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Sono peggio i ladri o i nudisti?


Ancora una volta la legge perde l’occasione per rendere giustizia al nudismo e ai nudisti. La già attuata depenalizzazione dei reati minori poteva essere la soluzione definitiva, invece si è considerata la nudità pubblica un grave illecito amministrativo e come tale punita con con un ammenda anche di qualche decina di migliaia di euro. Ora una nuova legge rende di fatto impunibili i piccoli reati e poteva risistemare le cose, ma il nudismo non è più un reato quindi: niente da fare, ladri e truffatori sono più civili e socialmente giustificabili dei nudisti, sic! Modifica su modifica finirà che si punirà solo l’innocenza e la salubrità del nudismo.

Bodies, un campionario di corpi autentici


Segnalo un interessantissimo progetto della fotografa bresciana Valeria Marmaglio: Bodies, “un campionario di corpi autentici, una liberazione fisica e mentale… uno sguardo sulla realtà che desidera manifestarsi… Guardare il proprio corpo e sentirsi bene. Mostrarlo perchè esiste e ne abbiamo il diritto”.

Il progetto, anche per le affinità con la nostra campagna sociale, merita sicuramente un sostegno:

  • far girare la voce;
  • partecipare come modello volontario, i contatti sono reperibili nella pagina Contattami del sito;
  • aderire alla raccolta fondi… “Con i fondi raccolti andrò a finanziare questo progetto proseguendo le sessioni di ritratto, sperando poi di poter racchiudere tutto in un libro che racconti ogni corpo.

Te la racconto io la verità


Photo by Lisa Fotios on Pexels.com

Ucraina, Israele, Palestina, Russia, Putin, Turchia, Stati Uniti, Nato, religione, ecologia, sostenibilità, alimentazione, questi e altri sono argomenti che generano conflittualità e disparate opinioni. In merito tanti gli articoli che promettono di raccontare la verità, quindi le persone che si incensano come unici detentori della vera verità.

Ovviamente ogni articolo, ogni persona racconta una verità diversa e già questo dovrebbe attivare la campanella d’allarme, se poi si va a fondo si scopre anche che la maggioranza di costoro non ha contatti diretti con quello di cui pretende essere l’unico detentore di verità, non vive o non ha vissuto in quelle zone del mondo: parlano per partitica, per intento manipolatorio, per convenienza o per retorica.

Diffidate da chi ritiene di essere detentore della verità, leggeteli ma non fatevi ingannare dagli articoli che si titolano come messaggi di verità, la verità è che la verità unica e assoluta non può esistere: ognuno si interfaccia alle cose attraverso il proprio vissuto e tutti i condizionamenti inevitabilmente subiti.

Uhm, ma… forse sono caduto in contraddizione, forse anche questa non è verità, bel problema: un’iperbole logica senza soluzione!

Contraddittorio sul nudismo


Photo by Andrea Piacquadio on Pexels.com

Coloro che hanno scelto di vivere nella nudità hanno di certo dovuto affrontare episodi di opposizione, accorgendosi che raramente è possibile attivare un contraddittorio positivo, il più delle volte ci si scontra con una barriera, con il rifiuto categorico, con un rigetto delle nostre considerazioni.

In parte questo è dovuto ai BIAS cognitivi che portano a prendere in considerazione solo ciò che conferma le proprie opinioni e, qualora qualcosa riesca a passare questo primo potente filtro, a rigettare le prove che sconfessano le proprie opinioni.

In altra parte entra in gioco la reticenza di molti nudisti a parlare di nudismo, a comunicarlo, a far sapere che sono nudisti; tale più o meno celata ma sempre rilevabile difficoltà viene percepita o strumentalmente rielaborata come vergogna, come manifesta consapevolezza d’essere inadeguati, peccaminosi, colpevoli.

In ultima e spesso maggior parte abbiamo l’ utilizzo di una comunicazione distratta e poco efficiente: alcune formulazioni sintattiche possono portare l’altro a percepire un messaggio anche totalmente opposto a quello di partenza, oppure possono essere rigirate ad arte da chi abbia una certa dimestichezza con il contraddittorio. Faccio solo tre esempi: 1) il “non” tende a scomparire e così la frase “il nudismo non è esibizionismo” può diventare “il nudismo è esibizionismo”; 2) evidenziare sempre e spesso che il nudismo non ha niente a che vedere con l’attività sessuale appare come un tentativo di depistaggio, quindi viene rielaborato in una conferma del nudo uguale sesso; 3) dire che chi si oppone al nudismo ha una mentalità chiusa viene facilmente rimaneggiato in “siete voi che avete una mentalità chiusa verso chi si veste”. Bisogna mollare il lato della lama e imparare a essere dalla parte del manico, invece di giocare in difesa, operare all’attacco: mai spiegare cosa non è il nudismo, ma insistere su cosa è; mai rispondere direttamente alle accuse e alle illazioni, ma chiederne il motivo; mai controbattere, ma portare la controparte a pensare obiettivamente sul suo modo di vedere le cose e cercarsene in autonomia le conferme (essendo spesso inesistenti, dovrà necessariamente abdicare e venire, più o meno consciamente e rapidamente ma sicuramente, dalla nostra parte).

Insomma, bisogna essere comprensivi, empatici, disponibili, e bisogna fare attenzione non solo a quello che si dice ma anche e soprattutto a come lo si dice: no “i vestiti sono il male”, “il mondo tessile è corrotto”, “nudo obbligatorio”, ma “vestiti è bello, nudi è meglio”, “rinormalizza il mondo”, “vestiario opzionale sempre, comunque e ovunque”.

La brutta bestia


Nel campo della comunicazione c’è un aspetto che viene attentamente preso in considerazione: i BIAS cognitivi. Trattasi di meccanismi mentali che si attivano automaticamente ogni qual volta dobbiamo comprendere quanto ci circonda o prendere delle decisioni. In quanto automatici sono anche impercettibili, ovvero li usiamo senza nemmeno rendercene conto.

Vi siete mai chiesti perché si perpetua l’abitudine dei prezzi a cui manca un centesimo alla cifra piena? Perché abbiano successo le frasi “ultima possibilità”, “ultimi cinque giorni” o similari pur essendo ormai evidente che la campagna sconto riprenderà subito dopo? Perché molti leggendo “compra due prodotti e il meno caro non lo paghi” o “compri tre e paghi due” finiscano col comprare quanto non gli serve? Perché pur sapendo che sono false ci ci si faccia invogliare dalle immagini sulle confezioni degli alimentari? Perché i politici sparano promesse a tutta anche se sanno che poi non potranno mantenerle? Perché sempre i politici, ma non solo loro, siano tanto impegnati nel reiterare frequentemente e all’infinito le bugie? Perché le notizie false si diffondano più velocemente di quelle vere?

Il BIAS cognitivo a mio parere più pericoloso è il BIAS di conferma in quanto può essere e viene ad arte sfruttato per creare opinione, veicolare disinformazione e acquisire consensi. Questo BIAS è quello che porta le persone a prendere in considerazione solo ciò che conferma quanto loro già credono, a cercare le prove che dimostrino le loro idee piuttosto che formulare pensieri sulla base delle prove, a utilizzare solo le fonti che sanno essere dalla loro parte ed ignorare totalmente tutte le altre.

Già sento affermare “no, a me non succede, non io”, beh, sappiate che non è così, tutti ci cadiamo dentro, qualcuno di più, qualcuno di meno, qualcuno più spesso, altri meno spesso, ma è inevitabile cascarci: il BIAS di conferma (ma alla fine tutti i BIAS cognitivi) è una brutta bestia, anche perché spesso si combina con l’effetto Dunning-Kruger che ci porta a sopravvalutare le nostre conoscenze o abilità (pure lui un BIAS cognitivo).

L’unico modo per non cascarci è quello di conoscerlo, accettare che sicuramente ci si è cascati e che probabilmente ci si cascherà ancora, porci attenzione, leggere sia le fonti che ci fanno stare bene sia quelle che ci fanno stare male, ragionarci sopra scacciando la presunzione del preconcetto, rendersi ben conto che nessuno è perfetto, che nessuna parte è del tutto onesta, che tutti cercano di portare l’acqua al proprio mulino e che tutti possono sbagliare.

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La strana questione del “visione consigliata ai soli adulti”


Vedi le cose per anni e all’improvviso ti balza all’occhio una questione che mai avevi rilevato, succede!

  1. In televisione, senza differenza tra i canali, girano vari telefilm la cui visione è consigliata solo agli adulti. Questi telefilm mostrano scene violente, fanno vedere patologi all’opera mostrandone proprio l’azione, facendo vedere il bisturi che taglia, il corpo che si apre, fanno vedere azioni criminali, uccisioni, sangue che cola, eccetera, eccetera. C’è una sola cosa che viene attentamente censurata, la nudità: i corpi distesi a terra sono sempre in qualche modo coperti, i corpi distesi sul lettino del patologo mentre li esamina sono mascherati nelle due zone critiche (genitali e, per le femmine, mammelle) attraverso una luce bianca molto intensa o assurdamente coperti con un telo (come può il patologo agire se c’è un telo?).
  2. Non parliamo dei vari programmi liberi a tutti in cui si vedono scene dove l’azione sessuale è ben evidente, magari anche con sonorità esplicite, dei fumetti, dei cartoni animati e dei videogiochi dove impera la violenza: ancora una volta solo la nudità delle già menzionate specifiche zone viene censurata.
  3. Intervista a una famosa donna dello spettacolo e si parla di un suo film dove per diciassette minuti viene mostrato un caloroso amplesso, il commento dell’attrice all’intervistatrice che insisteva sul fatto dei diciassette minuti di visione: “si ma non si vedeva nulla di ciò che non si doveva vedere”.

Evidentemente ciò che c’è di più naturale, semplice e puro, il nostro corpo, è l’unica cosa che non può essere interamente mostrata.

Per millenni l’uomo ha vissuto nella nudità, si è vestito solo a seguito della sua migrazione in zone meno calde o per proteggersi, durante la caccia, dall’urto contro le vegetazione. In seguito, però, per altri millenni ha continuato a portare la nudità senza averne vergogna, ancora in tempi recenti sono stati individuati, in zone recondite del pianeta, nuclei di persone che vivevano nudi (e non parlo delle comunità nudiste). Solo quando nascono le religioni monoteiste essa diviene qualcosa di sporco, di immondo, di impuro, un peccato, una ragione del diavolo tentatore. Per qualche secolo, in ogni caso, il vestiario non diviene una questione di stato, cosa che succede molto recentemente e da quel momento, nonostante tutto, nonostante la disinibizione sessuale, nonostante si inizi a parlare liberamente di sesso, il nudo diviene e resta una cosa, l’unica cosa, assolutamente proibita (quasi) ovunque.

Le armi messe in campo per riuscire a convincere le persone a non spogliarsi sono tante, prima quella religiosa (il nudo è peccato), poi quella sociale (il nudo non è conforme), infine quella legale (il nudo offende la moralità). Attraverso queste armi se ne inducono altre, quelle viste ad inizio articolo, armi subdole, armi applicate in contesti diversi dove in modo subliminale, quindi più efficace, si passa il messaggio della inadeguatezza dei genitali e delle mammelle. Ecco perché, tra tutte le cose che sono cambiate, il nudo resta l’unica cosa che non cambia. Per cambiare la visione del nudo, quindi, non basta sperare nel superamento delle limitazioni religiose (già superate quelle del sesso eppure non quella del nudo), nel cambiamento sociale (moltissimi ormai non vedono con vergogna la nudità propria o altrui eppure, pochissimi vivono nel nudo) e nell’abbattimento delle barriere legali (alcune nazioni dimostrano che anche in assenza di leggi, Germania, o addirittura in presenza di una legge che indica il nudo come lecito ovunque, Spagna, restano relativamente pochi coloro che il nudo lo praticano come costante di vita e relativamente molti quelli che potrebbero sollevare opposizione), occorre un forte coinvolgimento del maggior numero possibile di coloro che (ancora) non vedono la nudità come una opzione di vita quotidiana, occorre una forte campagna divulgativa che coinvolga anche i canali radiotelevisivi (interviste, documentari, pubblicità che parlino specificatamente di nudo), occorre tanto esempio pratico (con la dovuta accortezza circolare nudi anche fuori dai luoghi appositamente dedicati al nudo, evitare di censurare i propri video Youtube visto che permette il nudo se dichiarato, formulando ipotesi di prenotazione chiedere informazioni sul nudismo alle strutture turistiche e alberghiere), occorre il superamento della paura da parte di chi già vive le nudità come aspetto personale e sociale di norma (non nascondersi, parlarne, praticare anche in Italia, inviare auguri usando le proprie foto di nudismo), occorre annullare le limitazioni presenti nei luoghi nudisti (divieto all’uso degli apparecchi fotografici, no singoli, no minori, obbligo alla nudità; in sostanza non ci dev’essere differenza con ogni altro luogo, in una spiaggia tessile nessuno si preoccupa d’essere fotografato o ripreso come dimostrano moltissimi video su Youtube, nessuno si preoccupa se un uomo cammina solo tra la gente, eccetera: non può essere visto come normale qualcosa che si autoproclama come diverso), ma soprattutto occorre qualcosa che utilizzi le stesse armi subliminali usate da chi vuole mantenere la vergogna del nudo: telefilm, documentari, trasmissioni che parlando di altro vi infilano il nudo (ovviamente senza citarlo nello specifico altrimenti il subliminale salta).

Non ci sono più scuse


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Molte le scuse che da chi già non è nudista vengono addotte per rifiutare di spogliarsi, la più tipica è che sia molto difficile farlo e a poco valgono le rassicurazione dei nudisti di turno. Ormai, però, centinaia sono le dimostrazioni di quanto sia facile farlo messe in gioco da parte di non nudisti, pertanto non opinabili: articoli su blog e video su Youtube, in calce ne metto uno che fra i tanti ho trovato il più significativo.

Carissimi non nudisti, non avete più scuse, dovete assolutamente provarci!

Affermazione dell’ignoranza


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Ogni giorno si sentono affermazioni che lasciano basiti: evidenziano quante siano le persone che ragionano con il cervello degli altri o che fanno parlare la loro ignoranza (da ignorare, cioè non conoscere). Eccone un piccolissimo campionario preso dalle affermazioni che ho sentito più di recente e/o con maggiore frequenza.

In Italia non c’è bisogno dell’antifascismo perché non c’è più il pericolo del fascismo.

Uhm, posso garantire che esistono, persino tra gli adolescenti, sostenitori accaniti del fascismo e pertanto permangono sia il pericolo che il rischio di ritrovarsi invischiati in un contesto che ricalchi quello fascista, potete chiamarlo con altro nome ma la sostanza non cambia.

In Italia c’è la dittatura. / In Italia non c’è libertà

La cosa bella è che queste affermazioni, e altre similari, sono formulate, con una stridente contraddizione, proprio da coloro che costantemente approfittano a tutto tondo della libertà di parola e d’azione per dire e fare i loro comodi e anche emerite stupidaggini. Appare evidente che non si conoscono le regole della democrazia, che si disconosce il dovere dello stato, che si è studiata male la storia, che non si conosce la dittatura. Certo è vero che non possiamo fare tutto quello che ci passa per la testa, ma questo è vivere educatamente in società, ed è altrettanto vero che ci sono ingiustizie ed errori giudiziari, che i politici talvolta e forse spesso agiscono più per loro tornaconto che per quello del popolo, che alcune leggi e regolamenti sono creati per profitto personale o per dare soddisfazione alle lobbies, ma questo è mala politica non dittatura.

La legge sulle unioni civili distruggerà la famiglia tradizionale!

Premesso che le parole (e i relativi significati) sono produzione dell’essere umano e come tali sono naturalmente soggette a cambiamenti, perché mai la legge sulle unioni civili dovrebbe distruggere la famiglia così come intesa da una certa parte della società? Se la famiglia tradizionale non è in crisi, se gli eterosessuali continueranno ad esserci (ed è naturale che così sarà), se gli eterosessuali, com’è prevedibile, vorranno ancora sposarsi tra di loro, la famiglia così detta tradizionale continuerà ad esistere: allargare a nuove visioni è sempre positivo e non limita mai nessuno, a differenza del restringere.

Senza un codice d’abbigliamento la società si corrompe!

Caso mai è proprio il contrario, è il codice di abbigliamento, spesso applicato più verso le donne che verso gli uomini (a scuola, per fare un esempio, i ragazzi possono girare con i pantaloni sotto il cavallo mostrando il sedere, mentre le ragazze non possono indossare il top che rende visibile l’ombelico), che corrompe la società: la sua sola presenza giustifica, o viene utilizzata per giustificare, ed esalta, o viene utilizzata per esaltare, il pensiero e le azioni di coloro che ritengono corretto apostrofare in malo modo le persone che non si vestono come da loro ritenuto opportuno, il pensiero e le azioni di coloro che violentano le donne perché espongono un poco di pelle, il pensiero e le azioni di coloro che al maschio concedono tutto e alla donna niente o quasi niente o comunque molto meno.

I nudisti sono per metà esibizionisti e per metà guardoni!

Chiunque faccia questa affermazione dimostra innanzitutto quanto poco conosca del nudismo, atteggiamento sociale che non ha motivazioni sessuali, e poi quanto il suo condizionamento offuschi la sua logica. Non si può negare che alcuni si avvicinino al nudismo per tali ragioni, ma: dove tutti sono nudi è evidente che non c’è modo di mettersi in mostra e, pertanto, decade l’azione dell’esibizionista; immersi nella nudità costante eventuali disturbi funzionali inerenti il corpo e la sfera sessuale tendono presto a svanire, ovvero scompaiono le eventuali tendenze esibizionistiche o voyeuristiche; nei luoghi nudisti è severamente sanzionato ogni atteggiamento di questo tipo (i nudisti non sono sessuofobici, ma lasciano il sesso alla sfera privata).

Con tutti i problemi che ci sono non ha senso preoccuparsi della legge sul nudismo!

Premesso che una società sana non dovrebbe sentirsi offesa dal nudismo e, pertanto, non avrebbe bisogno di leggi e regolamenti per autorizzarlo, lasciandolo (correttamente) alla piena libertà d’azione d’ogni singola persona, possiamo osservare che nelle camere girano ogni giorno questioni anche di pochissima importanza, questioni che riguardano tutti e altre che riguardano piccole nicchie, eppure raramente qualcuno obietta. Senza contare che:

  • il nudismo, al contrario di quanto alcuni ritengono, è un argomento assai rilevante visto che è la soluzione più efficiente, veloce ed economica per tanti grossi problemi sociali;
  • alla fine basterebbe una sola piccola affermazione: “la nudità non è di per se stessa atto illecito, recriminabile, punibile”;
  • una mezz’ora per prenderne atto e cinque minuti per scriverla e approvarla.

Basta con il vittimismo


Photo by Pixabay on Pexels.com

In questa società molto portata allo scarica barile anche coloro che hanno fatto una scelta controcorrente, che hanno abbracciato un modo di vivere non conforme allo standard corrente, anzi all’imposizione imperante da qualche secolo, e che, pertanto, ci si aspetterebbe di vedersi comportare in modo diverso, ovvero i nudisti (o naturisti come alcuni preferiscono definirsi), alla fine spesso finiscono nel vittimismo: dare la colpa a coloro che stanno vestiti (tessili in gergo) di tutte le difficoltà che incontrano per potersi tranquillamente spogliare.

Certo i tessili incidono, ad oggi negativamente, sulla questione, ma non è tutta colpa loro se:

  • ci sono nudisti che hanno (e trasmettono) vergogna a parlare di nudo;
  • ci sono nudisti che hanno paura a manifestarsi come tali;
  • ci sono nudisti che odiano la parola nudismo e si nascondono dietro quella di naturismo;
  • ci sono nudisti che alla nascita del primo figlio, o negli anni a seguire, smettono di stare nudi perché “ai figli non si deve imporre la nudità” (ma si possono imporre i vestiti, la scuola, la religione, il regime alimentare, la casa e via dicendo);
  • ci sono nudisti che si vestono quando a casa loro hanno ospiti, talvolta persino quando anche questi ultimi sono nudisti;
  • ci sono nudisti che in spiaggia (o altro luogo pubblico, anche nudista) si rivestono se arriva qualcuno vestito;
  • ci sono nudisti che rifiutano di spogliarsi fuori dai ghetti (non si possono in altro modo definire i luoghi dedicati al nudismo quando per praticarlo in piena tranquillità ti devi obbligatoriamente rinchiudere dentro i loro prestabiliti, rigidi, ben segnalati e spesso mascherati confini);
  • ci sono nudisti che praticano solo all’estero “così cono sicuro che non incontro qualcuno che mi consoce” (già ma se vi incontrate in un luogo nudista non è che anche l’altro è nudista)
  • ci sono nudisti che nelle strutture nudiste e senza obbligo alcuno si vestono la sera, negli spostamenti, al bar, al ristorante, nello spaccio e via dicendo (visto io stesso in più occasioni e anche in Francia, secondo alcuni regina del nudismo, ad opera di francesi che secondo alcuni sarebbero il popolo nudista per eccellenza);
  • le strutture nudiste hanno una limitata affluenza (se i numeri sono bassi e le regole sono quelle attuali, con obbligo di tesseramento e vari divieti più o meno assurdi e malvisti dai giovani, non può essere diversamente);
  • i titolari delle strutture nudiste, che, come tutti, devono pur sopravvivere, finiscono col concedere ai tessili l’accesso alla struttura;
  • le strutture nudiste o miste prima rimuovono l’obbligo della nudità poi si convertono al tessile.

Statisticamente i tessili oppositivi sono pochi nel computo generale italiano, diversi nel computo generale mondiale, anche numerosi in quello specifico degli stati e delle regioni, ma comunque alla fine una minoranza. La maggioranza dei tessili è indifferente al nudo, il problema è che noi nudisti non riusciamo a portarli dalla nostra parte o, quantomeno, a farli diventare nostri palesi alleati. Posso garantire che è possibile farlo: io, nell’ ambito di una non piccola comunità montana, c’ero riuscito, poi le reti sociali con cui avevo operato mi hanno cacciato e ho perso quei contatti, ma quanto costruito rimane e continua a dare i suoi frutti.

Ecco, i problemi del nudismo non sono colpa solo dei tessili bensì anche dei nudisti stessi, così bisogna darsi tutti una mossa, c’è chi lo sta già facendo ma si trova poco e male supportato vedendo così i suoi sforzi in buona parte andare a vuoto. Nudisti, uscite allo scoperto, parlatene, fate proselitismo (a dispetto di quanto alcuni sostengono non è una brutta cosa, lo fanno tutte le comunità e senza di esso ogni movimento è destinato all’esaurimento), non rinunciate alla prima difficoltà, imponetevi, insomma smettetela di fare le vittime, uscite dall’oscurità, smettetela di restare amorfi e passate, con la moderazione di caso in caso consigliabile, all’azione.

Ah, e basta col supportare o addirittura proporre leggi castriste (già ci vogliono anni per averne una da zero, poi diventano secoli per modificare l’esistente), la legge, se proprio se ne vuole una (in Italia purtroppo bisogna legiferare su ogni cosa, anche quando basterebbe un minimo di logica), può essere una sola: il nudo ovunque praticato è pienamente lecito.

Grazie!

Non se ne può più!


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Recentemente su La Stampa un giornalista partendo dalla notizia di uno spagnolo che, nudo, aveva fatto una ferrata si è allargato a parlare, mi riferiscono (l’articolo risulta leggibile solo agli abbonati) senza esprimere giudizi e in modo non oppositivo, di escursionismo in nudità indicandomi come il suo precursore per l’Italia. Sulla pagina Facebook de La Stampa a commento di tale articolo una donna, non so dire se giovane o meno, iniziava con l’espressione “Non se ne può più”. Beh, mia cara, hai proprio ragione:

  • non se ne può più dell’insana opposizione alla nudità;
  • non se ne può più delle ingiuste condanne morali;
  • non se ne può più di questa innaturale limitazione comportamentale;
  • non se ne può più di essere relegati nei ghetti nudisti;
  • non se ne può più della violenza sociale di una minoranza che vuole imporre a tutti il suo modo di vedere le cose (si, minoranza, perchè alcuni sondaggi hanno dimostrato che la maggior parte degli Italiani è indifferente verso la nudità e molti sarebbero disposti a praticarla se fossero sicuri di non subire giudizi, denunce o condanne).

La nudità non fa male a nessuno, anzi, è scientificamente provato che la nudità è un toccasana personale e sociale sono tutti i punti di vista: educativo, comportamentale, psicologico, mentale, fisico, medico, salutistico, ecologico, ambientale, economico. Ti infastidisce? Può voler dire solo due cose: o sei sotto condizionamento mentale o hai un cattivo rapporto con il tuo corpo. In ambedue i casi mettersi a confronto con la nudità permette di superare il problema, nel primo mediamente bastano poche decine di minuti, nel secondo possono volerci anche giorni o addirittura mesi ma è un importante regalo che si fa a se stessi, ne vale sicuramente la pena.

Vestiti è bello, nudi è meglio!

Vogliono farsi vedere nudi, ma il motivo è ben diverso da quello che alcuni affermano


Si, chi preferisce fare a meno dei vestiti spesso cerca di farlo anche fuori dagli specifici contesti nudisti, molti, addirittura, vogliono essere visti nudi. La motivazione, però, salvo casi eccezionali e che nulla hanno a che vedere con il nudismo, non è l’esibizionismo. La vera motivazione si collega alla corrente situazione legislativa e sociale: pochi al mondo sono i paesi dove la nudità è considerata normale e può essere adottata pressoché ovunque, negli altri, essendo rari i luoghi (ghetti, allo stato corrente delle cose) dove la nudità è ufficialmente o ufficiosamente praticabile, tutti sono costretti a stare quasi sempre vestiti, anche quando la situazione climatica lo rende assai doloroso e frustante. Qualcuno è tanto infarcito di convenzioni da accettare silenziosamente tale sofferenza (perchè è innegabile che soffra), altri, per varie ragioni ma principalmente perchè considerata cosa proibita o inattuabile, esiliano l’idea del mettersi nudi nei più reconditi mendri del proprio cervello, qualcuno fa buon viso a cattiva sortee si autoconvince che gli basti stare nudo in casa e nelle poche occasioni di vacanza, infine c’è chi, invece, avendo una maggiore sensibilità personale e sociale non riesce a darsi pace e lavora ai fini della rinormalizzazione del nudo. Tale rinormalizzizone, però, data la corrente insulsa e antidemocratica cecità istituzionale e giuridica, richiede grandi numeri di praticanti o, quantomeno, di persone disposte a sostenere la questione. Per ottenere questo è necessario educare al nudo, le parole purtroppo in questo caso servono a ben poco ed ecco quindi, pur entro certi limiti dettati dalla regnante ipocrisia sociale, il farsi vedere nudi quanto più possibile: emulando quanto avvenuto per altre questioni sociali, forzare un poco la mano all’evoluzione sociale con la speranza che l’esempio possa, come spesso accade, indurre l’opportuno cambiamento.

Guadagnare sul nudo va bene, ma fatelo con onestà


Nudismo e nudisti già da sempre devono fare i conti con l’ignoranza e l’ostilità di uno sparuto, ma rumoroso e talvolta violento, drappello di oppositori, ora si è venuta a creare un’altra sorgente di negatività: l’implicito messaggio generato da diversi youtuber. Che ti combinano?

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Ci sono persone che hanno ben pensato di usufruire di piattaforme quali Patreon o OnlyFans per guadagnare soldi attraverso il nudo. Di per se stesso questo comportamento potrebbe anche essere accettabile, il problema è che costoro, per indurre le persone a pagare, ricorrono a una piccola ma importante bugia: per farsi reperire hanno bisogno di un canale pubblico e quindi usano Youtube, qui non possono caricare del nudo per cui lo censurano dichiarando di farlo per non essere bloccati, ma questa è una falsità visto che basta segnalare il video come inadatto ai minori e il problema è risolto.

Nulla da obiettare sull’uso di piattaforme per guadagnare con il nudo, ma tutto da obiettare sul falso messaggio in merito alla censura di Youtube. Perché lo fanno? Semplice, perché altrimenti nessuno sarebbe motivato a pagare per vedere la nudità su Patreon e perché i video dichiarati non adatti ai minori vengono da Youtube esclusi dai suoi motori di ricerca.

Come sempre il vil denaro vince contro la purezza: nudo esplicito no, nudo mascherato, ma comunque ben manifesto, va bene. Quanta ipocrisia, un’ipocrisia propria di tutte le reti sociali (che, al contrario, a ribadire la loro ipocrisia lasciano prosperare la ricca pornografia), ipocrisia della quale si rendono complici tutti coloro che invece di palesare il vero (censuro il nudo perché ci devo guadagnare sopra) affermano il falso (censuro per non farmi chiudere il canale).

Contro il nudo e poi lo usano per vendere e vendersi


In merito alla nudità pubblica ci sono molte opposizioni, sulle reti sociali ti bloccano se lo pubblici dicendo che è inadeguato alle aziende e che offende una parte delle persone (poco importa se è una sparuta minoranza), eppure quelle stesse aziende e quelle stesse persone lo accettano quando aiuta a vendere: da sempre la pubblicità ne ha fatto utilizzo e continua a farlo (per altro spesso sessualizzandola e solo raramente normalizzandola).

Va bene, nulla di nuovo, anche se l’evidente ipocrisia è un insulto verso chi è stato bloccato dalle reti sociali e verso tutti coloro che vedono il nudo come espressione di normalità (nudisti e naturisti in primis, ma anche tante altre persone), ma ormai, con la diffusione della “professione” di videoblogger che permette di guadagnare attraverso i video, anche le persone la usano per vendersi e questo porta l’ipocrisia di partenza a un livello di vera presa in giro.

Facciamoci un giro su Youtube.

Moltissimi vlogger (video blogger) pur non essendo nudisti, anzi talvolta sono manifestamente contro, e pur pubblicando contenuti che di nudo non ne hanno, caricano sempre più spesso video che promettono di occuparsi d’una spiaggia nudista (per inciso poi questa occupa una parte minimale del video e si vedono solo paesaggi e persone vestite) nel titolo inseriscono la parola nudo (o sue derivate) o/e che nell’anteprima mettono un’immagine di nudo, certo in vari modi censurato ma pur sempre manifesto. Ribadisco che poi nel video non c’è nessuna nudità, trattasi solo di un modo per catturare visualizzazioni, il che la dice lunga sia su questi youtuber che sul loro pubblico.

Sinceramente sono veramente stufo e schifato da questa ipocrisia e sempre più convinto che sia fondamentale diffondere il verbo della rinormalizzazione del nudo, diffondere la coscienza dei notevoli e importantissimi meriti individuali e sociali del nudo.

Le dure regole della Natura


In periodo di pandemia sono state scritte tante cose ma, in un contesto di imperante mentalità protezionistica, pochi si sono ricordati di prendere in considerazione le dure regole della Natura.

Da tempo si è capito che certe strane morie tra pesci e altri animali sono motivate semplicemente dal sopra popolamento di una determinata area. La natura è capace di mettere in atto dei meccanismi di autodifesa e, nel farlo, non si pone limiti etici: l’etica è una invenzione dell’uomo. Alla Natura non interessa la media mondiale della popolazione, non interessa se far morire sia cosa buona o cattiva, non interessa l’età o la condizione, non interessano tutte le “manfrine” tipiche dell’ essere umano. La Natura guarda al singolo nucleo di popolazione, al piccolo territorio e se in questo i numeri eccedono quelli massimi per una buona sopravvivenza ecco che scattano le epidemie dove, ovviamente, altro importante meccanismo di autodifesa, a cadere sono i più deboli.

Non voglio affermare che questa sia la motivazione della pandemia che ci ha colpito in questi ultimi anni, non ho le competenze per farlo, voglio solo richiamate l’attenzione su un aspetto troppo spesso trascurato: la Natura e le sue “regole” (tra virgolette perché la Natura non ha regole ma solo opportunistici meccanismi spontanei di autodifesa).

Ipocrisia delle reti sociali e sociale in genere


Invero volevo titolare ipocrisia delle reti sociali, ma poi ho ragionato sul fatto che dietro le scelte delle reti sociali ci sono invero le abitudini e le convinzioni di coloro che le frequentano.

L’ipocrisia è quella solita: l’accettazione di quanto sessualizza il corpo e l’opposizione ferma di quanto lo naturalizza e rinormalizza.

Ecco una serie di immagini non bannate da Youtube sebbene siano, a differenza di quelle di nudo semplice e puro, tutt’altro che prive di significato sessuale. Specifico che non voglio affermare che siano inopportune, ma solo evidenziare l’ipocrisia poc’anzi descritta: perchè squeste sono permesse e quelle, ben più educative, di nudo no?

Eccoci nuovamente di fronte al solito problema del un peso due misure!

Preciso che sono tutte prese da profili che nulla hanno a che vedere con il nudismo o il naturismo ne tantomeno con il sesso e la pornografia, anzi, sono tutti profili che trattano di musica, sport, cucina, viaggi, yoga, stretching, la descrizione di spiagge e altri luoghi.

Evidenzio, inoltre, che non voglio minimamente contestare il diritto delle persone ritratte di vestirsi e mostrarsi come preferiscono, voglio solo rilevare che sebbene possa non essere loro volontà quella di stimolare il desiderio sessuale, di fatto leggendo i commenti è questo quello che ottengono, una cosa che non succede nei post dove la nudità viene normalizzata.

Ferragni e l’oscurantismo della sessualizzazione dei corpi


Quando non si sa come obiettare a un messaggio, vuoi per impossibilità, vuoi per incapacità, ma, per invidia o partito preso o altro, lo si vuole comunque fare ecco che si scenda sul personale e si cerca di distruggere la reputazione di chi quel messaggio ha trasmesso.

L’unico errore di Chiara Ferragni è stato il finto vedi nudo, una scelta che di fatto a pesantemente danneggiato il messaggio: dimostra che quanto affermato non è di fatto attuabile.

Se vuoi dire alle donne, e alle persone in genere, che devono liberarsi dalla sessualizzazione dei corpi e dall’oppressione di genere devi presentarti con una voluminosa tonaca coprente da testa a piedi e, man mano che parli, progressivamente spogliarti fino a restare nuda, veramente nuda.

La vera ed unica piena risposta a tale pesante problematica è quella dei nudisti, invece di osteggiarli o ignorarli vanno quantomeno supportati, meglio ancora imitati.
Basta, è ora di dare una bella scossa a questo mondo ipocrita, contemporaneamente sessodipendente e nudofobico, collabora con noi: partecipa a VivAlpe.

RINORMALIZZAILMONDO

Nudo è…


Meno spesa in vestiti!

Zero sudore quando fa caldo!

Sudare solo il necessario!

Non temere di bagnarsi!

Non temere di sporcarsi!

Poco da lavare!

Meno detersivi!

Meno consumi!

Grande risparmio

Meno microplastiche!

Zero veleni per l’ambiente!

Zero tossicità per la pelle!

No zone bianche sul corpo!

Essere sempre sé stessi!

Poche cose in valigia!

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Viaggiare leggeri!

Inclusione!

Non si possono nascondere armi!

Essere innocqui!

Il piacere dell’infante!

Educazione della mente!

Correttezza comportamentale!

Migliore termoregolazione!

Massima traspirazione!

Respiro per il corpo!

Zero batteri sulla pelle!

Zero funghi sulla pelle!

No irritazioni della pelle!

Maggiore resistenza al freddo!

Meno malattie!

Migliore visione posturale!

Maggiore percezione muscolare!

Felicità immensa!

Mimetismo in natura!

Massima percezione del mondo circostante!

Rispetto dell’ambiente!

Rispetto di sé stessi!

Rispetto degli altri!

Rispetto di genere!

Assenza di violenza!

Un mondo migliore!

Buon Anno Nuovo


Facciamo che sia l’anno della rinormalizzazione del nudo.

Buon 2023 di libertà totale!

Auguri


Dopo una pandemia che ci ha costretti a coprire persino naso e bocca bisogna assolutamente superare l’assurda vergogna del corpo e sperimentare il respiro a tutta pelle. Quale miglior momento se non le feste di fine anno.