Archivio mensile:aprile 2017
Uscita a Sant’Emiliano: tanti colori in una natura florida e avvolgente
Anche la quinta uscita di VivAlpe 2017 è andata, il gruppo è tornato a rinsaldare le proprie file anche se molti, sfruttando i vari ponti consecutivi, erano volati in lidi oceanici dove il nudo è assai più semplice e apprezzato anche a livello urbano. Noi pochi rimasti, con la piacevole graditissima aggiunta di un nuovo amico, ci siamo ritrovati per questa ennesima escursione con la quale diffondere, nel limite del fattibile, il verbo della natura.
Alle otto e mezza siamo in cammino da quel di Gardone Val Trompia, l’aria è pungente ma poco sopra il sole già illumina il bosco dandoci, insieme alle favorevoli previsioni, speranza di una salita presto resa confortevole. Così infatti avviene e dopo una mezz’ora qualcuno si leva il qui inutile fardello degli abiti. Il sole, però, è oggi in vena di scherzi e dopo un’altra mezz’ora va a celarsi dietro una coltre di nuvole sempre più spessa e predominante, la temperatura crolla e le vesti tornano a fare il loro vero (e pressoché unico) servizio: proteggere dal freddo (anche se, invero, uno di noi, più intrepido degli altri, indossa solo la maglia pesante).
Essendo pochi. pur osservando le varie essenze floreali che contornano il sentiero (tra le quali delle bellissime orchidee ed estese macchie di fragoline selvatiche), pur fermandoci a raccogliere delle erbe commestibili (i Verzulì), saliamo abbastanza veloci e, dopo aver lasciato il passo ad un escursionista che già era di ritorno, con largo anticipo sulla tabella siamo alla località Paer dove il sentiero sfocia sulla sterrata che porta al santuario. Ci concediamo una breve pausa per osservare il panorama che si apre dalla sella che sovrasta di pochi metri la strada. Gli scorci panoramici ci accompagnano per tutto il resto della salita, prima sulla Val Trompia, poi sulla Valle di Lumezzane e il monte Palosso, infine verso la Corna di Sonclino, a questo punto siamo arrivati a Sant’Emilaino che troviamo ben affollato. Un intenso profumo di salamine grigliate pervade le nostre nari e intensifica il senso di fame che da una decina di minuti aveva già preso alcuni di noi, decidiamo comunque di scendere un poco per poterci accomodare in zona più tranquilla e silenziosa.
Uscendo un poco dal sentiero principale troviamo un punto riparato dal gelido venticello e, incitati dal sole che qui infuoca l’aria, ci liberiamo degli abiti accomodandoci sull’erba per gustarci un’ora di naturalezza. Prima rifocilliamo il corpo con il poco cibo presente nei nostri zaini, poi diamo gratificazione allo spirito ascoltando il nostro abile lettore Vittorio che ci inebria con tre bellicismi racconti, due dei quali sono stati inviati (e accettai) per un concorso letterario (“Racconti nella Rete” di LuccAutori).
Giunta l’ora di ripartire siamo costretti a forzare su di noi quantomeno i pantaloncini che però presto torneranno a dormire nello zaino concedendoci una discesa inebriante nella verdissima e splendida Val Vandeno. Lungo è il cammino e con tutta calma lo percorriamo con alcune brevi fermate per guardarci attorno e fissare nella mente le immagini che la natura ci sta offrendo. Ad un bivio sbaglio direzione e conduco gli amici in una fortunatamente breve digressione. Presto mi accorgo dell’errore e recupero la retta via che in poco ci porta sul fondo valle nei pressi dell’abitato di Marcheno.
Da qui il ritorno alle auto è segnato da un affollato percorso pianeggiante dove dobbiamo purtroppo camminare nella pudica corazza creata dalla censoria società alcuni secoli addietro e contraddittoriamente ancora richiesta in molti contesti: cosa c’è di più sacro e santo del corpo umano? può bastare l’invenzione (umana e per molti secoli ignorata) del peccato originale a obbligarci in questo? che fastidio reale, irrisolvibile, fisico può dare la vista di un corpo nudo, anzi, gran parte del corpo è oggi quasi ovunque accettato, indi la vista di due glutei, un paio di mammelle e/o un pene? è indubbiamente ora di evolversi e tornare alla primigenia visione del corpo per quello che è: semplice e spontanea natura!
Grazie Amedeo, Angelo, Attilio, Paola e Vittorio, grazie per questa ennesima splendida giornata, grazie per il supporto che date all’azione rieducativa di Mondo Nudo e di VivAlpe, grazie.
Alla prossima.
Il professore
Sono stato testimone della segreta curiosità di alcuni ragazzi dai 15 ai 17 anni verso il nudismo.
Si parlava di un personaggio locale, un professore, morto alcuni anni fa, della sua vita spensierata e avventurosa, dei suoi viaggi, dei suoi racconti, delle sue battute, dei suoi aforismi. Sempre innamorato di sua moglie (encantadora, diceva con quel gesto che si fa per dire di un piatto prelibato), senza figli. Li si vedeva spesso al ristorante, al cinema (prima che ne facessero negozi e appartamenti), sul lungolago – molto spesso a braccetto -; ma anche sul monte, sul Guglielmo, lui che grondava sudore, vista la stazza, lei che lo seguiva pazientemente dovunque andasse.
Ha lasciato un archivio fotografico considerevole, album con 4/5 mila fotografie selezionate. Uno dei pochi ad essere stato in Cina sotto Mao e in Albania sotto Enver Hoxha – non che fosse comunista, ma solo perché in tutto seguiva il suo estro.
Si chiedevano i ragazzi se, fra le sue molte esperienze, non fosse mai stato anche in un campo nudisti. E lo chiedevano a me, perché l’avevo conosciuto.
Preso così in contropiede, per un attimo mi si bloccò la parola in bocca. Il flash di un ricordo, come un lupus in fabula, mi riportò ai miei 15/17 anni. Mi ritornò come fosse presente il turbine violento che mi possedeva in quegli anni, che mi portava dove voleva; emozioni a fior di pelle, tuffi al cuore ad ogni novità, gli occhi pieni di un mondo che mi si apriva reale e una voglia di fare, di vivere… fino a scoppiare…
«Sì certamente!» riuscii a dire alla fine. Ma sentii, di ritorno agli orecchi, una leggera alterazione nella voce, non aspettandomi una domanda così schietta e diretta da parte dei ragazzi, una domanda che mi era entrata nel fondo dei miei più gelosi e privati ricordi. Ma coi ragazzi non si può esser sempre abbottonati, ad una certa età le cose si devon sapere. Ed è meglio che le sappiano da chi le conosce per averle vissute.
«Devo confessarvi che anch’io sono nudista. Me lo sono chiesto anch’io molte volte. È molto probabile che anche lui fosse nudista» cominciai.
A mia volta notai che l’espressione delle facce erano cambiate: piccoli gesti di assestamento, sguardi che cercavano dove posarsi sicuri. L’attenzione aveva cambiato direzione: dal professore a me, che ero lì in carne ed ossa e potevano farmi tutte le domande che volevano. Notai diversi movimenti rotatori della spalla come a sottolineare una situazione di cambiamento, di miglior agio. Uno aprì la bocca per una domanda, ma la cancellò con un gesto della mano. Gli occhi erano sgranati e non battevano ciglio. Un altro, con entrambe le mani nei bermuda, trafficò per un attimo. Un altro si soffiò il naso. Di uno colsi lo sguardo puntato a scandagliarmi ai raggi X. La conversazione aveva preso una piega diversa: li riguardava, si era fatta sincera, personale, importante. E non dovevano più nascondersi dietro il pretesto della tesina o fantasticare sui sentito-dire.
Sciolto il ghiaccio, le domande piovevano a raffica; le risposte brevi e precise per poter rispondere a tutte, incalzanti com’erano. Il grado di eccitazione visibilmente aumentava: uno si mordeva il labbro inferiore, un altro si strofinava il braccio per uno strano formicolio, un terzo chinava lo sguardo, timoroso di ascoltare anche troppo. Le domande via via sfondavano l’apparente disagio, i nervi tesi li stringevano forte nel più grande imbarazzo, ma gli occhi luccicavano, avvinti nella rete della più grande curiosità e attenzione. Serpeggiava un’energia che pareva si diffondesse in cerchio e ci racchiudesse, ci facesse mano a mano più sicuri e rilassati. Uno si tolse la maglietta e si accarezzava il busto.
«Un giorno andiamo dalla vedova e chiediamo di mostrarci gli album», conclusi.
«Ma qui da noi, dov’è che potremmo farlo, un po’ di nudismo?» fu la risposta.
#TappaUnica3V tutti i numeri
Come già avevo riferito, negli ultimi allenamenti si è evidenziato un dolore al ginocchio sinistro, dolore che si manifestava solo in discesa e solo sui tratti più scabrosi per poi mantenersi per un giorno o due nella discesa di scale. Presupponendo un sovraccarico, in attesa della visita medica specialistica, pur senza interromperli del tutto, ho comunque ridimensionato gli allenamenti riducendo le uscite e la velocità.
Fatti i primi accertamenti medici (radiografia e visita ortopedica) non si è potuto stabilire le precise cause del problema: apparentemente è tutto a posto, pertanto, in attesa della risonanza magnetica, onde anticipare il recupero totale, sulla base di possibili ipotesi (sovraccarico, giusto come avevo già ipotizzato io stesso) sto facendo una cura antinfiammatoria alla quale se necessario potrebbe seguire una terapia TECAR o/e magnetica.
In attesa di poter riprendere gli allenamenti più intensi, ho fatto, con la miglior precisione possibile (comunque non assoluta: confrontando guide e carte topografiche ho rilevato differenze anche importanti tra le quote, e anche le piattaforme web per la tracciatura dei percorsi sono imprecise), un poco di conti per individuare tutti i numeri di TappaUnica3V… eccoli!
- Quattro i punti di rifornimento.
- Cinque, di conseguenza, le tratte di cammino ininterrotto.
- Tratta 1 – Brescia (Piazza Loggia) / Lodrino (B&B Isdola Verde)
- 38,682km di lunghezza
- 2676m D+ (dislivello positivo)
- 2083m D- (dislivello negativo)
- quota minima 170m
- quota massima 1352m
- 9 vette principali
- 11 valichi principali
- 11,45 ore di cammino effettivo
- 3,29km/h la velocità media di cammino
- 6 litri di Acqua Maniva Naturale pH8, metà semplice e metà con aggiunta di soluzione ipotonica NamedSport HydraFit
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport Competition
- 3 bricchettini Enervit Enervitene
- 2 tavolette Enervit Enervitene Hone Hand
- 2 confezioni Enervit Powerbar PowerGel
- 2 barrette Enervit PowerTime
- 250 grammi di altri prodotti per spezzare la fame (mandorle, uvetta, eccetera)
- 2 fettine di zenzero per risolvere eventuali problemi di stomaco
- 10,24kg di zaino alla partenza
- Tratta 2 – Lçodrino / Giogo del Maniva (Albergo Dosso Alto)
- 26,243km di lunghezza
- 2156m D+ (dislivello positivo)
- 1265m D- (dislivello negativo)
- quota minima 750m
- quota massima 2064m
- 7 vette principali
- 12 valichi principali
- 8,35 ore di cammino effettivo
- 3,06km/h la velocità media di cammino
- 5 litri di Acqua Maniva Naturale pH8, metà semplice e metà con aggiunta di soluzione ipotonica NamedSport HydraFit
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport Competition
- 2 bricchettini Enervit Enervitene
- 2 tavolette Enervit Enervitene Hone Hand
- 2 confezioni Enervit Powerbar PowerGel
- 2 barrette Enervit PowerTime
- 250 grammi di altri prodotti per spezzare la fame (mandorle, uvetta, eccetera)
- 2 fettine di zenzero per risolvere eventuali problemi di stomaco
- 9,09kg di zaino alla partenza
- Tratta 3 – Maniva / Colle di San Zeno
- 25,646km di lunghezza
- 1241m D+ (dislivello positivo)
- 1485m D- (dislivello negativo)
- quota minima 1409m
- quota massima 2217m
- 16 vette principali
- 9 valichi principali
- 7,10 ore di cammino effettivo
- 3,58km/h la velocità media di cammino
- 4 litri di Acqua Maniva Naturale pH8, metà semplice e metà con aggiunta di soluzione ipotonica NamedSport HydraFit
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport
- 2 bricchettini Enervit Enervitene
- 2 tavolette Enervit Enervitene Hone Hand
- 1 confezione Enervit Powerbar PowerGel
- 1 barretta Enervit PowerTime
- 150 grammi di altri prodotti per spezzare la fame (mandorle, uvetta, eccetera)
- 2 fettine di zenzero per risolvere eventuali problemi di stomaco
- 7,79kg di zaino alla partenza
- Tratta 4 – Colle di San Zeno / Zoadello Alto
- 21,381km di lunghezza
- 1171m D+ (dislivello positivo)
- 1926m D- (dislivello negativo)
- quota minima 655m
- quota massima 1948m
- 3 vette principali
- 6 valichi principali
- 6,40 ore di cammino effettivo
- 3,22km/h la velocità media di cammino
- 4 litri di Acqua Maniva Naturale pH8, metà semplice e metà con aggiunta di soluzione ipotonica NamedSport HydraFit
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport Competition
- 2 bricchettini Enervit Enervitene
- 2 tavolette Enervit Enervitene Hone Hand
- 1 confezione Enervit Powerbar PowerGel
- 2 barrette Enervit PowerTime
- 150 grammi di altri prodotti per spezzare la fame (mandorle, uvetta, eccetera)
- 2 fettine di zenzero per risolvere eventuali problemi di stomaco
- 7,86kg di zaino alla partenza
- Tratta 5 – Zoadello Alto / Brescia (Urago Mella)
- 23,520km di lunghezza
- 1005m D+ (dislivello positivo)
- 1498m D- (dislivello negativo)
- quota minima 161m
- quota massima 1035m
- 8 vette principali
- 5 valichi principali
- 5,50 ore di cammino effettivo
- 4,03km/h la velocità media di cammino
- 5 litri di Acqua Maniva Naturale pH8, metà semplice e metà con aggiunta di soluzione ipotonica NamedSport HydraFit
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport
- 1 barretta energetica Enervit Power Sport Competition
- 2 bricchettini Enervit Enervitene
- 2 tavolette Enervit Enervitene Hone Hand
- 1 confezione Enervit Powerbar PowerGel
- 2 barrette Enervit PowerTime
- 150 grammi di altri prodotti per spezzare la fame (mandorle, uvetta, eccetera)
- 2 fettine di zenzero per risolvere eventuali problemi di stomaco
- 8,93kg di zaino alla partenza
- Totali
- 135,472km di lunghezza
- 8249m D+ (dislivello positivo)
- 8257m D- (dislivello negativo)
- quota minima 161m
- quota massima 2217m
- 43 vette principali
- 43 valichi principali
- 40,00 ore di cammino effettivo
- 5,00 ore di sosta programmata (ai punti di rifornimento): 1+2+1+1
- 3,37km/h la velocità media di cammino
- 45 litri di Acqua Maniva Naturale pH8 (24 per il mio utilizzo in cammino, gli altri disponibili ai punti di rifornimento)
- 6 litri di Acqua Maniva frizzante pH8 (per gli assistenti logistici)
- 6 litri di Tè al limone Maniva (per gli assistenti logistici)
- da 1 a 4 (a seconda di come si potrà organizzare l’assitenza logistica) barattoli di soluzione ipotonica NamedSport HydraFit
- Altri 20 litri di Acqua Maniva Naturale PH8 disponibili presso i punti di rifornimento
- 5 barrette energetiche Enervit Power Sport
- 4 barrette energetiche Enervit Power Sport Competition
- 11 bricchettini Enervitene
- 10 tavolette Enervitene Hone Hand
- 7 confezioni Powerbar PowerGel
- 9 barrette PowerTime
- 950 grammi di altri prodotti per spezzare la fame (mandorle, uvetta, eccetera)
- 10 fettine di zenzero per risolvere eventuali problemi di stomaco
- 4 panini imbottiti (che saranno disponibili e utilizzerò ai punti di rifornimento)
- 10,24kg il peso massimo dello zaino (alla partenza tratta)
- 3,3kg il peso minimo dello zaino (ad arrivo tratta)
Santuario di Sant’Emiliano da Gardone Val Trompia (BS)
Itinerario alternativo ai percorsi più frequentati che, fatta eccezione per un breve tratto intermedio e per un più lungo tratto finale, permette di salire al Santuario di Sant’Emiliano immersi in un ambiente ancora relativamente selvatico e solitario, caratterizzato prima da una fitta boscaglia a tratti tappezzata da estese macchie di lamponi e poi, nella parte più alta, da boschi più arieggiati che aprono la vista sul fondo valle e sui monti del suo versante opposto, Guglielmo e Almana in particolare. Il tratto superiore della salita segue una comoda strada sterrata con alcuni panoramici scorci sulla valle di Lumezzane e il Monte Palosso. Il rientro a valle avviene lungo un bel sentiero storico-naturalistico tracciato nel largo vallone che dalla Forcella di Vandeno scende all’abitato di Marcheno. Si termina con una pianeggiante pedo-ciclabile inizialmente immersa nel verde, poi integrata nell’ambiente urbano di Gardone Val Trompia.
Dati tecnici
- Zona geografica: Italia – Lombardia – Brescia
- Classificazione SOIUSA: Alpi Sud-orientali – Prealpi Bresciane – Catena Bresciana Orientale
- Partenza: l’ampio parcheggio di via Goffredo Mameli, in sinistra orografica della Val Trompia all’ingresso del centro paese.
- Arrivo: coincidente con il punto di partenza.
- Quota di partenza: 315m
- Quota di arrivo: stessa della partenza.
- Quota minima: 314m
- Quota massima: 1121m
- Dislivello positivo totale (calcolato con GPSies): 836m
- Dislivello negativo totale (calcolato con GPSies): 836m
- Lunghezza (calcolata con GPSies): 14km
- Tipologia del tracciato: per la maggior parte sentiero.
- Difficoltà (vedi spiegazione): E3P
- Tempo di cammino: 5 ore e 30 minuti
- Segnaletica: paline e segni bianco rossi con numerazione 360 (salita e prima parte della discesa) e 361 (discesa)
- Rifornimenti alimentari e idrici: negozi e bar di Gardone Val Trompia, rifugio presso il santuario (aperto il sabato e la domenica da marzo a novembre).
- Rifornimenti idrici naturali: Sorgente del Pos Perlì a metà della salita; sorgente Vandeno a un terzo della discesa; fontanina nel tratto finale.
- Punti di appoggio per eventuale pernottamento: alberghi di Brescia e bassa Val Trompia.
- Fattibilità diurna del nudo (nella speranza che la normalizzazione sociale della nudità faccia presto diventare questa un’indicazione superflua): pressoché nulla e comunque limitata alla prima metà della salita.
Profilo altimetrico e mappa
La salita è suddivisa in due parti distinte: la prima con pendenza pressoché costantemente rilevante, la seconda che, eccetto alcuni tratti, spiana parecchio. La discesa è ininterrotta con una continua variabilità delle pendenze per terminare con un lungo tratto pianeggiante.
Relazione tecnica
Costeggiare il complesso commerciale/industriale in direzione sud e, alla fine della strada, scendere la breve rampa che porta ad un piazzale sterrato dove convergono tre strade. Prendere quella centrale che, cementata, ripidamente sale sul versante del monte sovrastante costeggiando il torrente della Val Siltro. Nel mezzo del primo tornante prendere a destra un sentiero che ripido sale nel bosco intasato di rovi e, tagliandone un lungo tratto, riporta sulla strada. Poco a destra, sull’altro lato della strada, riprendere la continuazione del sentiero e tagliare pure il successivo più breve tratto di sterrato (se tali sentieri risultassero impraticabili, seguire fedelmente la strada e al bivio che si incontra proprio dopo l’attraversamento del sentiero anzi detto andare a sinistra), ripresa la strada la si segue a sinistra e, dopo un tornante, con ultimo rettilineo si arriva al suo termine dinnanzi all’ingresso della cascina Rizzinelli. A destra del piccolo piazzale, parallelamente alla strada da cui si è arrivati, un sentiero sale la bassa ripa erbosa sopra la quale si biforca, andare a destra costeggiando a monte il prato della cascina. Poco oltre si perviene ad un bivio, prendere a sinistra per salire con forte pendenza. Ad altro incrocio proseguire dritti, al successivo andare a destra in piano, eseguita una curva a sinistra si riprende a salire in moderata pendenza fino a sbucare, proprio su un suo tornante, su un più largo sentiero che sale da destra, proseguire dritti salendo ripidamente. Il sentiero svolta a sinistra e con un diagonale arriva ad un altro bivio, andare a destra. Si percorre un tratto in lieve pendenza poi la salita torna a farsi più ripida con diverse curve e tornanti, alcuni con gradini in legno. Dopo un lungo diagonale verso sinistra si passa alla base della radura di un capanno di caccia, poco oltre si esce sui prati di una cascina (Casì delle Siùre) ben visibile poco sopra a destra. Con un primo tornante a destra si risale un poco tenendosi accosti al bosco per poi tagliare a sinistra in direzione della cascina.
Dalla cascina si gira a destra alzandosi leggermente e, passando accanto ad una seconda più piccola costruzione poco discosta dalla prima, si prende un sentiero quasi pianeggiante che procede in direzione sudest passando poco sotto un capanno dove si perviene a un bivio. Tenere il sentiero più basso (destra) e, ignorando le diramazioni che a sinistra salgono ai diversi capanni qui presenti, si procede con un lungo mezza costa a sali e scendi. Quando il sentiero riprende a salire con maggiore decisione, in corrispondenza di un tratto fuori dal bosco, lo si abbandona per salire un metro a sinistra e portarsi sul filo di un crinale (cancellino d’ingresso dell’ultimo capanno oltrepassato. Ignorando il sentiero che scende dritto in Val Larga, prendere il sentiero che sale a destra. In breve si perviene ad altro capanno che si passa sulla sinistra andando in leggera discesa ad attraversare una valletta per poi riprendere a salire. Uno strappo ripido porta, dopo un tornante a destra, alla sorgente del Pos Perlì. In mezzacosta si raggiunge un crinale erboso che si oltrepassa procedendo con minore pendenza e rientrando nel bosco.
Con una larga curva a destra si risale nel bosco per poi girare leggermente a sinistra e raggiungere una strada sterrata in località Paer. Andare a sinistra lungo la strada qui pianeggiante ma che presto prende a salire, con una svolta a sinistra si supera una larga e piana sella per procedere, scorrendo sotto altro capanno, in piano sul versante meridionale del Monte Calvario. Un ripido tratto cementato porta sopra la cascina dei Gromi Alti, qui la strada perde pendenza alzandosi dolcemente a casa Pedersini da dove, in leggera discesa e con una larga curva sotto una caratteristica rupe rocciosa (Corna Rossa), arriva a un largo piazzale sul cui lato destro una sbarra la chiude. Si oltrepassa la sbarra e, ignorando il sentiero che scende a destra, si prosegue lungo la strada salendo a un poggio a picco sulla valle. Sempre lungo la strada si sale ancora per poi, in leggera e breve discesa, arrivare al Santuario di Sant’Emiliano, una scala porta al largo piazzale erboso sul fronte della costruzione.
Dal lato destro del piazzale erboso si scende lungo un curvo muretto aggirando sulla destra un baracchino. Con due tornanti si scende verso il bosco per poi entrarci e procedere verso nordest prima in piano poi in discesa man mano più ripida. Ignorando un sentiero che scende a destra e poi un altro che sale a sinistra si perde quota per poi, con una larga curva a destra, puntare a dei prati che si vedono più in basso. Una curva a sinistra riporta verso il filo del crinale poco prima del quale si scende ad una sella (Forcella di Vandeno). Prendendo il sentiero che scavalca a sinistra la sella ci si porta sul versante della Valle di Marcheno che si attraversa in diagonale tenendosi in quota fino a pervenire sul versante opposto dove, parallelamente alla valle, inizia la discesa più diretta. Dopo un diagonale a destra si perviene ad un bivio e si prende il sentiero a sinistra per scendere ripidamente verso il torrente e poi seguirlo in direzione ovest. Giunti ad una strada cementata la si segue a sinistra e in breve si raggiungono le case di Rovedolo di Marcheno. Per strada asfaltata si scende dritti verso un ponte e poco prima di questo si prende a sinistra costeggiando alcuni capannoni, quando l’asfalto finisce si prosegue su sterrata fino a sfociare su altra strada asfaltata (via Rovedolo). La si segue a sinistra fino ad una sua diramazione che attraversa il Mela per portarsi sulla strada principale, qui ci si abbassa a destra per prendere un percorso pedo ciclabile che, sottopassando un ponte, si segue fino alla sua fine. Seguendo ora l’asfalto di via 2 Giugno, che poi diviene via Angelo Grazioli, si perviene alla rotonda d’innanzi al parcheggio.
Tabella di marcia
I tempi indicati sono stati personalmente verificati sul posto tenendo conto di quella che è da considerarsi l’andatura ottimale per un escursionismo agevole e, nel contempo, sicuro, vedi spiegazioni dettagliate. In alcuni casi le mie indicazioni temporali differiscono (solitamente in più) da quelle delle tabelle ufficiali.
Punto di passaggio | Tempo del tratto (ore:min) |
Gardone Val Trompia – parcheggio | 0:00 |
Casì delle Siùre | 1:30 |
Pos Perlì | 0:30 |
Paer | 0:15 |
Santuario di Sant’Emiliano | 0:40 |
Forcella di Vandeno | 0:15 |
Rovedolo di Marcheno | 1:30 |
Gardone Val Trompia – parcheggio | 0:50 |
TEMPO TOTALE | 5:30 |
#VivAlpe emula #TappaUnica3V con una bella cinquanta chilometri
Sabato 1 aprile, stamattina, al risveglio, le ginocchia m’hanno fatto un bel pesce d’aprile: dolori ovunque, mannaggia, proprio oggi che c’è la partenza della cinquanta chilometri di VivAlpe: l’Anello Bassissimo del 3V. Massaggione con Arnica in gel e poi faccio scorrere il tempo facendo alcuni lavoretti al computer e alcuni mestieri di casa. Con attenzione preparo l’equipaggiamento e allestisco lo zaino, piccolo, per giunta stretto a metà dal variatore di carico, eppure capace di contenere tutto quello che mi serve: eccezionale. Arriva l’ora della partenza, visto che sarò solo Maria mi accompagna a Brescia e mi verrà a riprendere domani.
Le ultime luci del giorno mi accompagnano nella risalita verso la vetta del Monte Maddalena, rumori della città che man mano si fanno più fievoli, una bellissima upupa dalla cresta marrone mi svolazza attorno per alcuni minuti, nel cielo le poche nuvole lasciano intendere un tempo clemente, il caldo man mano lascia il posto alla frescura, poi un fortissimo vento. Freddo, freddo pungente, dinnanzi all’ex rifugio una provvidenziale panchina m’offre comoda base per una prima sosta alimentare, nel mentre la notte velocemente si sovrappone al giorno. Lunga notte, segnata da una piccolissima falce di luna, nuvole sparse a tratti più dense, uno scroscio d’acqua, fruscii nel bosco, sbattiti d’ala improvvisi e altrettanto improvvisi fruscii d’animali in fuga, versi d’uccelli, un fascio di luce che fende l’oscurità illuminando il sentiero e la continua teoria di gialle primule, odori più o meno noti, lontane luci. Salite e discese che si susseguono, un’alternanza di strade e sentieri, per stavolta lento è l’incedere, intercalato da brevi pause contemplative e da lunghe soste alimentari, il caldo e il freddo che si mescolano di continuo, tremori e sudori, sudori e tremori, maglie che si sovrappongono o tornano nello zaino.
Luce del mattino, Villa Carcina, discreto anticipo, riposo ad una panchina, l’acqua d’una fontanina, colazione al bar, l’attesa di eventuali compagni, ripartenza solitaria. Una dura salita, un passo forzato, un tempo dimezzato, eccomi in cresta, eccomi nuovamente sul sentiero 3V. È praticamente fatta anche se inverò mancano ancora una ventina di chilometri: da qui solo la lunghissima altalenante discesa verso l’arrivo. Ancora fiori, tantissimi fiori, soprattutto primule. Ora lo sguardo spazia lontano, ora s’incontrano persone, i rumori della valle si sono svegliati, il sole prima timidamente poi con maggior decisione squarcia le nuvole e riscalda l’aria. Passo dopo passo scorrono i monti, chilometri che si sommano ai chilometri, metri ai metri, nessuna stanchezza. Magnoli, Sella dell’Oca, Quarone, Passo della Forcella, Santuario della Stella. Forte anticipo sui tempi previsti, lunga sosta per pranzo, goduria del sole sulla pelle, l’incontro gradito con una collega, l’acqua fresca di una fontanella. Di nuovo in cammino, lentissimo cammino, tempo da far scorrere, osservazioni, pensieri, visioni. Penultima vetta, ancora una sosta. Via verso l’arrivo ormai vicino, c’è ancora tempo, sull’ultima discesa una piana radura erbosa offre comodo giaciglio per un’oretta di riposo steso e leggero. Suona il telefono, sono arrivate, stanno venendomi incontro, posso scendere, posso dare fine a questa lunga entusiasmante escursione. Baci, abbracci, informazioni, il beverone di recupero e un gelido crodino (che fantastica moglie), ancora pochi minuti di cammino e poi la macchina, il cambio, ancora qualcosa di fresco da bere.
È finita, anche questa è fatta, fatta nonostante tutto, fatta pur essendo rimasto solo, solo all’inizio, solo a metà, solo nella notte, solo nel giorno, solo. Fatta nonostante il ginocchio dolorante, nonostante la sofferenza nelle discese della seconda parte, un dolore forte, ma anche un dolore circoscritto, circoscritto ai punti scalinati, circoscritto ad una zona specifica del ginocchio, circoscritto e pertanto facilmente gestibile: opportune tecniche conservative mi hanno permesso di mantenere una velocità apprezzabile senza troppo sollecitare la parte dolente.
È finita, anche questa quarta uscita di VivAlpe 2017 si è conclusa, dignitosamente conclusa, conclusa integrandovi un per me importante test in funzione di TappaUnica3V:
- cinquantaquattro chilometri e tremila duecento metri di dislivello;
- un totale di circa venti ore (quattordici per il tratto da Brescia a Villa Carcina e sei per il ritorno a Brescia sulla sponda opposta della Val Trompia), delle quali al massimo sedici di cammino;
- piena soddisfazione del nuovo zaino, scalda un po’ troppo la schiena (cosa comunque apprezzabile con il freddo) facendola sudare in abbondanza, ma è comodo sia nell’uso che nel portamento;
- adeguatissimo l’abbigliamento selezionato;
- perfetto il nuovo calcolo della quantità di liquidi;
- giusto il nuovo rapporto tra acqua pura e acqua integrata (1 a 1);
- ottimi i nuovi gel e ottimale il loro ritmo di utilizzo;
- fantastica la mia preparazione fisica di base, andrebbero solo rinforzati i quadricipiti che si fanno facilmente e velocemente dolenti quando forzo il cammino, comunque a una velocità di molto superiore a quella che dovrò tenere nel giro finale;
- forse troppo soft ma per nulla fastidiose le ginocchiere, indossate per quasi l’intero percorso;
- grandiose le fasce rotulee, nei precedenti utilizzi non mi avevano invece particolarmente soddisfatto, qui, invece, indossate verso la fine in pochi minuti hanno azzerato tutti i dolori del ginocchio destro e quasi tutti di quello sinistro;
- resta preoccupante il doloroso problema al ginocchio sinistro che, sebbene si risolva spontaneamente, necessita di tempi di riposo troppo numerosi e troppo lunghi rispetto a quello che potrò permettermi nel giro finale… già prenotate radiografia e visita specialistica.
Alla prossima!
#TappaUnica3V: Invito
Estendo a tutti i lettori e amici del blog l’invito a presenziare la mia partenza o il mio arrivo per questa riedizione del mio appassionante viaggio tra i monti della Val Trompia.
Un viaggio ideato e compiuto con varie motivazioni:
- dare risalto e visibilità alle splendide tracce del Sentiero 3V “Silvano Cinelli”;
- manifestare dissenso verso la dilagante dipendenza escursionistica (e non solo escursionistica) dai mezzi tecnici (già molti sono coloro che non si muovono da casa senza aver prima consultato per più giorni le previsioni meteorologiche, senza poter contare sull’assistenza di un navigatore GPS, senza aver comprato in sovrabbondanza e senza reale necessità costosi materiali tecnici, eccetera);
- dimostrare che, attraverso l’esperienza e la conoscenza (e la testa), in montagna ci si può andare anche con il minimo del supporto tecnologico;
- dimostrare che anche un diabetico può permettersi delle “imprese” sportive;
- invitare a supportare la ricerca sul diabete;
- evidenziare che se in montagna incontrate una persona nuda potreste compiere un grave errore nel ritenerla sprovveduta, fuori luogo, esibizionista;
- dissentire con quei sindaci e con tutti coloro che oppongono resistenza alla diffusione del nudo;
- supportare i Sindaci e tutti coloro che non ostacolano la diffusione del nudo;
- incitare a manifestare pubblica voce i Sindaci e tutti coloro che supportano, praticano o vivono il nudo;
- protestare contro la convenzione giuridica che ritiene il nudo opportuno solo in contesti specifici o in ambienti isolati e solitari;
- ribadire che il nudo è la nostra normale condizione e va pertanto inteso normale in qualsiasi contesto e ambiente.
Grazie già da ora a tutti coloro che saranno presenti alla mia partenza o al mio arrivo, a tutti coloro che mi supporteranno durante il viaggio ed anche a tutti coloro che mi penseranno per un sostegno morale.
Grazie!
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