Una sera a teatro: Silvia Gallerano in “La Merda” di Cristian Ceresoli


Nel nero buio nero una forte piccola chiara luce. Nella luce una nuvola color carne, una piccola nuvola appesa a mezz’aria che lentamente si muove, anzi no, si contorce su sé stessa ruotando un attimo a destra e poco dopo a sinistra. Nel mentre una lievissima nenia accompagna il movimento della piccola nuvola, è appena percettibile, solo ogni tanto si fa più evidente.

La luce si allarga, sotto la nuvola appare un alto trespolo, nero fa da supporto alla piccola nuvola color carne.

La nuvola si allarga, una oblunga membrana si distacca dal suo fianco, un braccio che s’allunga verso il basso, si torce su sé stesso per poi ritornare nella nuvola.

La nuvola si ruota, appare un viso, il viso di una donna, un viso duro ma nel contempo gentile. La nuvola non è una nuvola bensì… il corpo di una donna, nudo corpo di una nuda donna.

La donna inizia a parlare: “ci vuole coraggio”.

No, non è quello che pensate, non sta riferendosi allo stare nudi, non è neanche lo stare nudi dinnanzi a una vasta platea piena di persone, tutto sommato per fare ciò di coraggio ne serve ben poco, basta amare se stessi e il proprio corpo, trovarcisi bene o volercisi trovar bene. No, la piccola donna sul trespolo sul palco sta riferendosi a ben altro e lo si scoprirà nel seguito, quando il dialogo diventa più animato e ricco, quando alla donna subentra il padre, poi la madre, le segretarie con cui ha contatti, i produttori, un compagno di scuola. Sul palco, però, c’è sempre lei, sola e unica piccola donna che, in un crescendo turbinoso, assume i panni dei vari personaggi: di base la donna che si racconta, per brevi e folgoranti istanti gli altri.

Sonorità deboli, sonorità medie, sonorità forti, sonorità fortissime. Colore, colore, colore. Colore della voce, colore delle espressioni, colore dei movimenti, colore dei contenuti. Contenuti forti, a volte tanto forti da risultare conturbanti, in una nudità portata con disinvoltura, mostrando nei gesti ogni parte di sé. Come potrebbe essere diversamente? Una ragazza si mette emotivamente a nudo davanti al mondo per mettere costruttivamente a nudo il mondo davanti a sé stesso, impossibile farlo restando impacchettati nelle barriere tessili, ponendo fra sé e il mondo una pur esile barriera. No, per mettere a nudo il mondo bisogna mettersi fisicamente nudi davanti al mondo, per mettere a nudo la società bisogna mettersi fisicamente nudi davanti agli altri, per mettere a nudo le proprie emozioni, sensazioni, indignazioni è necessario mettersi fisicamente nudi davanti a sé stessi. Non esiste altro modo… nudi!

“Ci vuole coraggio” … per denunciare lo stato di degradazione morale in cui versa la società odierna, uno stato di tale degradazione che rende normali atteggiamenti invero deprecabili, atteggiamenti ai quali “noi ci adeguiamo”. L’adeguarsi alle cose peggiori ecco il contesto principale, il vortice mulinante attorno al quale si costruisce tutto il turbinio di suoni e di colori che in una velocissima immobilità spaziale si ripercuote nei pochi centimetri quadri dello scrigno dorato di quella piccola nuvola sul trespolo sul palco.

“Ci vuole coraggio” … ancor più per ribellarsi all’adeguarsi più vile e terribile, quell’adeguarsi alle violenze, alle discriminazioni, al sottile gioco di potere che si perpetua in una società fondata sulla maschile oggettivazione femminile. Finanche chi, come il disabile, dovrebbe meglio comprendere il dolore e la sofferenza si rivolge a te, femmina, in modo pretestuoso, ti chiede solo la “prestazione”, ti usa e poi ti lascia li sola senza degnarti di uno sguardo, di un saluto, di un ringraziamento. Femmina sei mia, femmina se vuoi qualcosa da me devi darmi qualcosa di te, femmina puttana, femmina troia, femmina buco e… bruco!

La donna tanto abilmente ologrammata sul palco, ci prova a ribellarsi, prova a espellere tutta la merda che nel tempo ha dovuto tacitamente ingoiare e ci riesce: liberazione, li be ra zio neeeeeeee. Siiiiiii!

Subito dopo, però s’avvede che “ehi ma così perdo il posto, perdo le speranze di lavoro, di carriera, di diventare qualcuno, no, no, non posso, adeguati, adeguati e rimangiati tutto quello che hai or ora evacuato” rientra nelle sordide fila dell’umana pecoraggine, puoi solo fare così, puoi solo… adeguarti!

“Ci vuole coraggio per saltare oltre quell’esile riga gialla” per suicidarsi moralmente ribellandosi alla società che ti vuole sottomessa, uguale, disponibile, bella, ben… vestita! (N.d.R.: vale anche per il maschio, ovviamente).

Ridiscende il buio nero e profondo, un attimo d’indecisione, manca qualcosa, la scena s’è interrotta bruscamente, c’è un vago sentore di attesa, di tiepida leggera delusa delusione. È solo un attimo, la comprensione si fa strada, scende dall’alto del palco in mezzo al pubblico, s’allarga fra i corpi, s’insinua nelle menti. L’applauso parte spontaneo, lungo, lunghissimo, Silvia, avvolta in una bandiera tricolore, entra ed esce dalle quinte per ricevere il meritato ringraziamento e a sua volta ringraziare un sì nutrito pubblico. Pubblico eterogeneo, pubblico di uomini e di donne, pubblico di giovani e anziani, pubblico indifferente alla nudità dell’attrice, pubblico attento alle forme espressive, pubblico invischiato nella durezza del, anzi, dei messaggi evocati da quanto avveniva sul palco, dai gesti, dalle parole, dalle sonorità, dai colori, dalla forza di un corpo nudo, un nudo che anziché infastidire, anziché scandalizzare, costringe a pensare, impone di percepire, ingigantisce i messaggi, li esalta, li colora, li profuma, li, li, li.


Lumezzane (BS), teatro Odeon, mercoledì 15 aprile 2015
Silvia Gallerano in “La merda” pluripremiato monologo scritto da Cristian Ceresoli

Informazioni su Emanuele Cinelli

Insegno per passione e per scelta, ho iniziato nello sport e poi l'ho fatto anche nel lavoro. Mi piace scrivere, sia in prosa che in versi, per questo ho creato i miei tre blog e collaboro da tempo con riviste elettroniche. Pratico molto lo sport, in particolare quelli che mi permettono di stare a contatto con la natura, seguendo i suoi insegnamenti ho imparato a lasciar respirare il mio corpo e il mio spirito.

Pubblicato il 17 aprile 2015 su Motivazioni del nudismo. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 2 commenti.

  1. molto bello il tuo testo. La mia sensazione dopo la visione dello spettacolo è stata di un testo incompleto, momenti di vita scollegati un poco fra loro. Tu hai chiuso il cerchio. Grazie

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    • Il nostro cervello lavora tridimensionalmente però fin da piccoli ci abituano a ragionare secondo sequenza temporale e così anche la nostra visione delle cose diventa principalmente o esclusivamente sequenziale. Da mapper e insegnante di mappe mentali mi sono scollegato da questo assurdo modo di pensare e vedere ricollegandomi al modo di operare del mio cervello, dandomi modo di poter saltare tra i concetti senza necessità di una loro sequenzialità, di recuperarli liberamente e ricollegarli a posteriori, quando sono tutti presenti, quando il quadro è ampio, quando la visione delle cose può diventare chiara e completa.
      Lo spettacolo se fosse stato sequenziale sarebbe stato mogio, noioso, poco significativo, così, invece, coi salti temporali, son quei flash improvvisi, colpisce e costringe a pensare, pensare costringe a ragionare e alla fine ricostruisci il quadro che è tuo, non quello dell’attore, del regista, dello scrittore, ma il tuo quadro, il tuo personalissimo quadro. Questo è lo scopo dell’arte, non trasmettere un messaggio unico e inequivocabile, bensì far scaturire il chi osserva il suo personalissimo messaggio.
      Il mio?
      Ecco che da quel nudo, presente ma nel contempo assente, esce quella morale che sembrava mancare, il finale sospeso lasciato all’interpretazione personale diventa materiale, palpabile, chiaro e forte: ribelliamoci, ribellatevi, gettate le vostre tessili difese, abbassate le stagne paratie del vestiario, gettatele alle ortiche e mostratevi nudi, emotivamente nudi, fisicamente nudi, orgogliosamente nudi; nudi mettetevi a nudo, nudi mostrate le vostre debolezze che sono anche la vostra forza e il vostro coraggio, nudi rigettate i condizionamenti sociali il cui unico scopo è quello di rendervi schiavi, nudi evacuate il male del mondo, nudi liberatevi dalla… merda sociale. E restateci liberi, restateci nudi, nudi e liberi, nudi e forti, decondizionatamene nudi, straordinariamente nudi, emotivamente nudi!
      Ciaooooo 🙂

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