiusi (ghetti in sostanza) posso invece vincolare l’accesso al possesso della tessera ed ecco che, facendo disinformazione per sollecitare le persone a frequentare più i villaggi che le spiagge libere, facendo in modo che le spiagge libere non solo non crescano ma decrescano, ecco che ottengo lo scopo primario dell’aumento del tesseramento. Meno evidenti, almeno per chi è fuori dal giro e non conosce le persone in campo, sono gli interessi economici personali: essere al contempo Presidente di Federazione o Associazioni e proprietario o comunque socio di villaggi e centri risulta essere, se non proprio una palese violazione delle regole sociali, quantomeno un conflitto d’interessi che apre la porta a dubbi e perplessità assolutamente leciti.
Ecco perché la Federazione , qui come a Manerba, come in tante altre occasioni, non interviene: perché è sua precisa volontà, suo preciso interesse non farlo.

A questo punto, dato il disinteresse della Federazione, disinteresse che non solo è fuori da ogni logica, ma è pure palese inadempienza verso i propri compiti istituzionali (una Federazione esiste per difendere l’interesse sociale del movimento, non per difendere il proprio esclusivo interesse economico), costituzionali (una Federazione deve promuovere e agire secondo il volere dei propri federati, non secondo il volere del proprio Presidente o del proprio Consiglio Direttivo) e politici (le Federazioni sarebbero gli enti preposti alle trattative con le istituzioni, gli unici a poter fare vera pressione politica), ecco, a questo punto non solo le Associazioni di categoria sono autorizzate a prendere l’iniziativa, ma lo devono assolutamente fare; le Associazioni non sono diramazioni federali, bensì gruppi autonomi di persone riunite da uno stesso interesse; le Associazioni non sono prive di autonomia, anzi ne hanno piena facoltà; le Associazioni non sono alle dipendenze della Federazione, ma è vero l’esatto opposto, è la Federazione ad essere alle dipendenze delle Associazioni. Una Federazione serve a coordinare le attività Nazionali del movimento, ma raccogliendo e applicando i suggerimenti della base, se però viene a mancare a questo suo unico vero compito e tenta d’imporre un ribaltone delle logiche associative e federative, beh, allora le Associazioni hanno il dovere di destituire su due piedi chi presiede e dirige la Federazione, togliere loro ogni potere decisionale e attuativo e operare coordinandosi, se possibile, direttamente tra loro.

Passiamo ora alle altre questioni.

Ciò che sta avvenendo al Lido di Dante, non è da imputarsi al Lido di Dante, esattamente come quanto avvenuto al Mort o a Manerba non sono da imputarsi al Mort o a Manerba, si sta parlando di Italia, di una situazione italiana e che va ragionata pensando non alle singole specifiche località ma all’Italia nel suo insieme.
Due sono gli aspetti da esaminare, ma che in realtà hanno cause comuni e richiedono azioni comuni:

  1. l’opposizione al nudismo delle istituzioni;
  2. il limitatissimo coinvolgimento nelle azioni di protesta da parte degli associati e non associati.

Inutile continuare a recriminare sulla chiusura mentale della società, sull’ignoranza dei media, sul disinteresse di chi non è nudista, i veri artefici di tale situazione sono i nudisti stessi, in primis la Federazione, poi le Associazioni e infine anche le singole persone. Federazione e Associazioni, pur nel concetto che la generalizzazione fa sempre torto a qualcuno ma è comunque necessaria, hanno indotto le persone a credere e propagandare un sacco di falsità, ad agire in modi inopportuni, a imporsi regole assurde e controproducenti.

Uno, l’essersi dati un termine inappropriato e poco chiaro, un termine che già da decine di secoli identifica un preciso movimento ideologico e sociale con piccole attinenze ma tante diversità. Non basta, non è corretto che quattro gatti si riuniscano in congresso, sia pure internazionale, e decidano di appropriarsi di una parola, di cambiarle quasi totalmente il suo significato storico. Questa non è spontanea evoluzione naturale dell’etimologia o dell’utilizzo di un termine, questa è una indebita forzatura: pur accettando, comunque, tale fatto e accettando la definizione che ne è scaturita, naturismo non è nudismo, lo può intendere ma non lo identifica, lo può comprendere ma anche no. Tra l’altro il ricorrere ad una parola non chiara, volenti o nolenti trasmette un messaggio di vergogna e l’inevitabile risposta è quella di distacco, disinteresse, o addirittura opposizione: “se ti vergogni tu di definiti chiaramente per quello che fai, stai nudo quindi sei nudista, perché mai io dovrei seguirti o anche solo appoggiarti?”

Due, l’aver fatto credere che la legge italiana sia d’ostacolo al nudismo e lo ritenga un reato, quando invece la legge italiana è una delle più favorevoli alla pratica del nudismo, nel mondo solo la Spagna ha qualcosa di meglio, anche se sarebbe opportuno dire di più chiaro. Da nessuna parte della legge italiana si parla di nudo e nudismo, gli articoli del Codice Penale parlano solo ed esclusivamente di “atti osceni in luogo pubblico” (e si sa bene che mai si è avuta imputazione in tal senso per qualche nudista, se non per errata interpretazione della parola nudista) e di “atti contrari alla pubblica decenza” (e qui dopo anni di quiescenza le coscienze istituzionali si sono improvvisamente e stranamente risvegliate), ma da nessuna parte poi si vanno meglio a precisare quali siano questi atti; il tutto si fonda, pertanto, solo sulla convenzione sociale, ma questa non è immutabile, bensì cambia coi tempi e, ad oggi, il nudo pubblico non è più un atto che i più vedano come indecente, così come confermato dalle ormai molte sentenze, ivi compresa quella della Cassazione. Ciò dovrebbe di fatto portare gli operatori delle Forze dell’Ordine a non intervenire più nei confronti di chi pratica nudismo, se questo non avviene è per effetto di quanto già detto o di quanto segue.

Tre, l’aver fatto perdere al movimento nudista la sua vera identità e la sua forza: alcuni esponenti, più o meno di spicco, del movimento si sono infatti fatti portatori, arrivando spesso a imporlo per non essere considerati sessualmente deviati, di un concetto assolutamente iniquo di rispetto; un concetto di rispetto che impone l’annullamento totale del proprio diritto a stare nudi, a fronte di un fastidio (che ricordiamo trattarsi di una vera e propria malattia psicologica: la gymnofobia… e le malattie si curano, non si elevano a status sociale di norma) per la visione di un copro nudo, fastidio che può evitarsi facilmente girandosi e allontanandosi. Il vero concetto di rispetto non può mai transigere dal senso di reciprocità, non può mai ignorare il diritto alla parità (che di certo non si ottiene con la rinuncia di una delle parti e quasi mai si trova allea media aritmetica dei due pensieri. Operando nel contesto di tale assurda forma di rispetto si è solo ottenuto di dare spazio ai pochi oppositori, si perché sono pochi, anzi pochissimi, molto meno di quanti siano i nudisti, solo che loro non si fanno riguardo ad alzare la voce, al contrario dei nudisti che se ne stanno in totale silenzio; ovviamente le istituzioni danno ascolto e concedono ragione a chi si fa sentire e non a chi sta in silenzio.

Quali, pertanto, le azioni che il movimento nudista può (e deve) mettere in atto?

Innanzitutto abbandonare l’utilizzo improprio della parola naturismo, per abbracciare e diffondere quello della parola nudismo; parola più chiara, più precisa, che ha il pregio di togliere a chi la pronuncia e a che la sente la sensazione di vergogna, inducendo il nudista ad essere più aperto e orgoglioso di quello che è, la controparte a sentirsi coinvolta e, magari, decidere per il passaggio.
Poi smetterla di rispettare chi non vuole vedere il nudo, tale rispetto non è nella rinuncia a stare nudi, casomai, viste le debite proporzioni, nella definizione di aree in cui il nudo è vietato (un 10% del territorio italiano sarebbe più che proporzionato).

Infine, in caso di fermo da parte delle Forze dell’Ordine, non restarsene inermi ma manifestare immediatamente e fermamente il proprio disappunto, esporre (non sempre, anzi quasi mai, i militi sono a conoscenza delle sentenze, si limitano ad eseguire pedissequamente degli ordini) le motivazioni che rendono perfettamente legale lo stare nudi, annunciare, in caso di loro insistenza, che non si procederà solo a un semplice ricorso (il cui esito sarà sicuramente favorevole, con costi per la comunità che sarebbero risparmiabili), ma anche ad una denuncia per abuso di potere e discriminazione comportamentale.

Azioni che, però, hanno la non piccola pecca nel doversi intendere a lungo termine, mentre il Lido di Dante non ha tempo per attendere, e allora? Allora…
Se, come ho sentito dire, si è certi che la chiusura al nudismo porterà nel giro di poco al fallimento o, quantomeno, a uno stato di crisi per i commercianti della zona, allora la cosa migliore da farsi sarebbe proprio quella di non fare assolutamente niente: lasciare che si chiuda la zona al nudismo, facendo propaganda in modo che più nessun nudista frequenti la zona nemmeno riducendosi a farlo da tessile.
Se tale certezza non c’è allora si potrebbero portare avanti contemporaneamente due azioni parallele:

  1. seguire l’iter burocratico di protesta e pressione politica, coinvolgendo il maggior numero possibile di posizioni politiche (Presidente della Repubblica, Presidente della Camera, e via dicendo);
  2. mettere in campo momenti di protesta, che devono però essere plateali: così come dimostrato in molte occasioni (partendo dai cani di Green Hill, dai camionisti siciliani, dalle manifestazioni NoTAV, per arrivare a chi , da solo, si è dato fuoco davanti a Equitalia, o si è incatenato in una piazza, o si è messo nudo davanti al parlamento, eccetera) in Italia oggi si ottiene di più con poche persone decise e disposte a tutto, piuttosto che con migliaia di persone inermi e indecise. Lancio una sola piccola idea. Oggi vanno di moda i Flash Mob, se ne potrebbe organizzare uno che in contemporanea porti una cinquantina di persone davanti ai comuni dei principali capoluoghi di provincia, queste al dato segnale si calano le braghe appena sotto le anche a mostrare una parte dei glutei nudi (cosa che oggi avviene normalmente quando qualcuno si china e non può pertanto dare adito a interventi di censura) e li si bloccano per un minuto. A lato bandiere dei gruppi e delle Associazioni, oltre a cartelloni che con alcuni precisi slogan diano il senso della cosa.

La prima strada è incerta e sicuramente lunga, la seconda più immediata e darebbe sicuramente molta eco mediatica alla questione, e solo mediante l’eco mediatica oggi si può ottenere ascolto e ragione. Ciò che è importante è che si smetta di stare in silenzio, che si smetta di aver paura, che la si finisca con l’insulso rispetto di chi, per un suo semplice fastidio, non rispetta noi, che si abbandoni l’idea del ghetto a favore di quella, assai forte in tutto il resto del mondo, del “il vestito è facoltativo”. Nel tutto due cose sono poi ancora assolutamente necessarie: supportare l’idea che se il nudo è sano e bello, lo è necessariamente ovunque e quantunque; coinvolgere chi non è nudista nelle nostre attività, che siano di proteste ma anche no.

Le ricette del “Cuoco Nudo”: cavedano al cartoccio rosso e verde


Ingredienti (per quattro persone)

1 cavedano da 1,5kg, 3 foglie d’alloro, 1 vasetto di passata di pomodoro al basilico, 1 limone, 1 vasetto di capperi, olio d’oliva extravergine, sale e pepe. Per il contorno 12 barbabietole rosse.

Preparazione

Pulite e lavate il cavedano, tagliate via la testa e la coda, tagliatelo oltre la pancia come a volerlo sfilettare ma senza aprirlo del tutto, poi adagiatelo in un foglio di carta da forno bello abbondante. Bagnate il pesce dentro e fuori con un poco di succo di limone, salatelo lievemente e pepatelo con generosità; adagiategli in pancia le foglie di alloro poi richiudetelo. Cospargete su entrambi i lati la passata di pomodoro; posate metà dei capperi sotto il pesce e l’altra metà sopra e, per finire, bagnate il tutto con un filo di olio d’oliva extravergine.
Chiudete la carta da forno a formare un cartoccio non troppo stretto, se necessario usate un altro foglio di carta da forno. Infornate a 200 gradi centigradi e lasciate cuocere per una mezz’ora / tre quarti d’ora.
Servite caldo con un contorno di barbabietole rosse lessate, accompagnando il tutto con birra scura al doppio malto.