Archivio mensile:giugno 2011

Il Nido approda sui lidi del turismo ufficiale


Rilanciata per il secondo anno consecutivo la collaborazione tra l’ESNA (Ente Sviluppo Nido dell’Aquila) e l’Agenzia per il Turismo Costa degli Etruschi, con oggetto specifico la spiaggia nudista del Nido dell’Aquila in quel di San Vincenzo (Livorno – Toscana).

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L’imposizione


L'imposizione

L'imposizione

Uno dei più frequenti motivi di contrasto tra persone o fra comunità è quello che viene definito imposizione, quello che scaturisce nella tipica frase difensiva “tu mi vuoi imporre le tue idee”, quello che porta taluni a professare la non imposizione. Ma cosa è veramente l’imposizione? Sono corrette le frasi e le posizioni sopra indicate? Come si fa a imporsi? Quando e cosa si può imporre? Chi può imporre qualcosa e a chi?

Partiamo dal vocabolario (il rinomato G. Devoto – G. C. Oli) e leggiamo che:

  • Imposizione: Ingiunzione ritenuta immotivata o arbitraria – Assegnazione o attribuzione obbligatoria;
  • Ingiunzione: Ordine perentorio fondato su una posizione di autorità o superiorità direttamente valutabile;
  • Imporre: prescrivere o comandare profittando dell’autorità giuridica o morale – Far sentire inequivocabilmente la propria autorità o superiorità.

Possiamo subito evincere, come del resto già la logica poteva farci comprendere, che l’imposizione può essere tentata solo da chi si trova già in partenza in una posizione di vantaggio e di forza, vuoi per via del ruolo dominante, ad esempio per effetto di scala gerarchica (il capo nei confronti dei suoi sottoposti) o di forza economica (la grande azienda nei confronti dei clienti), vuoi per via del contesto sociale, politico o sociopolitico di maggioranza. Tutti gli altri, tutti coloro che si trovano nella posizione di svantaggio, di minoranza, di sudditanza, di debolezza, non potranno mai tentare d’imporsi, possono solo difendersi dalle imposizioni che ricevono, possono solo manifestare con più o meno fermezza il loro dissenso, possono solo tentare di farsi comprendere e rispettare. Azioni assolutamente legittime e che, anche se per la controparte possono sembrare imposizioni, in realtà non lo possono essere e sono solo reazioni logiche e corrette all’imposizione che la parte in stato di svantaggio sta ricevendo dalla parte in stato di vantaggio. Infatti, pretendere il rispetto delle proprie idee, pretendere un proprio spazio vitale nel quale poter agire secondo la propria visione della vita, chiedere con fermezza e reiteratamente d’essere ascoltati, diffondere ad ampio spettro i propri ideali, fare proselitismo, quando attuate dalla parte in posizione di non dominanza, non sono delle imposizioni, sono solo azioni di difesa che non sarebbero necessarie se la parte dominante non tentasse di imporre i propri credo e le proprie regole, ovvero se la parte dominante rispettasse nel vero senso della parola l’altra parte.

Il famosissimo detto “la libertà dell’uno finisce dove inizia la libertà dell’altro” non può essere interpretato solo a favore della parte dominante, cioè a senso unico al fine di rinforzare la sottomissione della parte non dominante, piuttosto deve intendersi a doppio senso, se non addirittura al contrario: ” la libertà dell’uno finisce dove inizia la libertà dell’altro , ma la libertà dell’altro finisce dove inizia la mia libertà”. Nasce qui la questione di come stabilire il punto d’incontro tra le due libertà. Di certo non lo si può determinare in modo aritmetico, che i pesi delle limitazioni indotte a una parte per effetto dell’opinione dell’altra non è quasi mai identico, pertanto il punto di mediazione va definito secondo un ben più complesso calcolo algebrico, andando a valutare di volta in volta l’impatto che le due posizioni hanno sulla controparte. Insomma il giusto compromesso raramente è nel mezzo, ma il più delle volte è sbilanciato da una parte, il più delle volte una delle due parti mette sul piatto un qualcosa che andrebbe a limitare fortemente o totalmente la libertà dell’altra, che invece sul piatto mette un qualcosa che risulterebbe molto poco limitante o fastidioso per la prima parte.

Per rispettare l’altro, non posso essere costretto e non devo ridurmi a rinunciare alla mia visione, al mio stile di vita, in caso contrario è più che giusto che io metta in atto tutte quelle azioni atte a proteggermi, il che non vuol dire che io voglia impormi, ma piuttosto dovrebbe far capire che mi si sta ingiustamente imponendo qualcosa.

Sbaglia e alla grande, dunque, chi pur trovandosi nella posizione di svantaggio, propone la linea del “non dobbiamo imporci”, innanzitutto perché di fatto non è nella condizione di imporre alcunché a chicchessia, in secondo luogo perché così facendo il messaggio che trasmette alla controparte incrementa ancora di più il suo stato di sudditanza:
1) Comprendo che voi siete più forti di me, indi mi arrendo già di partenza e mi sottometto ai vostri voleri
2) Sono un remissivo, quindi potete ignorarmi e ignorare i miei diritti
3) Sono un vigliacco, fate di me quello che volete.

Quando non si tratta di un qualcosa d’illegale, non bisogna aver paura di difendere le proprie opinioni, le proprie posizioni, il proprio stile di vita, anzi, è necessario e giusto farlo, è un diritto basilare che nessuno può togliere e nemmeno limitare. Poco o nulla deve interessare, a livello di concetto che poi è diverso parlare di come portare avanti tali azioni a livello di comunicazione, se la controparte ne possa risultare più o meno infastidita, è un problema suo che viene a crearsi solo e perché lei, la controparte, sta adottando atteggiamenti di prevaricazione, sta a lei modificare il suo atteggiamento di modo che scompaia la necessità, e quindi il fastidio, dei meccanismi di difesa.

Alcuni esempi.

Il titolare di un’azienda che pretende dal suo personale l’uso di giacca e cravatta sta facendo un’imposizione; il dipendente che chiede di potersene stare in camicia e senza cravatta sta esercitando un suo diritto.

Il Sindaco che emette un’Ordinanza sta facendo un’imposizione; il cittadino che manifesta il suo dissenso nei confronti dell’Ordinanza sta esercitando un suo diritto.

La società che propaganda degli stereotipi sta facendo un’imposizione; la persona che si adopera per abbattere gli stereotipi sociali sta esercitando un suo diritto.

La struttura natatoria che obbliga a fare la doccia con il costume o la struttura saunistica che pretende l’uso del costume anche nella cabina sauna stanno facendo un’imposizione, per altro andando contro il buon senso igienico; il cliente che chiede di poter fare a meno del costume sta esercitando un suo diritto.

La struttura nudista che vieta l’uso dell’abbigliamento sta facendo un’imposizione; il nudista che in una struttura tessile chiede di poter stare nudo sta esercitando un suo diritto.

Marina di Camerota: la Delibera


Pubblichiamo la Delibera che autorizza la pratica nudista sulla spiaggia del Troncone a Marina di Camerota. Purtroppo non è più possibile accedere all’originale sul sito di detto Comune, quindi inseriamo qui le immagini ottenute da scansione.

Vogliamo far notare che sia questa Delibera che l’Ordinanza del Comune di Jesolo sono nella prima parte sostanzialmente identiche alla Delibera del Comune di San Vincenzo relativa al Nido dell’Aquila, infatti quest’ultima Delibera è stata documento fondamentale per arrivare a queste due nuove autorizzazioni (anche se quella di Jesolo è da considerarsi per ora solo a tempo determinato), si deve rendere merito di questo a chi ha duramente lavorato per ottenerla e sta ancora lavorando alacramente per migliorare le opportunità offerte dalla zona: Daniele Licarrotti.

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Le parole


Una parola è solo una parola, ma una parola è anche molto di più di una semplice parola; una parola, infatti, racchiude al suo interno molte altre parole.

Alcune parole sono articoli e, nell’ecologia di un discorso, sono abbellimenti che nulla portano al contesto.
Altre parole sono verbi e anche questi solitamente sono ininfluenti alla corretta comprensione della frase.
Poi abbiamo i sostantivi e gli aggettivi, questi sono le parti salienti del discorso, quelli che ne definiscono il senso.

Il peso delle parole

Una mappa mentale che esemplifica il peso delle parole

Se scrivo “ieri sono andato al lago, ho preso due ore di sole e poi ho fatto il bagno nelle fresche acque” in effetti ciò che conta di tutta la frase sono sei parole: ieri, lago, due, ore, sole, bagno … “ieri lago due ore sole bagno”, la frase è comunque comprensibile anche se in effetti, messa in forma lineare, manca una distinzione tra bagno e sole: potrebbe essere un bagno di sole. Se però usassi una mappa mentale la distinzione verrebbe ricostruita perfettamente (vedi immagine a lato).
Ecco che tali termini fondamentali della frase, quelli che nelle mappe mentali vengono definiti BOIs (Basic Ordering Ideas; Idee Ordinative di Base), non possono essere tra loro scambiati in modo arbitrario altrimenti il senso del tutto cambia anche notevolmente: è ben diverso dire pianta o dire piante, dire case dal dire città, dire nero dal dire buio e via dicendo.
Abbiamo così evidenziato che, sebbene le parole possano apparire spesso come semplici parole e vengano soventemente abbinate tra loro con poca cura, la loro scelta e il loro abbinamento dev’essere invero accurato, specie se usate per trasmettere un messaggio, se usate per propagandare un’idea o pubblicizzare qualcosa. La parola usata dev’essere quella che più si avvicina al concetto che si vuole trasmettere o all’oggetto che si vuole descrivere, dev’essere quella che meglio li rappresenta, quella che meno si può fraintendere o associare ad altro, quella più diretta ed esplicita.

Purtroppo nel corso dei secoli l’uomo ha modificato il proprio modo di comunicare in ragione di diversi fattori contaminanti e condizionanti, elevando a prassi modi del tutto errati di comunicare, elevando a corretto l’uso di parole alternative meno fastidiose ma non per questo esatte e opportune, elevando a regola il parlare per mezzo di mascheramenti di vario genere.
Facciamo solo alcuni esempi per meglio chiarire la questione.

1) Tutto ciò che evoca la sfera sessuale raramente viene chiamato con il suo nome, ma si ricorre quasi sempre a parole che hanno etimologia e significato totalmente diverso: trombare, scopare, sega, ditalino, eccetera.

2) Anche alcune parti del corpo, in particolare i genitali, vengono preferibilmente indicati mediante parole diverse: pisello, banana, patata, topa, eccetera.

 3) Curiosa l’alterazione relativa alle mammelle o tette (che è italiano corretto), dove si è affermato nel tempo l’uso del termine seno che indica, invece, l’incavo presente tra le due mammelle ed ha valore sia per la donna che per l’uomo. D’altra parte la parola seno viene usata per indicare un golfo, un’insenatura, ovvero una rientranza, e non una prominenza, della costa.

 4) Tantissime di quelle definizioni che potrebbero indurre una reazione negativa da parte del destinatario (colui che riceve il messaggio della comunicazione) vengono frequentemente alterate: brutto male, scomparsa, dipartita, passato a miglior vita, disabile, disagiato, eccetera.

 5) Per ultima, ma non per questo meno rilevante, elenchiamo la categorie delle parole che si riferiscono ad atteggiamenti sociali che, seppur legittimi, la società è arrivata a determinare come più o meno riprovevoli. In questo caso, però, le alterazioni non sono state prodotte dalla società stessa ma da chi, consapevole della legittimità e correttezza del proprio agire, tali atteggiamenti ha elevato a proprio stile di vita. Così sono comparsi, caso tra i più diffusi ed eclatanti, gli usi errati delle parole naturismo e naturista, sempre e comunque utilizzate come alternativa alle parole nudismo e nudista; spesso pure con un misterioso ed etimologicamente sbagliato accento di purezza: naturismo come nudità sana e corretta; nudismo come nudità volta al solo libertinaggio sessuale… ma di questo parlerò più ampiamente in un prossimo articolo appositamente dedicato alla questione, qui mi premeva solo sottolineare come le parole, seppure possano sembrare semplici parole, hanno sempre un loro ben preciso significato e l’utilizzo anche solo lievemente deviato delle stesse può portare a gravi incomprensioni, al fallimento dell’intero processo di comunicazione.

Una parola è solo una parola, ma una parola è anche molto di più di una semplice parola; una parola, infatti, racchiude al suo interno molte altre parole e va utilizzata con estrema attenzione … in ogni caso e in ogni circostanza!

Jesolo, Laguna del Mort, ecco l’Ordinanza


Finalmente è stata ufficializzata questa spiaggia nudista attraverso la pubblicazione sul sito del Comune di Jesolo dell’Ordinanza relativa.

Diversi sono i dubbi che sorgono dalla sua lettura, a partire dalla scelta di emettere un’Ordinanza anzichè, come prassi e logica vorrebbero, una Delibera, passando per l’imposizione di una limitazione temporale all’utilizzo della spiaggia, per finire con il divieto di praticare nudismo in altri luoghi del Comune di Jesolo.

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Raduno Nazionale 2011 de iNudisti: il programma


Ecco l’annuncio ufficiale del Raduno Nazionale 2011 de iNudisti, qui trovate tutte le informazioni per la partecipazione e il programma dettagliato del raduno, che si prospetta molto attivo e partecipato. San Vincenzo, alla prova dei fatti, si sta dimostrando come l’unico Comune d’Italia veramente intenzionato a supportare il nudismo, sia sotto l’aspetto socio-politico che sotto quello dei supporti turistici. Diamo una risposta a tale disponibilità … Vi aspettiamo numerosi!

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Fermiamo il gatto che si morde la coda!


Piove, un gatto se la dorme beatamente vicino al caminetto. D’un tratto, però, alza la testa, si rizza in piedi, distende la coda, la osserva per un breve istante e, piegandosi su se stesso, inizia a corrergli dietro in un vortice tumultuoso.

Così è la società odierna, come un gatto che tenta di mordersi la coda, gira in tondo facendo azioni e proponendo idee che, di per se stesse, appaiono anche buone, ma in realtà altro non fanno che creare un circolo vizioso e, alla fine, portare al peggioramento delle situazioni. Alcuni esempi:

  • Costruiamo computer sempre più potenti, poi facciamo programmi più esigenti che vanno a inficiare l’aumento di potenza del computer;
  • Costruiamo nuove centrali per rispondere alle maggiori necessità energetiche, poi andiamo ad incrementare il consumo di energia elettrica rendendo ben presto insufficienti le nuove centrali;
  • Inventiamo sistemi di smaltimento dei rifiuti più efficaci, poi produciamo sempre più rifiuti rendendone lo smaltimento più complesso e pesante;
  • Facciamo il blocco della circolazione per qualche giorno per far scendere (forse) di qualche linea il livello delle polveri sottili e altri inquinanti, poi permettiamo l’aumento esponenziale del trasporto su gomma, creiamo le condizione affinchè il parco vetture in circolazione aumenti a dismisura, facciamo in modo che le persone siano costrette ad usare sempre più l’automobile.

Il gatto, però, ad un certo punto si accorge che la coda che sta inseguendo è la sua e non potrà mai raggiungerla, sarebbe ora che anche noi ci accorgessimo dei nostri giri viziosi e li fermassimo: dovremmo iniziare a parlare non di come produrre più energia ma di come usare meno energia, non di come smaltire meglio i rifiuti ma di come produrne di meno, non di come pulire dall’inquinamento ma di come inquinare di meno. Insomma dobbiamo ribaltare il modo di vedere le cose, guardare non al come si possono curare i mali della nostra società, ma al come possiamo prevenirli.

Andando a fare la spesa invece dei sacchetti di plastica, pur anche ecologici, perché non tornare a utilizzare la vecchia cara sporta di paglia o di tessuto? Dura anni, è robusta, si pulisce facilmente e si produce a basso costo, con materiali naturali facilmente riciclabili.

Invece di costringere la gente a lunghi spostamenti quotidiani in auto o con i mezzi pubblici (comunque inquinanti), perché non iniziamo ad utilizzare il telelavoro? Almeno il sessanta per cento dei lavoratori potrebbe tranquillamente lavorare a casa e comunicare con l’azienda, i colleghi, i fornitori e i clienti attraverso Internet; per gli altri, quelli che devono necessariamente portarsi sul luogo di lavoro (ad esempio muratori e tornitori) facciamo in modo che possano avere lavoro vicino a casa o, viceversa, trovare casa vicino al luogo di lavoro. Meno perdita di tempo, minore stress, meno traffico sulle strade, minore danneggiamento delle stesse, minori esigenze di controllo del traffico, meno incidenti e via dicendo.

Invece di produrre computer sempre più potenti e software sempre più pretenziosi, perché non creiamo software maggiormente ottimizzati e in grado di sfruttare meglio l’hardware esistente? Meno esigenze di cambio delle macchine, quindi meno esigenze di materie prime e meno produzione di rifiuti.

Invece di obbligare a tenere miliardi di led accesi che servono si a segnalare che l’apparecchiatura è sotto tensione ma anche e soprattutto a sprecare energia, perché non ritorniamo ai buoni vecchi sistemi elettromeccanici (ad esempio relè a cartellino)? Consumano energia solo al momento dell’impulso e non per il mantenimento dello stato acquisito.

 Fermiamo questa società impazzita che continua a girare vorticosamente su se stessa senza rendersi conto che la propria coda non potrà mai raggiungerla! Attenzione, però, non giustifichiamo la nostra indifferenza affermando che sono cose che debbano fare i governi o le aziende; è vero che molto lo devono fare loro, ma molto possiamo fare anche noi, ognuno di noi, cambiando il nostro modo di vivere, cambiando il nostro modo di comprare, cambiando il nostro modo di agire.

Viaggi intersiderali


Ci sono atteggiamenti tanto comuni da potersi considerare degli sport popolari, tra questi quello di zappare. Bella cosa il giardinaggio, ma bisogna anche saperlo fare e, soprattutto, la zappa va usata sul terreno non sui propri piedi.

Viaggi intersiderali

Pxintode è un esploratore siderale giovane ma comunque molto noto per i suoi ormai tanti e fruttuosi viaggi interstellari. Quando non è in viaggio è facile incontrarlo al bar dell’interporto, dove ama passare il suo tempo libero raccontando agli amici dei suoi viaggi e dei tanti incontri fatti. Molti sono i mondi che ha visitato e tanti i popoli conosciuti: gli invincibili, popolo fiero e battagliero che si propone come assoluta fonte di saggezza e verità; gli assolutisti, che non conoscono mediazione e transizione, per loro esistono solo i due estremi opposti, il bianco e il nero, il buono e il cattivo, il giusto e lo sbagliato; i furbastri, popolo dedito all’esaltazione del se, ignorando assolutamente ogni forma di rispetto dell’altro, le regole vanno rigorosamente violate e fessi sono coloro che le rispettano; i miti, i musoni, i creduloni, i pecoroni, i sapienti, gli spiritosi, gli animosi e così via. Ma fra tutti c’è un popolo che più ha colpito l’attenzione di Pxintode: gli Zappapiedi.

Questo popolo ha una particolarità più unica che rara: anche se indirettamente, si auto violenta! Alcuni popoli fanno violenza sugli altri, altri popoli si lasciano dagli altri violentare, gli Zappapiedi, invece, trovano piacere e soddisfazione nel sviluppare pensieri e atteggiamenti il cui unico effetto è quello di arrecare danno a chi li sviluppa. Vivono in modo semplice e naturale, non conoscono la vergogna del corpo e potrebbero benissimo insegnare tante cose agli altri popoli, però…

Sul loro pianeta la confusione regna sovrana in quanto sono incapaci di comunicare in modo semplice e opportuno: per dire rosso dicono mela, incuranti del fatto che non tutte le mele sono rosse; per dire pianta dicono bosco, tralasciando il fatto che nel bosco non ci sono solo le piante; per dire casa dicono città e via dicendo. Inoltre sono estremamente remissivi e questo loro atteggiamento li porta ad annullarsi nel confronto con gli altri: piuttosto che rischiare d’arrecare un minimo fastidio preferiscono rinunciare al loro bel sistema di vita per adeguarsi a quello altrui, per quanto questo possa essere complesso, artificiale, illogico.
Quando altri popoli, più intraprendenti, arrivarono sul pianeta degli Zappapiedi per loro fu inevitabilmente la fine: nel giro di pochi mesi vennero sottomessi al governo degli altri, si trovarono assoggettati a regole e divieti in netto contrasto con quelli che erano i loro precetti, impararono la vergogna del corpo e iniziarono a fare propria una distorta visione dello stesso, arrivando essi stessi a giustificare e propagandare tali limitazioni, tali inibizioni.

Ogni tanto dalla massa degli Zappapiedi emerge qualche elemento che vorrebbe cambiare le cose, qualche spirito ribelle, qualcuno che tenta di risvegliare l’orgoglio degli Zappapiedi e indurli a sganciarsi dalla loro sudditanza mediante l’affermazione del sé, qualcuno che tenta di modificare rumorosamente l’ideale originario e sviluppare pensieri e atteggiamenti costruttivi, qualcuno che cerca di propagandare i migliori ideali. Questi qualcuno, però, si trovano a essere ostacolati dal loro stesso popolo molto più di quanto non vengano ostacolati dagli altri popoli, dai popoli che hanno preso il governo del pianeta degli Zappapiedi. Tra gli altri, infatti, qualche breccia si apre, qualcuno abbraccia gli ideali propagandati, ma tra gli Zappapiedi no, gli Zappapiedi chiamano costoro eversivi, li accusano di libertinaggio, ne prendono le distanze o, addirittura, li esiliano.

Pxintode ha conosciuto diversi di questi Zappapiedi eversivi e ne parla con rispetto, da loro ha imparato molte cose, con loro ha lottato, di loro ha portato e porta in giro per l’universo l’esempio e la conoscenza; un velo di commozione si alza sul suo sguardo ogni volta che ne parla, si rende conto di quanto buona ma difficile sia la loro missione: propagandano degli ideali bellissimi e che riescono con una certa facilità a fare breccia negli altri popoli, ma il loro popolo non vuole prendere in considerazione una qualsivoglia azione che, pur portando loro incontestabili benefici, possa arrecare anche un solo minimo fastidio agli altri. D’altronde, per seguire gli eversivi, dovrebbero cambiare la loro natura: sono gli Zappapiedi e la zappa la sanno usare solo per darsela sui piedi!

Crescono le spiagge nudiste italiane


Bene, bene, continuano a crescere le spiagge autorizzate alla frequentazione nudista: arrivano anche Jesolo e Camerota.

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